Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2022 “Foglie d’ebano” di Maria Cristina Peruzzini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Appoggio bene i piedi, mentre salgo i gradini della scuola.  Faccio rumore almeno tutti mi sentono.  Arrivo sempre per primo alle otto meno dieci con la borsa rossa, quella del computer. Come mai la borsa del computer è sempre sporca? mi chiede mamma quando torno a casa dalla scuola.  Lei non sa che pesa e, se fossi alto come Leonardo,  non sporcherei la borsa sulle scale. Anche Davide è basso ma al computer fa gli esercizi più difficili dei miei, io li faccio facili con l’insegnante che è solo per me. Lei mi aspetta in fondo al corridoio, con i capelli biondi tutti lisci e pettinati.  Io anche sul corridoio faccio rumore con i piedi, poi entro nell’aula.  Arrivo al banco,  sempre al primo banco mi mettono; banco a destra, banco a sinistra ma sempre al primo banco. Ma tu mi vuoi bene? Lo chiedo sempre a tutti: agli insegnanti, ai compagni,  già dalla mattina, quando alle otto sento suonare le campane.  Mi piace la scuola vicina alla chiesa perché sento le campane, perché il prete ha una giornata sempre uguale e a me piacciono le cose sempre uguali. Don Mario al mattino prega poi si cucina la pasta al fumé, il pomeriggio va a trovare i carcerati,  la sera c’è Messa e il giorno dopo è tutto uguale.  A me piacciono le cose sempre uguali, come le materie segnate sul diario: storia, matematica italiano inglese il lunedì; inglese, matematica, italiano il martedì. Ma tu mi vuoi bene? Lo chiedo a tutti, non si sa mai.    Dopo mi dai il profumo alla cannella? Lo chiedo all’insegnante d’ inglese perché è lei che ha scoperto che mi piace il profumo alla cannella.  Ha i capelli bianchi,  la mascherina verde e ha preso dalla borsa grossa la boccetta trasparente con il tappetto d’oro e ha spruzzato.  Io sono rimasto fermo nel banco e lei è stata contenta perché io mi muovo sempre, per questo sto sempre al primo banco; banco a destra, banco a sinistra ma sempre al primo banco.    Se stai buono, ti do sempre il profumo alla cannella e allora io sto buono anche prima, mentre aspetto che mi spruzza il profumo alla cannella.  Penso ai biscotti che mi danno gli zii e hanno proprio il profumo di cannella. Ma tu mi vuoi bene? Tantissimo, mi dice l’insegnante con i capelli bianchi e la mascherina verde, se stai fermo.  E tu mi dai il profumo allo zenzero? Lo chiedo al prof. di matematica perché gliel’ha detto la prof. d’inglese che io sto buono col profumo. Allora il prof. di matematica ha portato il profumo allo zenzero.  Ha i capelli grigi,  la sciarpa sempre intorno al collo e ha preso dallo zaino una boccetta rossa, quella non era trasparente.  E ha spruzzato. Io lo so che c’era il profumo allo zenzero, anche se la boccetta non era trasparente e sono stato buono al primo banco. Banco a destra, banco a sinistra ma sempre al primo banco. Ma tu mi vuoi bene ? ho chiesto al prof. di matematica, con i capelli grigi e la sciarpa sempre intorno al collo. Certo, sei stato così buono. E allora quando Davide fa le operazioni, quelle difficili, io penso al profumo, al traghetto, al treno e alle campane. Perché suonano le campane alle dieci? C’è il funerale, ha detto la prof,  quella che è solo per me.   Ma perché non c’è sempre il funerale? E no, sempre il funerale no. Non mi piacciono le cose che non sono sempre uguali e allora  non mi piace il funerale. E chi è morto? chiedo. Non lo so.   Gli insegnanti non sanno sempre tutto. E anch’io muoio? No, c’è tanto tempo, dice l’insegnante che fa i compiti con me. E allora con lei faccio le operazioni, quelle facili. E quanto manca alla ricreazione? E tu sei amica mia? Lo chiedo sempre a tutti e lo chiedo anche alla prof. d’italiano. Se adesso  tu stai buono, i compagni stanno zitti,  io spiego i pronomi,  poi arriva il profumo alle foglie d’ebano. La prof. d’italiano ha scoperto il profumo alle foglie d’ebano. Quella d’inglese ha scoperto il profumo cioè che io sto buono col profumo, il prof. di matematica ha scoperto il profumo allo zenzero e la prof. d’italiano il profumo alle foglie d’ebano. Ce l’ha nella boccetta, nella boccetta verde, quasi trasparente; ci sono le foglie d’ebano disegnate,  ma dentro un po’ si vede. E l’ebano è una pianta, l’ha detto lei che c’è scritto foglie d’ebano e anch’io lo so perché è diverso dalla cannella e dallo zenzero.  Io lo sento il profumo del legno delle piante quando lo spruzza, se sono stato buono. Guarda, dice la prof. d’italiano e chiama la prof. che solo con  me fa le operazioni, dice guarda e mi guardano tutte e due dentro gli occhiali.    Gli occhi sono marroni,  con macchioline verdi come foglie, dice.    Io lo so, quelle sono le foglie dell’ebano. Allora chiudo gli occhi perché così non scappano e rimangono attaccate. Quando scendo e devo andare a casa, con la borsa rossa del computer sulle scale, mi sento più alto di Leonardo perché io adesso sono grande come un albero.  Tengo in alto la borsa che non tocca più i gradini e i miei piedi non fanno più rumore.

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3 commenti »

  1. tenero e dolce senza essere banale e sdolcinato. sento il profumo anche io…

  2. Delicato e introspettivo. Un bell’esempio di “show, don’t tell”.

  3. Molto delicato.

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