Premio Racconti nella Rete 2023 “L’infanzia nascosta di Cesare Pavese” di Ivano Cimatti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023Torino … città … dove sono nato spiritualmente, arrivando di fuori: mia amante e non madre né sorella (17 novembre 1935). Cesare Pavese, Il mestiere di vivere.
La mattina dell’11 giugno 1911 Torino si sveglia con un cielo parzialmente nuvoloso. La temperatura è di 13 gradi. La temperatura, quella mattina, era in leggero aumento e dopo essere rimasta stabile per diversi giorni su 20/21 gradi, la mattina del 11 giugno 1911 era arrivata ai 23. Nel corso della giornata raggiuse, verso le 11, la cifra massima di 24,5. Per l’epoca sicuramente una giornata calda. Gli eventi atmosferici di quelle giornate accidentalmente evidenziano una apparente eccezionalità del 11 giugno 1911. Ed invero, nelle settimane successive, come riportato dalle relazioni dell’Osservatorio di Torino, non furono più raggiunte quelle vette di calore. Ed inoltre, la temperatura, per diverse settimane, nel corso della stessa giornata era capace di variare sensibilmente.
Quel giorno, Cesare Pavese, all’età di quasi tre anni e Vittoria Scaglione, la sorella di Pinolo, compaesano, amico e confidente di Cesare Pavese, il Nuto del Salto del romanzo La luna ed i falò, raggiunsero la famiglia Pavese a Torino. Sino ad allora avevano vissuto a Santo Stefano Belbo.
Dal portone di Via Sant’Agostino 12 angolo Via Corte d’Appello, alle ore 8 si affaccia una donna minuta, lievemente claudicante, che tiene per mano una bambina sui 9 anni di nome Maria Angela Giuseppina Pavese. La madre è Consolina Fiorentina Mesturini coniugata con Eugenio Pavese. Dal 1897 la casa dei coniugi Pavese era situata in Via Sant’Agostino al civico n. 12, in un edificio ora diverso perché interessato dal bombardamento del 20 novembre 1942. L’abitazione era all’epoca vicinissima alla sede degli uffici giudiziari torinesi e cioè l’isolato composto dal grosso immobile suddiviso da Via Corte d’Appello, Via Sant’Agostino appunto, Via San Domenico e Via delle Orfane. Il padre Eugenio Pavese infatti sino al mese di aprile del 1908 fu alunno cancelliere. Entrato in servizio nel 1886, terminato il lungo servizio militare, nel 1889, fu immesso in servizio nella Pretura di Santo Stefano Belbo e dal 1894 presso diversi uffici giudiziari di Torino.
Le due donne, percorrono la stretta via in direzione di Via Garibaldi e lì svoltano a sinistra. In quel preciso momento, il tram 8 sferraglia dinnanzi loro. Raggiungono, dopo poche decine di metri, il civico 14, ove, nel 1911, vi era l’Ufficio di Stato civile del Comune di Torino.
La donna reca in mano il foglio di famiglia del censimento generale della popolazione al 10 giugno 1911.
La donna chiede all’usciere dove si trovi l’ufficio dell’avv. Carlo Borbonese, applicato di concetto del X Ufficio. “Al Secondo piano”.
La donna, una volta bussato alla porta ed entrata nell’ufficio, chiede all’uomo che ha dinnanzi una montagna di carte: “Buongiorno è Lei, l’avv. Carlo Borbonese?”.
“Si sono io”.
“Sono Consolina Pavese. Spero si ricordi di mio marito Eugenio; fu cancelliere nella Corte di Cassazione. Le devo consegnare la scheda famigliare”.
“Mi ricordo di Suo marito, stimato da tutti gran lavoratore. Signora, mi perdoni ma lui non è venuto? Io non dovrei accettare il modulo visto che Lui è il capofamiglia”.
“Mio marito non esce da casa di nuovo da mesi e mi ha incaricata di provvedere al disbrigo di questa faccenda”.
“Avvocato”, con un sottile tono di voce, quasi parlottando “…mio figlio Cesare, da qualche tempo, vive con noi, prima stava nel paese dove è nato, assieme a lui è arrivata anche la sua bambinaia sempre proveniente da Santo Stefano Belbo. Inoltre, io ed i miei genitori … mio marito … vogliamo trasferirci in un altro alloggio, in Via Ponza”.
Da poco, l’ultimo suo figlio, Cesare Luigi Camillo Quinto Pavese, proveniente da Santo Stefano Belbo ove era nato il 9 settembre 1908 risiede con la mamma, il padre e la sorella. Assieme a lui è arrivata la giovane Vittoria Scaglione incaricata di continuare ad accudirlo anche a Torino.
“L’ex cancelliere Pavese non potrà che giovarne del ricongiungimento della famiglia e questa ragazza vi aiuterà nel disbrigo delle quotidiane faccende. Quanto alla nuova residenza, la questione è semplice. Al 10 giugno 1911 se, come ho capito, l’intero nucleo famigliare vive tutt’ora in Via Sant’Agostino, 12, il modulo deve recare quell’indirizzo. Mi dia il foglio del censimento. Mi saluti suo marito, spero proprio si rimetta. Dispiacque a tante persone quando dovette licenziarsi.
All’inizio del novecento la salute di Eugenio Pavese cominciò a peggiorare rapidamente. Ed invero, in quasi vent’anni di servizio, riuscì a lavorare al massimo 13 anni pieni in quanto sin dal mese di ottobre 1901 richiese lunghissime aspettative per malattia ed alla fine, nel luglio del 1908, dovette rassegnare le dimissioni. Stato clinico che traeva origine dall’infanzia; tanto è vero che, in occasione della visita medica per il servizio militare, gli fu diagnosticato un grosso tumore cistico all’orecchio sinistro.
