Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2022 “Grande Chef” di Benedetta Scafa

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

I tre concorrenti a rischio di eliminazione stavano ora in piedi davanti ai giudici. Dalla sua postazione Elio Cremisi li vedeva di spalle, ma grazie ai due ampi monitor laterali sarebbe riuscito a godersi ogni espressione. Da sinistra erano schierati: Guido Bocci, ingegnere fiorentino con la passione per i fornelli, alto e squadrato nel suo maglioncino azzurro; Silvia Esposito, ragazza minuta e irrequieta con i capelli castani raccolti in una coda e il grembiule bianco pieno di patacche; Camilla Costa, mamma in carriera di origini svedesi che aveva deciso di prendersi del tempo per seguire le sue passioni.

Elio era l’ultimo arrivato: l’avevano ripescato a trasmissione già iniziata, dopo che un concorrente aveva dovuto lasciare per problemi di salute. Alle selezioni i giudici avevano apprezzato la sua creatività, ma la totale mancanza di tecnica gli era costata l’ammissione. Ora che finalmente era approdato a Grande Chef, nel bel mezzo di una puntata eliminatoria e senza nemmeno aver dovuto cucinare, più che un concorrente si sentiva uno spettatore che ha vinto un posto in prima fila. Sprizzava entusiasmo da tutti i pori.

In sala la tensione era palpabile. Dopo aver confabulato a lungo in un angolino appartato, i giudici avevano finalmente raggiunto un verdetto.

«Guido, Silvia, Camilla. I vostri sono stati i piatti peggiori nella prova di abilità. Uno di voi sta per lasciare il programma». A parlare, con tono solenne, era stato lo chef pelato dall’accento americano.

«Guido, fai un passo avanti. Come sai, il tuo piatto aveva molti problemi». Fissò il concorrente come se volesse estrarne una confessione, poi cominciò a elencare i problemi del piatto sulla punta delle dita. «La presentazione era terribile; il filetto era troppo cotto; la carne galleggiava nella salsa e mancava completamente il sale». Pausa. Sorriso sardonico. «Ma questa volta ti è andata bene, il tuo piatto non è il peggiore. Torna al tuo posto!».

Guido accennò un inchino e si incamminò rigidamente, senza lasciar trapelare alcuna emozione.

«Mamma mia, che ansia!» esclamò Elio applaudendo fragorosamente e guardandosi intorno con aria d’intesa. La reazione degli altri concorrenti lo spiazzò: non sembravano per nulla elettrizzati dal verdetto e si limitarono a un applauso breve e ovattato. Guido intanto aveva raggiunto la postazione e in sala era tornato il silenzio.

«Silvia, Camilla» proseguì il secondo giudice, un tipo basso con la giacca a righe e due occhietti taglienti dietro gli occhiali di tartaruga. «I piatti che ci avete presentato erano immangiabili». Aveva pronunciato l’ultima parola con tre “m” e la sua espressione era sinceramente disgustata. «Se dipendesse solo da me, oggi andreste a casa tutte e due». Fece una lunga pausa, fissando le concorrenti negli occhi. Non si sentiva volare una mosca.

«Una di voi, però, ha commesso un errore imperdonabile in una competizione di questo livello». Un’altra pausa, più breve. «Silvia!» tuonò improvvisamente, «Il pesce che ci hai servito era crudo. Togliti il grembiule, devi lasciare per sempre Grande Chef».

Silvia sgranò gli occhi. I muscoli del viso, rigidi per la tensione, cominciarono a sciogliersi in un’espressione stupita. Le spalle si incurvarono spingendo il collo in avanti, la bocca si spalancò e la ragazza scoppiò a ridere. Con gli occhi fissi sui giudici si strappò il grembiule e lo buttò con malagrazia sui fornelli spenti; poi si girò di scatto e si lanciò verso la porta come se il pavimento fosse ricoperto di lava. Senza fermarsi né voltarsi indietro spinse i battenti e scomparve nell’oscurità.

Elio, che era già pronto per un altro applauso, restò bloccato con la bocca semiaperta e le mani a mezz’aria, come un bambino colto di sorpresa nel gioco Un due tre stella. Non avrebbe saputo dire cosa lo lasciava più perplesso, se la fuga della concorrente eliminata o il contegno dei presenti, rimasti immobili con lo sguardo fisso davanti a sé come tante statue di cera. Di certo si trattava di un episodio particolare del programma, molto diverso da quelli che Elio guardava in televisione. Magari dall’interno sono spesso così, si disse, poi li ritoccano col montaggio.

