Premio Racconti nella Rete 2023 “Ma quale libertà!” di Giancarlo Biserna
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023Don Alfonso decise. Basta con queste omelie quasi scontate e spesso lunghe. Lo dice anche il Papa “quando tenete una omelia non ripetete e neppure riassumete le letture, andate oltre, molto oltre, e siate corti, la gente non ne può più delle vostre barbe”.
Don Alfonso gli volle dare ragione ed a quella Messa, dove doveva commentare la Lettera ai Galati, appena proclamata dal lettore, disse:
- Fratelli, come dice Paolo, voi siete stati chiamati a libertà. – Si fermò un attimo e poi riprese: – Purchè questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne. –
Don Alfonso scese dal gradino, andò tra le persone e chiamò per nome diversi dei presenti, e li coinvolse così “Tu come ti chiami?” Una lei rispose: “Anna Paola.” Lui la guardò in faccia e disse forte “allora tu…saresti Anna Paola”. Lei si meravigliò un po’ del modo, ma non ha importanza. E così fece con una trentina di persone, senza badare al tempo che passava e neppure se si meravigliavano o meno. Ma anche questo non ha importanza. Ebbero invece modo di meravigliarsi davvero dopo pochi minuti! Don Alfonso ritornò sull’altare e riprese l’omelia: – Mi viene da ridere pensare che l’uomo oggi pretenda di essere libero, anzi ritenga che sia suo diritto essere libero di vivere e di agire come più gli piace con la solita formula del “purchè non faccia male agli altri”. Ormai la donna e l’uomo sono arrivati al punto di considerare loro diritto incontrovertibile anche l’aborto, regolato da leggi sempre meno restrittive ed, ovviamente, più favorevoli alle loro esigenze anziché a quelle del bambino. E “dirittano” anche nel pretendere di equiparare la cellula della vita, cioè quella unione tra donna ed uomo, che è l’unica in grado di procreare, con qualsiasi altra unione. E questo non basta ancora! Non contenti, adesso vogliono addirittura decidere loro sul “loro” sesso, fregandosene di madre natura! Capito? –
I fedeli lo guardavano curiosi ed attenti. Don Alfonso, non pago caricò: – Avete capito? Questo uomo vuole decidere lui se essere uomo oppure donna. Io gli urlo “Ma hai il pistolino!” “E’ lo stesso”, risponde lui, io mi percepisco donna ed io voglio essere libero di esplicarmi come donna. Ne ho diritto!” –
Don Alfonso continuò: – Amici, chiedetevi perché ora vi ho chiamati tutti col vostro nome di battesimo? Lo ho fatto perché vi voglio seguire nel vostro “dirittame”. Ebbene, quel nome, che è la cosa più importante ed in vista che vi tirate dietro per tutta la vita, chi ve lo ha dato? I vostri genitori, i quali evidentemente, ah, ah, ah, hanno fatto un soppruso alla vostra libertà. Ma con quale diritto! il nome è vostro e ve lo dovreste dare voi da soli. Ed invece, perchè accettate che ve lo diano i vostri genitori! Non è una ingiustizia anche questa? Dite che è sempre stato così, come si fa a fare diverso! Si fa, dico io. Si fa! In questa continua escalation verso diritti sempre più spinti è arrivato il tempo che il bambino deve avere anche il diritto di scegliersi lui il nome che lo accompagnerà per tutta la vita. Appena nato i genitori gli devono dire “Ciao” e poi aggiungere “Come ti vuoi chiamare?”. Tra urletti, pianti e tanti ueeh, non si capisce la risposta. Ma non importa, il neonato non deve subire la prevaricazione, ne va della sua psiche e della sua libertà! Però in effetti, appena nato, è troppo presto, bisogna metterlo in condizioni di potere darselo da sé il nome quando capirà un po’. Nel frattempo avrà un nome provvisorio per fare tutte le pratiche della nascita. Ecco, dicono i genitori, allora provvisoriamente ti chiamiamo Patatino. Poi tu lo cambi. Quando? Facciamo a cinque anni! Ma che nome ti puoi dare a cinque anni? Sgubble! No, fa ridere, è troppo presto. Ma non ti preoccupare, nel frattempo avrai sempre Patatino. che ti permetterà di identificarti. Il nome vero e libero te lo darai a dieci anni. Quale sarà? Giocoforza quello di una cantante, di un calciatore, di un cartone, di un video. Non va bene, pensa, dopo quando cambierai i tuoi gusti ed i tuoi interessi non puoi portarti dietro quel nome. Nel frattempo c’è sempre Patatino, non ti preoccupare. Il nome buono te lo darai a 18 anni. Però devi stare molto attento a dartelo, perché diventa decisivo per la tua vita lavorativa, sociale, intima. Per esempio se farai il cardiologo perché chiamarti Claudio, chiamati Cuor di Leone, che ti aiuta. La gente dice “Quello sì che è un bravo medico, si chiama Cuor di Leone, mi farò operare da lui tre volte”.
