Premio Racconti per Corti 2011 “Stravaganze” di Roberto Giorni
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011Antonio ha il respiro affannoso mentre cammina trascinando quei piedi che non possono trovare conforto dentro agli usurati scarponi in cui vengono costretti. Antonio potrebbe avere sessanta anni, la sua barba è incolta, il bianco abbonda pure nei pochi capelli che gli sono rimasti, e i suoi occhi stanno aperti come una striminzita fessura. Egli indossa un lungo e consunto cappotto scuro, trattiene al proprio petto un grazioso cagnolino dal pelo marrone ben curato, il cui guinzaglio struscia più volte sul marciapiede, sembra che Antonio debba inciamparvi da un momento all’altro. Egli rivolge un ampio sorriso al cagnolino e lo accarezza. Nel frattempo entrambi giungono al portone di un palazzo, però è chiuso, così resta anche dopo aver premuto molti tasti del citofono.
Antonio è una persona taciturna e solitaria che abita in uno sciatto appartamento del quinto piano, dentro al quale abbondano poster che ritraggono il cagnolino Arizona, l’unico e fedele compagno di vita rimastogli. Nel medesimo pianerottolo abitano anche due giovani coppie di fidanzatini che sono alla costante ricerca del divertimento. Antonio ha dovuto abituarsi a sopportare le crudeltà propinategli dai suoi giovani dirimpettai, cioè la prima coppia formata da Valeria e Davide, più la seconda giunta subito dopo, composta da Michela e Francesco. L’esasperato Antonio si reca nel rumoroso appartamento dei vicini a reclamare contro di loro, ma i quattro giovani fanno la voce più grossa, lo malmenano e lo buttano fuori senza ritegno.
Antonio ha la fronte sanguinante, si trascina a carponi sul pianerottolo, sopraggiunge una giovane donna dallo sguardo intenso, occhi marroni, capelli neri media lunghezza ondulati, vestita con un abito blu scuro elegante che le copre appena il ginocchio. Antonio fissa il pavimento mentre lei si piega verso di lui, gli accarezza i capelli, vuole aiutarlo. Per qualche istante Antonio la guarda come rapito da lei, ma subito dopo egli si volta sdegnato. Con grande fatica si mette a sedere, estrae una chiave dalla tasca del giubbotto, ed entra nel proprio appartamento non prima di aver ordinato alla giovane sconosciuta di allontanarsi.
Lei si chiama Elena, ha una missione da svolgere, vuole convincere sua sorella minore Valeria a tornare nella famiglia d’origine. Però la sorellina ha conservato un carattere agguerrito, rifiuta di obbedire, e il fidanzato Davide le da man forte. Ancor più si sconvolge Elena scoprendo che li a pochi metri abita un’altra coppia di giovani libertini che si radunano spesso in casa di Valeria contribuendo a rafforzarne lo stile di vita “dissoluto”.
Ma pure Antonio ha una sorella, il suo nome è Stefania, ancora una volta si reca da lui per convincerlo a tornare dai genitori. Evenienza questa fortemente improbabile visto che, quindici anni fa il padre di Antonio mettendosi ubriaco al volante, causò la morte della giovane nuora Marcella. Da quel giorno Antonio si trova nella più cupa disperazione. Successivamente la decisa Elena torna in zona, ma viene circondata dai suoi quattro giovani nemici che la sottopongono ad un ruvido pestaggio. La dolorante Elena viene soccorsa da Stefania e Antonio, la cui mente scombinata ha un improvviso bagliore di lucidità, infatti egli si accorge che Elena ha un viso identico alla defunta Marcella, e glielo dice. La bocca di Elena produce una smorfia, i suoi occhi tremano, comunque Stefania le parla con voce rassicurante convincendola che a suo tempo riceverà maggiori spiegazioni.
Mmmmmh…in questo racconto c’è molta suspense! L’ombra del mistero aleggia discreta!!!!
Mi fa tornare in mente l’atmosfera di un vecchio sceneggiato anni ’60-70..i tempi d’oro!!!
Negli sceneggiati anni ’60-70 si respira il vero mistero intrigante! Secondo me uno dei migliori fu “Il segno del comando” risalente al 1971.
Il mio racconto “Stravaganze” nel suo piccolo vuole provare ad essere un viaggio che ci porta nei dintorni del momento, forse anche al
centro del momento in cui Antonio sente nascere dentro di se una piacevole e forte sensazione. Avendo incontrato Elena egli “sa” che
per la prima volta dopo quindici anni potrà avvertire con minore intensità il dolore causatogli dalla tragica morte della moglie Marcella.
Bel testo. Soprattutto perché dimostra come un incontro casuale e disinteressato possa divenire la chiave per aprire la porta che ci tiene imprigionati nel dolore.Soprattutto quando si è persa una persona importante.
Ringrazio Alessandra, le cui parole descrivono molto bene il messaggio principale del mio racconto.