Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “Un insegnante esemplare” di Stefano Zampieri

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Errare humanum est. Si è trattato di uno sbaglio, un errore di carattere burocratico, una di quelle stupide imprecisioni di cui nessuno ha colpa, perché nascono dalla distrazione di un impiegato, o dalla stupidità di una macchina e che poi si ripercuotono su tutta una rete di relazioni difficile da districare, per cui, gira e rigira non sai più dove andare a cercare il principio della catena da cui la storia ha effettivamente avuto inizio. E, d’altra parte, non sarebbe un lavoro utile, perché si è trattato comunque di un errore, di una distrazione, di un nome aggiunto per caso, o rimasto magari da un altro elenco, o semplicemente allegato per via di un’assonanza sbagliata, quando uno che non ha sentito bene chiede conferma del nome che ha appena scritto, e l’altro si sbaglia a dirlo, magari perché sta masticando una caramella, o perché ha un colpo di tosse, o perché un sorso d’acqua gli è andato per traverso.

In ogni modo, è cominciato tutto così, con un nome scritto su un elenco. L’elenco è arrivato a scuola e da quel momento l’insegnante numero cinquantuno, per la precisione quello compreso tra Paretti Mario e Piazza Franco, è sempre stato lui, Pellano Ernesto.

I primi tempi, naturalmente, tutti credevano che si trattasse di un collega momentaneamente assente,  o perché malato o perché in congedo per qualche ragione superiore, magari un distacco sindacale, o l’utilizzo in qualche Ente, o addirittura in un Ministero, chissà…

Certo lo stipendio veniva versato regolarmente, e la segreteria amministrativa poteva confermarlo, su un certo conto della cassa di Risparmio di Mistrana. E questo fu uno degli elementi che contribuì ad alimentare l’equivoco. Se ci sono i versamenti, si ragionava, non ci possono essere errori, perché, quando si tratta di soldi, tutti stanno molto attenti. Ma sappiamo bene che l’attenzione non è mai abbastanza, e l’errore è sempre dietro l’angolo. Ma allora che altra spiegazione si potrebbe dare?

Ci sarebbero, almeno, due possibilità: o il conto corrisponde a quello di qualcuno che da vent’anni si vede accreditare uno stipendio che non gli appartiene e fa finta di non accorgersene (cosa molto probabile), oppure il conto esiste ma non appartiene a nessuno, e allora i soldi, vent’anni di stipendio, sono ancora lì, intonsi, intoccati, accumulati e moltiplicati dagli interessi, e magari qualche impiegato di banca avrà anche pensato: ma guarda che risparmiatore modello!

Da vent’anni, comunque, il collega Pellano Ernesto appare nell’elenco degli insegnanti della nostra scuola, sempre lì, inamovibile, al numero cinquantuno. E ogni anno la sua posizione nella graduatoria interna dell’Istituto si rafforza ed egli non corre mai il pericolo di un improvvido trasferimento che certo lo metterebbe molto in difficoltà.

Tutti abbiamo notato la sua assenza, è ovvio, e probabilmente, almeno così mi dicono, perché io sono arrivato dopo, all’inizio furono chiamati dei supplenti per sostituirlo nelle classi, ma fu solo per poco, poi si preferì, per rispetto, per non metterlo in imbarazzo, per non creare un caso, lasciare che la classe, nelle sue ore si arrangiasse da sé, che pure è una competenza che bisogna acquisire. Perché, va precisato, Pellano è sempre stato messo in orario, come tutti noi, e ha sempre avuto i suoi studenti, i suoi registri, i suoi voti. Nei consigli di classe i genitori ne hanno sempre parlato bene, e gli studenti anche meglio.

Nelle sue ore vige un silenzio imbarazzante, ed entra in funzione una forma di autocontrollo che porta la classe, anche la più esuberante, a immergersi nello studio, col naso sul libro, a seguire con attenzione gli esercizi che a turno uno studente esegue alla lavagna, a completare a casa gli esercizi assegnati. Gli studenti sono polemici per natura, ma nessuno ha mai osato sollevare obiezioni rispetto al professor Pellano. Anzi, bisogna dirlo, è sempre stato considerato un grande privilegio, e un onore, potersi dichiarare allievi di Pellano.

