Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2022 “L’uomo e la Luna” di Lorenzo De Angelis

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Tutte le notti un uomo raccontava le sue giornate alla Luna. Appena calato il buio, si affacciava alla finestra ed attendeva. Quella, quando arrivava, emetteva una luce scintillante proprio verso di lui. E così cominciava a raccontare. Quando faceva delle pause, tra una frase ed un’altra, la luce scintillava più forte, in cenno di comprensione, e lui si sentiva meno solo.

Una notte, finito di raccontare, pensò che fosse il caso di ringraziarla. E, di tutta risposta, la vide fargli l’occhiolino. Non convinto, la sera seguente fece la stessa cosa. E quella, di nuovo, gli fece l’occhiolino. Così scoprì di aver finalmente trovato qualcuno con cui parlare. Iniziò anche a darle del tu: “Capisci, mia cara Luna?”, oppure: “Ah, mia cara Luna, se non ci fossi”, e vedeva che quella rispondeva emettendo una luce più forte. Nonostante le migliaia di chilometri, si stava creando una certa intimità.

Allora l’uomo, una notte, le propose di andare a trovarla, e lei rispose con uno scintillio talmente forte che lo accecò per alcuni minuti.

Il giorno seguente con dei legni costruì una fionda e con della carta da parati fabbricò un aeroplano appuntito con le ali larghe.

Alla sera, infilatosi tra le pieghe della carta, mise il cavo della fionda dietro di sé e cominciò a camminare all’indietro. Presa abbastanza carica, si fermò ed alzando lo sguardo vide lo scintillio che lo richiamava. Con un lieve tremolio alle mani mirò la punta dell’areoplano verso la Luna e si lasciò scaraventare in aria.

Quando ormai non si distinguevano quasi più le luci sulla terra e la Luna sembrava ad un passo, però, l’aeroplano cominciò a planare in discesa e finì per accasciarsi sulla chioma di una quercia ad alcuni chilometri da casa. E proprio mentre scendeva dalla quercia, sentì la Luna cominciare a piangere lontana ed una pioggia fitta si abbatté sul terreno.

Tornato a casa, l’uomo aveva già un’altra idea. Sul mulinello di una canna da pesca arrotolò, legandoli insieme, tutti i fili che aveva, e vi agganciò un amo grande e resistente. Andò alla finestra e quando vide la Luna affacciarsi salutandolo, prese la mira con la massima concentrazione e lanciò. Poi, sentendo di aver agganciato, saltò giù iniziando a riavvolgere il mulinello e si dirigeva proprio verso di lei. Riavvolgeva e riavvolgeva, vedendola sempre più grande e vicina, e man mano vedeva la luce farsi sempre più forte e la sentiva penetrare il suo corpo. “Sto arrivando, Luna mia!”, gridò lui quando ormai dall’alto riusciva a distinguere anche i continenti. Proprio in quel momento, però, si accorse di aver in realtà acchiappato una stella. E d’improvviso l’amo si staccò facendo cadere l’uomo nell’oceano.

Lei cominciò a piangere facendo piovere a dirotto. Così lui iniziò a parlarle come ogni sera, ma stavolta per consolarla, scusandosi e promettendole che avrebbe trovato un modo per raggiungerla, e non smise fin quando, al posto della pioggia, non rispuntò la luce scintillante.

Dal mattino seguente l’uomo si chiuse in casa a lavorare. A volte, anche di giorno, continuava a parlare alla Luna, sapendo che in qualche modo lo sentiva. E infatti in quei giorni lei si affacciava ben prima che calasse il buio, e senza mai disturbarlo attendeva guardandolo lavorare, finché lui non si affacciava alla finestra per raccontarle gli sviluppi dei lavori. E quella si illuminava ogni giorno più forte.

Dopo tredici giorni di lavoro, finalmente, terminò: aveva costruito una scala in grado di allungarsi fino a trecentonovantamila chilometri.

Alla sera la posizionò sul terrazzo e lasciò che cominciasse ad estendersi. Una volta aperta completamente, la sentì far presa sulla Luna, e in quel preciso istante uno scintillio luminosissimo irradiò il suo volto.

Allora, con pazienza, cominciò a salire.

“Arrivo, luna mia”, diceva. E salendo, mentre il suo cuore batteva sempre più veloce, vedeva la luce della Luna farsi sempre più forte fino a sentirla scorrere nelle vene.

La frenesia lo fece arrivare dopo soltanto tre ore.

Allora la salutò e finalmente sentì la sua voce. Aveva un tono basso e delicato, un suono leggero che avvolse in un attimo il cuore dell’uomo, che, affascinato, si sedette.

Cominciarono a conoscersi: per ore parlarono, scherzarono e si presero in giro a vicenda. Chiacchierarono fin quando, lontano, spuntò della luce.

“È il sole”, disse lei.

“Credo di amarti”, disse lui istintivamente, intuendo che il tempo era ormai poco. E quella, con tono ridente, ripeté la stessa identica cosa.

Allora l’uomo, alzatosi, le propose di andare sulla Terra con lui e trascorrere lì il resto della loro vita.

“Io… io non posso”, gli disse quella, “Il mondo ha bisogno della mia luce”.

“E chi se ne frega del mondo”, tentò lui, “l’importante siamo io e te”. Ma lei non mollava.

L’uomo le propose di stare di giorno sulla terra e di tornare lassù insieme tutte le notti, ma la Luna gli disse che di giorno lei non riposava, girava intorno al mondo ad illuminare la parte opposta.

L’uomo tentò ancora imperterrito, ma quella, seppur titubante, non si faceva convincere, e così dovette darsi per sconfitto.

Si mise a sedere e la osservò in silenzio spostarsi lentamente mentre il sole espandeva la sua luce.

Poi, tutto a un tratto, si alzò e si avvicinò alla scala. La afferrò e la spinse di sotto, guardandola cadere nel vuoto. Fece un lieve cenno con la mano e, come se nulla fosse, tornò a sedersi sulla Luna.

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1 commento »

  1. Bel facconto poetico e fiabesco. Complimenti

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