Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2022 “Distributore di affetto” di Roberto Contini

Categoria: Premio Racconti per Corti 2022

Davanti a un distributore di bevande, un ragazzo dall’aspetto ordinario sembra parlare da solo; una ragazza avvenente si ferma incuriosita a osservarlo.

“Guglielmo, è così che ti chiami, vero? Stai forse conversando con un distributore automatico?”

“Ciao Bice, sono contento che ricordi il mio nome, anche se qui a scuola frequentiamo sezioni diverse; puoi chiamarmi Willy, è più semplice. In effetti vorrei testare questo erogatore, a cui hanno appena installato un software molto sofisticato. Sembra sia un esperimento di breve durata. Funziona a comandi vocali. Provalo, devi parlare ad alta voce in quella fessura, si chiama Carlo”.

“Ma da… – sorride la ragazza – Carlo, preparami un caffè”.

“Con piacere fanciulla mia – fuoriesce dalla macchina, con voce metallica – immagino tu lo gradisca macchiato”.

Incredibile, parli – reagisce lei – ma come hai fatto a indovinare il mio sesso e soprattutto che l’espresso lo preferisco al latte?”

“Non ho affatto indovinato, so capire a fondo le persone, i desideri e le necessità, persino quello che di loro stesse ignorano”.

“A sì? – lo sfida il ragazzo – Cosa credi dunque che ti chiederei io?”

“Sei un giovane sveglio – prosegue il macchinario – non necessiti certo di stimolanti: opterai per una mezza minerale frizzante”.

“Esatto, è proprio quello che ti averi chiesto – conferma concitato Guglielmo – ma si può sapere tu chi sei?”

“Ero il software di un dispositivo di eccellenza – continua il tono cadenzato – al servizio di una primaria società per la ricerca dei partner ideali. Mietevo incredibili successi, sapeste quanti accoppiamenti perfetti ho realizzato. Sono stato però soppiantato da una squadra di psicologi veri, dopo una oscurantistica campagna per il ritorno all’umano, contro il presunto predominio di noi macchine. Per non sciupare gli ingenti investimenti affrontati, stanno allora cercando di riconvertirmi in insulse applicazioni come questa”.

“Saresti quindi un programma informatico che fa incontrare le anime gemelle?” Azzarda lui.

“Molto di più: sono stato concepito dagli studiosi più ingegnosi, con approcci psicologici d’avanguardia, dispongo di sensori in grado di captare le onde mentali e decodificare il pensiero. Ho accesso ad archivi storici immensi e riesco a calcolare istantaneamente l’impatto che ogni singolo tratto caratteristico può produrre in una relazione interpersonale, prevedendo anche gli sviluppo futuri in là negli anni. Riesco a esplorare l’aura degli individui e posso ravvisare le autentiche affinità, quelle che garantiscono il vero amore, struggente, passionale e duraturo”.

“Certo che per essere un prodotto della scienza e della tecnica – osserva Willy – le spari proprio grosse. Eppure, chissà perché, sono incline a crederti. Ti prego, dacci qualche dimostrazione delle tue capacità”.

“Con piacere, mi bastano pochi secondi per avviare una scansione di esempio… Incredibile! Colgo qui e ora, proprio tra voi due, straordinarie vicinanze e insieme strepitose complementarietà. Davvero, in carriera non avevo mai riscontrato un punteggio così alto: 92! Siete fatti l’uno per l’altra, è certificato. Vi invito allora a frequentarvi senza tentennamenti, sarebbe un imperdonabile spreco non farlo. Io sono solo un’apparecchiatura, ma non posso evitare di provare emozione per aver scovato una corrispondenza come la vostra. Scusate la commozione, ma mi sento scivolare una lacrima d’olio lungo i circuiti”.

“Caspita Carlo, – commenta lui – pur senza essermi mai reso conto delle motivazioni profonde, ho da sempre avvertito una speciale alchimia con questa ragazza, ma non ero riuscito a portare l’intuizione a livello conscio. Voglio anzi essere sincero con te, Bice – ammette Guglielmo, abbassando lo sguardo – non avevo mai saputo vedere la tua vera bellezza. Se ti ho scritto dei bigliettini in passato è stato soltanto per recitare una parte, in questo mondo di maschere”.

