Premio Racconti nella Rete 2023 “Ascoltando(ti)incontrai” di Valeria Cipriani
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023«Ma la nonna ti racconta sempre le fiabe con gli ingredienti che mi fornisci tu…».
«Lo so ma a me piace guardare le figure mentre tu leggi le paroline».
«Già ma la nonna ha quel piccolo problemino. E poi è più bello inventare, cambiare in modo che lo stesso racconto alla fine non sia mai come la volta precedente».
Un po’ sconsolata nonna Tatta chiuse la porta bianca della nipotina e si accomodò sulla poltrona un po’ sgangherata del salottino un pò retrò.
Le amiche e gli amici la adoravano perché sapevano che del suo difetto ne faceva un punto di forza. Ma alla sua piccola nipotina, che si mortificava se vedeva un piccione zoppo alla stazione centrale di Pisa non voleva far capire quante difficoltà incontrasse la sua nonnina nel leggere un libro di favole.
Ma a volte le difficoltà portano a cose buone. Tatta aveva mille aneddoti da raccontare legati al suo stato visivo.
Quel giorno sull’Intercity che l’avrebbe condotta a Roma avvenne un incontro così insolito da meritare di essere narrato.
Essendo un giorno feriale,, lo scompartimento di Tatta era praticamente deserto ma era noto che poi alla stazione successiva sarebbero saliti altri viaggiatori.
Infatti a Livorno centrale i nuovi arrivati si accomodarono in ordine sparso a seconda della prenotazione. In quel momento ecco arrivare proprio di fronte a Tatta un signore distinto che la saluta con voce pacata.
Tatta rispose un po’ impacciata: «Buongiorno».
Era così insolito trovare un viaggiatore che salutasse appena salito che rimase a fissarlo con il timore di avere davanti a sé una persona che poteva conoscere e che lei non aveva identificato. Le era capitato molte volte ma mai su un treno.
Scartò immediatamente l’idea quando le rivolse di nuovo la parola.
«Mi scusi signora. Per questioni lavorative dovrò fare qualche telefonata che non ho potuto fare prima. Potrebbe essere fonte di disturbo?»
Fonte di disturbo? Caspita che lessico. E che voce!
«No, non si preoccupi. Avrò tutto il tempo le cuffie per ascoltare la lezione che ho perso» rispose soddisfatta del fatto che anche lei avrebbe occupato il suo tempo in maniera costruttiva.
Lui la guardò con curiosità ma non disse altro.
Debussy accompagnava le immagini che sfilavano attraverso il finestrino. La zona del Romito… Troppo bello per non dedicargli anche una semplice, fugace occhiata.
Poi spense la musica tirò fuori svogliatamente gli appunti e ascoltò il registratore.
E Tatta, come sempre, prendeva appunti a modo suo ovvero scrivendo col pennarellone nero su blocchi di carta riciclata.
Il signore di fronte a lei intanto aveva iniziato a parlare a voce bassissima con il suo interlocutore ma lei avendo gli auricolari riusciva a malapena a sentirlo.
Le mancavano pochi esami per arrivare alla laurea e anche se in tarda età Tatta aveva deciso di rimettersi in gioco nonostante le sue difficolta visive.
Notò con la periferica dei suoi occhi (ancora non compromessa) che l’uomo era di nuovo incuriosito vedendola tutta assorta a scrivere quelle parole un po’ troppo grandi. Ma lei c’era abituata anche se avrebbe pagato per riuscire a capire cosa si chiedessero coloro che la osservavano durante quella pratica.
La giornata si stava guastando ma il tempo scorreva sempre quando era presa a trascrivere. Poi il treno rallentò e si fermò.
«Porca vacca» pensò Tatta. Sperava che non vi fossero serie problematiche o il ritardo avrebbe sballato tutti i suoi programmi.
Si tolse le cuffie e aspettò l’annuncio che arrivò quasi subito. Bisognava fare dei controlli tecnici.
«Bè riposiamoci un po’» pensò.
Chiuse l’APP del registratore e si rilassò essendo stata tutto il tempo tesa per far sì che fogli, pennarelli e cellulare non cadessero con le oscillazioni dovute al movimento del treno.
