Premio Racconti nella Rete 2021 “Cozze e lische” di Francesco Casucci
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Per preparare gli spaghetti alle cozze, sciacquate i molluschi ed eliminate il bisso strappandolo con le dita. In una padella versate l’olio insieme ad uno spicchio d’aglio e a dei gambi di prezzemolo. Aggiungete le cozze, sfumate con il vino cuocetele pochissimi minuti, così da permetterli di aprirsi. Attenzione però! una cottura insufficiente può essere rischiosa. Poi scolate le cozze e mettetele da parte.
Il campanello suonò, dissi ad Alessandra, la mia ragazza, di andare ad aprire. Appoggiò sul tavolo di cucina i piatti che aveva appena preso dalla dispensa e corse verso l’ingresso. Nel frattempo, scolate gli spaghetti quando sono ancora al dente, metteteli nella padella col sugo delle cozze, unite quest’ultime, il prezzemolo tritato e saltate il tutto.
“Ciao France! permesso!” Urlò Nicola dopo essere entrato in casa, seguito da Letizia, la sua ragazza.
“Ciao ragazzi, finisco di cucinare e arrivo” dissi affacciandomi dalla porta della cucina. Intanto speravo che Ale provvedesse ad intrattenerli.
Io e Nicola ci conosciamo dalla prima media e ora abbiamo 24 anni. Lui Alessandra aveva già avuto modo di conoscerla, io invece Letizia la conobbi per la prima volta quella sera. In quel periodo io e Nico ci frequentavamo poco. Avevo organizzato quella cena, una sera in cui i miei non c’erano, per passare del tempo insieme e far conoscere le reciproche ragazze.
Nico e Letizia si avvicinarono alla cucina. Mi sciacquai le mani e mi affacciai dalla cucina per salutarli.
“Ciao Letizia, piacere” dissi “finalmente conosco la ragazza di questo elemento qua” guardai Nico sorridendo, poi tornai a guardare lei e le porsi una mano sorridendole.
“Piacere” disse lei con un sorriso che nascondeva un leggero imbarazzo “finalmente anche io ti conosco, Nico ti nomina sempre”
“CHE ODORINO, che ci prepara lo chef?” Si sovrappose Nico mentre mi allungava una bottiglia di Pinot.
“Spaghetti alle cozze e orata al forno” Aggiunsi afferrando la bottiglia: “gran vino, grazie Nico”
“CAZZOO!” Esclamò portandosi una mano sulla fronte “mi sono dimenticato di avvertirti che Letizia è allergica al pesce” aggiunse: “scusa ma oggi è stata una giornata di merda”
“Stai scherzando?” dissi io.
“No … è vero” intervenne lei mortificata e in imbarazzo.
“Sei un rincoglionito!” dissi a Nico cercando di mantenere la calma “va beh vedo di trovare una soluzione, nessun problema”. In realtà il problema c’era eccome. Avevo speso un capitale per tutto quel pesce e cucinavo da almeno 1 ora.
Intanto Letizia stava rimproverando il suo ragazzo per non avermi avvertito della sua allergia e si scusava con me da parte sua. Alessandra in tutto ciò se la rideva in disparte. Aprii il frigo: rimediai improvvisando dei bocconcini di pollo al limone con patate.
Suggerì a Nico e Letizia di avviarsi fuori in gazebo, avremmo mangiato li, era estate e fuori si stava bene. Alessandra mi aiutò a impiattare la pasta e portò i nostri tre piatti in tavola, mentre io finivo di saltare quel maledetto pollo. Dissi di iniziare senza di me altrimenti la pasta si sarebbe freddata.
Ricordo ancora quel primo giorno delle medie. Nicola era seduto dietro di me, con quella sua cresta biondissima e quel suo muso da angioletto. A primo impatto mi stette sulle palle, anni dopo ho scoperto che quel primissimo sentimento era reciproco. Ma dopo qualche settimana finimmo per essere compagni di banco, poi iniziammo a uscire insieme nell’ora della ricreazione e presto finimmo l’uno a casa dell’altro per sfidarci alla Playstation e cazzeggiare a giornate. Col tempo diventammo inseparabili. E dopo le medie ci ritrovammo nella stessa classe anche alle superiori, insomma per circa 8 anni ho dovuto vedere il suo muso ogni singolo giorno, e lui il mio.
