Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Svitlana” di Michele Baglini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Quando, ormai in pensione, credeva che sarebbe vissuto in solitudine, aveva conosciuto Svitlana Lukiska. Una raffinata signora ucraina, che gli faceva da domestica e segretaria, con trascorsi, almeno queste erano state le notizie, in ambiti dirigenziali di Kiev e sostenitrice delle diverse riforme di Michail Gorba?ëv che si resero famose con il nome di Glasnost. Esse miravano all’allentamento della censura e della repressione politica con lo scopo di arrivare alla democratizzazione; nello stesso tempo volevano indebolire la resistenza alle politiche economiche portate avanti dagli elementi conservatori del Partito Comunista Sovietico. Gorba?ëv aveva creato una maggiore apertura politica che ebbe però anche l’effetto di risvegliare un nazionalismo, forse sopito, e i sentimenti anti-russi delle varie repubbliche dell’Unione Sovietica. Tali sentimenti nazionalisti presero piede anche in Ucraina. In definitiva Gorba?ëv aveva scatenato una forza che avrebbe finito per distruggere l’Unione Sovietica.

Era stata ampiamente minata la forza del governo centrale di Mosca; nel giro di poco si ebbe una transizione al capitalismo con tagli di sussidi alle produzioni in perdita, con la liberalizzazione dei prezzi e la svalutazione del rublo.

Svitlana Lukiska credeva nella politica di Gorba?ëv le cui finalità erano quelle di mettere in difficoltà i conservatori che contrastavano la politica di riforma. Come diceva Svitlana era finalmente arrivato qualcuno in grado di combattere un male culturale storico sovietico: l’abitudine oramai generalizzata di sostituire al dibattito e alla discussione, la propaganda, la retorica, ma anche l’occultamento dei problemi e delle responsabilità; sperava inoltre, che attraverso una maggiore apertura, dibattiti e partecipazioni, il popolo avrebbe sostenuto quel complesso di riforme prendendovi parte direttamente. La democrazia avrebbe salvato il suo paese, ma c’era ancora un po’ di strada da percorrere per arrivare quasi alla fine del 1991 in cui in pochi giorni venne cancellato definitivamente il partito che aveva dominato la scena politica mondiale del ventesimo secolo.

Nel 1999, come una qualsiasi, arrivò a Napoli con un permesso turistico alla ricerca di un lavoro che, oltre al permesso di soggiorno, gli avrebbe consentito di avere uno stipendio per poter far vivere anche il figlio e la madre che aveva lasciato in Ucraina.

Gerardo l’aveva incontrata, nell’autunno del 2004, per caso, al Dipartimento di diritto pubblico dell’Università di Pisa, dove cercava chiarimenti sulla legalità della sua laurea in Italia. Egli era andato per liberare lo studio dalle sue cose, o per meglio dire, dai suoi ricordi. All’inizio del nuovo anno accademico sarebbe andato in pensione.

Mentre era intento in questa struggente operazione qualcuno bussò alla porta.

– Permesso, posso entrare? – si presentò Svitlana, con un italiano quasi perfetto.

– Mi può aiutare? Non riesco ad avere le informazioni di cui ho bisogno –

Il professore, ancora con la testa negli scatoloni, la fece accomodare e, quando la alzò, vide una figura slanciata. Una donna bionda con un sorriso sincero in una faccia smarrita, priva di trucco ma ugualmente affascinante.

– Questo è il mio ultimo giorno in questa istituzione ma, se posso, l’aiuto volentieri, una buona azione mi lascia sempre carico di energia. – Era rimasto con un quadro in mano che aveva appena staccato dalla parete dietro la poltrona della scrivania.

– Quale è il problema? – aveva adagiato la xilografia sul fondo di un contenitore e la invitò a sedersi.

