Premio Racconti per Corti 2022 “Busta per il paradiso” di Pietro Garuccio
Categoria: Premio Racconti per Corti 2022Un gruppo di amici non più giovani passeggia per le stradine di un antico borgo montano. Improvvisamente scorgono una signora che tenta di scavalcare una ringhiera per buttarsi in un baratro.
Il più giovane del gruppo: “Signora ma che fa? Stia attenta, lì è pericolosissimo.”
“Lei si faccia i fatti suoi, altrimenti mi butto.”
Una signora del gruppo: ”No, per favore, non faccia così. Mi fa venire il crepacuore.”
“Via… via… via tutti. O mi butto. Anche voi… andate tutti indietro. Non avvicinatevi, se non volete che mi butto.”
Sul posto arriva a passo svelto una giovane carabiniera.
“Ferma… ferma… ferma. Per l’amor del Cielo!” Dopo un attimo di riflessione, lentamente tira fuori dalla tasca una busta bianca. “Prenda questa busta.”
La signora, che non perde di vista tutto quello che si muove intorno, risponde bruscamente:
“Mi hai preso per il postino? Che c’è nella busta?”
“Una lettera per mia madre. Anche lei è mamma?”
“Sì, ho un figlio. Ma che ci faccio con questa busta?”
“La dà a mia madre. Lei è morta due anni fa e da allora aspetto che qualcuno vada in paradiso per fargliela recapitare.”
“Ma io vado all’inferno.”
“No. Le mamme vanno in paradiso. Anche se pensano di avere sbagliato, anche se pensano di non esserne degne, per il solo fatto di essere state mamme che hanno amato, vanno tutte in paradiso.”
“Ma lasciami perdere! Questa pandemia mi ha tolto tutto. Ho dovuto chiudere la merceria. Già che non fruttava, ma almeno incontravo le vecchie clienti, ma almeno potevo vivere decorosamente.”
“Ha provato a farsi aiutare dalla parrocchia?”
“Non è il mio mondo, non mi vedono da anni.”
“Non ha parenti? ”
“Sono sempre sola. I parenti meglio non averli. Mio figlio abita lontano. Non ha tempo per pensare a me. Prima veniva per le feste, ora c’è la scusa del Covid… Non so cosa ho sbagliato con lui.”
“Non è così, i figli hanno sempre bisogno dei genitori, prima o poi, con o senza interessi di mezzo. Glielo ho scritto a mia madre in questa lettera. Glielo ho detto che se n’è andata troppo presto. Che avevo tante cose da dire e da chiedere. Che avevo tante cose da farmi perdonare. E che me ne sono accorta troppo tardi. Vedrà che sarà così pure per suo figlio.”
I presenti sono cresciuti di numero e sono diventati spettatori silenziosi e commossi.
La giovane osserva con apprensione la signora, diventata pensosa e con lo sguardo fisso verso il vuoto.
“Non guardi sempre il baratro. Alzi gli occhi. Veda che meraviglia è questo panorama! Le vecchie strade di questo delizioso paesino, il bosco fitto di alberi secolari, e giù la campagna, i vigneti. E che colori oggi!!!”
Tutti i presenti istintivamente distolgono lo sguardo e ammirano acconsenzienti il panorama.
“Ma tu non sai che tarlo è la solitudine. Tu non sai cosa è capace di corrodere, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Tu che ne sai delle domeniche e delle feste uguali a tutti gli altri giorni? Con solo i tordelli fatti a mano da me, che dicono che è Pasqua, che è Natale, che è il mio compleanno.”
“Le propongo di venire domenica a pranzo da me. Anche io vivo da sola. Preparo il ragù come lo faceva la mamma e lei porta i tordelli.”
L’argomento cibo fa riscaldare gli animi degli altri presenti, che riprendono a muoversi e a parlottare tra di loro. Una delle signore prende coraggio.
“Allora l’altra domenica viene a pranzo a casa nostra e porta i tordelli anche a noi. Io non sono brava a farli, peccato perché mio marito ne va pazzo. Le facciamo trovare i necci, quelli sì che sono la mia specialità.”
Un altro signore del gruppo: “Signora, sa giocare a burraco?” La signora annuisce quasi con imbarazzo. “Bene! L’aspettiamo tutti i venerdì al nostro circolo. Da poco abbiamo ripreso a frequentarci. Giochiamo tra amici. Senza pretese e senza soldi, naturalmente.”
La gara di solidarietà di questi sconosciuti spettatori coglie di sorpresa e intenerisce la signora, che nel frattempo inconsapevolmente si è scostata dalla ringhiera. Quando se ne rende conto, fa un timido sorrisino alla giovane carabiniera. L’atmosfera è ormai scaricata di tutta la tensione. Tutti si compiacciono tra di loro.
La signora si dirige verso la sua salvatrice con la mano protesa per chiedere la consegna della busta. La apre e si accorge che è vuota. Allora scambia un sorriso d’intesa con la carabiniera e con l’indice fa il gesto per dire che gliela aveva combinata. Poi, allargando le braccia, le va incontro e le dice:
“Fatti abbracciare.”
Il gesto diventa contagioso e tutti quanti si lasciano andare ad abbracci liberatori.