Premio Racconti nella Rete 2011 “Il ponte del diavolo” di Gianluca Nocenti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Velocemente mi sto risistemando la camicia, mi metto la cintura e solo in un secondo momento mi accorgo di aver saltato una cinghia. Non è importante. Si è fatto tardi ed è già ora di tornare a lavoro. Mi avvicino a Claudia che è sul letto ancora completamente nuda e sudata. Provo a darle un bacio sulla bocca, ma lei puntualmente lo evita. Tiro un sospiro profondo e dalla tasca estraggo 50 euro. Senza neanche rivolgermi parola o guardarmi negli occhi, la donna prende i soldi e le infila nel comodino posto affianco al letto. Le dico che tornerò presto a farle visita. Per l’ennesima volta, come ormai le ripeto da mesi, insisto che la deve piantare con questo fottuto lavoro. Adesso lei è la mia donna e non deve più essere di nessuno.
Con il volto ancora provato dalla stanchezza, arrivo a passo svelto in questura. Caro Marco, ripeto tra me e me mentre prendo posto nel mio ufficio, non hai più l’età per fare certe cose, un uomo di 45 anni che si scopa una prostituta di 22 e arriva a lavoro senza dormire, ma che devo farci, ormai ci sono dentro. Dico sempre di essere nella nassa, perché come il pesce che attirato dall’esca finisce in trappola e non è più in grado di lasciarla così sono io. La mia nassa è la camera numero 12 del motel “Il Diavolo” di Borgo a Mozzano, posto proprio davanti al famoso ponte della Maddalena meglio noto come Ponte del Diavolo.
Dire che il mio lavoro mi mette in contraddizione con ciò che faccio mi sembra abbastanza riduttivo. Infatti dirigo gli uomini della Buoncostume della squadra mobile nella questura di Firenze. E’ proprio così che ho conosciuto Claudia, durante una retata circa sei mesi fa. Perché devo dire circa, lo so benissimo era 6 mesi e 8 giorni fa, esattamente il 12 agosto. Avevamo scoperto un giro di prostituzione e in quel giorno abbiamo effettuato numerosi arresti. Sono rimasto subito colpito dalla bellezza di Claudia, come sotto ipnosi il suo sguardo provocante mi ha fatto andare contro tutti i miei principi in cui credevo da anni. Il suo naso alla francese e quel modo di portarsi i capelli dietro l’orecchio mi ha ricordato la mia infanzia. Mi ha ricordato quando davanti la Tv ero ammaliato dalla bellezza di Diane Keaton nei film di Woody Allen. Quando ho incontrato il suo sguardo mi sembra di aver fatto un tuffo indietro di 35 anni, quando mia madre mi preparava il latte ed io non mi schiodavo dal televisore finché lei era sullo schermo. L’ho aiutata a scappare e ad eludere i miei colleghi. Per ringraziarmi mi disse che se avevo piacere un giorno sarei potuto andarla a trovare, mi lasciò il suo numero e mi disse che la prima volta avrebbe “offerto la casa”. Passarono appena 2 giorni e io andai a riscuotere ciò che mi spettava. Ma da quel giorno, non sono più riuscito a smettere.
Mi faccio 94 km quasi tutti i giorni per arrivarci da Firenze, poi me ne faccio altrettanti per tornare a casa. Ho la fortuna di non dover rendere conto a nessuno a casa mia. Mia moglie, quella troia, mi ha piantato ormai da 3 anni per un cazzone di avvocato e non ho ne figli e ne vecchi genitori a carico. Loro mi hanno già lasciato da diversi anni.
Avvolto da tutti questi pensieri nemmeno mi accorgo che è già arrivata l’ora di pranzo. Chiudo i fascicoli che stavo esaminando e mi faccio un panino. Con alcuni dei miei colleghi parliamo della giornata di campionato. Come ogni lunedì gli screzi sull’argomento non mancano.
Il pranzo dura poco perché la giornata di lavoro oggi è molto impegnativa.
Finalmente verso l’ora di cena posso tornare a casa mia e stanco morto mi precipito a letto.
Sono ormai già 4 giorni che non passo a fare visita a Claudia, penso sia il record di astinenza da quando la conosco. Per fortuna oggi in questura è una giornata tranquilla, poi sono io che comando la squadra no? Lascio il lavoro presto e ai noiosi dettagli lascio i miei sottoposti e mi dirigo a Borgo a Mozzano. Essendo un motel tenuto sempre sott’occhio dai miei uomini, ogni volta che arrivo ho il mio rituale. Lascio la macchina in un parcheggio a circa 3 km dall’albergo per non destare sospetti e per non farmi leggere la targa e da li prendo una vecchia bicicletta, una graziella sgangherata e arrugginita che mi conduce fino da Claudia. Entro nel motel e l’uomo alla reception come nel 90% dei casi sta dormendo profondamente. Neanche le cannonate lo svegliano e io ormai la strada la conosco da solo. Arrivo davanti alla porta numero 12 busso, ma nessuno mi apre. Sento solo un uomo ansimare. Busso ripetutamente, poi decido di entrare forzando la porta. L’uomo che si sta scopando Claudia è un vecchio decrepito che avrà 65 anni, penso che solo il viagra possa dargli l’erezione che vedo disgustato non appena entrato. Mi qualifico con il mio distintivo, minaccio il vecchio di arrestarlo e lo faccio sloggiare. Claudia però è incazzata, non sembra contenta di vedermi. Eppure io non vedevo l’ora. Si lamenta perché ha perso un cliente e i soldi della prestazione. Le dico di non preoccuparsi. Pagherò io il doppio stavolta. La obbligo a farsi una doccia e dopo, finalmente ci faccio l’amore. Quando abbiamo finito ed ho pagato, come ogni volta lei diventa fredda.
