Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “Il treno sottoterra” di Marco Matteucci

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Scesero dal tram al capolinea e si avviarono verso casa. Stanchi per il pranzo domenicale a casa degli zii, camminavano adagio. Il sole stava già calando dietro ai grandi palazzi popolari. Davanti a loro, oltrepassato il cantiere di due edifici in costruzione, la strada di periferia si perdeva nella campagna.

Nell’androne aleggiavano ancora gli aromi delle cucine e mano a mano che salivano le scale udivano le voci e i rumori all’interno delle case.

Nel corridoio resisteva ancora l’odore della tinta da muro e nelle stanze semivuote le loro voci risuonavano sulle pareti bianche.

Sbadigliando, Angelina si tolse le scarpe e si sdraiò sul letto senza spogliarsi. Rocco la baciò piano sulla guancia e, chiusa delicatamente la porta, si diresse in cucina.

Appoggiato sul tavolo un bicchiere pieno d’acqua, prese da un cassetto un foglio bianco, una matita e una gomma poi, seduto sul bordo della sedia, accomodatasi la matita fra le dita, cominciò a pensare alle parole che voleva scrivere.

Don Luigi gli aveva detto che all’inizio di una lettera si doveva scrivere la data e così iniziò:

“Milano, 26 aprile 1959.

caro Giuseppe,

approfitto che Angelina è andata un momento a riposare per scriverti questa lettera, lo volevo fare prima ma con tutta la confusione del trasloco non ho avuto tempo, e poi tu sai che non sono abituato a scrivere e così rimandavo. Eccoci qui, siamo nella casa nuova in via Ripamonti 189 se vuoi scriverti l’indirizzo. Provo a descriverla. Siamo al secondo piano, si devono salire quattro scale, vicino alla nostra porta ci sono altre due porte, dentro ci abitano due famiglie. Quando si entra in casa c’è un corridoio lungo, a sinistra c’è la cucina la quale è grande assai e dove c’è anche la terrazza. Dopo la cucina, sempre a sinistra c’è la camera da letto anch’essa grande, con una finestra grande, dove ci sta il nostro letto e di fronte spero che presto metteremo un armadio di quelli con lo specchio. A destra del corridoio c’è l’altra camera da letto, un poco più piccola, sempre con la finestra. In fondo al corridoio c’è un bel bagno che ci si potrebbe anche dormire. Siamo contenti dato che non dobbiamo più andare fuori a fare i bisogni. Il soffitto è alto e con tutte le finestre aperte nelle belle giornate come oggi la casa è illuminata dal sole. Finalmente quando a mezzogiorno ci sediamo a tavola non c’è più bisogno di accendere la luce.

La prima volta che abbiamo visto la casa Angelina si è messa a piangere. Per noi che siamo abituati alle case piccole del paese ci sembra una favola, invece per i milanesi è normale. Ci hanno detto che prima ci stava la famiglia di un carabiniere che poi è stato trasferito lontano. Ho dovuto solo pitturarla e cambiare due serrature, per il resto era a posto. Non riesco a descriverti il palazzo perché è grandissimo, a Milano tutte le case sono grandissime. Un giorno voglio chiedere a un fotografo quanto costa fare una fotografia al palazzo così ve la mando, ma non so se riesce a farlo stare tutto in una fotografia, vedremo. Ci sono due portoni, uno è il nostro il 189 e più in là c’è il 191. Prima di entrare dentro ci sono i campanelli con i nomi di tutte le famiglie. Ci sono otto piani, in ogni piano ci stanno tre famiglie. In ogni portone abitano addirittura ventiquattro famiglie, lo immagini?

Attorno a noi ci sono altre case grandi, ne stanno per costruire due nuove e dopo c’è la campagna. A meno di un chilometro ci sono dei contadini che ci vendono la frutta e la verdura e anche il latte perché tengono molti animali, infatti vendono tanto latte al consorzio. Poco distante da casa passa il tram come quello che vedemmo una domenica a Napoli ti ricordi?

