Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “Leonardo” di Fabiola Medici

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

La luce del tramonto penetra nella stanza. E’ calda.

Fisso il vuoto, mentre da fuori giunge un frastuono insopportabile. Urla indiavolate di ragazzi.

Mi alzo e li guardo giocare.

Chiudo la finestra. Il rumore finalmente sembra lontano e nella stanza ora c’è silenzio.

Mi siedo sul divano, La mia mano afferra il telecomando e accendo la TV. Telegiornale.

Scorre un servizio sui comportamenti aggressivi dei giovani che sfociano in liti furiose che hanno spesso come conseguenza omicidi di coetanei o di parenti.

Cosa sta succedendo, mi chiedo, perché tanta  violenza!

La trasmissione prosegue con un’intervista ad un sociologo che analizza il preoccupante fenomeno. Il rimedio  secondo l’esperto è evitare giudizi affrettati sui giovani e imparare ad ascoltare le loro motivazioni. L’Ascolto.

Spengo la TV e resto in silenzio.

Potrei intervistare le persone per strada e chiedere opinioni e  pareri. Fare un’indagine sociologica… Perchè no? Sono una giornalista in fondo.

In testa “Comizi d’Amore”. Pasolini, il grande Pasolini. Il tema principale la gioventù violenta.

Le domande saranno certo diverse da allora, perché la società è diversa, ma vorrei capire se, ora come allora,  siamo pronti più a giudicare che ad ascoltare, se la causa di questa aggressività è da ricercarsi anche nella nostra società,  incapace di fraternità, di comprensione.

Ripenso alla mia adolescenza. Faccio paragoni cercando somiglianze.

Le generazioni sono diverse ma la sensazione di non sentirsi ascoltati e compresi è la stessa.

Anche per la mia generazione, anni ’70, contavano i soldi, l’estetica. Connessi a un computer, a un cellulare, chiusi nel branco ma meno aggressivi. Inoltre il bullismo è sempre esistito.

Più rifletto e più non riesco a capire.

Urla provenienti dal mio stesso pianerottolo mi riportano alla realtà. Il figlio degli inquilini accanto è tornato a casa. Situazione familiare complicata.

I genitori gridano. Lui non risponde. Silenzio improvviso. Sento la porta che si riapre. I genitori escono. Dopo poco si sente musica dei Placebo a tutto volume.

Il ragazzo lo conosco. Leonardo. Non va molto bene a scuola. Ogni tanto gli faccio ripetizioni. Ragazzo taciturno che non palesa emozioni. Quando lo osservo mi rivedo in lui: adolescente incompreso.

Inutile spiegare. Inutile parlare. Nessuno ti ascolta.

Mi serve materiale per la mia inchiesta sulla violenza giovanile.

Vado da lui. Decisa, busso alla porta. Nonostante la musica sente e mi apre. Con uno sguardo triste, quasi assente, mi dice che oggi non abbiamo ripetizioni in programma.

Riferisco di aver sentito urlare i suoi e di voler sapere se stia bene. Lui abbassa gli occhi e mi dice “Entra…”.

Stanza in disordine. Fumetti e Cd ovunque. Mi siedo al  nostro tavolo delle ripetizioni.

Provo a fare domande, certa che non risponderà. Tento ugualmente.

Lui si avvicina alla finestra, guarda fuori (come se non fosse presente nella stanza). Stranamente incomincia a parlare. Mi racconta di star male, di non sopportare più niente.

Solo studio. Solo giudizi sul suo modo di essere, sul suo modo di agire. I suoi genitori lo soffocano.  E poi sono incoerenti. O urlano o sono indifferenti ma gli comprano tutto quello che chiede.

Penso al sociologo dell’altro giorno. Continua a parlare.

Dice tante cose e come nel gioco delle freccette colpisce il bersaglio, il mancato interesse e ascolto della sua famiglia ai suoi problemi.

Senza parlare, senza giudicare, provo a capire cosa cerca di comunicarmi.

Mi preoccupa il suo disagio, la sua alienazione. Soffre perché non percepisce amore verso di lui, e forse perché si sente incapace di darne.

Nella stanza cade il silenzio.

Osservo, sparsi sul pavimento, fumetti disegnati da lui. E’ bravo. Ha talento. Mi sorprende però la storia del fumetto. Gangs di ragazzi che si affrontano. Rissa. Sangue. Rosso su tutte le immagini. Glielo faccio notare, chiedendo se questa storia l’ha pensata proprio lui. Mi fissa e annuisce con il capo. Poi, con un gesto rapido, nervoso, mi toglie i disegni dalle mani.