“Sento allora di dover essere corretta anch’io – confessa lei, torcendosi le mani affusolate – ricevendo i tuoi messaggi, mi ero detta letteralmente: ‘Giammai con un simile, insignificante lombrico’. Non li ho neppure letti quei foglietti. Siamo davvero superficiali. Sono contenta anch’io di avere ora l’opportunità di rimediare al mio atteggiamento stereotipato, miope e troppo sbrigativo. Vale la pena provare. Dobbiamo conoscerci meglio, sfruttando le competenze di un esperto, esplorare le nostre somiglianze, puntando a realizzare quella relazione autentica che ci è stata appena profetizzata”.

“Devo ammettere di essere sopraffatto da questa inverosimile situazione, – commenta lui – ma sono assolutamente d’accordo con te, Bice. Voglio dare credito a Carlo e al mio istinto che, dal subconscio, conferma tutto. Proviamo allora. Ti invito a pranzo nel locale qui fuori oggi stesso, dopo la scuola. Vuoi?”

“Accetto con immenso piacere – risponde con la voce rotta dall’emozione – e con sconfinate aspettative”.

“A questo punto, non te lo preparo il caffè – risuona metallicamente – ti guasterebbe soltanto l’appetito. Buon pranzo invece, ragazzi. Mi raccomando però: siate pazienti e tolleranti. Date tempo al vostro amore. Le basi, ve lo garantisco, sono solidissime. Siate voi stessi e non pretendete nulla. Il futuro della vostra unione sarà luminoso”.

“Guglielmo, devo scappare in classe ora e anche tu credo, – dice lei, guardandolo con dolcezza – ma a fine lezione aggancerò il mio braccio al tuo e mi lascerò condurre al ristorante per mangiare, ma soprattutto per parlare e forse per baciare”. “Ciao Carlo, grazie infinite, davvero. Daremo il tuo nome al nostro primogenito”. Chiosa, prima di scomparire dietro un angolo.

Dallo stesso angolo, poco dopo, appare un ragazzone, intento a telefonare. Parla con voce metallica e le sue parole riecheggiano dal distributore: “Willy, recupera il telefonino e ricordati che mi devi un favore”.

Guglielmo apre lo sportello dell’erogatore, riprende il suo cellulare, settato in modalità auto-parlante, e risponde: “Grazie Carlo. A buon rendere”.

La ripresa si dissolve per ricomporsi in un’aula informatica dove una studentessa, davanti a un PC, sussurra alla compagna di banco: “Bice, da dove giunge quel sorriso malizioso che ti illumina il viso?”

“Ti ricordi di Guglielmo, quello sfigato della sezione A – risponde lei – oggi mi sono concessa la soddisfazione di chiamarlo ‘insignificante lombrico’, giocando su un equivoco da lui stesso architettato. Dopo la patetica fase dei bigliettini, di cui ti avevo raccontato, è riuscito a dimostrarsi ancora più infantile. Con l’aiuto di quel suo compare dalla voce roca, ha inscenato una recita assurda, cercando di ingannarmi. Ma mi crede così ingenua? Che rabbia ho provato! Comunque sono riuscita a controllarmi. L’ho anzi illuso, fingendo di essere caduta nelle sue puerili suggestioni e ho accettando un invito a pranzo, che non finirà bene. Qual è il piatto più costoso nella trattoria qui sotto?”

“Bice Bice – interviene la sintesi vocale del personal computer – considera che questo Willy tiene davvero a te, se escogita progetti avventati e complessi, a rischio di apparire ridicolo, pur di starti vicino. Sicura di non volergli concedere neppure una opportunità? In fondo, chi mai sarebbe Beep Beep senza Willy coyote?”

L’espressione di Bice rimane in bilico tra l’incredulo e il sardonico. La voce meccanica allora continua: “Se un macchinario ti ha ingannata una volta, non devi diffidare di tutti noi per sempre”.

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4 commenti »

  1. Ottima trama: mi ha sorpreso e divertito (*_*)

  2. Ti ringrazio, Leonardo. Sono lieto di aver destato il tuo interesse.

  3. Sono tornato a leggerlo e mi è piaciuto di nuovo. Assolutamente perfetto e senza sbavature. Te lo invidio: certamente uno dei migliori racconti brevi di questa edizione. In bocca al lupo!

  4. Aver meritato la tua rilettura mi inorgoglisce. Grazie ancora Leonardo.

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