Premio Racconti nella Rete 2021 “La strega cattiva e la forma di formaggio gouda” di Lorenzo Monti (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021C’era una volta, tanto tempo fa, un piccolo villaggio sul margine di un’immensa palude.
Era un posto isolato, lontano dalla civiltà. Così poche persone sapevano della sua esistenza che, scorgendo all’orizzonte le sottili linee di fumo che si sollevavano dai comignoli di quelle casette sgangherate, quasi tutti avrebbero pensato a un miraggio.
In effetti, solo i più arditi girovaghi si spingevano fin laggiù e, a voler essere pignoli, nemmeno loro lo avrebbero fatto se non fosse stato per il gouda.
Infatti quelle dieci (tante erano) povere casette di contadini non avevano nulla di eccezionale, se non che in una di queste abitava una famigliola che si era specializzata nella produzione di formaggio gouda. Il loro gouda era il più buono del pianeta, non aveva rivali, e in qualsiasi altro posto ci sarebbe sempre stata la fila fuori dalla loro bottega. Ma il villaggio era piccolo e sperduto, i clienti pochi, e la famiglia era molto povera.
In quella casetta così speciale vivevano il vecchio padre con i tre figli: due maschi, di dieci e otto anni, e una femmina, di soli quattro. La madre, purtroppo, era morta di malattia pochi mesi prima e i bambini avevano iniziato a dare una mano in bottega. Perciò, mentre il padre preparava il formaggio nel laboratorio, i figli stavano al bancone e servivano i clienti.
La bambina non lavorava, perché era fin troppo piccola, ma amava restare nel negozio con i fratelli, osservare il modo in cui accoglievano le persone, confezionavano il formaggio e lo scambiavano sorridenti per qualche moneta. Avrebbe tanto voluto dare una mano, ma loro non sapevano che farsene del suo aiuto, la scacciavano e la prendevano in giro, facendole notare che nemmeno in punta di piedi sarebbe arrivata al bancone. Quindi la bimba, un po’ indispettita, si limitava a guardarli lavorare per imparare da loro. Presto avrebbe dimostrato a tutti che, anche se piccolina, poteva rendersi utile.
A volte, per tirarsi su il morale, passava sotto al bancone (non si doveva nemmeno abbassare per farlo) e si parava davanti alla catasta di forme di formaggio dall’altra parte, godendosi il dolce profumo del gouda in piena stagionatura. Oppure, entrava di soppiatto nel laboratorio del padre e giocava con tutti i suoi attrezzi dalle buffe forme: sbeccava i becher, accarezzava i gattucci, squadrava le squadre, soffiava sui succhielli, tranquillizzava l’agitatore a elica con variatore elettrico di velocità (non è mica facile il lavoro del casaro) e, già che c’era, rubava delle fettine di delizioso gouda mentre il padre faceva finta di non vederla.
Erano forse delle giornate un po’ ripetitive ma, quando si stancava di guardare la sua famiglia al lavoro, poteva sempre uscire e divertirsi a saltare negli acquitrini e a spaventare le ranocchie, o riempirsi la pancia di quel delizioso formaggio di cui non era mai sazia.
L’unica cosa a cui doveva fare attenzione era non allontanarsi troppo, perché tutti sapevano che nei paraggi, nascosta chissà dove, viveva una strega molto molto cattiva.
Se un viandante particolarmente attento si fosse spinto dentro la palude, infatti, avrebbe scoperto l’esistenza di un’undicesima casetta mimetizzata fra il fango e la vegetazione. Lì, lontano dal villaggio, abitava la strega.
La vecchia megera odiava il piccolo borgo, odiava i suoi abitanti, odiava le loro casette, odiava… tutto, praticamente. C’era un’unica cosa che amava a dismisura: il formaggio gouda. E sarebbe stata disposta a tutto pur di ottenerne il più possibile.
La sua passione era iniziata una notte d’estate, quando aveva deciso di uscire a danzare sotto la luna piena, in cima a una collina lì vicino.
Mentre sorvolava il villaggio sulla sua scopa… un odore sublime le aveva invaso le narici.
Al centro del piccolo borgo, aveva visto una capanna rischiarata da una pallida luce, una casetta con le finestre aperte che davano su una stanza… piena di formaggio! La strega aveva sentito parlare del famoso gouda prodotto nel paesino, ma non si aspettava nulla del genere.
Ogni angolo, ogni fessura erano occupati da enormi forme di cacio, impilate le une sulle altre a formare alte torri che pendevano e stavano in piedi quasi per magia. Quel morbido aroma che l’aveva conquistata era fortissimo e il formaggio, giallo e bellissimo, sembrava chiamarla.
La strega si era appoggiata a una finestra e il suo naso adunco sporgeva fin dentro la stanza, mentre i suoi occhietti piccoli e gialli fissavano ipnotizzati quel paradiso d’oro e latte.
Finalmente, la vecchia si era fatta sollevare dalla sua scopa e aveva allungato un braccio oltre la finestra, agguantando un grande pezzo di cacio e divorandolo in un sol boccone.
In un attimo, nella sua bocca erano esplosi mille sapori, come deliziosi fuochi d’artificio al formaggio! Non aveva mai gustato nulla di più buono, non c’era carne, pesce o dolce che ci si potesse avvicinare! Voleva mangiarne ancora, ancora! E non le bastava qualche pezzetto rubato, no! Tutto quel gouda doveva essere suo.
