Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Sterminio” di Sabina Rizzo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Non credevo a quello che mi raccontò mio nonno sulla sua deportazione ad Auschwitz, sulle atrocità commesse da un regime autoritario ed oppressivo, su degli uomini colpevoli solo di appartenere ad una razza inferiore, la razza ariana, che ne  vietava l’esistenza. Furono commessi orrori e atrocità a carico di povera gente, esperimenti sulle vittime, in particolar modo sui bambini allo scopo di testarli come cavie umane. Nel 1938, cominciarono  a diffondersi rapidamente le leggi antiebraiche e le discriminazioni razziali cominciarono ed essere sempre più evidenti, i bambini vennero espulsi dalle scuole, a molti ebrei fu impedito di lavorare, costretti a nascondersi e a fuggire per non subire deportazioni nei campi di concentramento, per chi subì l’arresto nei continui rastrellamenti, la situazione fu ben peggiore, per essi si prospettava una morte lenta nei campi di lavoro o quella rapida nei campi di sterminio. Arrivati al campo di concentramento i bambini venivano separati dalle famiglie, allontanati dalle madri che gridavano e piangevano, mentre gli anziani venivano messi in disparte, perché ritenuti inadatti a svolgere determinati lavori.

Spogliati dei propri averi, dei propri abiti, sottoposti alla marchiatura, il numero sul braccio rappresentava il numero di  matricola, condotti all’aperto nella neve con un freddo polare, furono costretti per divertimento a rotolarsi nella neve e chi non lo faceva veniva picchiato a sangue, condotto nei ghetti, luoghi lucubri, freddi, pieni di polvere, ammassati  gli uni con gli altri in misere baracche, costretti a dormire su pagliericci, che erano stesi sui dei banchi a tre piani, dove dormivano ammassati per mancanza di posti. Nelle baracche non c’erano  gabinetti o lavabi, ognuno disponeva di una ciotola che utilizzavano oltre che per mangiarci, per i più svariati motivi. La sera mangiavano un poco di pane e brodo che usavano anche per lavare la ciotola, riuscivano a tenersi in piedi a mala pena.

Le bastonate e i maltrattamenti erano frequenti. Alcuni prigionieri lavoravano duramente, altri avevano il compito di  trasportare i selezionati nelle camere a gas, gassarli e successivamente svuotare le camere a gas, cercando di togliere tutto quello che si poteva recuperare dai corpi dei cadaveri nudi e ormai deformati, denti d’oro, capelli, monili nascosti e successivamente bruciare i cadaveri nei forni, trasportarne le ceneri in luoghi lontani e sparpagliarle. Intanto i soldati  delle SS arrivavano con nuovi prigionieri, icontinui rastrellamenti e i ferrei controlli polizieschi, condannavano alla morte chiunque avesse aiutato i perseguitati a fuggire, occorreva poter contare sulla sensibilità di chi non si lasciava affascinare dalla fedeltà a quel regime, diventava sempre più difficile nascondersi e riuscire a lasciare la città, o trovare qualcuno che falsificasse i documenti per eludere i controlli. Le leggi razziali punivano chi ospitava o nascondeva gli ebrei, anche chi non ne denunciava la presenza subiva terribili condanne, a chi collaborava, denunciando la presenza degli ebrei, veniva offerto in cambio un lauto compenso o dei piccoli favoritismi, i traditori  venivano consegnati all’esercito, che li indirizzava verso i campi di concentramento. Alcuni fucilati, altri destinati alle camere a gas e nei forni  crematori, il loro destino era deciso. Allora non sapevamo nemmeno dell’esistenza  delle camere a gas e dei forni crematori. Da lontano si vedeva del fumo uscire dal camino, uno strano pulviscolo vagava nell’aria, un forte odore nauseabondo giungeva fino a noi, non capivamo cosa facessero. Non saprei dare una faccia a chi era con noi al campo, alcuni di quelli che conoscevamo dopo un po’ non li vedevamo più, ci dicevano che erano stati trasferiti in un altro campo, allora ci fidavamo, non ci rendevamo conto di quello che ci accadeva intorno.