Le uniche lamentele sono venute da una insegnante di inglese che per combinazione un anno si è trovata in orario dopo di lui, e si è lagnata più volte (ma soltanto sottovoce e solo con alcuni di noi) che dopo due ore di Pellano i ragazzi si presentavano alle sue lezione esausti e forse anche un po’ repressi. Ma d’altra parte, fu la risposta di tutti, si sa che la matematica è materia faticosa, che ci si può fare…

Per il resto, tutti hanno sempre avuto il massimo rispetto per la sua condizione. Certo, nei Collegi in cui noi professori ci riuniamo a discutere, quel posto sempre vuoto incute un poca di soggezione e forse mette anche qualche brivido. Tuttavia dopo vent’anni, Pellano è diventato un po’ il decano della scuola e si è guadagnato una stima, un rispetto, una fiducia che nessuno potrebbe mai mettere in discussione. Non l’hanno fatto nemmeno i tre Dirigenti che si sono succeduti alla guida dell’Istituto, e che hanno saputo rispettare il sentimento comune dei colleghi nei confronti di uno stimato insegnante di matematica.

Un solo momento di imbarazzo io ricordo, quando uno dei tre Dirigenti, appena insediato, in una delle prime riunioni, ventilò l’ipotesi di nominare Pellano suo collaboratore. Dovette recedere dalle sue intenzioni perché gli facemmo capire chiaramente che Pellano non avrebbe gradito. Dimostrando grande buon senso il Dirigente si rese conto che il nostro non era né un sentimento di invidia, né una mancanza di stima nei confronti del collega ma, al contrario, l’espressione massima di rispetto che un gruppo possa manifestare nei confronti di un singolo che per età, per dedizione al lavoro, per trasparenza, per umiltà, si è conquistato una posizione di privilegio che tutti gli riconoscono liberamente e senza riserve, tenendolo al di fuori dei conflitti, delle tensioni, dei sospetti, delle competizioni, delle concorrenze che si manifestano ogni giorno.

È  così che Pellano è diventato non solo un modello per tutti noi, ma anche un riferimento proverbiale. Accade sempre più spesso, infatti, di sentire qualcuno che per evocare l’impossibile soluzione di un problema esclama: «Chiedilo a Pellano!» Oppure: «Lo sa solo Pellano!» O ancora: «Chi te l’ha detto? Pellano?»

Affermazioni come queste e altre simili, ci aiutano molto nella vita scolastica di tutti i giorni, ma diciamo pure nella vita in senso stretto. Perché, tutto sommato, Pellano è ormai, per noi, anche un modello esistenziale in un senso molto largo. Come possono esserlo certi straordinari personaggi che, anche senza averli conosciuti,  possono ispirare la nostra vita e regolarla e darle dei limiti e delle ragioni, un senso e una speranza. Quanti di noi hanno effettivamente stretto la mano a Gesù Cristo, a Che Guevara, a Madre Teresa di Calcutta, a John Kennedy, a Elvis Presley, e via dicendo? Potremmo rispondere: tanti quanti sono quelli che hanno stretto la mano a Pellano. E allora che differenza c’è? Nessuna.

Incancellabile, invece, è la sua testimonianza di discrezione e di pazienza, di serena capacità di restare fuori dai conflitti e dai contrasti del nostro tempo, insensibile alle nostre isterie, avulso dalle ipocrisie dei nostri discorsi e dalle bassezze dei nostri comportamenti, infinitamente lontano da ogni miseria umana, da ogni debolezza come da ogni prepotenza. Ecco, appunto, un modello per tutti noi. L’esempio, che vale più di mille parole, il silenzio che dice più di ogni discorso, la paziente attesa che colpisce più di qualsiasi gesto di violenza.