Non capisce che io sto mandando a puttane la mia carriera per lei, non capisce che con me vivrebbe una vita migliore di quella che attualmente conduce, non capisce, ma un giorno lo capirà ne sono certo.
Mi sveglio tardi perché anche stanotte non ho dormito un cazzo. Cerco di fare il più veloce possibile, ma come mi capita ogni volta che vado da Claudia, la mattina dopo arrivo sempre in ritardo a lavoro. Il lavoro sta iniziando seriamente a stressarmi, ogni volta devo fare i salti mortali per proteggere Claudia e il suo gruppetto di squillo. Mi trovo ad imbrogliare ed a falsificare dei documenti. Se solo mi scoprissero non so in che guaio finirei. Appena uscito dal lavoro, nonostante sia tardi decido di andare ancora a Borgo a Mozzano. Ieri notte ci sono rimasto male. Ci metto più del solito ad arrivare, questa notte, la notte del 24 febbraio è molto fredda, la strada è ghiacciata e una nebbia inquietante avvolge il paese. Nel viaggio in bici per poco non muoio assiderato, fortuna che mi scolo una bottiglia di whisky per scaldarmi. Il paese è interamente deserto, sono le una e trenta di notte. Entro nella squallida hall e trovo l’uomo dietro il bancone che dorme con la testa appoggiata al muro e la bocca aperta. Per non parlare di come russa. Provo a fare un po’ di rumore. Ma niente. Di svegliarsi non ne vuole proprio sapere. Decido di salire. Arrivo davanti la porta e busso un paio di volte. Dopo qualche secondo, Claudia mi apre la porta in vestaglia con il volto assonnato. È più bella che mai. Si sistema i capelli dietro l’orecchio come fa abitualmente. Questo per me è stato il momento più bello della giornata. È molto tardi ed è restia nel farmi entrare. Alla fine, come ogni volta, quando le mostro i contanti, rigorosamente più della sua “parcella” in queste situazioni, mi invita ad entrare. Stasera le cose sembrano migliorate. Sarà l’alcol dentro il mio sangue, ma la mia durata e i miei freni inibitori fanno godere Claudia come non mai. Mi sento il re del mondo mentre sono sopra di lei. Poi vengo colto da insolito romanticismo. Le dico che la amo, poi lo ripeto per non so quante volte. Tu sei mia continuo a ripetere mentre sto raggiungendo l’orgasmo. Il volto di lei si fa di un tratto serio. Sei solo un cliente, uno stupido cliente come tutti gli altri continua ripetermi. Io vado fuori di me dopo un paio di volte che lo ripete e continuo la mia penetrazione con violenza. Alla fine la stringo alla gola. Dapprima mi implora di lasciarla andare e non appena mollo la presa con cattiveria e svilimento mi sputa in faccia. Sei solo un cliente continua a ripetermi. Devi pagare per scoparmi. Questa frase mi rimbomba così forte nell’orecchio che alla fine non ci vedo più. Prendo la cornetta del telefono dal comodino e la colpisco in testa. Con una cattiveria che fino a questo momento non avrei mai pensato di avere la ferisco. La colpisco e continuo a scoparla. Il sangue di Claudia mi schizza lungo tutto il corpo, mi implora di smettere, ma io ormai sono fuori di me. La rabbia, la gelosia e l’alcol mi rendono violento. Per farla stare zitta prendo il cuscino e inizio a soffocarla. Dura poco la sua lotta. In pochi secondi smette di respirare. La guardo per l’ultima volta mentre giace in quel letto dove tante notti ho passato. Le sistemo i capelli dietro la testa e fuggo. Nudo e impaurito abbandono la stanza. Di corsa attraverso il corridoio e trovo l’uomo della reception ancora li a dormire che non si accorge di niente. Esco dal motel. Ci saranno 0 gradi qua fuori eppure io sono tutto nudo e non sento nemmeno così tanto freddo. Monto in sella alla mia bici ed attraverso la strada. Salgo sul ponte del diavolo, il ponte che ogni volta vedevo dalla stanza di Claudia. Con le mani ed il corpo insanguinato mi arrampico. Probabilmente la polizia giungerà nel motel a momenti. Prima di finire nelle loro mani, ed io so benissimo quanto cazzo siamo stronzi e come trattiamo i nostri prigionieri, preferisco fare una sciocchezza. Mi do un ultima occhiata alle spalle. La mia bici a terra, la luce della stanza di Claudia ancora accesa e i monti che fanno da sfondo a questo patetico scenario. Sospiro profondamente, chiudo gli occhi e mi lancio nel vuoto.
Un poliziotto che sta mandando a puttane la sua carriera per la donna sbagliata.
La camera del motel che affaccia proprio su quel ponte: il ponte del diavolo.
Una narrazione sicura, che coinvolge il lettore, fino al drammatico epilogo.
Gli ingredienti ci sono tutti: è un buon racconto noir.
Nikki Simonetti
Gioacchino De Padova
Un’interessante intreccio sull’antico, ma sempre attuale, tema del contrasto/ connubio: Amore e Morte. Due concetti, che per loro stessa natura non dovrebbero mai incontrarsi, essendo apparentemente inconciliabili. Ma la cruda realtà ci contraddice. In tanti casi infatti entrano in stretto contatto e l’uno purtroppo determina l’altra. L’amore del poliziotto killer è talmente profondo, da diventare distruttivo ed autodistruttivo. Nel momento in cui crollano definitivamente i suoi sogni di essere l’unico possessore del corpo e dell’anima della sua amata, il suo stesso viscerale amore, sfuggendo a qualsiasi controllo, lo travolge e gli fa seminare morte. Coinvolgente.