Premio Racconti per Corti 2022 “Il filo del tempo” di Stefania Asuni
Categoria: Premio Racconti per Corti 2022Arrivo per prima, mi fermo davanti alla passerella centrale e mi accomodo su una delle sedie della tribuna laterale. Sono presa dall’interminabile lavorio delle idee che continuano fluire nella mia mente illuminate dal faro centrale dell’impianto.
C’è da ammettere che chi lavora nel mondo della moda parla una lingua a parte, pensa e vive una dimensione altra, talvolta fantastica o surreale. Sempre alla ricerca della bellezza assoluta.
Per la sfilata di oggi l’art director ha immaginato per me, per il mio marchio una passerella del tutto originale, un puzzle asimmetrico di lastre di specchio che faranno riflettere la particolarità di ciascun abito. Tutti questi preparativi mi affascinano da sempre.
Mi sporgo su una delle lastre argentee e mi osservo: le poche rughe scampate al ritocco estetico incorniciano un nuovo sguardo, torvo, scrupoloso, preoccupato. La maschera di rimmel e matita nera nasconde iridi verdi brillanti con sfumature paglierine che si irradiano sottilissime verso l’esterno. Il naso mi appare più affusolato e con narici ovali, ancora lontano, però, dalla perfezione assoluta.
Al di sotto le morbide protuberanze rosse non sembrano più delle labbra; si estendono come fisarmoniche di pelle magenta pronte ad ampliarsi o a restringersi a seconda dei miei desideri.
Devo dire che i jeans svasati con ricami a fondo sfrangiato blu e la blusa in twill di seta barocco con stampa multicolor tresor moi cadono perfettamente sugli stivaletti in tessuto nero.
Con una rapida occhiata noto che degli ampi papaveri rossi cuciti sulla parte anteriore uno è penzolante dal resto della scarpa sinistra e sulla blusa una macchia da caffè sembra continuare il disegno della stampa. Faccio finta di niente e continuo a pensare.
Tamburello con le dita della mano destra la cover dorata dello smartphone e apporto alcune modifiche al programma della sfilata di alta moda che inizierà tra poco. Nella sinistra manipolo una spilla di filo rossa, ha la forma di una modella e mi serve da antistress.
Il fascio di luce del faro si muove da destra a sinistra, roteando indietro e avanti. Con l’impianto a led la scenografia è elegante, sofisticata e affascinante. Insomma un’atmosfera magica in cui ogni dettaglio rappresenta l’arte stessa della moda.
Dal fondo inizio a sentire il vocio delle modelle elettrizzate che accorrono dietro le quinte per iniziare le operazioni di vestizione, trucco e parrucco. I miei occhi raggiungono ciascuna di loro con un monito a far presto e far bene.
Tra tutte spicca la topmodel che oggi aprirà la sfilata. Lei, la più bella.
Un rapido scontro di sguardi si irretisce tra noi: in un attimo si legge tutto.
Io sono un’icona della moda internazionale, una tutta d’un pezzo, coriacea, lei la super modella all’apice del successo, la perfetta tra le perfette.
Io e lei come l’inizio e la fine di una parabola. L’emozione delle prime sfilate versus l’inevitabile sfiorire del tempo.
I miei occhi la seguono assetati: lei si allontana dal gruppo, sale sul palco: il faro a led mette in risalto la falcata sicura, i fianchi dondolano sinuosamente nei leggins di pelle nera, la testa è reclinata mentre percorre provocante tutta la passerella e viene verso di me. Accenna un sorriso. Un sorriso a denti stretti, carico di senso. Ogni passo, deciso, è innovatore di se stesso. Ogni suo movimento una sfida alla mia bellezza ormai passata, svilita.
Faccio per coprire subito la macchia sulla blusa dove appunto con un gesto rapido la spilla rossa, poi metto il piede sinistro dietro al destro e la guardo. L’imperfezione non è ammessa in questo ambiente.
Mi sento agitata. Inquietudine. Panico. Ora è il turno dei miei lunghi capelli biondo platino che continuo ad attorcigliare nervosamente attorno all’indice destro. Non riesco a distogliere lo sguardo dall’avanzare deciso della nemica.
Intanto la protagonista della sfilata torna indietro dandomi le spalle. Non mi saluta. Poi, con un ampio e rallentato movimento della testa scuote i lunghi capelli neri e sparisce dietro il palco.
Mi alzo, batto le mani una sola volta come a richiamarla ai miei ordini. Attendo in piedi, invano. Stringo i denti. Sono irrigidita, sento il flusso sanguigno raggelato. Immobilizzato.
La luce mette in risalto ciò che sfugge alla rapidità del momento. Dalle lamine di specchio noto sul mio volto le linee delle sopracciglia ravvicinate all”ingiù verso il setto nasale come gabbiani in picchiata. Le palpebre sono tese e gli occhi fissano duramente il vuoto. Le labbra sono serrate, ferme, immobili con gli angoli della bocca dritti come spade affilate, pericolose.
L’immagine riflessa nell’argento luminoso disvela un’altra me.
Resto scossa. Mi sembra di aver appena assistito alla lotta tra due alci. Una rissa pazzesca in cui ogni animale mette sempre più forza nello scontro corpo a corpo. La morbidezza delle corna palmate con quel largo ramo alla base e le infinite seghettature minori sul bordo e la bellezza della pelliccia stonano decisamente con l’acredine combattuta in ogni gesto, in ogni bramito.
E invece non è stata proferita alcuna parola. Non una minaccia né un sibilo vocale. Solo una sfida di sguardi, atteggiamenti, vocali e consonanti corporee.
Mi siedo. Mi sento stanchissima. Provo a calmarmi. Prendo tra le mani la spilla rossa dalla camicia e con gli occhi persi nel vuoto comincio a sfilacciarne lentamente ogni parte. Con la punta metallica della spilla le dita sono intente a distruggere la perfezione della bambolina. Filo dopo filo ogni punto cade sotto la rabbia delle mie mani. Assassine.
In platea vedo accomodarsi i primi ospiti. Brusio, commenti, attesa.
Scappo via dietro le quinte. A terra, sul pavimento, i fili spezzati della perfezione.
È stato un breve viaggio nell’inquietudine di un personaggio che mi ha fatto sentire vivo, risvegliando in me emozioni che ho provato solo leggendo Pessoa. Grazie infinite!
Una discesa rotolante e inquieta, un thriller che si risolve in un delitto ambizioso. Un racconto che prende in petto e strattona. Uccidere la perfezione per raggiungerla. Emozionante.