Premio Racconti nella Rete 2021 “Bottiglie vuote” di Claudia Magnifico
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Caro N.,
questa lettera è per te.
E’ per lasciarti andare, in modo dolce e dissacrante, proprio perché tu invece, non mi lascerai andare.
Mi vorrai di nuovo accanto, a tua disposizione, per una chiacchiera o del sesso, con la stessa leggerezza, la stessa insignificanza e noncuranza di sempre: sento sulla pelle la tua strafottenza, la tua indifferenza per qualsiasi cosa.
Ti ho conosciuto qui, nella mia città adottiva che poi è stata anche la tua, anche se per poco.
Una sera di aprile, in cui faceva freddo e non mi andava di truccarmi.
Mi sei piaciuto subito, sin dal primo sguardo.
Ho sentito qualcosa che non so definire: diffidenza, magnetismo.
Da quando ho memoria, c’è sempre una forza superiore nelle mie relazioni che quando gira male, mi spinge a scegliere me stessa a discapito degli altri. È come salire su una finestra paventando il vuoto: vuoi buttarti, temi l’urto ma sai che dopo non sentirai più nulla. Quindi potresti farlo, prendere coraggio e saltare. E invece non lo fai e ti salvi. Ci vuole tempo, tanto tempo ma alla fine va sempre così. È il gioco della torre e ormai io sono brava a scegliere chi buttare giù.
Con te, ho tentennato un po’:sei un funambolo, sei un trapezista, sei un camaleonte, sempre in equilibrio precario.
Non ti sbilanci mai: i tuoi piedi non toccano mai terra, non incontrano schegge, sei sempre a mezz’aria, non atterri ne voli, il tuo corpo e la tua anima pesano come una piuma.
Oltre le vetrate che attraversi senza guardarti indietro, negli occhi degli altri tu brilli come il sole. Da solo. Non c’è astro che possa oscurarti o competere con te. Il sole sei tu. Ma che ti piaccia o meno, il sole è una stella e il destino delle stelle é lo stesso da miliardi di anni: disintegrarsi, spegnersi. Prima o poi anche tu sarai un buco nero, una stella spenta. Anche il cielo potrà fare a meno di te. Io invece no, almeno per un po’.
Vai e torni di continuo.
Nei momenti di sconforto, penso che l’altra che verrà dopo di me si prenderà tutto il tuo amore, quello che non mi hai dato. E invece non succederà. Non accadrà perché nessuno completa nessuno e chi nasce con un vuoto ci convive per sempre. E’ l’amore è un combustibile: necessità di reazioni, non brucia mai da sè.
Mi guardi e i tuoi occhi sono bui come abissi. Vorrebbero dirmi che al mondo a essere amato è chi è fragile, chi è debole, chi è semplice. Chi non è come te. Tu sei un essere complesso, talmente complesso che nessuno al mondo potrà mai capirti. Né amarti.
Ci scriviamo spesso e in meno di un mese, toh, non sei più impegnato, libero come una farfalla, come un ragno che tesse la sua tela.
Da questo momento, tra noi può succedere di tutto. Non c’è nessuno da cui doverci nascondere, nessun’altra donna a cui indirettamente stia mancando di rispetto.
Prima tra noi non c’è stato neanche un bacio.
E lei?
Chissà cosa le hai detto, chissà lei che ti ha risposto, chissà se siete stati talmente maturi da lasciarvi civilmente o se vi siete gridati addosso i peggiori insulti, chissà cosa è successo: saperlo mi rivelerebbe molto su di te, su chi sei, del modo in cui ti liberi dei vestiti vecchi e nudo, ti infili quelli nuovi.
Lo scoprirò più tardi, ma in fin dei conti non sono che questo per te, un bel vestito nuovo: mi hai visto in vetrina, mi hai preso le misure, mi hai indossato per un po’ e ora posso rimanere qui, spiegazzata su una sedia, coperta da felpe, piumoni, cuscini.
Tra noi va a gonfie vele, parliamo e scopiamo, scopiamo e parliamo.
Abbiamo molto in comune: siamo ambiziosi, competitivi, ci piace sfidare e vincere.Sempre.
Di te so le cose che si sanno di qualcuno solo se ci si dorme insieme: so la marca del tuo dentifricio, che spazzolino usi, ciò che tieni sotto il letto, il modo in cui dormi, cosa indossi in casa quando nessuno ti vede. So come cammini scalzo al mattino, come fai colazione, a che ora metti la sveglia la mattina.
Mi sento un tutt’uno con te, con il tuo corpo, i tuoi pensieri e le tue paure.
Ma per poco: qualcosa mi mostra prepotentemente la tua vera natura ma la ignoro, non mi sento talmente coinvolta da non vederti più.