In un modo o nell’altro.
Era tornata in fretta alla palude e si era chiusa nella sua capanna, iniziando subito a ideare un piano malefico. E dopo mesi di studio, quella sera era finalmente riuscita ad ultimarlo. Aveva raccolto tutti gli ingredienti, scritto potenti formule magiche… adesso le serviva soltanto una fetta di gouda. Ma non una qualunque: dovevano essere il casaro o uno dei suoi figli a donargliela, e dovevano farlo… per puro altruismo e bontà d’animo. Solo un sentimento così innocente poteva essere corrotto dalla sua magia.
Quindi, vestita di stracci e appoggiandosi a un bastone fin troppo corto (che metteva ancor più in risalto la sua enorme gobba), si diresse verso il piccolo borgo, entrò nel negozietto della famiglia e chiese ai bambini con voce mesta:
“Bambini, sono una vecchia molto povera e ho tanta fame, potreste darmi un piccolo pezzettino di formaggio? Per favore, non mangio da giorni.”
I due maschi, non avendo mai visto prima la vecchia, ed essendo molto diffidenti, rifiutarono; ma la piccola bambina, che aveva un cuore buono, prese di nascosto una fetta di formaggio dalla sua riserva personale e, guardando la vecchia con i suoi occhioni grandi grandi e neri neri, le disse con una vocina flebile flebile:
“Tieni signora, questo è per te, così oggi non soffrirai la fame” e porse la fetta alla vecchia, che gliela strappò dalle mani e tornò alla sua capanna con un grande ghigno malvagio stampato sulla faccia.
La strega non perse tempo: mescolò erbe e disgustosi ingredienti nel suo enorme calderone pronunciando formule oscure, e incantò la brodaglia con il suo bastone (che altro non era che la sua bacchetta magica). Infine, versò il preparato ancora fumante sul pezzetto di formaggio che la bambina le aveva gentilmente offerto.
Per qualche secondo non accadde nulla, ma poi la fetta di cacio cominciò a gonfiarsi e a crescere a dismisura. Presto le spuntarono gli occhi, poi due braccia possenti e due gambe muscolose e infine una bocca enorme. Era diventata un mostro. Un mostro di formaggio gouda.
Il mostro continuò a crescere. Crebbe e crebbe, fino a superare i quattro metri d’altezza… pronto a obbedire alla perfida strega.
La vecchia non indugiò e, forte del suo potente servitore, assaltò il villaggio mirando al piccolo negozietto della famiglia. La sua brama era immensa: non avrebbe lasciato neanche una briciola di formaggio gouda, sarebbe stato tutto suo.
Vedendo il mostro arrivare, il panico dilagò fra gli abitanti. Tutti fuggivano a destra e a manca, mentre la strega cattiva avanzava in groppa al suo orrendo servitore, scalciando e agitando la sua bacchetta magica, e l’abominio caseario distruggeva tutto ciò che trovava sul suo cammino.
Quando si rese conto del pericolo, il padre prese i figli per mano e scappò; ma la bambina, che era la più piccola, ma anche la più determinata, si sottrasse alla presa del genitore, gonfiò il petto e si parò davanti al mostro che, alto e massiccio, la sovrastava di più di tre metri.
“Non ruberai il nostro formaggio perfida strega! Sono stata buona con te prima, ma ora ti fermerò!”
E dopo aver urlato queste parole di sfida si fiondò addosso al mostro e cominciò a morderlo e a mangiarlo. La bambina era insaziabile, il suo appetito, quando si trattava di gouda, smisurato, tanto che solo il suo coraggio era più grande del suo stomaco!
La bimba mangiò e mangiò, mentre l’orribile creatura si dimenava e cercava di acchiapparla.
Mangiò e mangiò, finché il mostro non divenne minuscolo e scappò con la coda fra le gambe nella palude non facendosi mai più rivedere.
La strega, sconfitta, si diede alla fuga ma fu catturata dal padre della bimba e dagli altri abitanti del villaggio, che le rubarono la bacchetta e le lanciarono una maledizione: le avrebbero posto ai piedi la più squisita delle forme di gouda, ma lei sarebbe stata tramutata in albero cosicché, immobile per sempre, non sarebbe mai riuscita a raggiungerla. Perché non esiste punizione più grande per una persona, che avere sotto gli occhi ciò che più desidera e non poterlo possedere.
Dopo che la strega fu punita, tutti si radunarono intorno alla bambina, che aveva la faccia tutta sporca di gouda e la pancia così piena che le usciva dalla maglietta, e la festeggiarono come la loro salvatrice. Una statua fu eretta in suo onore e il villaggio fu salvo per sempre. La fama della bambina attirò visitatori, il formaggio gouda della famiglia divenne il più rinomato e il più acquistato del mondo e il piccolo paese crebbe fino a diventare una città.
Ancora oggi la bambina è presa ad esempio dai suoi abitanti e l’iscrizione che è alla base della sua statua è la prima cosa che i bimbi imparano a scuola.
“Non occorre essere grandi di statura per esser grandi nella vita”
Complimenti per l’idea e per la scrittura. Piacerà sicuramente a tutti i bambini che avranno modo di ascoltarla.
La ringrazio molto, spero davvero che sia così!