Premio Racconti per Corti 2022 “Un ascensore da quattro persone” di Luca Sotgiu
Categoria: Premio Racconti per Corti 2022Giovanna è intenta a leggere la targhetta dell’ascensore, su cui è urlata a grandi lettere la capienza massima di quattro persone, quando la porta scorrevole vede interrompere la propria chiusura dall’assalto di un braccio. Appartiene a Edoardo, un ragazzo tra i venti e i trenta, come Giovanna. Lui dice di dover andare al terzo piano, lei al quarto. Schermo nero. Didascalia: “10:17 A.M.” Mentre l’ascensore esegue lento la salita, all’interno regnano il silenzio e l’imbarazzo. Lui lancia qualche occhiata curiosa a lei, cercando di non essere colto in flagrante. Lei finge indifferenza. Quando l’ascensore si blocca per un malfunzionamento i due ragazzi premono il pulsante di emergenza senza ottenere alcuna conseguenza tangibile. Edoardo racconta che non è la prima volta che succede, di recente una signora è rimasta rinchiusa per ore. Giovanna, in preda all’agitazione, controlla il cellulare, ma Edoardo spiega con pacatezza che lì dentro non perviene il segnale. C’è un che di perturbante nella sua calma. Schermo nero. Didascalia: “10:26 A.M.” Giovanna grida aiuto senza ottenere riposta dall’esterno, Edoardo scuote la testa, disilluso. Le chiede, non senza un esplicito secondo fine, se si trova nel condominio perché conosce il figlio dei Bruni. Lei afferma di non sapere nulla della famiglia Bruni. “Chi abita al quarto piano, oltre a loro?” soliloquia Edoardo, pensoso. “Ma certo! Lo studio del dottor…” L’inquietudine lo assale, come possiamo percepire dallo sguardo diverso con cui ora guarda Giovanna, che palesa disagio. L’eccesso di ansia innesca la seconda personalità di lei, una bambina di sei anni di nome Nina, e la ragazza davanti a Edoardo ora ha lo stesso aspetto fisico di Giovanna ma sembra una persona differente, che attorciglia nervosamente i capelli ed osserva l’ambiente circostante con occhi spalancati da animale ferito, per poi aprire la bocca ed esprimere con voce stridula, utilizzando espressioni elementari, la paura che prova per gli spazi chiusi. Quando scoppia a piangere, Edoardo si fa coraggio e si avvicina per tranquillizzarla. Schermo nero. Didascalia: “10:42 A.M.” Nina, placatasi, sembra aver fatto amicizia con Edoardo. Quando la personalità primaria ritorna a prendere il possesso del corpo di Giovanna, confessa di avere un disturbo dissociativo d’identità. Edoardo, contento di aver conosciuto quella “parte” di lei, parla in libertà di sé, raccontando di essere reduce da un litigio con la ormai ex-ragazza, colpevole, a suo dire, di tradimento, nonostante lei gli rinfacciasse di essersi inventato tutto. Giovanna si rende conto che la rabbia lo sta logorando e dirotta il racconto del litigio, rimasto senza un finale, verso lidi più sereni. Schermo nero. Didascalia: “11:29 A.M.” Seduti sul pavimento, dialogano ormai in intimità quando li riscuote un suono che potrebbe rappresentare la libertà, una sirena in avvicinamento che cessa nei pressi dell’edificio. Giovanna, sollevata, abbandona il capo sulla spalla di lui. Quando la distanza tra i loro volti è prossima a divenire inesistente la ragazza viene invasa dalla terza identità, un uomo burbero di nome Gianni. Gianni è innamorato di Giovanna e non sembra gradire la situazione. Quando, dopo uno sproloquio furente, fa per avventarsi sul ragazzo, questi viene salvato dalla ripartenza dell’ascensore. La porta scorrevole si apre sul terzo piano, dove i poliziotti arrestano Edoardo per l’omicidio dell’ex-ragazza. Gianni chiosa: “Le capitano sempre gli psicopatici.” |