Premio Racconti nella Rete 2023 “La donna dal cuore di ghiaccio” di Emanuela Gennai
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023Era così bella lei, viso pulito e quell’aria ingenua, tanto da far credere che fosse una straniera arrivata da poco in città.La intravedevano uscire al mattino presto, come se fuggisse da qualcosa o qualcuno e solo all’imbrunire della sera rientrava frettolosamente nella sua piccola casa in cima alla collina di Arundel.In città si mormorava molto di quella ragazza dall’apparenza fredda e che non tutti conoscevano nonostante abitasse li’ da diversi anni.Le signore del paese, quelle più pettegole bisbigliavano tra di loro quando qualcuno parlava di Rose, un nome delicato e fresco come una rosa. Si diceva che Rose avesse ereditato la bellezza ma anche il crudele destino dalla madre Annabelle e che a causa di una brutta malattia, la donna l’avrebbe partorita e abbandonata vicino ad un rigoglioso roseto.Fu lì che Annabelle lasciò un foglio di carta sgualcita con su scritto: “ Mia figlia si chiama Rose, come queste rose, abbiate cura di lei e perdonatele tutti i miei peccati, le mie debolezze, datele solo e nient’altro che amore…ma perdonatela, io tra poche ore la vegliero’ da lassù…”.Quel pezzo di carta, con una calligrafia poco definita, lasciò presagire che qualcuno in quel momento fosse in pericolo o che andasse di fretta, poche ore dopo quella carta fu ritrovata da un certo sign. Oliver, senza capire ancora oggi come avesse fatto ad arrivare casualmente in quel roseto abbandonato.
Oliver era un signore di 82 anni che viveva con sua moglie in un elegante quartiere a tre isolati dalle colline di Arundel, dove viveva Rose. Qualcuno giurerebbe che il sign. Oliver sarebbe stato a conoscenza di un segreto ma nessuno osava parlarne, specie quando lui si recava in città dal barbiere. Sembrava quasi che tutti lo evitassero…solo la signora dei fiori, all’angolo del panettiere, gli rivolgeva un timido buongiorno e incurante di una speranzosa risposta, se ne stava sulla porta a fissarlo con immenso dolore e compassione.Tutti forse sapevano ma nessuno osava raccontare.Una mattina, nel bel mezzo del mercato settimanale, all’angolo della piazza, si vide una ragazza incappucciata e con un mantello di velluto marrone, avanzare velocemente.La sua andatura veloce le faceva scivolare dal suo bellissimo volto il cappuccio che le copriva i suoi grandi occhi verdi e quelle labbra rosse naturali che risaltavano sulla sua carnagione chiarissima.
La testa sempre china in avanti, i suoi riccioli d’oro raccolti in un frettoloso chignon cadevano giù morbidi durate il movimento, era bellissima Rose ma amava nascondersi da tutto e da tutti. Aveva paura, le si leggeva negli occhi, viveva nel terrore di incontrare la gente del paese, aveva timore che le chiedessero di sua figlia, della piccola Grace, deceduta a soli due anni per una grave malattia. Da allora Rose non si dette pace, il suo cuore smise di amare, smise di sorridere, di guardare ma soprattutto di ricordare…di ricordare quel tragico momento. Rose fu abbandonata da sua madre appena venne alla luce.Sua madre Diane, rimase incinta da un uomo allora sposato, costui aveva anche tre figli ed abitava non lontano dalla stessa città ma la donna dovette abbandonare la neonata a seguito di una grave malattia. Diane incontrò quell’uomo proprio ad Arundel, in un pomeriggio d’estate, mentre era al fiume in cerca delle sue pietre colorate, sì perché, Diane amava collezionare pietre che poi dipingeva con i colori più belli; quel giorno trovò il suo colore preferito, quello dell’amore.
