Premio Racconti nella Rete 2023 “Cemento” di Cristian Bonugli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023Il giorno stava volgendo al termine mentre un uomo raggiunse la porta della sua dimora. Si soffermò sull’ uscio come se aspettasse qualcosa o qualcuno. Senza ulteriori indugi girò la chiave ed entrò in casa. Dopo aver richiuso la porta, l’ uomo accese la luce e con il passo affaticato si avvicinò alla poltrona dove gettò con noncuranza la giacca e la cravatta nera. Le stoffe malriposte sui braccioli gli ricordarono Delia. Quel “casino” l’ avrebbe sicuramente infastidita.
Una dopo l’ altra le lacrime gl’ irrigarono la faccia. Con la mano si asciugò rapidamente il volto e decise di andare in cucina a prepararsi un caffè. Non aveva ancora messo la moka sul fuoco quando il campanello suonò.
Aperta la porta l’ anziano vide, al di là del cancello, un coetaneo che lo stava salutando.
-Ehi! Come stai?- gli domandò quest’ ultimo in modo solare.
A tale domanda non rispose.
-Posso entrare?
Il padrone di casa alzò le spalle.
-Accomodati.
-Grazie!
Dopo aver aperto il cancellino, l’ ospite attraversò il piccolo vialetto fino a raggiungere il padrone di casa. Quando il vecchio si chiuse la porta alle spalle il nuovo arrivato era già comodamente seduto al tavolo.
– Allora che prepari di buono amico mio?!
-Caffè.
-Ottimo! Non capita tutti i giorni di bere un buon caffè con un vecchio amico come te.
Senza battere ciglio il vecchio se ne tornò in cucina. Stava mettendo la Moka sul fuoco quando Il volto e il tono giocoso dell’ ospite mutarono, lasciando spazio a un comportamento più solenne.
-Senti- gli disse – venivo a farti le mie condoglianze. Mi dispiace per tua moglie Delia.
Il vecchio, in quel momento girato di spalle, mormorò qualcosa d’incomprensibile. Abbandonò la moka in cucina per tornare nuovamente in sala. Si avvicinò ad un mobiletto e ne aprì un cassetto.
L’ ospite non fece a tempo a vedere cosa aveva preso dal cassetto; qualunque cosa fosse il vecchio lo nascondeva dietro la schiena. Scattò in piedi lasciando cadere la sedia alle sue spalle. Raggiunse la porta quando un urlo lo fermò. Voltandosi si vide un indice del vecchio puntato dritto al volto.
-Ascolta- Gli intimò il vecchio – da uomo a uomo: perché non la facciamo finita una volta per tutte? A questo punto possiamo anche smettere di recitare.
Abbassò la mano destra e portò allo scoperto un pesante scalpello da muratore ben stretto nella sinistra. Lanciò il ferro sul tavolo e si accomodò sulla sedia.
– Adesso siediti.
– Ho detto a mio nipote che sarei stato qui – ribatté l’ ospite con decisione – non ti conviene fare sciocchezze!
-Non ho intenzione di ucciderti; e poi sono sicuro che prima o poi torneresti da me perché muori dalla voglia di sapere la verità. Io sono vecchio: se morissi all’ improvviso, caro Ispettore, mi porterei tutto nella tomba. Ora torna qua e facciamola finita!
Si avvicinò con molta cautela. Tirò su la sedia senza distogliere lo sguardo dal vecchio e si rimise a sedere.
Rimasero seduti in silenzio, uno di fronte all’atro. Dopo qualche minuto la moka iniziò a gorgogliare. Il padrone di casa si alzò per spegnere il fornello poi se ne tornò a sedere.
– Una volta mi sembravi più coraggioso. Che ti è successo? Dove è finito l’impavido ispettore di un tempo?
Non rispose, allora proseguì:
-Hai perso tutta la forza da quando ti danno quella misera pensione. Oh tu sapessi… tu sapessi quanto c’eri andato vicino.
-Vicino a che cosa? – domandò aggrottando le ciglia.
– Alla tua promozione. Sono contento che non sei riuscito a fare carriera per colpa mia: le tue continue perquisizioni mi hanno preoccupato al punto da farmi arrivare il cuore in gola ogni volta che ti vedevo. Tu non hai idea di quanto mi sono dovuto trattenere, quante cose ho sopportato per evitare che tu mi strappassi da Delia, ma alla fine è successo: ci sei riuscito e nel modo peggiore.
Scattò in piedi, pieno di collera- Tu hai ucciso mia moglie! Non le sue pasticche! Sei stato tu! Con i tuoi giochetti e soprusi infami! Gli hai rovinato la vita!