Con voce bassa e senza tentennamenti, la donna dice: “Eugenio dovette licenziarsi il 7 aprile 1908 perché, a causa della lunga malattia non poteva più conservare il suo posto di lavoro. Fu un giorno molto duro e molto triste e da allora le cose non sono affatto migliorate”.
Madre e figlia scendono quindi le scale del palazzo e proseguono per via Garibaldi direzione Piazza Castello.
“Maria oggi voglio festeggiare l’arrivo di Cesare. Stamattina ho chiesto a Vittoria di preparare la base per il fritto misto. Io e te dobbiamo acquistare l’occorrente. Avrei pensato di preparare anche il Bonet”.
“Mamma che bello e che buono! Sarà proprio una bella giornata”.
“Per papà compreremo del seirass che a lui piace tanto”.
La madre, tenendo stretta la mano della figlia, ripensa alla sua vita dal 1901, da quando cioè la salute del marito improvvisamente iniziò a peggiorare. Da quel giorno Eugenio prese sempre più spesso aspettative dal lavoro. Consolina rammentò dei suoi continui mal di testa accompagnati da debolezza e stati mentali di progressiva confusione e debilitazione. Il 9 febbraio 1901, i suoi genitori, Luigi Mesturini ed Angela Scagliotti vennero a vivere a Torino in Via Sant’Agostino 12 per “prendersi cura” di lei e della sua famiglia. La malattia del marito aveva comportato il mancare improvviso dell’unico stipendio ed i Mesturini dovettero vendere, in un lampo, le loro proprietà immobiliari di Ticineto, nell’Alessandrino.
Assorta nei suoi ricordi, Consolina ripensò ai suoi figli morti. Laura Bertilde, nata il 15 settembre 1894 a Ticineto, eppure registrata all’anagrafe di Torino ed avendo una vita sofferente morì il 16 giugno 1899 a Torino. L’anno prima, il 26 novembre 1898, a Torino, era nato il secondo figlio della coppia, Luigi Fiorenzo Costantino Pavese, morto a Santo Stefano Belbo neppure un mese dopo il 17 dicembre 1
898. Nel 1900 e precisamente il 12 agosto era nata la terza figlia, Chiarina Angiola Maria Pavese, anch’essa deceduta a Santo Stefano Belbo il 30 dicembre 1900. Nel giro di tre anni i coniugi Pavese perdettero tre figli. Finalmente, il 9 novembre 1902 nacque un’altra figlia, Maria Angela Giuseppina Pavese l’unica dei cinque che ebbe una vita intera apparentemente regolare, morendo nel 1982. Il marito, Guglielmo Sini, soldato della grande guerra, fu prigioniero in un campo di prigionia / lager in Ungheria dal 1916 sino alla fine della guerra, tornando in famiglia nel 1919 inoltrato.
Consolina ricordò infine il giorno che disse al marito di essere incinta di Cesare, quasi nello stesso periodo delle forzate dimissioni determinate dalla malattia che progrediva. Il bimbo fu affidato, subito dopo la nascita ad una balia d’un comune langarolo, Moncucco e poi alle cure di Vittoria Scaglione in Santo Stefano Belbo. Per questo, volendo far entrare in famiglia il suo figliolo, Consolina richiese alla giovane di seguirlo a Torino.
Madre e figlia percorrono alcune centinaia di metri e quindi pervengono in Via XX Settembre ove girano a destra. Le loro mete sono la drogheria di Giovanni Battista Gobetti in Via Bertola 9 angolo Via XX Settembre 53 ed il negozio di primizie alimentari (fornitore ufficiale di Casa Reale) di Giacomo Prospero. Rispettivamente il padre di Piero Gobetti e di Ada Prospero in Gobetti. Qui Consolina compra parte dell’occorrente per il fritto misto ed il bonet. Il resto del necessario, sempre su Via XX Settembre, direzione Corso Regina Margherita, in una non distante macelleria.
Completata le spesa madre e figlia imboccano via della Basilica, quindi Via Santa Chiara ed, all’angolo, ritornano su Via Sant’Agostino ove, nell’appartamento di casa, Vittoria è ai fornelli e si accinge a preparare il pranzo.
Purtroppo neppure la nuova abitazione in Via XX Settembre 97 recherà ai coniugi Pavese fortuna. Il 23 febbraio 1912 morirà Luigi Mesturini, il 2 gennaio 1914 Eugenio Pavese ed il 25 marzo 1914 la madre. Consolina, all’età di 46 anni, si troverà sola con due minori, senza un reddito, una qualsivoglia professione, con variegati debiti ma diversi crediti verso gli acquirenti degli immobili alienati dal proprio genitore. Il nucleo famigliare nel 1914 avrà una sola proprietà, in condivisione con il cognato Olimpio, la famosa cascina di Santo Stefano Belbo che dette i natali allo scrittore. La quale, con atto trascritto nella Regia Conservatoria dei Registri Immobiliari di Torino del 9 marzo 1914, perverrà in successione a Cesare e Maria Pavese avendo Consolina rinunciato alla sua quota di eredità. Essendo i figli minorenni, il Tribunale di Torino, con decreto del 15 gennaio 1914, nominerà loro curatore il notaio Giovan Battista Cassinis (nipote del famoso ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Battista, intimo del conte Camillo Benso di Cavour).
Le biografie ufficiali riportano che il piccolo Cesare, in ragione della malattia di tifo della sorella, frequentò la prima elementare a Santo Stefano Belbo.
Nel 1917 infine la famiglia, composta di madre, due figli e governante, si trasferirà in Via Ponza 3.