Premio Racconti nella Rete 2023 “Stelle cadenti” di Federico Manghesi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023Il manto smeraldo era così soffice che a sdraiarcisi sopra sembrava quasi di fluttuare. Sulle loro schiene sentivano la dolce pressione dei fili d’erba. Il vento che muoveva le chiome degli alberi era l’unico suono che rimbombava nella valle, illuminata solo dal chiarore di una luna piena. Le stelle, così nitide e luminose, si riflettevano nei loro occhi. Si guardavano: gli occhi lucidi esprimevano un’emozione che non era possibile descrivere con le parole. Lei la guardava, quei capelli biondi, che risplendevano nel nero della notte, al contrario dei suoi che, così scuri si confondevano con le tenebre. Passò una stella cadente, che solcò il cielo, come una lacrima. Lei si toccò i capelli neri e i ricordi riaffiorarono fino a invaderle la mente: ricordò la scuola, ultimo anno del liceo. I ricordi le passavano davanti agli occhi come in un film: rivedeva la sua classe, i banchi di scuola e quella ragazzina bionda seduta nelle ultime file. Parlava poco, durante le lezioni sembrava distratta, se ne stava lì a disegnare ghirigori sul suo quaderno, con aria distratta e indifferente. A volte alzava timidamente la mano e con un filo di voce chiedeva di poter uscire dalla classe, poi si alzava e con uno sguardo basso carico di vergogna si avviava verso l’uscita. Una volta lei l’aveva seguita e, senza farsi vedere l’aveva raggiunta nei bagni della scuola: lei stava lì, con gli occhi rossi gonfi di lacrime sotto la piccola frangia dorata, si buttava una pillola in bocca e poi beveva per buttarla giù. Così faceva ogni giorno.
Al suono della campanella se ne andava subito, saliva sulla bici, e correva via, senza mai fermarsi a parlare con nessuno. Lei una volta la seguì, salendo sulla sua bici. La seguì per parecchio tempo, senza neanche sapere perché lo faceva. Si ricordava bene l’emozione che le scorreva nelle vene mentre pedalava, una strana felicità le invadeva lo stomaco e risaliva fino al petto, facendole capire che quella era la cosa giusta da fare. Continuò a pedalare seguendo quella chioma bionda che ondeggiava sospinta dal vento. Arrivarono su una collinetta verde, affacciata a strapiombo sul mare, in lontananza si vedeva la scogliera. Il sole alto e luminoso si rifletteva nell’acqua, rischiarandone le increspature schiumose. La vide scendere dalla bici, era lì davanti, e avvicinarsi allo strapiombo con passo claudicante. La guardò da lontano sempre senza farsi notare, riuscì a vederle il viso: lineamenti così fini e delicati che le entravano nel cuore come lame affilate, due occhi penetranti azzurri come il cielo, eppure così carichi di paura, dai quali scendevano miriadi di lacrime. Era ora sull’orlo del baratro, lei continuava a guardarla ammaliata, mentre nel suo cuore si insinuava un presentimento dal quale scaturiva una profonda paura.
Stava per avvicinarsi a lei, quando la vide accennare un passo in avanti: sentì il cuore precipitarle per lo spavento, ma poi la vide fare un balzo indietro allontanandosi dalla scarpata. La vide accasciarsi sull’erba e scoppiare in un pianto fragoroso. Lei si avvicinò timidamente alla ragazza, la quale non si era ancora accorta della sua presenza, e si inginocchiò accanto a lei. Le poggiò una mano sulla spalla, lei si girò e la guardò negli occhi, con uno sguardo folgorante che le fece battere forte il cuore e le fece ribollire il sangue nelle vene. Le due non si erano ancora parlate, rimanendo in un silenzio rotto solo dai loro respiri. Sotto quei capelli biondi il respiro era pesante e rotto dal pianto, l’altra invece respirava appena, la forte emozione provocata dallo sguardo che le si parava davanti le aveva quasi bloccato il sospiro, facendole avvampare una fiamma in pieno petto. L’aveva abbracciata, stringendosi a lei, facendo sì che quei capelli biondi le cadessero addosso. Lei continuava a piangere a dirotto nascosta sotto la chioma dorata, e le sue lacrime si infrangevano sulla spalla della nuova compagna, come le onde del mare sugli scogli. Il sole si era fatto arancione e stava calando sempre più verso il mare, costellato ormai da sfumature rossicce. Con il calare della luce, le due si stesero sul prato della collinetta sempre abbracciate, sempre senza parlarsi, senza staccarsi dall’abbraccio, che adesso la bionda ricambiava. Erano ora stese sull’erba, gli spasmi del pianto si erano fatti via via più sporadici fino a diradarsi del tutto. Lei, coi capelli neri, affondava la testa nell’erba fresca, mentre il viso dell’altra poggiava delicatamente sui suoi seni, come il sole sembrava fare sulla scogliera in lontananza. Scostandosi le ciocche nere dagli occhi, passò una mano sulla schiena dell’altra stringendola forte a lei, come se quell’abbraccio dovesse cancellare tutte quelle lacrime o trattenerla dal precipitare giù per quella scarpata.