Svitlana, di lì a poco, con correttezza, gli raccontò tutta la sua vita ma lo informò anche di quello che sapeva fare. In Italia il valore legale del suo titolo di studio, purtroppo, era nullo ma questo non significava che non avesse un metodo di lavoro e che potesse svolgere mansioni di un certo livello. Aggiunse che cercava qualsiasi tipo di occupazione per la sua sopravvivenza e quella dei suoi. Per avere un lavoro era partita dall’Università perché era il luogo dove si sentiva più a suo agio, non avrebbe saputo come muoversi in altri ambienti, i luoghi di potere hanno regole universali.

Il sole del mattino entrava prepotente dalla grande finestra e riusciva a illuminare completamente quella stanza in completo disordine eccetto l’angolo dove si era seduta Svitlana. A Gerardo sembrò in castigo e la invitò a farsi più vicina. Gli appariva dimessa come colei che è costretta a chiedere aiuto ma vuole conservare la sua dignità e nello stesso tempo determinata nei suoi scopi. Gerardo comprese che voleva essere messa alla prova e che si apprezzassero le sue capacità.

– Se non hai nulla in contrario ti potrei assumere a tempo pieno come segretaria. Vitto, alloggio, se non lo hai già, con un compenso mensile, comprensivo di liquidazione e tredicesima. Sono uno scrittore con molto bisogno di aiuto. Quello che più mi interessa però è la tua conoscenza della lingua inglese, ho deciso di inviare i miei manoscritti anche ad editori stranieri, mi sembrano più seri.-

A Svitlana si illuminarono gli occhi. L’inglese e l’italiano erano la sua forza; al Ministero curava i rapporti con l’estero ed era stata un dirigente ben voluto dal partito. Con la conoscenza delle due lingue si era impadronita di notizie riservate che alla fine l’avevano convinta ad abbracciare le idee del movimento nazionalista. Capiva però che la democrazia, specialmente per la sua nazione, al momento rappresentava una bella parola che molti associavano a libertà, ma si era trattato di una parola il cui senso era ancora da concretizzare, in quanto nella popolazione mancava la cultura democratica, ovvero tutte le condizioni che in Europa avevano portato all’equilibrio di poteri.

Il processo in Ucraina sarebbe stato senz’altro lungo e faticoso senza un passato di furiose tempeste. Del resto anche nelle affermate democrazie il significato di democrazia sostanzialmente è ancora dormiente, come se dovesse essere messo in atto.

Lei ora si sentiva in colpa. Era fuggita dai suoi doveri di cittadina ma non aveva avuto scampo. Il periodo che era seguito al 1991 era stato caratterizzato dal caos; le istituzioni esistenti erano state abbandonate prima ancora che fossero divenute funzionanti quelle legali e in questo interregno i più scaltri avevano capito che avrebbero potuto cambiare la loro vita. Lei riteneva che quegli atti non sarebbero rimasti impuniti. La sua onestà non le aveva permesso di seguire la corrente degli ambienti in cui lavorava e, mentre gli altri si arricchivano, lei non aveva percepito nessun compenso di lavoro e con quello che aveva non riusciva quasi a mangiare. Ora era davanti a quello sconosciuto, la cui intuibile sensibilità, avrebbe forse risolto una parte dei suoi problemi.

– Accetto la sua offerta con grande piacere, professore; posso prendere subito servizio. Così l’aiuterò a fare i pacchi e a portare via tutta la sua roba. –

Aveva avuto così inizio per tutti e due un rapporto stimolante, un misto di collaborazione, amicizia e, a lungo andare, di amore.

Per lui si trattava di una nuova specie di amore, un calore che lo aiutava nella quotidianità della vita, in cui riconosceva il fuoco ardente che in gioventù gli aveva procurato attimi di rapimento anche se erano state due brevi storie finite male, tanto da fargli pensare che il suo rapporto con l’amore sarebbe stato comunque difficile.

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1 commento »

  1. Inizio molto interessante, che dona aspettative per uno svolgimento forse più intrigante. Finale assolutamente credibile e condivisibile, forse ci si poteva dedicare qualche cosa in più.

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