Premio Racconti per Corti 2022 “The Chef’s Table” di Massimo Savini
Categoria: Premio Racconti per Corti 2022Una forte tempesta imperversa fuori da “La Nuova Osteria”, un piccolo ristorante di una cittadina storica. La cameriera, una ragazza sulla ventina, con delle occhiaie decisamente visibili, osserva senza parole la sala. Va in cucina, dove i tre cuochi, cioè Marco, l’altro co-proprietario, Damien e Francesco, ragazzi anche loro sulla ventina, discutono fra di loro. Anche questi non hanno proprio un bell’aspetto.
Quella non è una serata come le altre: la sala è piena di ospiti che non sono di lì, che si sono dovuti fermare al ristorante a causa della forte pioggia. Questo aspetto per qualche motivo riempie di speranze i ragazzi, ma li rende anche ansiosi. Damien vorrebbe tirarsi indietro, Francesco non lo fa parlare e gli si scaglia subito contro. Marco però, rimasto freddo, riesce a farli calmare e a mandarli alle loro postazioni.
Rimangono a parlare Alessia e Marco: la ragazza dice che in sala c’è anche un grande critico, Alessandro Cremona, anche lui prima diretto altrove. La calma di Marco va via per un attimo, ma la ragazza non fa una piega: è sicura che Marco non mollerà, non se non lo ha lasciato perdere prima, quando avrebbe potuto benissimo farlo. Ed ecco che, dalle parole di Alessia, si capisce perché il fatto che gli ospiti non conoscano niente del locale sia così importante: Marco, con un passato difficile alle spalle, ha aperto il locale, investendo tutti i suoi risparmi, con un solo desiderio: comunicare. Ma le persone del posto, per qualche motivo, non hanno fatto altro che ridere o addirittura minacciarlo.
Il ragazzo ora si fa forza. Alessia va in sala: il suo apparentemente sicuro sorriso sparisce appena superata la porta. Dopo un respiro profondo però torna di forza e il servizio inizia.
Un brano jazz, decisamente diverso da come ci si potrebbe aspettare (è movimentato, coinvolgente, a tratti frenetico) risuona in sala e in cucina, accompagnando il servizio: il brano non è sottofondo, è un tutt’uno con la serata e ne rispecchia (attraverso il cambiamento del ritmo, degli strumenti, del tono) lo svolgimento.
Alessia si occupa della sala, i tre cuochi della cucina: i primi a Marco, i secondi a Francesco e i dolci a Damien. I due spazi si alternano in un botta e risposta mentre la serata si svolge, con attimi di respiro tra un gruppo di portate e un altro.
In sala Alessia serve i clienti e raccoglie le comande. Le comande arrivano in cucina e si vede Marco preparare i primi, che poi arrivano in sala. Poi lo stesso avviene per Francesco.
Il critico, un uomo anziano, scarno, che inizialmente imbronciato, appare sempre di più come un bambino curioso e impaziente di fronte alle portate: quelli non sono i piatti della tradizione che si aspettava di trovare. Marco ha ripreso quei piatti e li ha cambiati per trasmettere di volta in volta un messaggio diverso: ha creato delle porzioni più piccole per far apprezzare a pieno quei bocconi che di solito si mandano giù senza pensare; ha scomposto dei piatti per far capire l’importanza di ciascuna parte, che normalmente viene ammassata insieme a tutte le altre … Ha dissacrato la tradizione per darle valore, ecco il perché delle reazioni degli abitanti del posto.
Il servizio procede spedito ma, proprio nel momento chiave, quello dei dolci, Damien combina un pasticcio mettendo a rischio tutto quanto. Marco però non molla, riflette in modo freddo e riesce ad evitare il disastro. Il servizio quindi va avanti.
Marco getta uno sguardo sulla sala: i clienti hanno finito tutte le portate … Terminata l’ultima portata, il critico cerca e trova lo sguardo di Marco. L’anziano sorride per un attimo: tira fuori penna e taccuino e inizia a scrivere. Marco e Alessia si guardano commossi. Marco poi guarda davanti a sé: ora può sognare. Un colpo deciso di batteria chiude segna la fine del brano e della storia.
Note
Nota 1: il filo conduttore di tutto il cortometraggio è la comunicazione e, se vogliamo, la difficoltà nella comunicazione (tema, a mio modesto parere, quantomai attuale). Questo aspetto non lo si ritrova solo nel rapporto tra il ristorante e il mondo esterno, ma anche in quello tra i vari personaggi.
Nota 2: la lunghezza del cortometraggio rientra pienamente nei 10 minuti della consegna (è già stata stesa una bozza della sceneggiatura).
Nota 3: il cortometraggio a mio avviso è di facile realizzazione. L’elemento di maggiore difficoltà è il montaggio ma contando che, in primo luogo, ci sono degli accorgimenti semplici per rendere tutta la sequenza musicale più chiara (come prendere il tavolo del critico come riferimento principale della sequenza …), e che, in secondo luogo, qualora il cortometraggio venisse selezionato, verrebbe realizzato da esperti di una scuola di cinema, il tutto risulterebbe a mio avviso più uno stimolo che un ostacolo vero e proprio.
L’unico elemento della messa in scena da trovare è poi un locale con un’apertura tra sala e cucina (ricerca tutt’altro che impossibile a mio avviso). Per il resto si hanno già i riferimenti del brano e dei piatti, e lo scenario di Lucca è decisamente adatto all’ambientazione della storia.