Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Il dubbio” di Tullio Bugari

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Il dubbio gli venne la prima volta all’età di ventisei anni. Una frase innocua, origliata per caso, seguita da un impercettibile fruscio di labbra, come un richiamo che deve restare inosservato, e poi un cenno d’intesa fugace tra quei volti che gli stavano attorno.

Il dubbio, come ogni dubbio, ebbe subito la prepotenza della certezza. Lui non era più Lui, e gli altri non erano altro che degli inaccessibili Loro, scienziati che si divertivano con un topolino ma Lui, il topolino, all’improvviso aveva capito che si trattava di una colossale messinscena. Non esisteva nulla di ciò in cui negli anni aveva creduto. Tutti i sogni di adolescenza e gioventù, le battaglie che era convinto d’aver sostenuto, le riunioni i cortei e perfino le molotov, e gli amori – certo, anche gli amori, così struggenti – anche loro finti, come tutto quel mondo nuovo che credeva di avere intravisto in mezzo al caos di quegli anni… nulla, non era mai esistito nemmeno quel caos, Lui aveva sempre e soltanto reagito meccanicamente agli stimoli che Loro avevano predisposto per Lui, in quella simulazione da laboratorio, per studiarlo e osservarlo.

Erano trascorsi pochi secondi dall’apparizione del dubbio e tutti attendevano che Lui parlasse. Quel gruppo che fingeva di essere il nucleo dirigente di quella classe politica in cerca di riscossa, sopravvissuta a tutti quei complicati anni, che però, Lui s’accorgeva ora, erano stati finti, inventati solo per quella farsa di messinscena, perché la realtà vera s’era svolta altrove, e a Lui l’avevano nascosta. Guardò le loro facce. Si fingevano amiche, in realtà erano false come la finzione… ma allora, si disse, se finzione deve essere, che finzione sia davvero, così decise in un lampo di non stare più al gioco, e decise di farlo rovesciando le regole di quella finzione, fingendo di non aver capito la loro finzione, fingendo di accettarla ancora, ma reagendo in maniera anomala ai loro stimoli da laboratorio, spiazzandoli.

Solo spiazzandoli avrebbe potuto, forse, squarciare la loro finzione e intravedere la realtà nascosta oltre, che Loro gli stavano negando. Ma fingendo di continuare a seguire per bene la loro finzione, non doveva farsi scoprire d’aver capito, avrebbero potuto anche eliminarlo, gettandolo via insieme al loro esperimento. Erano trascorsi una dozzina di secondi dall’apparizione del dubbio e il silenzio era già carico di tensione. Lui fece finta di nulla e iniziò a parlare. Anzi, prese la parola come si diceva nel gergo di quel finto impegno politico. La prese quasi fosse un oggetto da stiracchiare in lungo e largo, come del resto aveva sempre fatto ma allora convinto di quelle vuote parole, ora invece consapevole di tutta quella vuotezza, e continuò a parlare attento alle singole parole ma fingendo di farlo a  vanvera, fingendo di non badare a ciò che diceva. Consapevole di farlo, e ciò per la prima volta gli procurava un’emozione inedita, peccato non poterla condividere con nessuno.

Parlò a lungo. Spiegò che la contestazione all’attuale Governo Lui non la capiva, e siccome s’era stancato di sentirsi ripetere di smetterla di fare il leader, ebbene, non avrebbe più partecipato a quel pubblico dibattito in televisione in chiusura di campagna elettorale, Lui che era il candidato del loro cartello. Che si tirassero a sorte un nome qualunque, Lui si ritirava a vita privata, da questo stesso istante. Finì il discorso, si alzò in piedi e andò via lasciandoli esterrefatti, convinto di aver risolto brillantemente quel dubbio così atroce scoppiato pochi secondi prima. Non aveva nemmeno bisogno di rimuovere i suoi vecchi sogni, già da soli sulla via della disillusione, perché dal momento che non era mai esistito nulla, non erano mai esistiti nemmeno i suoi sogni, e quindi non esisteva nulla da rimuovere, Lui stesso era stato rimosso, da sempre, una tabula rasa, e quindi era libero da qualsiasi scopo, pronto a giocare nel nuovo ruolo dell’edonista disimpegnato e vuoto. Per dare più evidenza alla svolta si procurò addirittura un rampante lavoro da consulente fnanziario. Il suo repentino e ancor più imprevisto cambio di comportamento costrinse Loro a modificare il sistema di finzioni, e inventare per Lui nuovi falsi impegni culturali e sociali di tipo succedaneo, o meglio ancora, dei finti e vuoti passatempi edonisti. Cioè, non erano veri impegni ma tranquille conferenze da teatro, da alternare con piccanti trasgressioni in discoteche hard, o nei nuovi villaggi turistici inventati per l’occasione.

