Premio Racconti nella Rete 2021 “Quando vedi una lucertola scappa” di Francesco Casucci
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Il nonno di Guido al termine dei pranzi di famiglia, quando non restava più altro da fare se non bere, se ne usciva sempre dicendo: <<Quando vedi una lucertola scappa>>, scatenando le risate dei suoi zii. Le zie, la mamma e la nonna invece, scuotevano la testa, come se ne avessero abbastanza di quella frase che veniva sempre ripetuta in quelle occasioni.
Guido ingenuamente pensava che fosse l’alcool a far ridere gli zii e il nonno, e non tanto il significato della frase di per sé, dato che non ci trovava nulla di buffo.
<<Un giorno>> diceva il nonno di Guido servendosi un goccio di El Dorado 12 anni <<ti racconterò la storia delle lucertole, ma adesso sei ancora troppo piccolo>>
Gli anni passavano, i pranzi familiari si ripetevano e ogni volta a fine pasto il nonno se ne usciva con quella frase apparentemente senza senso. Quella frase sembrava un ritornello di famiglia, un tormentone. Anche i cugini grandi di Guido, nelle rare occasioni in cui riuscivano a essere presenti a uno di quei pranzi, ridevano come matti dopo averla sentita, alimentando ancor di più la sua curiosità. Ma lui era un ragazzino paziente, sapeva che prima o poi avrebbe ascoltato la storia delle lucertole e finalmente quel velo di mistero che la avvolgeva sarebbe stato alzato.
Poi, quando Guido ormai ebbe passato abbondantemente i diciotto anni, suo nonno decise che avrebbe dovuto sapere.
La frase risaliva ai tempi in cui lui, suo nonno, era un quattordicenne sbarbato e viveva in un paesello della campagna Lucchese. C’era la guerra e il territorio era occupato dai tedeschi, ma a suo nonno piace chiamarli nazisti bastardi, tedeschi, dice è un termine troppo gentile. Un gruppo di loro, cinque o sei, aveva l’abitudine di prelevare delle ragazze a caso dal paese e portarle tra i monti, infilarsi in un rudere e stuprarle a turno. Poi, soddisfatti si godevano il sole che bagnava la piccola radura, circondata dai castagni, di fianco a quel rudere. Rimanevano li a bere e fumare sigarette mentre la disgraziata che avevano rapito strisciava verso valle, piangendo, piena di graffi e lividi e con i vestiti strappati. Quel gruppetto di nazisti veniva appunto definito dagli abitanti del paese “le lucertole“, per la loro abitudine a stazionare al sole e per il fatto di essere bestie viscide e a sangue freddo.
“Quando vedi una lucertola scappa” era la frase che ripetevano instancabilmente alle ragazze di ogni famiglia del paese, un monito, un avvertimento in codice.
Un giorno ad esser rapita fu la sorella del nonno di Guido. Lui, rincasando dopo esser stato a prendere dei barili di acqua potabile al pozzo più vicino, trovò la madre disperata, che in preda al delirio gli disse che sua sorella era stata rapita da quelle bestie e portata al rudere. In quella famiglia il nonno di Guido era l’unico maschio, il padre era partito per la guerra mesi prima. Così, anche se poco più che quattordicenne, mosso da una rabbia senza precedenti, cominciò a correre tra i castagneti verso quella tana di lucertole naziste. Arrivato nei pressi di quel casolare, stremato dalla corsa, si accorse improvvisamente di non avere alcun tipo di arma con sé, e così raccolse un grosso sasso. Il caso volle che in quell’occasione i nazisti stupratori erano soltanto due. Una delle due bestie era fuori ad attendere il proprio turno sdraiato al sole accanto al suo fucile, un MP40. Il nonno di Guido stando attento a non farsi vedere da quest’ultimo, entrò silenziosamente dal retro del rudere per andare a salvare la sorella. Intanto all’interno, l’altro ufficiale si stava sbottonando i pantaloni dell’uniforme impugnando un coltello per tenere a bada la vittima. Glielo puntò alla gola, la fece inginocchiare davanti a lui, poi estrasse il suo membro eretto.
Fu in quel momento che il nonno di Guido mise piede in quella stanza senza tetto, dove la luce penetrava dall’alto facendo scintillare le medaglie dell’uniforme del nazista. Appena questi si accorse della presenza del ragazzo, rimase attonito e immobile, con il suo membro svettante e con il coltello ancora in mano vicino alla gola della ragazza. Il nonno di Guido, con tutta la propria forza lanciò la grossa pietra verso l’ufficiale mirando alla testa. Il tedesco per tentare di schivare il colpo compii un movimento brusco e rapido.
Il sasso lo evitò e si andò a schiantare scheggiandosi contro le pietre perimetrali, ricoperte di erbacce, di quel rudere.
Quel ragazzino sbarbato e coraggioso, si giocò la sua unica possibilità di ferire il nazista e salvare la sorella indifesa. Fu stupito quando vide il nazista accasciarsi al suolo tra le urla di dolore. Qualcosa cadde al suolo davanti a lui e i suoi pantaloni si riempirono di sangue. Tra l’ufficiale e la sorella del nonno di Guido, in terra, c’era il mezzo membro del nazista circondato da una pozzetta di sangue. Il suo compagno di stupri, che era fuori, non fece in tempo ad intervenire e i due giovani riuscirono a scappare. Il suo membro violaceo rimase li, in terra, fermo. Non si contorse come la coda delle lucertole, e a differenza di quest’ultima non sbucò nuovamente tra le gambe dell’ufficiale, che morì dissanguato ancor prima che arrivassero i soccorsi da valle.
“Quando vedi una lucertola scappa”
A quei tempi per ogni tedesco ucciso venivano uccisi dieci italiani presi a caso tra la popolazione. Ma la storia di un ufficiale tedesco che si era ucciso amputandosi l’uccello era troppo vile e imbarazzante e non doveva certo essere pubblicizzata, e così i tedeschi preferirono occultarla. E poi a voler essere precisi, quel nazista si era ucciso per mano propria. Insomma, nessuno innocente morì e la guerra finì di lì a pochi mesi. Se quell’ufficiale nazista fosse sopravvissuto, forse il nonno di Guido sarebbe morto, e la sua famiglia non sarebbe esistita. Non si radunerebbe allegramente per i pranzi domenicali.
“Quando vedi una lucertola scappa” è il codice segreto condiviso da quella famiglia, la testimonianza di un evento atroce, ma anche un promemoria che ricorda che spesso le cose atroci ci salvano.
Il nonno di Guido, a tavola, si beve il suo ponce caldo e lo ripete ancora “se vedi una lucertola scappa”. Le zie discutono di come arredare un salotto, della nuova messa in piega della mamma di Guido e di come alla nonna doni quella gonna giallo senape.
Gli zii e i cugini ridono, Guido anche.
Racconto davvero scorrevole e dallo stile asciutto. Il finale è divertente e assolutamente inaspettato. Mi ha fatto ridere e allo stesso tempo riflettere.