La mattina seguente decido di cominciare la mia inchiesta.

La gente corre, va di fretta, dedica ormai poco tempo alla riflessione. Provo a fermare qualcuno, spiegando il tema della mia intervista. Molti nemmeno mi fanno parlare. Non ascoltano. Da quei pochi che mi concedono attenzione ricevo risposte vaghe.

Per lo più attribuiscono la colpa ai ragazzi, alla droga, all’alcool, alla mancanza di valori.

Nessuno che accenni all’assenza di ascolto da parte dei genitori, della responsabilità che dovrebbero avere nell’educazione e nel trasmettere valori.

Intervisto alcuni ragazzi fuori dalle scuole superiori. Tanti non rispondono.

Una ragazza afferma che la violenza nei giovani nasce dal mancato ascolto.

Per farsi sentire i ragazzi fanno uso di droghe, di alcol. La violenza per attirare attenzione, un’attenzione negata dalla società per la fretta, per il non saper comprendere il delicato passaggio dell’adolescenza a l’età adulta. Quest’ultima è quindi il frutto del mancato ascolto della società. Il continuo giudicare i comportamenti degli adolescenti da parte degli adulti, porta solo alla rabbia dei ragazzi che diventa violenza, delle parole e dei gesti.  

Mi torna in testa Leonardo e i suoi fumetti. Rosso solo rosso.

Mentre sono fuori dalla scuola, i ragazzi si spintonano, si picchiano anche solo per gioco.

Il contatto fisico è determinante a quell‘età. Sopraffare il compagno vuol dire dimostrare di essere forti. Essere il più forte come nel regno animale. Forza uguale rispetto, accettazione nella società. Le ragazze invece rincorrono la bellezza, l’estetica. Il soggetto viene sostituito dall’oggetto. Essere come una bambola. Essere prescelta del capobranco, come nelle tribù.

Torno a casa.

Rivedo le interviste. Medito sul triste risultato ottenuto: Incomprensione. Da entrambe le parti. Incomprensione che genera silenzi dannosi.

L‘incapacità di parlare, di cercare il confronto, genera solo violenza.

Mi avvicino alla finestra. Guardo in strada. Vedo Leonardo.

Scende dal motorino velocemente con il suo modo di fare, sempre assente.

Lo sento per le scale, salire di corsa.

Rimango in ascolto. Bussa alla porta di casa. I genitori sono in casa. Sento aprire la porta.

Le solite urla. Stavolta lui prova a dire qualcosa. Forse… Silenzio.

Improvvisamente odo degli spari.

Ho il cuore in gola.

Immagino, con terrore, cosa sia accaduto.

Mi faccio coraggio. Esco dall’appartamento. Sono accorsi anche altri inquilini. Hanno già chiamato la polizia. Picchio forte alla porta di Leonardo, lo chiamo. Lui mi sente ed apre.

Il viso è stravolto, mi fissa ma non parla.

In mano la pistola. Si gira e come ipnotizzato va nella sua stanza.

Lo seguo. I suoi fumetti a terra. Sopra, i corpi dei suoi genitori, esangui. Rosso, rosso ovunque.

Mi viene da dar di stomaco per l’odore forte di sangue, ma continuo a parlargli.

Cerco di fargli cadere l’arma ma lui me la punta contro e urla di non toccarlo.

Si avvicina alla finestra. Cerco di rassicurarlo, di farlo ragionare, ma capisco che è tutto inutile.

Non ascolta. Apre la finestra.  

Mi avvicino ma lui continua a puntare la pistola verso di me.

Leonardo non ascolta più.

Avvicina la sedia alla finestra ed è un attimo.

Si getta giù.

La finestra rimane aperta.

La luce del tramonto penetra nella stanza.

E’ fredda, molto fredda.


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2 commenti »

  1. L’analisi della psicologia degli adolescenti è molto approfondita e convincente. si sente che è fatta da qualcuno che è esperto e che sa esprimere molto bene il suo pensiero anche attraverso lo strumento della scrittura. Sul problema dei genitori incapaci di comunicare e di trasmettere ai figli certi valori ho una piccola riserva (che forse è anche una forma di autoassoluzione) noi possiamo predicare i concetti di comportamenti sociali corretti, tolleranza e buona volontà fin che vogliamo; poi le nostre parole si perdono in mezzo a un fiume di altri messaggi che gli arrivano da compagni violenti, reti social , videogiochi e filmati di segno opposto. Come possiamo farcela?

  2. Davvero un bel racconto su una tematica profonda e attuale, storia molto toccante e buono spunto per riflettere, complimenti!

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