Uscii in gazebo, servii Letizia e quando iniziai a mangiare la pasta, Ale e Nico avevano quasi terminato il loro piatto.
“Cavolo buono sto pollo, complimenti” mi disse Letizia masticando.
“Grazie, e invece la pasta come è venuta?” Chiesi agli altri due.
“Ottima! E’ roba da Masterchef” rispose Nico.
“Potresti andarci davvero a Mastercheef amore! è buonissima cavolo!” intervenne Ale, dandomi un bacio sulla guancia, dopo essersi tolta il sugo dalle labbra con un tovagliolo.
“No”, risposi “preferisco cucinare per gli amici che farlo per nutrire lo show business”. Odio i talent, li trovo deprimenti, tollero la competizione solo nello sport.
Terminata la pasta Nico si alzò in piedi.
“France mi sa che mi sto per cagare addosso, mi serve il cesso” disse lui senza curarsi delle buone maniere suggerite nel galateo. Lui è così, spontaneo e diretto. Lo accompagnai dentro casa e gli diedi un asciugamano. Quando tornai fuori trovai le ragazze che chiacchieravano allegramente, sembravano aver già preso confidenza l’una con l’altra.
È buffo. Prendete due ragazze che non si sono mai viste, costringetele a dover andare d’accordo e lo faranno, o almeno fingeranno di farlo. In altre circostanze, come per esempio una festa, la competizione femminile avrebbe avuto la meglio e probabilmente si sarebbero state sulle palle.
Credetemi, dovete sapere che Nicola è il più forte giocatore di videogiochi che abbia mai conosciuto. Come stavo dicendo, da ragazzetti, ci spappolavamo di Playstation a casa sua. Era impossibile vincere contro di lui a qualunque gioco, che fosse uno sparatutto, un arcade, perfino quel Guitar hero, ma anche un gioco di tennis, di auto, calcio, NBA. Ve lo giuro! Era imbattibile in tutto. Sarò sincero, dopo un po’ ci persi gusto e preferivo guardarlo giocare piuttosto che continuare a perdere. Fu tra i primi nella classifica mondiale online di Call of Duty World at War, di Gran turismo 5 e di fifa 2014.
Aveva e ha tutt’ora il difetto di non tollerare la sconfitta, e le rare volte in cui perdeva, volavano joystick, telecomandi, o nel migliore dei casi bestemmie. Per il suo quindicesimo compleanno decidemmo, con altri amici, di regalarli una scorta di joystick, così che potesse averne in abbondanza da distruggere. È la verità.
Comunque. Quando portai l’orata in tavola Nicola era tornato dal bagno, leggermente pallido e sudato, ma decise che avrebbe continuato la cena.
“Sto bene, sto bene!” disse:” questo pesce sembra spettacolare” aggiunse: “non me lo posso perdere”
Letizia, dopo che ebbi servito il pesce, ci guardò mangiare sorseggiando vino di continuo e lottando contro le zanzare che le ronzavano intorno alle gambe. Alessandra, con l’attenzione che ci mette un chirurgo in un’operazione a cuore aperto, stava evitando scrupolosamente le lische con la forchetta. Sembrava una bambina di otto anni, glielo dissi, se la prese.
Io stavo continuando a sudare dopo tutti i via vai dalla cucina e avevo la camicia di lino completamente fradicia, la sbottonai completamente.
“Copriti che fai ridere!” mi bacchettò scherzosamente Ale.
“Ha ragione la tu donna, ma dove vai con quel fisico li!?” aggiunse Nico.
Risi. Comunque mi riabbottonai la camicia dopo poco, ma solo perché le zanzare avevano iniziato a pungermi sul petto.
Poi Nicola si alzò nuovamente in piedi con una mano appoggiata sullo stomaco. “Scusa France, devo tornare al cesso” era pallido, aggiunse: “va a finire che te lo intaso”
Questa volta non lo accompagnai, restai li a chiacchierare con le ragazze. Osservai il suo piatto che era ancora mezzo pieno, aveva appena assaggiato il pesce e lasciato tutte le patate. Intanto Letizia continuava a portarsi il bicchiere carico di Pinot alla bocca e a scacciare le zanzare che la stavano tormentando. In attesa che Nico tornasse dal bagno, ci accendemmo tutti e tre una sigaretta.
