Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2022 “Diario di una strega comunista” di Raffaele Abbate

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Lunedì 7 maggio 1956

Ieri mattina presto David mi ha svegliata, avevo dormito poco la notte, il rientro a casa dopo il parto è stressante: “Giovanna sono, anzi siamo nei casini, stanotte alle due hanno fatto irruzione a casa quattro marcantoni del FBI, mi hanno scaraventato giù dal letto e mezzo nudo mi hanno portato in una casa sicura (hanno detto loro). Poi mi hanno portato in una stanza con le sbarre, mi hanno puntato una lampada negli occhi mi hanno chiesto se conoscessi agenti segreti sovietici. Urlando, è meglio che parli se no ti consegniamo a quelli della Narcotici e passi un guaio per lo spaccio di droga. A noi interessano solo i nomi delle spie comuniste in America di cui i tuoi amici italiani e tedeschi ti hanno fatto i nomi. Dobbiamo troncare questa pericolosa rete. Dacci una mano e chiudiamo gli occhi su tutto il resto e te ne torni bello tranquillo a casetta tua con tua moglie e le tue bambine ed il tuo piccolo commercio di droga. Giovanna sono un vigliacco ho fatto il tuo nome, sei italiana , a Roma hai fatto la staffetta partigiana e per questo sei sospetta. Credo che tra un po’ ti verranno a prendere, ma se fai qualche nome anche tu, te la scampi.”

Martedì 8 maggio 1956

Ed ora eccomi qui, seduta in questa cazzo di stanza della clinica in attesa di essere interrogata sulle spie che conosco, come mi hanno detto all’ingresso. Non so un cazzo di spie comuniste. Sono partita prima da Roma e poi dalla Germania al seguito di mio marito. Dovrei mentire, fare qualche nome di italiani che frequento e che hanno idee di sinistra, tirarli dentro in questa merda di persecuzione, qualcuno che ha l’unica colpa di essere italiano, di essere straniero e di pensarla diversamente. Forse potrei fare il nome di Igor quel ragazzo ungherese della libreria , è morto il mese scorso cadendo dalla moto come capo della rete delle spie ungheresi. E’ morto e non gli possono fare nulla. Ora aspetto che entrino nella stanza. Poi decido. Sono entrati due ragazzoni, i tipici bravi ragazzi americani, capelli corti, il viso paffuto ed il completo nero da beccamorto. Si siedono di davanti a me, aprono un taccuino nero ed aspettano in silenzio che parli. Poi uno mi sussurra: “Intanto la ricoveriamo qui nel nostro Padiglione C , nelle sue condizioni non può assistere alla sua bambina, Quando ci dirà ciò che vogliamo sapere potrà tornare a casa”

Venerdì 11 maggio 1956

Ed ora eccomi qui al buio, con questa piccola matita ed il mio diario. Di notte cala l’effetto di quelle schifezze che mi pompano nelle vene e sono lucida. Maggie l’infermiera mi fa scrivere sul mio diario. E come se mi sentissi viva, qui fuori anche di notte ci sono mamma e papà , ma non li fanno entrare. Prima che spegnessero le luci è entrato quello dell’interrogatorio, mi ha stretto il braccio e stava iniziando a parlare. Ho lanciato un urlo e in italiano: “Basta con l’americano, brutto stronzo, è inutile che cerchi di farmi ragionare, sai cosa c’è di nuovo, non ho nessun nome da fare non conosco alcuna spia sovietica , ungherese, italiana, di qualunque nazionalità. Lo so che ora mi revocherete la cittadinanza americana, mi toglierete le bambine, quello stronzo di David divorzierà e fottetelo pure per il traffico di droga lui non sa un cazzo. Alla fine della corsa mi rimetterete su un aereo per Roma. Ora merde di americani andate a fare in culo, in questo paese di merda non ci voglio più vivere”.

Annotazioni dell’infermiera Maggie Dubois

Queste le ultime parole di Giovanna sul diario Il mattino dopo è ancora molto lucida, approfittando che stanno facendo la pulizia alla stanza apre non vista la porta che da sul terrazzo, è salìta sul basso muretto e si è lanciata nel vuoto senza urlare. Le guardie sono accorse e, compreso di aver fatto una puttanata, hanno messo tutto a tacere, mi hanno pagato molto bene.”

Quel figlio di puttana di David ha fatto alcuni nomi degli amici di Giovanna espulsi come spie comuniste, poi ha raccontato anche i suoi collegamenti con i trafficanti di droga e così è entra nel piano protezione testimoni ed ora vive in un luogo segreto e protetto con il figlio e con la vistosa e appariscente baby sitter che credo si scopasse da molto tempo”.

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2 commenti »

  1. Appare un racconto realistico, con un linguaggio intenso raccontando eventi di un periodo storico difficile e da un punto di vista sicuramente inaspettato e originale. Avrei prefereito un maggior sviluppo della trama che si conclude un po’ troppo velocemente.

  2. Concordo con il commento di Chiara. È tutto molto bilanciato e scorrevole. Mi aveva appassionato al punto che avrei sperato in un ulteriore sviluppo.

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