Timida e introversa si nascose sotto il suo grande cappello di paglia ma l’uomo, incuriosito dal suo gesto sfuggente non esitò a raggiungerla e a chiederle cosa ci facesse una bellissima donna in un posto così sperduto della campagna. I due iniziarono a dialogare e tra una risata e l’altra si fece buio, l’uomo le chiese dove abitasse ma Diane fuggì frettolosamente gridandogli che l’indomani sarebbe ritornata in quel luogo. I due iniziarono a incontrarsi sempre più spesso, i pomeriggi d’estate diventarono più bollenti e tra di loro scoppio una passione travolgente, li’, in quel luogo magico. Quell’uomo così affascinante le aveva rapito il cuore ma Diane non sapeva che fosse sposato e che avesse tre figli, le mentii per tutto il tempo e così alla fine dell’estate, quando decise di rivelarle la verità, fu lui ad apprendere una notizia: Diane era incinta. L’uomo visibilmente scosso, dichiaro’ a Diane la sua vera identità, parlandole della moglie e dei figli , inevitabilmente la donna si mostrò incredula e spaventata di fronte a quella notizia ma l’amore che provava per lui fu talmente travolgente che per tre mesi continuarono a incontrarsi clandestinamente.
Un giorno di fine novembre fu proprio l’uomo a troncare la relazione a seguito di un vociferare sempre più insistente di alcune persone in paese, si disse addirittura che la famiglia di lui avesse minacciato la donna per farla allontanare. Diane, in preda alla disperazione scappò via e si rifugiò nella sua casa dove viveva da sola. I giorni passarono inesorabilmente, sola e disperata si chiuse in un silenzio assordante, come se quel silenzio la tenesse prigionieria. Non toccò cibo per giorni, sempre più pallida, stanca, stanca di aver subito quelle umiliazioni, quell’abbandono. La pancia cresceva sempre di più e quel figlio che portava in grembo lo stava odiando; era avvilita. Purtroppo tutto questo portò la donna ad ammalarsi e le cure non furono più sufficienti, fu allora che Diane si recò in quel roseto dove nacque e fu ritrovata la bambina. Rose, dopo il suo ritrovamento fu affidata ad una famiglia benestante della contea del Sussex, la famiglia Smith.
Appena maggiorenne, a causa di molti attriti e incomprensioni, la donna lasciò la famiglia adottiva per trasferirsi sulle colline di Arundel per cercare i suoi genitori biologici. Lì conobbe Adam, un giovane pilota d’aereo. Adam e Rose vissero solo tre anni del loro amore, purtroppo una mattina d’autunno la donna apprese una brutta notizia; l’aereo pilotato da Adam precipitò a causa della scarsa visibilità. La donna si chiuse nel dolore più profondo quando una dolce notizia portò un sorriso è una luce sul suo volto; aspettava un figlio da Adam. Nacque la piccola Grace e quei giorni furono i più belli della sua vita anche se molto faticosi e a tratti tristi. Adam non c’era più, si sentiva sola e oltre ad accudire la piccola, cercava ancora quella verità, quella che le era stata sempre negata. La maledizione ancora una volta si scagliò su Rose e su tutto quello che la circondava; Grace venne trovata morta nel suo lettino all’alba del 24 Gennaio a causa di una terribile leucemia. Da quel momento Rose cercò con tutta la sua forza interiore di sopravvivere e di andare avanti ma fu molto difficile.Gli anni passarono e in città si mormorava sempre di più, per questo Rose fuggiva da ogni sguardo, da ogni parola, da un semplice saluto.Quella mattina, nella piazza centrale del mercato, la donna fu attratta da una voce molto affannosa ma dai modi così garbati e gentili di un signore che stava offrendo alcune caramelle ad una piccola nomade. Rose si fermò un attimo e per un istante le tornò alla mente la sua piccola Grace, quel gesto, quella carezza, come quando lei le faceva ogni giorno. Il suo cuore era diventato oramai di ghiaccio per poter versare ancora una volta una lacrima. Presa dalla totale agitazione la donna iniziò come ad impazzire e lasciò cadere le due ceste colme di arance che teneva tra le mani, facendole rotolare in mezzo a tutta quella gente. Tutti si fermarono a guardarla, la piccola nomade scomparve tra la folla e quel signore alzò lo sguardo chinandosi sulla donna come se volesse aiutarla. I loro sguardi si incrociarono per alcuni secondi, ci fu qualcosa nello sguardo di quell’uomo che a Rose apparve familiare, come se lo conoscesse; avertii una strana sensazione, un gelido dentro.