Questo è Pellano per tutti noi. E questo ci fa comprendere come è possibile che qualcuno provi un vero e proprio sentimento di affetto, di profondo, autentico, sincero affetto nei suoi confronti. Lo stesso intimo attaccamento, non confessato ma pubblico, palese, evidente, che si prova talvolta per certe grandi personalità. Un sentimento ben più solido e credibile e sollecito di quelle dichiarazioni d’amore esternate sotto voce da certe giovani insegnanti, che hanno suscitato le ironie di molti di noi. Fino all’ilarità vera e propria suscitata dalla collega Rosalba, quando ha annunciato la sua inaspettata gravidanza, attribuendone la responsabilità proprio al nostro amato professor Pellano.

Molti, appunto, hanno riso più o meno apertamente, qualcuno si è indignato, qualcuno, e io fra questi, ha osservato che in fondo non era una attribuzione così offensiva, se alla fin fine serviva a restituire dignità e rispetto a una triste vicenda personale che viceversa avrebbe pesato drammaticamente sulla collega Rosalba quanto sulla sua prole innocente. Io credo che sia nella natura, nel temperamento e nel carattere di Pellano offrire un aiuto disinteressato a una giovane madre in difficoltà. Dare un padre a un povero bimbo abbandonato è certamente azione degna di Pellano.

Ma questo, in fondo, è soltanto uno dei molti motivi per i quali oramai nessuno si sognerebbe più di mettere in questione il ruolo di Pellano all’interno della comunità. Colleghi, genitori, studenti, per una volta, almeno su questo, si ritrovano d’accordo e non debbono discuterne affatto. Tutto il resto, magari è opinabile e perfezionabile o contestabile o da abbattere, a seconda dei punti di vista, ma sul ruolo di Pellano, sulla sua autorità, e perfino sui suoi privilegi, nessuno eccepisce, nessuno avanza recriminazioni, nessuno si permette di sollevare eccezioni.

È un esempio, unico e straordinario d’intesa, di comune accordo, di condivisione di una verità e di un sentimento. Un esempio da imitare.

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6 commenti »

  1. Divertente e originale, con un protagonista che ricorda la trilogia di Calvino e alcuni racconti di Buzzati. E’ scritto anche molto bene, specialmente in certi passaggi; ti consiglio magari di rileggerlo per eliminare qualche refuso e rivedere alcuni termini non proprio calzanti. Complimenti!

  2. Pellano for president! A parte la battuta, ti ho trovato veramente divertente, di quella comicità seria che fa riflettere e allo stesso tempo sbellicarsi dal ridere. Un vero tocco di classe dare vita a un personaggio inesistente! Un po’ come quell’espediente cinematografico, il MacGuffin, un oggetto o un evento apparentemente inutile o addirittura inesistente, che serve come espediente narrativo (famosissimo l’esempio della misteriosa valigetta in Pulp Fiction).
    Insomma, il tuo racconto mi è davvero piaciuto.

  3. E’ semplicemente geniale scrivere di qualcuno che non esiste. E fornire particolari descrizioni, pensieri, punti di vista. Fai sembrare il soggetto misterioso e importante come il “grande Fratello”. Scritto molto bene, scorrevole, scrittura autentica e ricca. Io non ho trovato un termine fuori posto. Bravo davvero, per il tema e per lo svolgimento sorprendente.

  4. Fantasioso, scorrevole da leggere.Il tuo racconto mi fa pensare (non so se questo era il tuo intento) che siamo in preda alla tecnologia e soprattutto, chiudiamo gli occhi di fronte a delle realtà cosi evidenti come quella dell’inesistenza di una persona , (Pellano) pur di omologarci alla massa. Bravo .

  5. Grazie Stefano! Mi piace l’ironia di questo tuo racconto!
    Quanto può riempirci la vita il nulla… Scrittura curata, buon ritmo.
    Magari un finale con sviluppo?
    Fossi in te farei crescere questa storia in lunghezza per un’altra occasione

  6. Scritto davvero bene. Divertente e scorrevole. L’unica cosa che non mi convince è che non sia realistico ma questo non vuol dire che non l’abbia apprezzato. Complimenti.

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