L’uomo parlava ancora al telefono ma stavolta Tatta riusciva a sentire cosa l’uomo stesse dicendo. La prima cosa che la colpì fu proprio questa voce così profonda, baritonale che le ricordava le voci dei doppiatori. Era sciolto e disinvolto nel suo atteggiamento.
Poi messaggi vocali veloci e infine guardandola le chiese:
«Hanno stimato il ritardo?»
«Non ancora. Speriamo sia una cosa veloce».
Poi lui accennò al tempo così variabile. Partiti con il sole e ora… queste nuvolacce che non promettono nulla di buono. Fecero considerazioni legate a Roma, al clima, alla bellezza artistica, al traffico, all’insufficiente capacità dei mezzi pubblici. Finalmente il treno cominciò a muoversi e da lì a poco l’andamento tornò alla normale attività. La loro conversazione invece prese un ritmo tutt’altro che normale. Come se non ci fosse un domani.
Il treno aveva superato ormai da circa mezz’ora la stazione di Grosseto e i due si dilettavano a raccontarsi aneddoti legati alla loro vita parlando di tante cose. Tatta nominò spesso la nipotina che la attendeva per una nuova storia inventata.
«Non ama i classici? Che so: Cappuccetto Rosso, la bella addormentata, Ricardin dal Ciuffo?» commentò l’uomo.
«Certo li ama. Ma vorrebbe che fossero letti mentre lei osserva le figure del libro e quindi mi rimane un po’ difficile questa attività senza il mio fedele video ingranditore. «Decisamente più semplice inventare. Poi purtroppo arriverà il momento che non mi chiederà più di leggerle le favole e allora capirò che la mia piccola Drusilla nel frattempo sarà cresciuta» spiegò con un tono un po’ sconsolato lei.
L’uomo guardò per un attimo il cellulare.
Chissà se la conversazione avrebbe proseguito. Forse Tatta aveva dato per scontato che quell’interessante passeggero l’avrebbe deliziata della sua compagnia fino a destinazione.
Ma lui invece riprese: «Drusilla. Che nome insolito!».
« Si insolito. Era il nome della moglie di Eugenio Montale…non so se ha presente… Era anche lei un po’ cercatella come me. » ironizzò Tatta.
Lui di nuovo la guardò con uno sguardo sempre un po’ divertito e prendendosi la rivincita iniziò a recitare i versi Montaliani che le erano tanto cari.
Quella poesia…anzi no! Quella voce… ora che narrava era così impostata.
Tatta sapeva che la voce ha 3600 valori misurabili e che le tonalità basse venivano consapevolmente utilizzate per creare interesse. In sostanza con una voce bassa si poteva meglio “rimorchiare”. Solitamente Nicoletta Milani, donna, non subiva il fascino della voce. Ma quella era tutta un’altra storia. E ascoltò…
«Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede…eccetera, eccetera»
Il rossore di Tatta le gonfiò gli occhi e l’uomo si affrettò a dire: «La conosco perché mi è capitato molte volte di leggerla, di recitarla ma anche di ascoltarla da attori sui canali di You Tube».
Aveva notato l’imbarazzo che però non era dovuto alla recitata poesia.
Si morse il labbro e alzò un po’ gli occhi fingendosi pensierosa.
Ancora non ci credeva. Ma dai. Possibile?
Lui vedendola assorta aggiunse:
«Tra i miei tanti hobby ho anche quello del “cantastorie” nel senso che mi diletto a leggere a voce alta. Sono sempre stato un appassionato di letteratura classica e ho sempre avuto il vocione impostato già a 18 anni. Ho unito le due cose e ne ho fatto un lavoro che mi piace e mi soddisfa. Così pubblico in rete le mie realizzazioni vocali» sorrise.
«Leggo opere classiche che un qualsiasi lettore può ascoltare» spiegò.
«Un “donatore” di voce quindi.» sottolineò Tatta facendogli capire che conosceva quella pratica che per lei era diventata un ausilio. Conobbe il Libro Parlato quando ancora le incisioni erano su audiocassetta.
«Sì, proprio un donatore di voce» confermò sorridendo soddisfatto della definizione.