Quando cominciammo a vedere il trattamento a noi riservato, ridotti ai lavori forzati, senza cibo e con poca acqua, costretti a perire per la fame e per gli stenti dovuti a condizioni lavorative pesanti, al freddo e alle malattie derivate dalle cattive condizioni igieniche. Intanto nei ghetti cominciavano a girare strane voci sulle persone che scomparivano, intanto continuava ad arrivare gente sempre nuova, cominciammo a capire che per loro eravamo solo dei numeri, delle bestie da macello con cui potevano fare qualsiasi cosa, molti di noi venivano uccisi e brutalizzati, ridotti a larve, usati come cavie da esperimento per compiacere il volere di alcuni dottori, affinché gli scienziati conducessero veri e propri esperimenti sugli esseri umani. Mentre i  più deboli e gli anziani sopperivano sotto il peso delle malattie, i bambini più gracili, venivano allontanati dai loro genitori al loro ingresso nei campi di concentramento, ed ammassati insieme ad altri bambini più piccoli, condotti in luoghi in cui  venivano fatti terribili esperimenti. Vedevo le atrocità perpetrate e gli atti commessi sulle povere vittime indifese, la solitudine, la disperazione negli occhi della gente, costretta a vivere in condizioni disumane, subendo ingiustizie di ogni tipo e di qualunque forma, cose che non pensavamo potessero esistere.  Conservavamo piccoli pezzi di pane e qualche briciola di avanzi dei giorni precedenti, nascondendoli in mezzo ai vestiti o scavando delle piccole buche che coprivamo con degli stracci di vestito, dissotterrandoli nel momento di maggior bisogno.

La sera spesso stremati per l’eccessivo lavoro, non riuscivamo nemmeno ad alzarci, debilitati dai lavori pesanti, chi era sofferente moriva per i lavori forzati, altri per le malattie o perché non venivano curati, altri morivano di freddo. Nei campi di concentramento nazisti, venne effettuata anche la sperimentazione umana, usando come cavie alcuni deportati, tali esperimenti ritenuti crudeli per le violenze commesse, furono perpetrati per lungo tempo, chi vi era condotto pensava di essere utilizzato per lavori di manodopera, ignari di cosa potesse loro succedere, erano, utilizzati come cavie per esperimenti medici, alcuni furono vittime di esperimento farmacologici, ad alcuni veniva loro  iniettato il virus della tubercolosi, altri venivano storditi con la morfina ed assassinati o impiccati o appesi a ganci da macellai nei sotterranei della scuola, altri avrebbero riportato danni e conseguenze fisiche devastanti, che li avrebbero portati in breve tempo alla morte. Tra gli esperimenti  ricordiamo: 1)Esperimento di decompressione;  i soggetti venivano chiusi dentro una stanza in cui veniva abbassata gradualmente la pressione atmosferica, fino ad arrivare alla completa mancanza di ossigeno e alla loro morte. Al termine dell’esperimento i corpi dei deportati venivano sezionati. Poteva succedere che, nella fase del sezionamento, la persona fosse ancora viva.2) Esperimenti di congelamento e raffreddamento prolungato; i soggetti  venivano immersi in vasche di acqua gelata (gli esperimenti prevedevano che l’acqua fosse ad una temperatura iniziale di 5,2 °C fino a scendere a 4 °C) per un periodo prolungato (fino ad un massimo di 95 minuti). Quando i deportati non morivano dentro la vasca (evento piuttosto raro), i medici indagavano se la rianimazione di esseri umani assiderati fosse più proficua mediante calore animale o mediante medicinali e/o procedimenti fisici.