Nei primi anni del liceo io Nicola e stavamo sempre accanto di banco, ridevamo, ci distr
aevamo di continuo, facevamo casino, e quando i prof ci chiedevano cosa stessero spiegando, a dimostrazione che non eravamo attenti, noi rimanevamo a fissarli con la faccia da ebeti. Un anno lui fu anche sospeso per due giorni a causa del numero enorme di rapporti disciplinari che aveva accumulato. Quando lo racconta i giorni diventano sei. Perché, quando le racconti, le cose non sembrano mai gravi come vorresti che fossero. A lui piace esagerare.
Il massimo fu quando facemmo sparire il registro di classe nascondendolo in un buco nel muro, che scavammo nel tramezzo di cartongesso che separava la nostra aula da quella di fianco, o di quando ci mettemmo a lanciare della frutta dalla finestra ai ragazzetti del primo anno. Ma di tutto questo vi racconterò un’altra volta.
Nico tornò dal bagno. Lo stavamo aspettando per servire il tiramisù che aveva preparato Alessandra, anche se dubitavo che lo avrebbe mangiato. Intanto Letizia ormai completamente brilla si portò con la sedia vicino a lui e gli accarezzò la testa totalmente rasata. Lo baciò. Continuammo a chiacchierare per alcuni minuti fino a che Nico non si rialzò.
“C’ho una guerra termonucleare qua dentro” Disse tastandosi la pancia e correndo verso l’ingresso di casa.
Noi la prendemmo a ridere.
Prima di quella sera erano due mesi che non vedevo Nicola. L’ultima volta fu a casa sua, lui era sul divano, smilzo e a corto di forze, pallido come un neonato che non ha mai visto la luce del sole. Era rientrato pochi giorni prima dall’ospedale. Gli avevano asportato 15 centimetri di intestino, ma quando lo racconta i centimetri diventano 20, perché, quando le racconti, le cose non sembrano mai gravi come vorresti che fossero. E come vi dicevo, a lui piace esagerare. Sei mesi prima scoprì di avere un cancro al colon, un carcinoma, una roba rarissima a 24 anni. Se ve lo stavate chiedendo, quella sera, non stette male a causa della mia cucina. Non furono le cozze, e nemmeno un virus intestinale a costringerlo a correre al cesso di continuo, ma l’assenza di quei 15 cm di retto e la chemioterapia al quale si era sottoposto quello stesso pomeriggio.
Prendete un ragazzo qualunque di 24 anni, ditegli che ha un cancro. Sottoponetelo a interventi chirurgici e complicanze post-intervento, metteteli un sacchetto attaccato ad un pezzo di intestino fuori dalla pancia per defecare, poi ancora radioterapia, chemioterapia, immunoterapia, nausea, dissenteria, e dolori continui e insopportabili. Distruggerete la sua vita. Ma se quel ragazzo è Nicola, non ci riuscirete. Questo mio amico si è rivelato un vincitore, non solo nei videogame, ma anche nella vita reale. Poi come vi dicevo, lui non la tollera mica la sconfitta.
Dopotutto, videogiochi o no, nella vita tutti dobbiamo affrontare delle battaglie, l’importante, dice Nico, è sempre avere il controllo.
Quella sera, lui, subito dopo cena, preferì tornare a casa dato che continuava a star male, mi ringraziò di cuore e si scusò.
Ma poco prima che andassero via, Letizia corse in bagno a vomitare. No, non avevo aggiunto distrattamente del pesce al suo menu, non era colpa mia, ma della bottiglia di Pinot che si era scolata da sola. Insomma, la cena non andò come mi ero prefigurato quel pomeriggio. I miei ospiti tornarono a casa praticamente strisciando, e la mia ragazza aveva lasciato nel piatto tutta la sua orata perché “troppo piena di lische”. Non mangiammo neanche il dolce. Quel tentativo di restituire a Nico un momento di vita normale forse fallì. Ma almeno posso dire di averci provato.