Qualcosa dentro di me sussurra che è stato bello conoscerti, ma che di te devo?solo liberarmene e stare calma, essere forte.
Poi un giorno, litighiamo e scompari.
Non ti fai sentire, sparisci nel nulla, ma mai per sempre.
Vai, torni, non trovi pace.
Passano i mesi e io un po’ mi confondo, un po’ faccio pace con la mia delusione.
Cos’era finto e cosa reale? Il passato o il presente?
Di sicuro, in questo dubbio, c’è qualcosa che vero non è.
Incurante di ogni gesto, di ogni mio discorso, mi cerchi ancora.
Per noia, per superficialità, per ognuna di quelle ragioni insulse che spingono le persone a mantenere idei contatti senza fondamenta, senza motivazione, senza sincerità. Contatti, ho detto bene.
Lanci la pietra e non ti curi se cade in acqua e genera increspature, se cade in testa a qualcuno e lo fa sanguinare.
Tu cammini per lasciare impronte, non ti curi della strada, non ti curi della meta, te?ne infischi del ritorno. Ti rifugi dove capita, sei in fuga da te stesso, cerchi ciò che ti manca?nelle imperfezioni e?nelle falle altrui.
Ti specchi di continuo, vivi di riflesso, ma non ti soffermi mai perchè tu, N, tu odi te stesso ed è questo il motivo per cui non mi vorrai mai bene.
Dietro di te?non ci sono che brandelli, pezzi indistinti di un puzzle umano costruito con fatica e dilaniato dalla tua ferocia.
Tutto dentro di te è cupo e senza fondo, buio ed indistinto.
La?nostra è una storia senza amore, senza traccia, senza stima, senza profondità.
Una storia senza inizio, senza tempo e senza corpo, e per questo senza fine. Non abbiamo foto che ci ritraggono insieme..Abbiamo delle immagini, ricordi sfocati che?non potremmo mai??nè vedere?né toccare.
Sei come un abisso,?come quei labirinti verdi e rigogliosi ma fitti e senza uscita. Sei un vicolo cieco:per tornare a casa, l’unica strada è il cielo, che non posso percorrere rimanendo con i piedi per terra.
Dopo un po’, ecco cosa resta di noi: due bottiglie vuote. Una vuota da sempre, l’altra riversa di lato, in frammenti, con il suo liquido vitale assorbito dal cemento. Una sei tu, l’altra io.
Siamo stelle e materasso, abbracci e metropolitana, umori, odori; pelle, sessi che si incastrano, di corpi che si avvinghiano finchè necessario.
Dopo, c’è soltanto il?nulla. E’ questo che ci differenzia dagli altri:ci?nutriamo di ciò che?non esiste, di ciò che ci manca, che?non accadrà mai.
Noi stessi non esistiamo, N. I nostri volti e i nostri corpi si prestano inconsapevolmente alle proiezioni che decidiamo di scambiarci.
Ti abbandono, sparisco per un po’.
Arriva Natale, torno in città, ci vediamo con una scusa e ci ritroviamo come se non ci fosse un domani. Non ci vediamo da un anno e non sembra essere passato nemmeno un giorno.
Come solo io e te sappiamo fare, con foga ci strappiamo i vestiti e con dolcezza facciamo il resto.
Nel buio di quella stanzetta, facciamo qualcosa che assomiglia all’amore, ma che amore davvero non è.
Ti bacio gli occhi e ci stringiamo forte: vera o finta che sia questa è l’immagine più bella che abbiamo. In quell’istante, sento che una minuscola parte di te mi ama profondamente ma è una parte troppo piccola per contare davvero qualcosa. Stiamo insieme, per l’ultima volta, tormentati ed esausti, infelici e scontenti.
Ci rivestiamo senza guardarci negli occhi e così finisce il?nostro viaggio insieme. Il nostro guardie e ladri, la nostra corsa a ostacoli, il percorso accidentato senza alcuna indicazione, il tunnel senza luce, il sentiero sterrato coperto solo di fango.
Non ci sarà un domani, non ci sarà un seguito: ti penserò ogni tanto, riportandoti in vita sul bianco di uno schermo quando ne sentirò il bisogno. Ti lascerò qui, in mezzo a queste righe e qui ti ritroverò: nudo, indifeso, intrappolato come quell’ultima volta, l’ultimo capitolo di questa nostra storia che parlerà di tutto tranne che d’amore.
L’ho raccontata tutta, senza risparmiare nulla e per questo futuro in cui non ci incontreremo più, ti auguro solo il meglio e spero che tu stia bene; storie come questa, le puoi raccontare bene soltanto una volta.
Poi, basta.