Nel frattempo era calata la penombra e le due non si erano separate, avevano cominciato a parlare: della scuola, dei ghirigori disegnati sulle pagine bianche, delle pillole, delle lacrime, della corsa in bicicletta, del ciglio di quel pendio. Le parole sembravano arrivare senza neanche pensarle e in poco tempo le lacrime e i sospiri tormentati si tramutarono in effusioni di gioia. Le loro parole alimentavano in loro una felicità così grande che sembrava dover fuoriuscire dai loro corpi, e lo faceva sottoforma di lacrime di gioia. Sopra di loro, risplendeva una luna piena color madreperla, e le stelle decoravano quel meraviglioso manto nero che adesso sembrava avvolgere le due innamorate come una grande coperta calda. Lei, passò una mano sopra i capelli gialli della ragazza, accarezzandola con la stessa delicatezza con cui la brezza primaverile sfiorava i fili d’erba. Poi la ragazza con i capelli color del grano tirò su la testa, accarezzò i seni dell’altra, guardandola negli occhi con un sorriso commosso, appoggiò una mano sull’erba, con l’altra scostò i capelli corvini dal viso che aveva davanti sul quale si era dipinto un sorriso così intenso da rischiarare quella notte tanto quanto rischiarava il suo cuore. Poi il suo viso si avvicinò verso quello di lei, mentre una lacrima flebile le accarezzava la guancia. Le labbra si incontrarono in maniera incerta e imprecisa in un primo momento, e poi sempre più appassionata; il tempo intorno sembrò fermarsi, era come se nel mondo non ci fosse nessun altro che loro due, come se le stelle le stessero osservando commosse. La mora interruppe il bacio, per rotolare verso la sua destra, facendo sì che ora l’altra ragazza poggiasse la schiena sull’erba. Il bacio riprese mentre nel cielo, affiorarono le stelle cadenti, che parevano lacrime di sincera commozione sull’imperturbabile manto dell’oscurità. Nel forte abbraccio impetuoso e nello scontrarsi delle loro lingue, l’una sentiva di sciogliersi fino ad entrare nel corpo dell’altra, andando a costituire un tutt’uno sorretto da una divampante fiamma di passione. Mentre le mani scorrevano sui loro corpi sinuosi, il ricordo di quello strapiombo, che pure era lì vicino a loro, si faceva così lontano che sembrava quasi appartenere ad un’altra vita. Totalmente estranee allo scorrere del tempo restarono sul prato, cullate dalla soave musica della risacca.
La mattina dopo la ragazza dai capelli neri si svegliò all’alba, e con sua sorpresa non notò il biondo dei capelli ad accompagnare il suo risveglio. Si mise a sedere sull’erba e sussultò nel vedere la figura familiare e amata in piedi sul bordo della scarpata. Accorse subito al suo fianco, la guardò in faccia preoccupata: la vide sorridere, con le lacrime agli occhi per la felicità: “Che stai facendo?” le chiese con apprensione,
“Niente” aveva risposto lei “è solo che… è così bello qui”, allora la ragazza coi capelli mori cinse il fianco dell’innamorata e le appoggiò il viso sulla spalla, con gli occhi chiusi, l’altra le afferrò la mano e gliela strinse, e insieme rimasero ad ammirare quel meraviglioso strapiombo che andava diretto sul mare, scosso da piccole onde che, procedendo fino alla scogliera, riflettevano il commovente chiarore del crepuscolo.
Questi ricordi le avevano riempito il cuore di una gioia indescrivibile, guardò il volto della fidanzata, coronato da quei folti capelli aurei, che la facevano una vera principessa ai suoi occhi. Le due si guardarono intensamente, consapevoli di aver avuto lo stesso ricordo, si avvicinarono e si abbandonarono ad un bacio carico di nostalgia e di amore, mentre sopra di loro fluivano le stelle cadenti.
Racconto molto bello, delicato, a tratti caratterizzato da emozioni forti e contrastanti, scelte lessicali varie e calato in un’atmosfera molto dolce e poetica. Complimenti!
Grazie mille Aurora!!