Milano è piena di rotaie e ci sono tanti tram, ma costano soldi e così preferisco andare in officina in bicicletta. La chiesa non è distante da casa, il parroco si chiama Don Luigi, è un prete giovane, appena arrivati gli portai la lettera che ci aveva preparato Don Michele. Subito il giorno dopo Don Luigi è venuto a benedire la casa senza che glielo avevamo chiesto e quando stavo per dargli qualche cosa non ha voluto, ma lo ha detto in modo gentile, senza offesa.

Oggi che è domenica siamo stati a mangiare dagli zii di Angelina che siccome non hanno figli si sono affezionati tantissimo a lei e mi hanno accettato in casa come un figlio. Delle bravissime persone e meno male che ci sono loro che ci stanno aiutando altrimenti eravamo ancora al paese. Se siamo in affitto in questa casa lo dobbiamo a loro, ci aiutano anche a comperare i mobili, dicono che quello è il loro regalo di nozze.

Però non devi pensare male, il paese ci manca tanto a me e Angelina la quale soffre assai la lontananza della sua famiglia, ma lo sai anche tu quanta fatica si fa per campare. Tu sei un bravo barbiere e ti arrangi andando in casa di tutti a fare barba e capelli, poi fai i lavori in campagna, mia sorella è stata fortunata che l’hai sposata, e se permetti anche tu sei stato fortunato a trovare una brava ragazza come Mariella, ma vostro figlio Nicolino cosa farà da grande? Lo volete mandare a badare le pecore come facevamo noi due da piccoli? Ti ricordi che cosa vi ho detto prima di partire? Quello è sempre valido. Adesso che ti ho descritto la casa sai che il posto c’è anche per voi tre. Noi in una stanza, voi nell’altra e Nicolino può dormire in cucina che è grande. Pensaci.

Per andare a casa dagli zii dobbiamo prendere due tram, ma è bello perché bisogna passare dal centro dove c’è il Duomo di Milano. E’ bellissimo, mica come la nostra chiesa poverina, essa pure è bella ma il Duomo sarà venti volte più grande, forse anche di più. E’ tutto fatto a punta e sopra in alto c’è la statua della Madonna tutta d’oro. Don Luigi mi ha detto che i milanesi la chiamano in un modo che adesso non so ripetere. Vicino al Duomo c’è un portico e un arco grande che si chiama Galleria Vittorio Emanuele. Dentro la galleria si può passeggiare, il tetto è altissimo e è fatto come in chiesa. Ci sono tanti negozi tutti di lusso. Vicino c’è anche un negozio di barbiere, dentro ci lavorano tre uomini e due ragazzi e devi vedere quanti clienti ci sono. Qui a Milano sono i clienti che vanno dal barbiere, mica all’opposto come fai tu. Qui la gente è sempre tutta elegante anche di lunedì mica solo la domenica. Vicino alla galleria c’è un grandissimo negozio che si chiama Rinascente, pieno di tante cose come al mercato, ma più da signori. Infatti una volta Angelina ci rimase male perché voleva comprare della stoffa e cominciò a trattare sul prezzo, ma la gente attorno si mise a ridere e la ragazza al banco le ha detto che i prezzi non si possono cambiare; quando la direzione decide un prezzo nessuno lo può discutere nemmeno il cliente, se ti va bene compri altrimenti fai senza. Però ci sono anche i mercati all’aperto e lì si può trattare il prezzo, molti di quelli che hanno i banchi sono delle parti nostre.

Tu non hai idea di quante macchine ci sono a Milano, tu sai che sono la mia passione, ne passano di quelle così belle che mi incanto a guardarle fin quando spariscono in fondo alla strada. Ti ricordi quando il farmacista si comprò la macchina? Tutti la volevamo vedere, anche il sindaco, sembrava la festa di San Marcellino. Qui di macchine come la sua ce ne saranno più di mille e anche più di lusso.