Si ricompose – Ma ora è il momento di ripagarti per quello che hai fatto e svelarti la verità sul delitto della provinciale 11 -sussurrò scandendo le parole- Io so chi ha ucciso Riberti.
Il pallore dell’ ospite stava svanendo; le sue guance si stavano colorando di un rosso vivo mentre le sue mani si serrarono in pugni.
-Ne sei sicuro?
– Non ho solo il nome del colpevole: ti darò quel tassello mancante che ti permette di incastrarlo. Lo faccio proprio volentieri, così finalmente posso toglierti quel sorrisetto bastardo dalla faccia.
-Quale tassello? A che cosa ti riferisci?! Su Forza! Parla chiaro!
-Signor Ispettore, sai chi ha ucciso Riberti? Sono stato io.
– No.
– Con quattro colpi di pistola.
– Non è possibile.
– Si che è possibile! E tu lo sai meglio che me!
– Menti!-Esclamò alzando la voce- Tutti sapevano quanti colpi sono stati sparati! Era su tutti i giornali! Stai difendendo qualcun’ altro!
– Chi? Vertazzi? Neanche lo conosco. Lo sai che non mento.
-Smettila di farmi incazzare! Non sei stato tu! Non è mai stata trovata l’ arma del delitto! Ho perquisito questa casa quattro volte, da cima a fondo e non ho mai trovato niente! Non sei stato tu!
Il vecchio si alzò seguito dallo sguardo dell’ Ex ispettore. Tornò al mobiletto. Dal cassetto prese un martello e, dopo aver recuperato lo scalpello sul tavolo, si avvicinò al muro. Si fermò davanti a un quadro, poi si voltò nuovamente verso il suo ospite.
-L’ arma del delitto, Signor Ispettore, non è IN casa ma è NELLA casa.
Il vecchio urtò il dipinto che cascò rovinosamente di faccia sul pavimento, poi puntò lo scalpello sulla parete. I colpi ben assestati fecero cedere parte della parete e li, sotto il cemento, comparve una sagoma nera simile ad una pistola.
L’Ospite sgranò gli occhi.
-L’hai fatto apposta!- Esclamò – Non è quella la pistola! Non è possibile!
-Potessi tornare indietro avrei lasciato fare tutto al Vertazzi. Tutta questa violenza dove mi ha portato?
Abbassò le spalle con rassegnazione lasciando cadere il martello e lo scalpello sopra i calcinacci.
Il vecchio si rimise a sedere, si asciugò la fronte con la manica, poi proseguì -“Un crimine impossibile” secondo la stampa, rimasto per un ventennio irrisolto. E pensare che inizialmente tutti avevano scommesso su di te, Ispettore. Ma poi iniziasti a perdere il controllo della situazione. Ti servivano dei risultati, iniziasti ad arrestare persone a caso e infine dovettero spostarti, per non parlare dei pettegolezzi sulla tua vita privata. Qualcuno scrisse che ti eri ammalato per questo caso. Quanti anni hai perso alla ricerca del Killer sulla Sassaiola?
L’ anziano interruppe il monologo. Fissava l’ espressione avvilita e stupefatta del suo interlocutore; era ancora seduto al tavolo, ipnotizzato dalla pistola murata nella parete.
Il vecchio muratore si avvicinò all’ Ex ispettore.
L’ inferno esiste- gli sussurrò- Io e te ci siamo dentro. Ti credi tanto intelligente, ma non lo sei abbastanza per un muratore come me.
Si allontanò per tornare in cucina, rovesciò il caffè freddo nel lavandino e ne preparò uno nuovo. Una volta riacceso il fornello il padrone di casa aggiunse senza voltarsi – Non ti permettere mai più di nominare Delia. Adesso vattene, lasciami solo e non tornare mai più.
Fuori era notte quando qualcuno aprì la porta di casa. L’ ospite uscendo spense la luce. La strada era deserta e lui era illuminato solamente dalla Luna piena. Lanciò il martello nel prato, poi spostò l’ attenzione sulla sua camicia; era imbrattata da numerose macchie che sotto i raggi lunari gli ricordavano un’ antica pittura rupestre.
Si girò verso il salotto. Intravide qualcosa uscire dalle tenebre: una macchia scura scivolava rapidamente sull’ pavimento fino a raggiungerlo all’ingresso.
Il dado è tratto – Pensò.
Alzò le scarpe e si pulì le suole al tappetino all’ ingresso. Dette un ultimo sguardo al tetro salotto e infine, come se nulla fosse, chiuse la porta.