Lei col pensiero sorrise beffardamente. Sapeva chi aveva davanti.
Cercò di non distrarsi e ascoltò attenta senza tradire l’emozione che quel piccolo segreto le procurava. E continuò: «In genere registro la mattina in orari antelucani perché a quell’ora la voce è più calda, “maschia” essendo riposata».
Sottolineò l’aggettivo “MASCHIA” con le mani.
“PIACIONA E SEXY”, avrebbe aggiunto lei.
Di contro Tatta raccontò del suo corso come centralinista e di tutte le cose che aveva conosciuto tra le quali appunto i Libri Parlati, i giochi di contrasto come mangiare la bistecca in un piatto bianco e in quello blu la sogliola alla mugnaia, il termometro parlante ecc.
Avevano superato Civitavecchia e non se n’era accorta?
Aveva chiacchierato così tanto?
Cominciò a sistemare le cose poggiate sul tavolino, dentro il trolley. Si alzò con le ginocchia doloranti. Non si era per niente sgranchita le gambe e ora ne pagava le conseguenze.
«Dunque. Dovrei aver preso tutto». Si guardò attorno.
«Vuole una mano?» Si offrì il passeggero.
Lei lo guardò con un sorriso di gratitudine e gli rispose che in genere viaggiava leggera.
Il narratore si alzò e disse:
«Allora cara signora. Io la saluto, la ringrazio per la piacevole compagnia e se le farà piacere potrà seguirmi sul mio canale You Tube intitolato…».
Tatta col cuore a mille si affrettò a chiudere la frase in maniera un po’ canzonatoria:
«Audio libri di Lorenzo Pieri oppure sul podcast Spreaker sempre alla voce ‘Lorenzo Pieri’».
L’uomo rimase basito ma Tatta non lo percepì e aggiunse con un sorriso di soddisfazione:
«Pirandello, Svevo, Manzoni, Pascoli… Ho fatto una figuraccia quando le ho chiesto se aveva mai letto Montale. Non ho avuto il coraggio di svelarle che la conoscevo o quantomeno, conoscevo da anni la sua voce con la quale ho preparato quattro esami. Non ero sicura se alla fine le avrei svelato o meno il fatto di conoscerla».
Lui, ripreso, sorrise a sua volta dicendo:
«Sicuramente le sarò stato utile ascoltando le mie narrazioni ma le assicuro che anche lei mi ha illuminato su tanti aspetti che avevo sottovalutato. Almeno mi dica il suo nome dato che lei sa il mio».
Tatta, passato il momento di imbarazzo rispose, divertita del poco tempo rimasto e della voglia che Lorenzo aveva di farle altre domande.
«Nicoletta Milani. Per gli amici Tatta».
«Tatta … la prego…» aggiunse «mi scriva sulla mia
pagina Facebook anche se non la uso molto».
Dopo 4 giorni Tatta era ritornata alle sue normali attività. La cura della sua gatta, la palestra, il volontariato in biblioteca.
Il pomeriggio però si accorse che sul tablet aveva un messaggio notificato da Facebook. Era di Lorenzo, l’uomo che aveva condiviso l’andata di quel singolare itinerario. Sullo sfondo bianco non un saluto, non un emoticon. Solo dei versi…la seconda parte della poesia recitata tra i sedili di un Intercity che probabilmente significava molto di più per chi l’avrebbe saputa contestualizzare.
«Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio […]
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue».
Che bel racconto romantico…
Complimenti!
Grazie. Mi fa piacere che abbia apprezzato.
Un fantastico racconto visionario, tra amore e fugacità nel tempo scandito dal treno. Complimenti!
la bellezza di un mondo “diverso” vista con semplicità e benevola accettazione . racconto piacevolissimo e quasi commovente. brava Valeria!
Grazie. Sono felice che ti sia piaciuto. Un racconto quando emoziona é già vincente.
Un racconto piacevole, coinvolgente, semplice e profondo allo stesso tempo. Valeria mi hai fatto commuovere!!
Racconto dolcissimo, davvero molto bello, e molto emozionante pur nella sua semplicità! Complimenti!