Rose si alzò e scappò tra la folla incuriosita senza lasciare nessuna traccia ma lasciando sicuramente un vuoto dentro quel signore…quell’uomo si chiamava Oliver. Da quel giorno qualcosa cambiò, quella giovane donna che da anni se ne stava chiusa nella sua casetta, lontana dal mondo circostante, non immaginava che la verità avrebbe bussato proprio alla sua porta. Nei giorni successivi Rose pensò continuamente a quell’uomo, qualcosa le diceva che doveva assolutamente rivedere. Nel frattempo in città non si parlava altro che del sign. Oliver e di quella donna che fu lo scandalo di una delle famiglie più artistocratiche e conosciute del paese, con quella relazione proibita.Per tutto quel tempo la gente del paese si chiese che fine avesse fatto quella bambina abbandonata tantissimi anni fa in quel roseto ma soprattutto se il suo vero padre l’avesse mai riconosciuta, non tutti sapevano che la bambina fosse proprio Rose. Nell’inverno successivo il sig. Oliver iniziò ad accusare qualche malessere, da giorni non si recò più a fare le sue passeggiate mattutine, i figli si trasferirono in Olanda e solo due volte l’anno lo venivano a trovare, la moglie lo aveva lasciato alcuni anni fa’ per una brutta polmonite. Fu’ allora che il sign. Oliver avvertii un grande desiderio di incontrare quella donna, quella bambina che lui non ha mai voluto e forse potuto incontrare. Il suo pensiero diventò poco a poco un chiodo fisso e mentre, forse, si stavano avvicinando, padre e figlia, ancora una volta si stavano allontanando e, questa volta…per sempre. Rose, durante il rigido inverno non smise mai di cercare l’uomo, fino a quando fu proprio la signora del negozio dei fiori a cercare Rose. La giovane donna stava dormendo, sembrava svenuta, era pallida ma al picchiettio sulla porta, Rose si svegliò intontita, oramai rassegnata da tutto quello che la stava attorniando. Si alzò da quella brandina, barcollando, si diresse verso la porta e dalla tendina della cucina vide la signora dei fiori.
La fece entrare mostrandosi fin da subito molto impaurita e diffidente, appena la signora entrò le pronunciò solo pochissime parole: “ fa’ presto! Sta morendo…”.Rose non chiese altro, quella graziosa giovane donna dall’animo buono e gentile la seguì in silenzio, aveva mille cose che le giravano in testa. Rose arrivò di fronte ad un grande cancello, si fece indietro e lasciò che si aprisse. Oltrepassò un lastricato di pietre colorate, le pietre colorate che sua madre amava, fino ad arrivare ad un porticato. La signora dei fiori le fece cenno di avvicinarsi e di entrare, Rose con la sua maestosa grazia spinse poco a poco la porta che aveva di fronte e si trovò un vecchio uomo disteso su di un letto, solo, completamente solo, con il volto rivolto verso il soffitto, gli occhi sbarrati e persi nel vuoto, le mani incrociate sul petto come a significare una rassegnata impotenza. Rose si avvicinò lentamente, incredula, riconobbe quell’uomo, era l’uomo che incontrò al mercato. Lui la guardo’, stupito e meravigliato, Rose era identica a sua madre Diane, stesso volto, stesso sguardo. Oliver le prese la mano, quella mano bianca e delicata, non ebbe neppure la forza di stringerla ma solo dirle con una voce molto fioca e debole: ” Perdonami, ti prego, ti ho pensata sempre in tutti questi anni, che io sia maledetto!”. Lo sguardo si posò su di lei, fermo, immobile, per sempre. Rose, quel giorno versò tutte le lacrime che in tutti questi anni non aveva mai versato. Il suo cuore improvvisamente si alleggerì come ghiaccio al sole e tre scie luminose entrarono dalla finestra, Grace, Adam, ed Annabelle, tutti lì assieme, vicini ma lontani, separati da un crudele destino.
Rose fece seppellire il padre nella cappella di famiglia e qualche anno più tardi la donna ricevette una scatola con tantissime lettere, da una signora di cui non seppe mai il suo nome. Ogni lettera riportava una data e una firma, quella del sign Oliver.
Bella lettura, mi ha riportato alla mente i romanzi di Vanessa Roggeri che, se non conosci, ti consiglio perché anche tu, come lei, sei riuscita a creare l’atmosfera giusta.
Rivedrei alcuni periodi che ho dovuto rileggere più volte per riprendere il filo, soprattutto nei salti temporali.
Grazie tante per il commento e la lettura.