L’altra domenica abbiamo invitato a pranzo Don Luigi, così dopo la messa è venuto a casa e dopo mangiato siamo andati in centro e Don Luigi ci ha fatto vedere tante cose belle. Lui è di Pavia ma conosce bene Milano, ogni tanto gli scappa di parlare in dialetto, io e Angelina ci guardiamo e ci scappa da ridere perché non capiamo niente di quello che dice. Sai cosa ci ha raccontato? A Milano tra qualche anno ci sarà un treno che viaggia sottoterra. Tu ci credi? Io non riesco nemmeno a immaginarlo un treno sottoterra. Insomma piano piano la confusione dei primi giorni sta passando e ci stiamo ambientando, come si dice.

Io continuo a lavorare come meccanico, poi vado a dare una mano da un falegname e Angelina lunedì scorso ha cominciato a fare le pulizie in ospedale, sempre grazie allo zio, che quello quando muore andrà sicuramente in Paradiso. A metà mese vado a parlare per un lavoro in una grande industria, non ti dico il nome se no porta male, speriamo bene, perché mi piacerebbe molto.

Ora basta scrivere, chissà che fatica ti ho fatto fare a leggere, e anche io sento un poco male alla mano dato che non sono abituato a tenere la matita.

Saluta tutti in paese e per favore dai un bacio a mia sorella e dai due pizzichi nel sedere a Nicolino e digli che i pizzichi glieli manda lo zio che ha tanta nostalgia di vederlo.

Ti abbraccio.

Tuo cognato Rocco.”

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7 commenti »

  1. “Adesso che ti ho descritto la casa sai che il posto c’è anche per voi tre. Noi in una stanza, voi nell’altra e Nicolino può dormire in cucina che è grande. Pensaci.”

    Da persona del Sud, come fare a non pensare all’emigrazione degli anni 50? La città, i palazzi, l’innovazione. Questa frase poi racchiude una grande verità: l’accoglienza che ci contraddistingue. Angelina e Rocco appena sistemati e già pensano all’ospitalità da offrire.

    Realistico! In bocca al lupo.

  2. Viva il lupo, grazie. Ho cercato di immaginare e rappresentare lo stupore, il disorientamento, la fascinazione che una città come Milano poteva suscitare alla fine degli anni ’50 a una giovane coppia proveniente da una piccola comunità della Campania. L’invito di Rocco al cognato, amico d’infanzia, oltre alla disponibilità all’accoglienza, esprime anche un bisogno di calore familiare più esteso.

  3. Bella struttura del racconto, un incipit descrittivo che introduce il luogo e i personaggi e poi il nucleo della storia che si dipana nella forma epistolare con la semplicità dell’emigrante. Bravo.

  4. Grazie Antonella Chirici, molto gentile.

  5. Descrizioni molto belle! Chiudendo gli occhi mi sembrava di essere lì! Complimenti, l’ho davvero letto con piacere!

  6. Stringe il cuore pensare a cose che oggi diamo per scontate e anni fa per qualcuno non lo erano affatto! Come il bagno in casa o le stanze illuminate dal sole che hai descritto! Dovremmo apprezzare di più ciò che abbiamo oggi invece di dare sempre tutto per scontato…mi ha fatto riflettere!
    L’ho letto anche a mia nonna che ha confermato tutto, ti ringraziamo per questo tuffo nei suoi ricordi!

  7. Ti ringrazio di cuore Eleonora per i tuoi apprezzamenti. Nel 1959 io avevo quattro anni e vivevo a Bologna. Come ho scritto in un altro commento, ho cercato di immaginare lo stato d’animo dei protagonisti che decidono di “mettere su famiglia” lontano da casa, dalla loro piccola comunità, così ben conosciuta e familiare. Ho provato a rappresentare il loro smarrimento, ma anche la loro meraviglia per una città così grande. Rocco non riesce nemmeno a immaginare “un treno sottoterra”. Per favore ringrazia la nonna da parte mia, la sua conferma mi fa capire che ci sono andato vicino.

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