Anche i giudici erano rimasti stranamente inerti di fronte alla performance della concorrente, salvo seguirne i movimenti con sguardi acuminati come frecce. Il terzo chef, un uomo dal fisico imponente con la barba e i capelli corvini, si rivolse a Camilla con voce stentorea:

«Camilla, sei salva! Torna al tuo posto!».

Stavolta Elio non osò applaudire, ma osservò la concorrente sullo schermo. Si aspettava, se non salti di gioia, almeno un sospiro di sollievo, un’espressione distesa. Ma la donna sembrava sul punto di mettersi a piangere. Elio vide le sue labbra che si muovevano e tese l’orecchio per afferrare le parole che uscivano in un sussurro strozzato:

«Per favore…».

Lo sguardo dei giudici si indurì mentre due lacrimoni scendevano lungo le guance di Camilla.

«Per favore, voglio solo andare a casa!».

Elio trasalì. Ma che succede, pensò, è uno scherzo? Ho sentito bene?

In sala l’atmosfera era glaciale.

«Camilla, ora basta, torna al tuo posto!» intimò lo chef pelato con un tono che non ammetteva repliche. Ma la donna, ripiegata su sé stessa, era scoppiata in un pianto dirotto.

Elio, che non ci capiva niente, si guardò intorno cercando il sostegno dei colleghi. Qualcuno era impallidito, ma restava immobile; una ragazza piangeva silenziosamente tenendo la testa bassa per non farsi vedere dai giudici. Un signore scuoteva la testa, mormorando: «Non va bene, non va bene».

«Ma che succede?» chiese Elio a mezza voce, rivolgendosi al concorrente più vicino. Quello lo zittì con uno «Shhh!» sgarbato e si girò dall’altra parte.

Sempre più smarrito, Elio tornò a guardare davanti a sé. Camilla era scomparsa, ma la sua figura raggomitolata a terra era ancora visibile sui monitor, con il viso nascosto all’interno del gomito e le spalle scosse dai singhiozzi. Nessuno si era avvicinato a lei. Quello che più di tutto colpì Elio, facendogli gelare il sangue nelle vene, fu però la vista dei giudici. I tre chef, rimasti fermi nelle loro postazioni, avevano assunto sembianze quasi robotiche e i loro sguardi erano talmente inespressivi da sembrare a malapena umani.

Per qualche secondo nessuno si mosse né parlò. Elio riusciva a sentire il suo respiro che usciva dal naso con un leggero fischio. Poi, improvvisamente, i giudici si volsero all’unisono e il piccoletto con gli occhiali schioccò le dita. Sotto lo sguardo attonito di Elio e quello vitreo degli chef, due figure incappucciate uscirono da una porta laterale e con passo deciso si diressero verso la donna.

«Ma che succede?!» gridò Elio con voce strozzata, guardandosi intorno in cerca di un appiglio. Nessuno sembrava fare caso a lui o condividere il suo stupore.

Con i piedi radicati nel parquet e le mani sudate che erano diventate un tutt’uno con il ripiano della cucina, Elio guardò impotente i due aguzzini avvicinarsi a Camilla, afferrarla sotto le ascelle e cominciare a trascinarla verso la porta laterale. Fermatevi, avrebbe voluto urlare, fermatevi, lasciatela stare, per l’amor del cielo lasciatela stare! Niente di tutto questo gli uscì di bocca.

Invece disse, con un lungo gemito che era quasi un guaito: «Ma che succede?» e continuò a ripeterlo mentre la portavano via e la porta si chiudeva alle loro spalle con un tonfo sordo.

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4 commenti »

  1. Racconto mosso da un’idea di fondo davvero originale, un capovolgimento delle consuetudini che mostra quanto i punti di vista possano essere molteplici e differenti. Mi sembra un ottimo punto di partenza per una narrazione distopica anche di più ampio respiro.

  2. Grazie Davide Schiavon!

  3. Concordo con Davide Schiavon. L’idea è ottima, originale e permette ampie possibilità di sviluppare il personaggio. La scrittura è limpida e la narrazione scorre davvero bene. Penso che il limite di battute ne riduca il potenziale. Molto brava!

  4. Grazie Marco Ruggiero e Davide Schiavon per i vostri commenti. Sono d’accordo con entrambi sulla possibilità di uno sviluppo più ampio, ci penserò!

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