Premio Racconti nella Rete 2023 “Profumo: sostantivo femminile” di Walter Di Mauro
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023A volte mi convinco che ho imparato a farci i conti. Anche se poi fino in fondo non è cosi. È difficile ancora oggi farci i conti, ma forse ho solo trovato un modo diverso per affrontare questa storia. Sarà anche il luogo che non semplifica le cose.
Questo Bar sembra perfetto per ricordare, sarebbe stato ideale in due, anche a lei sono certo sarebbe piaciuto. Tavolo esterno, rigorosamente all’ombra.
Più o meno sono a metà del mio libro. Hervor è una delle protagoniste, faccio il tifo per lei. Mi tengo il finale per stasera, magari sulla terrazza prima di andare a dormire.
Sono alla parallela del lungomare, ma se giro un po la testa riesco a scorgere il grande blu tra le due palazzine colorate. Che bella Salina. Sorseggio un caffè amaro, sempre caldo, anche d’estate. Perché se è caldo l’odore è più intenso, persistente, tostato, quasi cioccolatoso, ti rimane addosso per ore, guai a bere acqua dopo il caffè!
Non c’era mattina per lei senza il caffè. Non iniziava la giornata. Che fosse giorno di lavoro, di festa, le 6 di mattina o anche mezzogiorno dopo una nottata d’amore o turbolenta, la prima cosa da fare era il caffè. Anche in vacanza ci portavamo la moca di casa, perché il sapore del nostro caffè non doveva mancare mai.
Il profumo di caffè, insieme al profumo della sua pelle al risveglio, rendeva l’aroma di quella casa unico. Poi arrivava il ritmo dei suoi passi quando mi raggiungeva in cucina, sempre scalza come io adesso a Salina. E arrivava l’immagine di lei, i contorni del suo corpo, le linee del suo volto, il sapore delle sue labbra nel primo bacio della giornata, un bacio bello, mentre con una mano le sfioravo le dita e con l’altra le accarezzavo la pelle su un fianco, dormiva di solito con una maglietta corta che le scopriva un pò la pancia. Buongiorno!
Nel frattempo il sole è arrivato su di me. Il mio braccio destro è esposto da un po e comincio a sentire il calore misto alla sensazione di fastidio per una leggera scottatura. Per fortuna ho la crema solare.
Quando indossava un vestito d’estate, si spalmava una crema sulle gambe il cui profumo riesco a sentirlo perfettamente, come se mettessi il naso nel barattolo di quella crema o meglio, come se annusassi le sue gambe e le baciassi dolcemente.
Quasi mi veniva voglia di mangiarla la crema, con il suo odore dolce, mi ricorda la vaniglia e la fioritura del rincospermo a fine maggio. Stando dritta, poggiava un piede sulla vasca ed iniziava a massaggiare una per volta le sue gambe con la crema. Io mi vestivo in camera da letto ma sentivo le sue mani scivolare sulle sue gambe e in pochi secondi tutto era crema e pelle, pelle e crema, non distinguevo più i profumi. E restavo li, stordito, confuso, facendo attenzione al mio respirare, rigorosamente dal naso, per non sprecare nemmeno una singola particella del suo profumo.
Un respiro lungo e poi il cuore accelerato mi riportano sull’isola e mi rendo conto che è ora di andare, di pensare a cosa fare in questa giornata. Mi dirigo verso il porto mentre ogni cosa diventa un ricordo, perché quando il profumo di una donna è dentro di te allora anche i profumi che ti circondano sono diversi. Oleandri, ginestre, mirti e querce della spontanea macchia mediterranea di Salina, insieme alle coltivazioni di vigneti e capperi, si mescolano nelle mie narici con le pareti dipinte della sua essenza.
In ogni stagione della nostra storia, intercetto miscellanea di odori e profumi, di luoghi, di vegetazione, di natura, ma anche di piatti tipici e caminetto, di auto nuova e lenzuola appena lavate, di cabina armadio, di asciugamani, di sciarpe, di case vacanza. E ancora del profumo della notte, il profumo della buonanotte, essenza di risvegli notturni per un abbraccio e per corpi caldi che si avvicinano, profumo di buongiorno e di “ancora 5 minuti”.
E poi c’è profumo di lei. È più adesso con me di quanto non lo sia mai stato. Mi ostino a pensare che nessuno può conoscerlo quanto me.
Torno di nuovo sull’isola.
Seguendo stavolta l’odore di melanzane fritte arrivo in una via stretta, non troppo lontana dal porto. Alcuni tavoli all’aperto mi sembrano accoglienti e decido di fermarmi.
Riprendo la lettura, Hervor prepara colazioni al Reykjavík Cafè pensando al suo professore.
Alla radio passano “Crepuscolo sul mare”, brano che potrebbe essere la colonna sonora di quest’isola.
Un calice di vino bianco, una frittura di paranza. Sul tavolo un vasetto con alcune foglie di basilico.
Manca solo lei. Ma non è vero.
Caffè?
No grazie, per oggi basta cosi.
Dei profumi si potrebbe scrivere all’infinito, ma bisogna anche saperlo fare e tu sei stato così preciso – e nostalgico – da rendere tangibile l’ineffabile.
I profumi hanno in serbo il segreto della nostra esistenza e il tuo commento è come un incipit per un nuovo racconto.
Grazie davvero Simona
Molto bello, si percepiscono bene le sensazioni olfattive e la scrittura è reticente al punto giusto (un buon “show don’t tell”, per intenderci). Ho notato qualche ripetizione e, soprattutto, avevo capito che lui il libro lo stava scrivendo, perché all’inizio dice “Il mio libro”. A parte questo complimenti e in bocca alla rete!
Bel racconto col profumo del sud…!
Grazie Benedetta per il commento cosi positivo. Poi sai, il tuo libro diventa “mio” quando lo leggo in un momento fondamentale, come quello che vive il protagonista.
Grazie mille Sergio!