Lui all’inizio fingeva di assecondarli, e poi sul più bello repentinamente li costringeva a inseguirlo con nuove trovate, ma loro non demordevano di riportarlo all’antica finzione, fingevano intanto che lui fosse diventato un poco stravagante, la loro strategia per riportarlo sotto controllo era fingere di assendondarlo. Soltanto quando restava da solo Lui s’abbandonava allo scoramento, per non essere ancora riuscito a intravedere la vera realtà che Loro continuavano abilmente a nascondergli. Oramai viveva in una perenne doppia finzione, sempre in bilico sull’orlo della sua stessa recita, fingendo di credere alle finzioni che Loro credevano di fargli credere. Col tempo perfino il dubbio si eclissò, rifugiandosi in un angolo remoto della sua mente, continuando però a crescere dentro di Lui come una metastasi, fino a quando una sera di ventisei anni dopo, il Dubbio, che aveva già rovistato nella sua mente tutto il rovistabile, decise la riemersione dalla clandestinità.

Accadde durante una stanca cena elettorale – perchè sempre lì continuava a girare quel finto mondo in cui Lui s’era di nuovo impegnato, o aveva finto di impegnarsi, perché questo tipo di recita gli era più congeniale – quando in mezzo al brusio di voci colse una frase che un orecchio disattento avrebbe scambiato per innocua, ma che Lui riconobbe perché l’aveva già udita ventisei anni prima. Sapeva già che prima o poi si sarebbero traditi di nuovo, e quindi era già pronto a far finta di nulla ancora una volta.

Questa volta però attese invano il successivo istante di silenzio, e l’impercettibile fruscio di labbra, e la sosta negli sguardi, e i cenni d’intesa fugaci… invano, perché non avvenne nulla. Perché? Il dubbio, già in allerta nella sua mente, si risvegliò di colpo e ancora più prepotente di prima nella sua incontrovertibile certezza.

Fu solo allora che la verità, quella verità che mai aveva davvero capito di dover temere, si rese per la prima volta evidente in tutta la sua evidenza. Lui non era la cavia di nessun esperimento, e quella realtà di emozioni succedanee in cui aveva sempre vissuto fingendo, credendo di fingere, perché aveva creduto davvero che fosse solo una finzione inventata da Loro, e dunque una vita vuota e priva di significato, che  aveva potuto sopportare solo proprio perché s’era convinto di crederla finta… era invece l’unica e sola e vera realtà esistente. Non ce n’era un’altra nascosta da qualche parte.

Aveva dissipato per nulla i suoi sogni di gioventù, gli unici in cui un tempo davvero aveva creduto di credere, senza finzioni. Sì, era questa la verità. Una verità troppo grande da riuscire ora a sopportare. Fu come se il cervello gli fosse scoppiato dentro la testa. Da fuori si notò solo un leggero strabuzzare con gli occhi, poi lo videro accasciarsi sulla sedia coprendosi il viso senza riuscire a trattenere qualche lacrima amara, sopraffatto dallo scoramento, sconfitto alla fine soltanto da se stesso.  

Fu in quel preciso istante che Loro si guardarono in silenzio stringendo il pugno con il pollice alzato, come a dirsi ok, buon lavoro, complimenti a tutti!

Ma Lui per caso li intravide attraverso le fessure tra le dita.

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6 commenti »

  1. Spiazzante e tosto! Bello davvero.

  2. Grazie Jessica.

  3. Descriione avvincente di una sensazione che spesso mi ha agguuantato le viscere. Poche righe che sanno accendere molte riflessioni nel lettore.

  4. Grazie Carlo. Sì è vero, è una sensazione che certe volte sembra venire proprio da dentro.

  5. Interessante, rende bene la sensazione del dubbio. Ben scritto, con quel tocco appena appena distopico che non guasta mai 🙂

  6. Grazie Davide; e sì, si tratta di quel “tocco” di distopia che ci accompagna sempre un po’ nella vita reale, come una sorta di piccolo sguardo laterale.

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