Premio Racconti nella Rete 2021 “Ho dato tutto, ma era troppo tardi” di Carlo Rogato
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Sarà la tua pigrizia a fregarti! Mia madre me lo ripeteva sempre, quando da bambino non avevo voglia di giocare a palla con gli amici del cortile, o quando alle superiori saltavo i compiti in classe fingendo di essere colpito da una forte emicrania. Io a questa cosa non ci ho mai creduto sul serio, ma le verità è che le madri sanno cose di noi che mai riusciremo a scoprire in tutto il corso della nostra esistenza.
Tutta colpa della mia endemica pigrizia se, a un certo punto, ho lasciato scadere l’iscrizione in palestra rinunciando a disciplinare il mio corpo. Se avessi continuato, ora avrei braccia più forti e sicure. Non avrei poi addosso questi pericolosi chili di troppo che attentano alla mia integrità. La pigrizia mi ha portato a uniformarmi al gruppetto di debosciati che ancora frequento. Ci vestiamo come pagliacci tristi, truccati di bianco e di nero, e pure i pesanti anfibi che indosso, a guardarli bene, somigliano tanto alle classiche scarpe da clown. Bracciali di metallo e pesanti catene con tanto di lucchetto usate a mo’ di collana sono l’apoteosi della mia idiozia. A che mi sono servite? A nascondere il fatto che sono senza personalità e che non ho mai avuto voglia di impegnarmi a costruirne una.
Ora, però, il loro peso diventa decisivo per decretare la mia imminente fine. La mia attuale condizione rispecchia il mio interiore stato d’animo. Da quando Giulia mi ha lasciato, sono in bilico su un burrone. Non è dolore che provo, ma assenza, mi sono sentito da subito superfluo da quando lei ha scelto che non avevo la stoffa per essere il suo fidanzato. Così mi sono ubriacato tutte le sere per una settimana, fino a che un istante di romantica nostalgia mi ha portato sul belvedere della città che ha visto nascere e finire la nostra breve storia d’amore. Che stupido sono stato! Che disastrosa condotta di vita!
Le sirene sono arrivate e sento già la corsa affannata degli uomini in divisa. Me li immagino, col berretto in terra alle loro spalle, caduto durante la corsa, i volti già madidi di sudore per lo sforzo, i loro anfibi potenti a divorare la strada che ci divide, mentre mi gridano di non muovermi. Quelle sì che sono calzature serie. Le mie sono ridicole. Avessi avuto almeno un paio di scarpe da tennis sarei riuscito a infilare il piede nella fessura del muro che scorgo poco più in basso della mia gamba destra. Avrei così resistito di più, ma ora è tardi. Ho dato il massimo, per la prima volta non mi sono davvero risparmiato, alla faccia della mia perpetua compagna di vita, signora pigrizia. Ma purtroppo ho rinunciato a lei troppo tardi, quando ormai il suo pennello aveva già scelto i principali tratti della mia persona. Quello che più mi fa rabbia, però, è che la gente non saprà mai la verità. Si dirà che mi sono buttato giù per la disperazione di aver perso Giulia, ed invece sono semplicemente scivolato dalla balaustra mentre ci ero seduto sopra, atteggiandomi a duro in riflessione, come ho visto tante volte fare nei film. Ecco che spunta la testa di un soccorritore al di là della balaustra, le sue mani riescono perfino a toccare le mie, ma la mia presa si disinnesca proprio in quel momento.
È giunto il tempo di cadere in picchiata sulla mia città. Mi immaginavo una sorta di illuminazione che mi pervadesse completamente nell’ora del commiato, ma invece la mia mente mi dona solo il ricordo di una stupida barzelletta sulla convinzione che muove ogni cosa. “Sono una palla, sono una palla mi ripeto anch’io, così quando toccherò terra rimbalzerò anziché schiantarmi, ma la verità è già stata scritta sul mio corpo dalla pigrizia, sono solo un budino e farò splash. Ho dato tutto, ma era troppo tardi.
Tragicamente divertente. Da leggere a quegli adolescenti pigri che dicono: ho questa e quell’altra qualità, è solo che non mi applico. Ma in cuor loro molti sanno che l’esercizio e la disciplina sono indissolubilmente legati con le qualità che si presume di avere.
Tragicamente divertente; il finale può anche rovesciare tutto, quel tenero budino pronto per vendetta a impiastrare tutta la città, con effetti più irreversibili di una palla distruttirice, mi fa venire in mente quella famosa battuta di Marcello Marchesi, “Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano”. Mi piace immaginare che in questo scarto al limite del paradosso ci sia sempre qualcosa in più da scoprire ancora.
l”…le madri sanno cose di noi che mai riusciremo a scoprire in tutto il corso della nostra esistenza”. Frase universalmente profetica. Concordo quanto al tragicamente divertente.