Però mettiamo che poi non sei un gran che come cardiologo oppure che nella vita sei fifone, fai un pò ridere con un nome così impegnativo. Pensi che farai il gelataio? Allora chiamati Freschino che ti fa pubblicità gratis! Ma poi se non fai il gelataio? Oppure provi, ma poi cambi lavoro, perché fai dei gelati cattivi? Freschino non è un gran che. Oppure vuoi fare il metereologo? Perché non chiamarti Quinto Fabio Massimo, il temporeggiatore! E’ anche molto bello! Ma se poi le previsioni del tempo le sbagli, un nome così non ti aiuta. Tanto per metterci dentro un pò tutto, potresti decidere di chiamarti Perfetto, ma fai poi che sei, anche solo un pò, imperfetto, ti massacrano. No, caro Patatino il nome lo devi decidere più avanti quando avrai maturato certezze ed esperienze, solo allora non potrai sbagliare. Dici che poi cambiarsi il nome a quaranta anni non è il massimo, ormai tutti ti conoscono e ti chiamano Patatino, come fai a dire che ti chiamino, se mai, Antonio! No, non va bene neanche così. –
Il popolo che ascoltava la omelia non capiva proprio dove don Alfonso volesse arrivare, sembrava anche questo uno spettacolo di cabaret, mai vista una omelia cabaret.
Don Alfonso capì che doveva stringere e volle chiudere, confortato sempre dalle parole del Papa che chiedeva, appunto, anche omelie corte, cortissime: – Insomma, sorelle e fratelli quale è il momento migliore per esercitare questo diritto al nome, così fondamentale? –
- Il momento della morte – si fece sentire una voce.
E don Alfonso: – Esatto! Solo in quel momento hai tutti gli elementi, tute le esperienze e tutte le conoscenze per poter fare valere il tuo diritto primario al nome e quindi in piena libertà. Avanti, sei arrivato, stai per morire, è arrivato il momento, non si può più attendere, dicci come ti vuoi chiamare, che nome dobbiamo mettere nei manifesti. E la decisione dell’ ex bimbo, ecc. ecc. ecc. non potrà che essere questa: – Ho deciso, mi voglio chiamare – fece una lunga pausa e poi gridò – Patatino! –
Se era cabaret forse qualcuno avrebbe applaudito, ma non era cabaret ed allora ci fu chi pensò per amore della libertà di denunciare don Alfonso per irrisione ai diritti della persona, per omofobia, per attentato alla libertà, ma poi ci ripensò e non lo fece, per paura di chi, di cosa? Per paura della verità? Chissà.
In effetti molti il collegamento con la Lettera ai Galati, che dice che la libertà ci è stata donata, purchè la usiamo bene, lo fecero e capirono di non essere liberi, e neppure quasi, se non in delle cazzate.
L’omelia si chiuse e la Messa continuò.
Don Alfonso guardò i fedeli e si chiese “Chissà!”
Racconto ironico, ma che non lascia comprendere i veri sentimenti e pensieri. Libertà si, ma fino a che punto?
Piacevole lettura. Grazie
Il racconto in realtà non mi fa capire se l’autore è o meno sostanzialmente d’accordo con la versione estrema imposta da Don Alfonso nella spiegazione delle concetto di libertà che san Paolo ha esposto nel famoso passo del Vangelo. Forse sono io che sono poco “ricettivo” ma tutto quello che intuisco dalla lettura è che il buon parroco si permette di fare uno sproloquio lungo e confuso su di un tema complesso del concetto di libertà con tutti i suoi limiti e le sue ambiguità approfittando del fatto che parla dall’altare senza che nessuno possa contraddirlo e finendo col banalizzarlo con la sua dissertazione sui nomi che ci vengono imposti dalla nascita.
Scrivo questo non per fare polemica ma per avviare una discussione con l’autore che in effetti scrive molto bene e sa toccare argomenti che ci coinvolgono tutti.
Rispondo ai commenti di Antonella e PierPaolo ..li ringrazio per la loro sincerità..Si..in effetti lascio la porta aperta. Del resto credo nella libertà, ma fino ad un certo punto..dopo entra la fede. La fede sta soffrendo, peggio, l uomo vuole libertà sempre più spinte..e la cultura moderna sta con lui..io credo che sia necessario un Ritorno..ovvio. ma fino ad un certo punto…grazie Giancarlo
E io ringrazio Giancarlo per la sua risposta sincera ma continuo a pensare che il messaggio di San Paolo sia molto diverso dall’interpretazione messa in bocca a Don Alfonso. Lui non voleva prendersela contro la libertà che Dio ha donato all’uomo ma voleva evidenziare che chi possiede questo dono deve essere capace di comprendere la differenza tra libertà e arbitrio e fermarsi prima del limite molto labile che separa questi due concetti. Don Alfonso invece stravolge il messaggio trasformandolo in una filippica ironica e scherzosa ,ma non troppo, contro l’aborto e gli interventi per cambiare di sesso perfettamente lecita dal punto di vista morale e spirituale ma secondo me del tutto fuori luogo quando si vuole proibire certi comportamenti per legge. Comunque anch’io non ho la ricetta magica per risolvere problemi tanto complessi e profondi e lascio tutte le porte aperte a chi ne vuole discutere partendo da posizioni divere o opposte alle mie.
Grazie dell attenzione ..si don Alfonsospinge l acceleratore e si compiace delle battute, ma e’ fatto così