Premio Racconti nella Rete 2021 “Distacco” di Diletta Cirilli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021C’è quel film, dove un tizio nasce vecchio e poi diventa giovane. Ecco una parte di me è nata così, ma difficilmente avrò il culo che ha avuto quel tizio. Non sto parlando per metafore, niente di retorico, per carità. No è che io, fin da neonata, ho gli occhi di un ottantenne. Se dico avevo è meglio, dato che oggi festeggiamo abbondantemente il secolo. Sono occhi grandi, da piccola dicevo “di color verde militare”, forse presagendo imminenti battaglie. Sì, perché sono gli occhi di un anziano con tutte le patologie che a un anziano possono venire agli occhi.
Ad esempio, ci sono stati i distacchi di retina.
Nove anni io, ottantanove loro, prime tre operazioni per tutti e tre. Sì, perché sia a destra che a sinistra e a sinistra due volte. Per chi di voi non lo sapesse il distacco di retina è questa roba qua, cito testualmente sito Google a caso: un’importante emergenza che coinvolge gli occhi, quindi di conseguenza anche la vista (e fin qui…). Consiste nella separazione tra la porzione neurosensoriale della retina e il sottostante epitelio pigmentato retinico (aspettate ora diventa più chiaro). In questo distacco la porzione neurosensoriale trascina con sé anche i vasi sanguigni deputati all’ossigenazione ed all’alimentazione dell’occhio (ecco qui si intuisce la gravità della cosa). Si tratta di una situazione grave (ve lo dicevo!) in cui occorre intervenire rapidamente, poiché già dopo sole 48 ore dal distacco ha inizio la morte cellulare e ciò va a causare una progressiva perdita della vista. Senza un intervento immediato infatti potrebbe insorgere una cecità permanente parziale o totale nell’occhio colpito (vero, il sito Google è attendibile, io ho provato quella permanente parziale). Può colpire qualunque persona di qualsiasi età, sebbene i soggetti più a rischio sono gli anziani a causa del processo di invecchiamento (grazie tante). Se un paziente ha avuto un distacco in un occhio, il rischio di averlo nell’altro occhio è leggermente maggiore rispetto alla media (eccoci, presenti).
Sono indecisa se aggiungere la parte sui sintomi, dovesse mai esserci qualche ipocondriaco tra voi.
Il sintomo più comune del distacco di retina è la visione di una tenda nel campo visivo (l’occhio destro alza la mano). È possibile anche percepire dei lampi di luce (rialza la mano l’occhio destro) o punti neri mobili (questa non la sa nessuno) o ancora può rivelarsi asintomatico (questa la sa l’occhio sinistro).
Insomma, nella prima parte della mia vita avevo già squarciato il velo di Maya, in tutti i sensi. Ma conoscerete, a proposito di filosofia e leggende, il mito della caverna di Platone, no? In cui l’Uomo, imprigionato, vive ciecamente non avendo mai visto la luce del sole e solo liberandosi dalle catene, uscendo fuori e accecandosi per davvero, riesce poi, piano piano e finalmente, a vedere la realtà? Ecco, mi piace pensare che la mia sfiga prematura sia un modo di parafrasare Platone. Di sicuro è stato un modo per maturare prima.
Poi è arrivato il glaucoma, questo non lo tratto perché non riesco ancora ad essere cinica a riguardo.
Invece ho fatto quattro cataratte, questa cosa mi fa ridere quando la dico, ma ora che la scrivo mi diverte altrettanto. Sono un po’ fissata con l’ironia delle cose, i suoni delle parole e la geometria nello scrivere.
Comunque la cataratta, per farvela breve, è proprio la malattia oculare senile per eccellenza. Col tempo, il cristallino naturale dell’occhio si opacizza e, se non sei me, con un intervento piuttosto semplice e rapido di microchirurgia te lo rimuovono e ne inseriscono uno artificiale. Se sei me, ti va male, ti schizza la pressione alle stelle, danneggi il nervo ottico e nel frattempo scongiuri altri distacchi. Poi ti danno questa specie di carta di identità, o almeno io l’ho avuta, una roba con su scritte le caratteristiche tecniche del nuovo cristallino: capite bene che su “filtro UVB”, “natural light yellow” e “made in Texas” sono morta.
In effetti, a onor del vero, vedo un po’ più giallo adesso, tanto che sono dovuta tornare castana perché il bel biondo-cenere-freddo-grano che avevo, ai miei occhi, era inesorabilmente diventato giallo piscio e scusate tanto, ma non riesco proprio a trovare metafora più calzante. Quindi, sei vecchio quando ti arriva la cataratta, ciò significa che in genere, prima che sviluppi la cosiddetta “cataratta secondaria”, sei già morto. Visto che da un certo punto di vista ho più di cento anni, capite bene perché io ne ho già fatte quattro. Aneddoto divertente: mi ricordo tutto un gran trambusto di indiscrezioni e comunicati intorno al fatto che pure il Papa dovesse operarsi. Alla fine fece coming out con i fedeli così: “purtroppo alla mia età vengono le cataratte e non si vede bene la realtà, l’anno prossimo devo fare l’intervento” (‘tacci tua al Santo Padre non si può dire, immagino). Fatto sta, e questo è l’aneddoto, che un anno dopo quella dichiarazione mi ritrovo nella stessa clinica di sempre, una privata, con sempre le stesse brusche suore infermiere bicentenarie a spogliarmi e rivoltarmi, attaccarmi fili e infilarmi aghi. La cosa più horror che esista, per come la vedo. Noto però che stavolta le sorelle sono tutte eccitate e contente per qualche motivo. Lucidano i pavimenti con la cera e sostituiscono i fiori, passati remotissimi, in tutte le varie nicchiette in cui si nasconde una Madonna col bambino di gesso riprodotta.
Solo in seguito verrò a sapere che quel giorno, gli unici due pazienti ammessi in clinica, sottoposti allo stesso intervento, eravamo io e il Papa. Io perché ormai fidelizzata, lui per il mistero della fede.
Comunque, se ve lo state chiedendo, ora ci vedo niente male, per ora.
Sono più piccola dei miei occhi e più grande del mio disturbo ossessivo-compulsivo, una naturale conseguenza forse, ma questa è tutta un’altra storia. Un’altra gran bella stortura, poco ma sicuro.
Sapete, quando esco con i ragazzi, nove volte su dieci, il primo complimento che mi fanno è “che razza di occhi belli che hai”. Io sorrido con un misto di amarezza e tenerezza, per me e per loro, e rimango in silenzio.
Si vede che ho imparato a vedere le cose con un certo distacco.