Premio Racconti nella Rete 2022 “Guarda il cielo!” di Emma Traverso (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022Una volta ho conosciuto un bambino molto particolare. Quel giorno stavo camminando per il sentiero nel bosco sopra casa mia assorto nei miei pensieri; all’improvviso si alzò il vento e il sole sparì: allora sollevai lo sguardo al cielo e vidi una grossa nuvola con una forma strana passare sulla testa. Mi ricordava la sagoma… forse di un elefante, oppure di un rinoceronte?
Ad un certo punto sentii un fruscio tra le foglie fuori dal sentiero; e mi avvicinai lentamente, cercando di non fare rumore. Un bambino stava scendendo da una sottile scaletta appoggiata a uno degli alberi. Appena mi vide fece un salto dallo spavento; era pronto a scappare ma io mi affrettai a dire che poteva stare tranquillo, che non gli volevo fare del male.
“Cosa vuoi da me, signore?”
“Ho sentito dei rumori, per quello ti ho trovato. Tutto bene? Hai bisogno di aiuto?”
“Sto benissimo… grazie. Puoi anche andare.”
“Sei da solo? Come ti chiami?”
“Mi chiamo Fawn e sì! Sono da solo, ma tu non ti devi preoccupare. Continua la tua passeggiata e fai finta di non avermi mai incontrato, per favore.” Disse in tono sbrigativo. Ma io ero intenzionato a non demordere.
“Ti sei perso?”
“Sto bene, ti dico, non ho bisogno di aiuto.”
” Cosa stavi facendo di bello?” Nessuna risposta.
“Sai, io ormai sono anziano eppure non mi stanco mai di venire qui, quando voglio pensare. Anche tu ci vieni spesso? Questo posto trasmette tantissima pace e serenità.”
“È la prima volta che vengo qui.” Rispose finalmente la strana figurina, che si stava avvicinando a me piano piano; acquistando sicurezza.
“Ah! E come ti sembra? Ti piace?”
“Non è male, ma ho visto di meglio.”
Gli diedi un’occhiata confusa: “Cosa stavi facendo?” Non sembrava del tutto persuaso ma si convinse a rispondermi, dopo qualche decina di secondi: “Ero su un albero.” A quel punto, ero veramente stupito… ritenevo pericoloso salire su alberi così alti, soprattutto per un bambino magro ed esile come lui. Gli chiesi se gli piaceva giocare ad arrampicarsi sugli alberi ma ricevetti in risposta: “Mmmh… non mi dispiace, anche se ogni tanto è stancante e vorrei solo riposarmi.” Rispose in tono ambiguo.
“E perché non lo fai?”
“È il mio lavoro.”
A quel punto trovai il coraggio di chiedergli quello che mi premeva dal primo momento in cui lo avevo visto. “Ma tu lavori? Da dove vieni?”
“Non lo so.” Di nuovo una risposta che non era una risposta.
Anche io avevo preso sicurezza, così proseguí: “Spiegati meglio…”
“Non so da dove vengo… ho sempre passato la mia vita in viaggio, da un paese all’altro.”
“I tuoi genitori viaggiano molto?” Chiesi deciso ad indagare.
“Viaggio da solo. I miei genitori… non so dove siano. E non so chi siano.” Fu come se una freccia mi trafiggesse il cuore. Io avevo perso i miei genitori quando ero molto piccolo e avevo vissuto con gli zii fino a che non ero stato in grado di lavorare e guadagnarmi i soldi per conto mio.
“Mi dispiace molto.” Sussurrai cercando di trattenere le lacrime.
“Oh ma io sono sicuro che siano da qualche parte, solo… che devo ancora trovarli.” Fawn si era seduto accanto a me e aveva un’aria stranamente serena a dispetto dell’argomento di cui stava parlando. Gli chiesi se era andato a cercarli e mi rispose che purtroppo aveva cercato senza risultati la sua famiglia, ma aveva visto tanti posti nuovi e conosciuto tante persone.
Passarono alcuni minuti in cui nessuno dei due disse nulla; entrambi ci fermammo a guardare per terra. Fawn mi raccontò di più sul suo “lavoro”. La prima volta era passato per un paese in cui tutti gli abitanti erano presi dalle preoccupazioni e avevano dimenticato di alzare gli occhi al cielo e di sognare. “Non hai idea di quanto fossero noiose le giornate!” mi disse mentre raccontava. Narrò che lá passavano i giorni tra impegni e doveri; e anche se provavano gioia, persino se vedevano uno splendido tramonto, sui loro visi rimaneva sempre la stessa espressione… non cambiava mai. “I sorrisi e i sogni fanno bene al cuore!” aggiunse Fawn. A quanto pareva in quel posto erano tutti occupati a pensare alla loro vita quotidiana e ai soliti problemi, troppo indaffarati per prendersi un attimo di tempo, guardare il cielo e diventare leggeri. Allora Fawn salì sull’albero più alto, arrivato sugli ultimi rami si sporse in avanti e acchiappò le nuvole con le mani: con abilità le plasmò a forma di farfalla e di trenino e di gelato e infine le soffiò via. Allora nel cielo tutti, per primi i bambini e poi anche i grandi, videro una farfalla, un trenino e un gelato correre col vento. Tutti si sentirono più leggeri…
Fawn era uno scultore di nuvole, le persone grazie a lui erano tornate a sorridere e a sognare, anche solo per un momento. Non si é mai fermato, e ancora oggi, passa la sua vita in viaggio, da un posto all’altro, per riempire il cielo di forme e figure che solo gli occhi di chi sogna sanno vedere. Anch’io, quando sono triste, alzo gli occhi al cielo e cerco le ultime creazioni di Fawn.
Favola molto Graziosa. Bella l’ idea dello scultore di nuvole e dell’ incontro tra il bimbo e l’ anziano.