I prigionieri che sopravvivevano soffrivano poi di disturbi cardiocircolatori ed altre patologie.3) Esperimenti di vaccinazione;  Lo scopo era quello di arrivare alla formulazione ed alla produzione di un vaccino da distribuire alle truppe SS, per debellare malattie come il tifo, i medici delle SS provarono sui deportati i vari vaccini già esistenti per verificarne o falsificarne l’effettiva efficacia.4) Per condurre ricerche di studi da laboratorio; con l’inoculazione ad esseri umani di ceppi di virus coltivati; 5) Esperimenti di sterilizzazione; L’esperimento di sterilizzazione consisteva nell’iniettare una sostanza caustica nella cervice uterina per ostruire le tube di Falloppio. I soggetti scelti per l’esperimento erano donne giovani che avessero avuto già dei figli; 6) Raggi X e castrazione chirurgica; per operare la sterilizzazione attraverso i raggi X, i soggetti venivano posti fra due lastre che comprimevano loro l’addome e il dorso azionava poi la macchina che emetteva un forte ronzio, e la durata del trattamento arrivava fino a otto minuti. Molte donne uscirono dall’applicazione con ustioni notevoli, che potevano infettarsi, molte svilupparono sintomi di peritonite, fra cui febbre, forti dolori e vomito. Dopo l’esposizione ai raggi X, le ovaie delle donne venivano asportate chirurgicamente ed esaminate in laboratorio per accertare se i raggi X fossero stati o no efficaci nella distruzione dei tessuti. Gli uomini non subivano una sorte migliore. Oltre agli eritemi da scottatura, veniva poi effettuato un intervento chirurgico .Gli sviluppi postoperatori erano disastrosi e comprendevano emorragie, setticemie, assenza di tono muscolare conseguente alle ferite, cosicché molti morivano rapidamente, mentre altri venivano mandati a fare un lavoro che li avrebbe fatti morire in poco tempo. 7) Le ricerche sui gemelli monozigoti; Dopo aver misurato e indagato ogni singolo centimetro del corpo dei gemelli, appurate le eventuali differenze fra fratelli, i soggetti venivano addormentati con un’iniezione di Evipan sul braccio e poi uccisi con un’iniezione di cloroformio, fatta direttamente nel cuore. I corpi venivano a questo punto sezionati e studiati dall’interno o durante qualche operazione chirurgica; 8) Una cura ormonale dell’omosessualità venivano iniettati dei preparati ormonali per curare l’omosessualità, per misurare l’azione del progesterone. Lentamente le strane voci sui ghetti si propagarono fino oltre i continenti, ma la gente non credeva a quelle che sembravano dicerie, fino a quando non divennero sempre più consistenti tanto da allertare gli eserciti alleati, che in breve tempo iniziarono a varcare i confini. Le esecuzioni sulle forche e nelle celle della fame aumentarono vertiginosamente,  fucilazioni e  torture, camere a gas raddoppiarono la loro attività. Si avvertiva qualcosa nell’aria, una strana tensione, gli alleati avanzavano verso di noi, c’era una speranza per noi, ma lo sterminio aumentava portando con sé un gran numero di morti. I campi più piccoli venivano evacuati, gli uomini ridotti a pelle ed ossa lentamente morivano, mentre malattie di ogni genere mietevano sempre più vittime. Dopo alcune settimane, fummo trasferiti in un altro campo, poco prima di essere trasferiti, fummo selezionati per il gas, i tedeschi volevano cancellare le tracce di quel genocidio, accelerando la distruzione di massa operata  sulle vittime.

Una mattina, fummo svegliati alle prime luci dell’alba, ci portarono in un altro luogo marciammo per diversi giorni fu un lungo viaggio a piedi sulla neve e mezzi nudi, dormivamo all’aperto e al freddo, alcuni di noi, i più debilitati morirono durante il tragitto, camminavamo con i fucili di ferro puntati dalle SS e chi andava piano o camminava a stento veniva ucciso, restammo nel lager per circa una settimana. Finalmente un giorno comparvero gli alleati che imprigionarono i soldati delle SS, molti furono uccisi durante le rappresaglie nell’intento di difendersi, ci liberarono, alcuni di noi non riuscivano a reggersi in piedi, ci diedero da mangiare e ci curarono. Fu un momento di grande commozione,  i volti di tutti i prigionieri erano colmi di lacrime, quasi increduli che quell’orrore stesse terminando,  mentre le voci degli alleati si levavano in coro con gli inni della resistenza. Nel lager furono giustiziati gli uomini delle SS, il conto che essi pagarono fu ben esiguo rispetto alle colpe di cui si erano macchiati, stermini e massacri. Alla fine della guerra molti nazisti furono processati e condannati per i crimini commessi contro l’umanità, vennero dichiarati persecutori degli ebrei e furono condannati, ponendo fine alle discriminazioni razziali, all’odio ed ai diffusi sentimenti antisemiti. Il ritorno alla vita normale fu lento e graduale, fuori di lì trovammo un’accoglienza amorevole, l’assistenza di una psicologa, educatori competenti e persone in grado di aiutarci a ricostruirci una vita. Allontanando il ricordo delle violenze subite e cercando di ritornare ad una vita normale che avevamo per troppo tempo dimenticato.

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