Premio Racconti nella Rete 2022 “Acronia Utopica” di Luigi Michetti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022Non ce la faccio più, sento le braccia sempre più pesanti, ma questo qua vestito di blu, al centro del cerchio, insiste nel lanciarmi la palla, una volta a me, una volta agli altri cinque vecchi che mi ritrovo intorno. Il ragazzo vestito di blu spesso mi chiama nonno, altre volte Domenico.
Ma perché mi chiama nonno? Se io non ho neanche cinquant’anni, forse ne avrò poco più di quaranta. Finito con la palla, iniziamo una lunga passeggiata, ognuno con la sua andatura, tutto intorno brilla di un’armonia fatta di cordialità, quando le persone si incontrano si salutano felici, l’ambiente è molto regolare, le strade dritte, ci siamo solo noi, di tanto in tanto passano altri giovani vestiti sempre con la casacca blu come quello che ci lanciava la palla. Camminiamo, camminiamo, tanto da poter avere il tempo di osservare che le stradine sono dei rilassanti viali alberati, con sullo sfondo delle case ad un solo piano ed un ampio giardino intorno.
Questa camminata non finisce più, mi sembra di attraversare il mondo, che tutto il mondo sia concentrato in questi viali alberati pieni di case e giardini. A volte incontriamo delle ragazze vestite di arancione, le loro casacche sono arancioni. Una mi chiama e cordialmente mi saluta, sembra quasi rivolta verso di me, ma vedo che nessuno gli risponde, ed è così che lei fa per avvicinarsi fino a farmi una carezza sulla guancia destra «ciao Domenico come stai?». La guardo stupito, lei mi sorride e poi mi abbraccia, senza dare peso al mio smarrimento e se ne va con le altre ragazze vestite con la stessa casacca arancione. Abbiamo camminato tanto, ma veramente tanto, fino all’imbrunire, quando il giovane che ci ha fatto da guida per tutto il tragitto, mi fa entrare in una di queste piccole case basse, dove dentro non manca nulla e resto in compagnia fino dopo cena, con un ragazzo ed una ragazza che mi aiutano a mangiare, poi mi preparano per andare a dormire.
Per tutto il tempo che loro restano con me, ascolto i loro discorsi, anche a fatica, ma capisco bene che quello che fanno è un lavoro, si occupano di chi non riesce a fare più niente da solo, che poi in questo paesaggio senza salite e discese esistono anche famiglie che spesso li aiutano. Queste famiglie hanno dei bambini e li vedo molte volte tornare da scuola, che tutto è come una sorta di isola felice. Nessuno resta mai solo, ognuno può parlare quando vuole, anche urlare se ne sente il bisogno, spesso sento piangere qualcuno, però poi tutto torna tranquillo. Ma sta notte, dopo che il ragazzo con la casacca blu e la ragazza con la casacca arancione sono andati via, non prendo sonno, allora mi vesto ed esco di casa e comincio a camminare di nuovo, così incontro tanti vecchi e vecchie che vagano in questo paese pianeggiante senza macchine, con solo piccoli veicoli elettrici a quattro posti, che compaiono fulminei, allora mi nascondo dietro un albero e vedo che da queste piccole macchine elettriche, l’autista appena raggiunge un vecchio o una vecchia, fa scendere il suo collega che prontamente blocca l’anziana preda, legandola, caricandola sul veicolo prendendo una direzione mai vista.
Uno la volta tutti sti vecchi spariscono così, caricati con la velocità di un lampo. Il giorno dopo ricomincia sempre la stessa giornata ma le persone non sono le stesse, solo riesco, anche se a fatica, a riconoscere i ragazzi e le ragazze con le loro casacche blu e arancioni.