Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Cenere alla cenere”di Alessio Petrolino

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Un bozzo sulla testa. A destra, poco sopra la fronte. Perfettamente sferico, ovviamente. Grande quanto una pallina da ping-pong. Impossibile non fissarlo. Ho cercato di guardarti negli occhi. Mi sorridi, sdraiato sul letto, con tua sorella che ti tiene la mano. Mi dice che è la prima volta che riconosci qualcuno. E io mi maledico per non aver trovato prima il coraggio di venirti a trovare.
Non ti ho più cercato. Non tu fisicamente ovviamente, ma avrei voluto cercarti a casa tua, tra i tuoi quadretti fatti con i caratteri tipografici colorati, trai i dipinti, le tue infinite pubblicazioni e le fotografie, quelle con te e la tua famiglia, quelle dei tuoi figli di cui eri tanto orgoglioso.
Invece niente, dopo il funerale più nulla e di questo mi vergogno, anche se posso dire che è stata tutta colpa tua.
È difficile mantenere un ricordo, quando in pochi giorni sei passato dalla scrivania del tuo ufficio al letto di un ospedale. Di cure palliative oltretutto, che se fossi stato capace di intendere e di volere avresti cominciato a urlare e mandare tutti a fan culo. Perché è successo quello che tutti i medici sanno bene, sottostimare una patologia perché il paziente è un tuo parente o un amico. Tutti convinti che la tua ipocondria fosse ormai alle stelle. Ma qui mi fermo, perché ti sto già annoiando, lo so. Tu, compulsivo a volte fino all’esasperazione, già staresti pensando ad altro. Ma devi sapere che questo è un esercizio di stile, mi è stato chiesto di scrivere una lettera e ho pensato all’unica che non ho mai voluto scrivere. Non me ne volere, ma a volte alcune cose non si scrivono per non doverle rileggere.
Ti immagino adesso mentre accendi una sigaretta, data l’ora probabilmente la numero 38 della giornata. Giusto una decina, dicevi. E le risate che ci siamo fatti quando hai cominciato a fumare elettronico e aspiravi dall’aggeggio, come lo chiamavi tu, per poi accenderti subito una Marlboro rossa morbida. E io poi dovevo mettere in lavatrice anche i polmoni. Ma tu non sei un tipo nostalgico, e neanche io d’altronde. Volevo solo scriverti che non eravamo e non saremmo mai potuti essere preparati alla tua dipartita. Sembrava quasi che tu avessi fretta di andartene, senza pensare che stavi lasciando tantissime cose in sospeso. D’altronde così hai vissuto e così sei andato via. Si, non riesco a scrivere morto, anzi, l’ho scritto solo adesso. E scusami se abbandono il mio tradizionale contegno ma volevo dirti che ci hai fatto uno scherzo del cazzo. Capisco che ognuno scelga il modo in cui morire, come dicevi tu, ma non hai scelto di fare parapendio o di tuffarti dalla scogliera di Kaunolu. No, cristo, tu hai scelto due pacchetti di sigarette al giorno. Abbiamo provato tutti a farti smettere, anche tua moglie e i tuoi figli penso, e non ci siamo riusciti. Quindi un po’ è anche colpa nostra. Ma la cosa che mi ha fatto davvero incazzare è che mi hai tagliata fuori. Io non esistevo, punto e basta. Non hai condiviso con me nulla della tua malattia e questo è stato il mio più grande dolore. Non mi aspettavo che tu parlassi di noi a tua moglie, certo, ma neanche che di punto in bianco non potessi avere più notizie di te. Davvero non volevo nulla, lo sai, mi andava bene arrivare al tuo studio presto e fare finta di lavorare fino a sera. Non chiedevo altro. So che hai ristrutturato il garage per farne un ufficio, così da stare più lontani dalla tua famiglia. E che hai comprato per noi quel divano rosso che alla fine non abbiamo mai usato, troppo borghese dicevi. Ma mi andava bene tutto. Non ti ho mai chiesto cosa non andasse con tua moglie e qual’è stato il motivo che ti ha spinto a tradirla con me. Mi andava bene tutto, ripeto. Non ti ho mai chiesto di lasciarla e tu non hai mai voluto l’esclusiva, anche se è stato così fin dall’inizio. Mi affascinava come riuscissi a rispettare, a tuo modo, la donna che avevi sposato mentre passavi con me la maggior parte del tuo tempo. E mi facevi sentire comunque speciale, mai in competizione con lei. E poi la notizia, così, a bruciapelo. Il tuo nome su un foglio attaccato al muro, con sotto quelli della tua famiglia. Ovviamente non c’era il mio, che sono l’unica che davvero ti conosceva. Ho anche pensato di diventare amica di tua moglie, adesso che la cosa che ci univa si è spenta. Anzi, ti sei spento. Vedi, ci scherzo su adesso, perché non riesco a essere incazzata con te. Ne ho un’altra: cenere sei e cenere ritornerai. Ma tra una cenere e l’altra mi hai fatto sentire amata. E non è poco. Ti ringrazio di tutto, anche se non potrai mai leggere nulla di quello che ti sto scrivendo, ma va bene così, d’altronde non avrei sopportato se il nostro rapporto si fosse spento lentamente.
Addio amore mio.

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