Premio Racconti nella Rete 2022 “Stanotte ho sognato il capitalismo” di Vincenzo Spinelli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022È di fronte a me. Fiero e inflessibile, come la sua cravatta nera. È immenso, e a vederlo sembra soltanto un ciccione alto quattro metri che ha la faccia paffuta e imperlata di sudore. Alla mia sinistra, un uomo con l’impermeabile ha una ventiquattrore alla fine di una mano, e con l’altra è impegnato a scrivere un messaggio sul suo cellulare. In quel momento un barbone sul ciglio della strada emana un rutto mentre cambia posizione, tirandosi una coperta logora sulla spalla per non rimanere scoperto. A quel punto mi rendo conto di avere una pistola in mano. È strano perché da sempre sono contrario alla produzione di armi. Per quelli come me, le guerre dovrebbero farle coi sassi. Ma perché ho in mano una pistola? Io sono contro. Alla mia destra, tre ragazzi con le infradito consumate si infiltrano nella casa di un calciatore per portargli via tutto quello che riescono a caricare su un vecchio furgoncino della Fiat. Mi cade l'attenzione sui piedi. Ho degli strani stivaletti verdi, come quelli degli elfi, ma per adulto. E poi, perdio, indosso una calzamaglia. Sono vestito tutto di verde. Che cosa sta succedendo? E perché lui mi fissa in quel modo? Una donna con la borsa Gucci si trattiene dal malmenare una ragazzina scalza che chiede l’elemosina, dopo che quest’ultima, urtandola accidentalmente, le ha fatto rovesciare il bicchiere di Coca Cola preso da McDonald’s. La ragazzina si sente mortificata, e lei si allontana fingendo un sorriso. Ho capito! Sono Robin Hood! Va bene, Robin Hood non aveva la pistola, ma questo è comunque il mio sogno, compromesso dalla mia testa europea italiana ingolfata di filmacci americani. Un uomo piange mentre tiene in mano un avviso di sfratto. Si dice: “Tagli, hanno detto tagli. E a mia moglie, come glielo dico che entro fine mese dobbiamo lasciare l’appartamento?”. Dovrei forse ucciderlo, il capitalismo? Qualcuno dice che il capitalismo si è già ucciso da solo, ma gli uomini più ricchi della Terra non pensano la stessa cosa. Due ragazzini dalla parlata sgrammaticata scavalcano un recinto per rubare della frutta, però vengono scoperti dal proprietario terriero, e uno dei due si becca un sasso su una spalla, ma riescono comunque a svignarsela. Il capitalismo, quello che permette a pochi di arricchirsi mentre tutti gli altri si litigano le briciole come piccioni, è di fronte a me. Così gli spiego il sistema democratico. Quattro imprenditori ridono alla notizia di un terremoto perché sanno che grazie a quell’evento incasseranno una bella somma di denaro. E sogghignano, pensando agli appalti. Allora, se al posto del sistema capitalista ci fosse quello democratico, le cose sarebbero diverse. Per prima cosa, ci sarebbe comunque un investitore. Per esempio, un ristoratore che investe del capitale per aprire un locale. Facciamo finta che a questo ristorante servano venti persone. Lui le assume. Fino a qui, penserai, e allora? E allora tutto lo staff lavora al meglio, ma a fine mese il ristoratore non si tiene gran parte dell’incasso per dare a tutti gli altri una piccola parte. No! Il ristoratore divide in parti eque, per tutti i membri che hanno preso servizio, l’incasso del mese. Come dici? Se il ristoratore prende la stessa fetta della torta? Ma certo! In questo modo tutti i membri dello staff avrebbero a cuore il loro mestiere e si sentirebbero veramente responsabili… Il capitalismo mi guarda perplesso. Non capisce. Un giovane, laureato da poco in Filosofia, rimane deluso dopo aver aperto la busta paga ricevuta alla fine del primo mese nell’alimentari della sua città. Mi rendo conto che per te è complicato da capire, anche perché tu non hai una mentalità progressista. Per te così è e così dovrebbe essere fino all’eternità. Ma lo sai che pensavano alla tua stessa maniera anche quelli che praticavano lo scambio di merci? Sì sì, lo so, io non potrei scambiare granché perché so soltanto trovare lavoro nei call center, ma non è colpa mia. Se esistesse il sistema democratico, io farei questo stesso lavoro, metterei via quanto basta per aprire un’azienda vinicola e vivrei ubriaco e felice fino alla morte, per dire. Un cinquantenne accoltella la moglie, le sue due figlie e poi si uccide dopo esser stato licenziato. Il banchiere, quando apprende la notizia, si rammarica perché il cinquantenne non potrà più saldare il debito con la banca, ma si consola sapendo che metterà all’asta la sua abitazione. Ah, hai visto in Islanda? Lì hanno portato i cinque giorni di lavoro a quattro. In altri Paesi stanno pensando di togliere due ore di lavoro dalle otto giornaliere. Sì, lasciando lo stipendio invariato. E pensa che i dipendenti non solo sono più produttivi, come piace a te, ma anche più felici. Ma come non capisci? Tu non ti accontenti di rendere gli uomini di potere privi di empatia, o addirittura di umanità, ma fai sì che le persone siano anche ignoranti. Brave, bravissime a fare qualcosa, ma completamente ignoranti su tutto il resto. E poi le sfianchi al punto che quando tornano a casa non hanno più voglia di fare niente. Si lavano, mangiano e si addormentano sul divano. Il sistema democratico permette alle persone di pensare, di imparare cose nuove. Metti un ragazzo di sedici anni che quando ne ha ventiquattro si accorge che sì, è bello fare il meccanico, ma vorrebbe anche imparare a fare altro nella vita. Con la tua presenza è impossibile che si prenda del tempo per imparare a fare che so, restauro, perché con te si lavora dalla mattina alla sera, e in alcuni casi anche di sabato, o addirittura di domenica, fino alla pensione, che, come sai, arriva dopo quarant’anni di contributi pagati, se va bene. Fare una cosa e una soltanto per tutta la vita, hai idea di che tragedia hai creato?! Sento il sangue salirmi al cervello. Gli urlo che lui è come uno yogurt scaduto, solo che in pochi lo sanno, e tutti continuano a mangiarlo. Poi, senza pensarci, sollevo la pistola, e gli sparo in fronte. Dal foro del proiettile colano soldi e lui rantola qualcosa, e alla fine lo vedo, con tutta la sua stazza, abbattersi su di me. Mi sono svegliato di scatto, e sono rimasto con gli occhi spalancati a fissare il soffitto, mentre controllavo che il mio petto fosse intatto. Ero teso come un filo spinato, e avevo una sensazione di smarrimento. Poco dopo la sveglia ha iniziato a impazzire e io, dopo la solita routine, sono andato a lavorare.
Devo dire che mi è davvero piaciuto, un po’ folle, un po’ psichedelico delle volte, come piace a me. Ho apprezzato i repentini sguardi su ciò che accadeva attorno al personaggio, in poche righe ti immergono nella società non salubre che vuoi descrivere. Fa sorridere ma suscita riflessioni.
Se devo trovare una sbavatura, per alcuni verbi avrei preferito dei sinonimi più adatti al contesto, ma come anticipato è un parere personale.
Complimenti!
*PS* il titolo altisonante mi ha ricordato un romanzo in particolare di P. K. Dick