Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “L’isola vuota” di Giulia Bergonti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Un’isola quasi vuota, senza pace stava lì nel mare, tutto il giorno a galleggiare a pancia all’aria. Coloro che non vi vivevano trafficavano dalla mattina alla sera in quella città che non c’era. L’inesistente viavai di gente che non sapeva come entrare a far parte di quell’ingranaggio che era chiamato società, spesso si stressavano, si strappavano i capelli e si soffocavano nei loro stessi pensieri, costringendosi così a far sparire il cuore per il troppo dolore.

Tra queste persone che non esistevano ve n’era una che invece era lì, in carne e d’ossa e mangiava e beveva riempiendo l’unico spazio pieno sull’isola quasi vuota. Lui spesso stava seduto a guardare le macchine inesistenti suonare ripetutamente il clacson e gli autisti che gridavano “coglione!” ad un passante che non attraversava mai sulle strisce che non c’erano. Quest’unico abitante dell’isola che galleggiava come un grassone su una ciambella gonfiabile in piscina con metà faccia insozzata dalla spropositata crema solare, spesso pensava di mettersi lì, con un martello a creare quella città che non esisteva, con quegli abitanti che non c’erano e non fermarsi soltanto lì.

Larghi parchi dove famiglie con bambini ed animali potevano svagarsi, centri commerciali che vendevano da una semplice vite ad un computer di ultima generazione, case popolari, ville di campagna con vigneti lunghi 2 km e botti grosse come elefanti, montagne più alte dell’Everest, anzi, più alte della distanza tra la terra ed il sole, così da metterci una bella scala mobile e via “l’anno prossimo andrò in vacanza sul sole”. L’unica cosa che non c’era bisogno di creare era l’isola stessa e quel mare, così profondo da far tremare di paura persino il pesce abissale che compare in Nemo.

Far tutto questo pareva assai faticoso, per cui rimaneva seduto a fissare tigri che correvano in una riserva privata inesistente, a guardare il telegiornale che parlava di assassini e cadaveri che non c’erano, a vedere talent show senza gente.

Un giorno, preso dalla sua routine di non guardare, pensò “se non posso creare parchi, centri commerciale, montagne, persone, case e ville magari potrei diventare inesistente come loro”.

E così l’isola diventò vuota.

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1 commento »

  1. La mia opera parla del rapporto tra persona, scrittura e mondo esterno. Il primo nel ragazzo (che esiste) insoddisfatto del mondo esterno (l’isola vuota).La scrittura viene rappresentata come il filtro dei suoi occhi, permettendogli appunto di vedere ciò che non esiste come le persone, il traffico od i grattacieli. Infine, il mondo esterno, viene definito come un’isola vuota e paragonata ad un grassone unto di olio che se ne sta in panciolle. Quest’ultima figura è piena di significati: il fatto che sia grasso, da sempre nelle antiche civiltà simbolo di grande ricchezza; l’unto rappresenta un qualcosa di viscido e sporco…
    Il fatto che il mondo attuale sia formato da ricchi corrotti e da sporcizia immonda, porta il ragazzo a pensare di costruire ciò che immagina (provare a scrivere) ma essendo incapace di ciò decide di sparire insieme alle parole nella sua mente (montagne, cieli, sole, ville…)

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