Premio Racconti per Corti 2023 “2-12-35” di Giulia Orati
Categoria: Premio Racconti per Corti 2023È 2 dicembre 2024. Pietro sta lavorando al computer, impelagato in ricerche scientifiche. Improvvisamente, gli squilla il telefono: una voce da uomo camuffata gli dice che ha rapito sua moglie. Si devono incontrare in un magazzino fuori città e Pietro, per salvare la donna, deve consegnare un certo dispositivo E.T.T.D. Pietro è ovviamente in ansia, ma deve comunque far finta di non sapere di cosa l’altro stia parlando. L’altro, però, gli dice di non prenderlo in giro: lo sa benissimo di cosa sta parlando. Ha mezz’ora o sua moglie muore. [durante questo dialogo verrebbe fuori che Pietro è un biologo]
Pietro allora si attiva, esce dallo studio, prende l’auto, va in laboratorio e dalla cassaforte tira fuori il dispositivo E.T.T.D. Si tratta di un piccolo meccanismo di qualche tipo, che può essere infilato anche all’interno della tasca della propria giacca.
Corre poi al luogo dell’incontro. È lugubre, e il magazzino è pieno di cunicoli. In fondo ad uno stanzone, illuminata da un faretto elettrico, trova finalmente sua moglie, legata a una sedia.
Anche il rapitore, stavolta, fa la sua comparsa: è se stesso, ma più vecchio.
Pietro rimane piuttosto sotto shock, e l’altro non può far altro che cominciare a spiegare. Dice di aver rapito la moglie di Pietro perché sa che sarebbe stata l’unica leva utilizzabile per farsi consegnare la macchina.
“Quindi funziona? Dov’è finita quella che hai usato tu?” chiede l’altro.
Ma il più vecchio risponde che non sono affari suoi. L’unica cosa che Pietro nota è che questa versione di sé del futuro è completamente fuori di testa, potenzialmente pericolosa.
Piuttosto, però, Pietro decide di usare la macchina, invece di consegnarla, e, così facendo… ebbene, torna indietro nel tempo, ritrovandosi già nei pressi del luogo dell’incontro. Si può viaggiare nel tempo, dopotutto: non nello spazio.
L’uomo interviene subito, e, senza farsi vedere dal se stesso più vecchio, prova a liberare la moglie. La cosa fallisce, però, perché viene sorpreso e i due Pietro hanno una breve colluttazione. Dalla tasca gli esce la macchina del tempo e il più vecchio la prende, setta una data che viene detta ad alta voce dalla macchina (2-12-35), e sparisce.
In quel momento arriva un altro Pietro ancora, quello a cui il più vecchio aveva fatto la telefonata, in quello specifico tempo. Rimane sorpreso nel vedere se stesso, ma non fa in tempo a riprendersi che l’altro gli toglie l’E.T.T.D. dalle mani per andare nel futuro a fermare il più vecchio dei tre. Si capisce, dopotutto, che costui abbia un qualche strano piano in mente, e va fermato.
Quando arriva, lo trova poco lontano. Il più vecchio ha appena svegliato un barbone che dormiva, apparentemente senza alcun senso, e sta per ucciderlo.
Pietro lo ferma prima che compia il gesto, e il barbone scappa. Il più vecchio urla che quello era l’assassino della loro moglie, in quel tempo, e che adesso tutto è andato a puttane! Ma Pietro ha paura di questa versione di sé, di cosa potrebbe compiere, e lo uccide. Ironico il destino: ha appena compiuto ciò che aveva paura che se stesso, nel futuro, avrebbe messo a termine.
Ora solo, Pietro si siede a terra. Non può tornare nel passato, perché c’è già un Pietro. E questo, invece, è un tempo che non gli appartiene. C’è un attimo di silenzio e di riflessione.
Pietro guarda poi verso il punto in cui è scappato il barbone. E poi si tira fuori l’E.T.T.D. dalla tasca, fissandolo nella propria mano.
FINE
Soggetto intriso di ambigua fantascienza. Ne consiglio una revisione collaterale a budget e metraggio di un corto.
Premetto che non amo il genere, pertanto un po’ di fatica l’ho fatta a comprendere bene i vari passaggi.
Forse poteva esserci un altro finale, o una riflessione più ampia.
Credo meriterebbe un maggior sviluppo della trama, cosa che per limiti di battute qui non è possibile.
Giulia, speriamo che l’ETTD non lo inventino mai, se no temo anch’io che l’umanità potrebbe fare cattivo uso. In questo senso trovo sintomatico il finale: Pietro che fissa il dispositivo, interrogandosi verosimilmente su ciò che sarà.