Premio Racconti nella Rete 2021 “Addio, Mondo!” di Simonpietro Spina
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Le vin est tiré, il faut le boire.
Il vino è stappato, bisogna berlo.
Napoleone Bonaparte
(All’indomani del Colpo di Stato del 18 brumaio 1799)
Dunque, se proprio lo si deve comporre, un discorso di commiato, tanto vale che si mettano bene in chiaro le cose: per la maggior parte di voi che sta ora leggendo e che conosco personalmente, Io non nutro alcuna simpatia, mentre per ciò che concerne la quota residuale, della quale non ho conoscenza diretta, posso solo dire che, avendo l’occasione, non fosse mai!, di rimediare a tal mancanza, è certo che soffrirei d’una profonda ripugnanza. Rispetto a quasi tutti, posso orgogliosamente ammettere di provare uno spiccato senso di superiorità, mentre, per la restante porzione, il sentimento è di senso uguale, ma minore intensità: sarebbe a dire che la superiorità esiste ed è dimostrata, ma è forse meno marcata.
Ecco dunque, chiarisco una volta e per sempre, che nello scrivere mi raffiguro questa sconfinata moltitudine di organismi microcefali e disorganizzati che mi osanna e mi glorifica, mentre Io, ergendomi da altitudini vertiginose, mi compiaccio di averli in pugno, soggiogati, incantati, come sudditi adoranti, nel frattempo incassando da ogni parte recensioni critiche entusiaste che consacreranno definitivamente il mio ingresso nell’olimpo delle menti più eccellenti.
Con questa efficace premessa, ti dico addio, Mondo, non aggiungendo “crudele” per non ingenerare in chi leggerà l’errata percezione che a questo mondo disgraziato possa essere attribuito un potere che non detiene nell’influenzare la mia volontà.
Da italiano emigrato, che ha trascorso buona parte della propria vita in questo paese così culturalmente vivace, Io posso dirmi felice e ritenermi soddisfatto di come ho vissuto. Ed è proprio poiché sono così felice e soddisfatto, poiché mi sento nel pieno della mia potenza letteraria e intellettiva e perché mi trovo all’apice d’una brillante carriera scrittoria, che oggi prendo questa sofferta decisione. Così, oggi compio questo salvifico gesto, consapevole che il destino d’un grande artista o filosofo o scienziato o statista o religioso è quello di andarsene all’altro mondo in giovane età e che quanto più drammatiche sono le circostanze della sua dipartita, tanto maggiori sono le probabilità che i posteri celebrino la grandezza della sua persona: lo sanno tutti, perfino i mediocri, che occorre esser morti per divenire immortali. Rimangano le mie opere a rappresentarmi in eterno, rimanga di me il ricordo dell’uomo che dietro di esse si celava!
Oh, tragico epilogo che da sempre attendi inevitabile le menti più illustri! Oh, angelo della morte che spieghi le tue ali funeree per accogliere le anime luminose degli illuminati luminari illuministi! Ah, se solo avessi trovato qualcuno disposto ad usarmi l’accortezza di compiere al posto mio lo scempio orrendo e volgare dell’omicidio di sé stessi! Se soltanto mi fosse riuscito d’ingaggiare una qualsiasi anima disgraziata, disponibile a sollevarmi dall’incombenza scomoda e riprovevole del suicidio! Quanta maggiore gloria allora ne avrei ricavato: è noto a tutti, infatti, che ben più del suicida è rispettato il morto ammazzato. Vano è stato ogni mio sforzo in tal senso ed è proprio a causa di questa penosa penuria di persone poco pavide, di questa sconcertante e diffusa viltà che sembra essersi impossessata degli uomini del nostro tempo, così testardamente ancorati alla visione e ai valori dell’Ancien Régime, se oggi mi ritrovo ad abbracciare il mio destino senza il conforto d’una mano amica che, levandosi fraternamente su di me, mi risparmi l’esagerato sforzo di provocarmi autonomamente la morte. Ma tant’è!
Adieu, Monde! Ti dico addio, con la certezza che questo mio ultimo estremo gesto non cadrà nel vuoto. E chissà, già all’indomani del mio trapasso, quali onori e quali cerimonie, Mondo, vorrai tributarmi! Forse dei funerali di Stato in pompa magna? Già immagino i titoli delle molte testate del paese; giornali, gazzette e riviste (che in quest’epoca storica così drammatica continuamente fioriscono e vivono un periodo di grande espansione) impegnati nel dare alla notizia della mia scomparsa la massima diffusione. Forse, non si sa mai, anche una voce sull’Encyclopédie! Addirittura, perché no?, un monumento alla memoria, l’intitolazione d’una via o d’una piazza o, ancora, la mia effige raffigurata su monete e assegnati! Forse una medaglia commemorativa? Magari, chi può dirlo?, una nomina post mortem a membro ad honorem dell’Académie Française: un morto che entra a far parte de Les Immortels! Costituirebbe un’eccezione notevole e di ciò si parlerebbe a lungo, ma sarebbe, ritengo, piuttosto appropriato. Pare eccessivo parlare di canonizzazione? Un tantino sacrilego, non lo nego, ma non poi così tanto: in fondo, non riesco a ricordare d’aver commesso alcun peccato mortale e direi che la santità, effettuati i necessari interventi sartoriali, è un abito che mi calza a pennello! Ad ogni buon conto, che sia un ”Pio” oppure un “Clemente” a valutare il mio caso, il bene, si può star certi, non potrà che assisterlo. Può darsi… forse… una ricorrenza tutta mia dichiarata festa nazionale? Questo sì che mi renderebbe giustizia! Potrebbe essere nell’anniversario della mia nascita (o della mia morte…). La data, in ogni caso, non mi pare importante: formalizzarsi per questioni tanto secondarie sarebbe tutt’altro che signorile.
Bene, è giunta l’ora di dirti addio, Mondo, questa volta per davvero!
Anche se… in effetti… ponderando meglio la questione, oggi ne abbiamo giusto diciassette, e manco a farlo apposta è proprio venerdì! Mi chiedo se non sia forse più indicato attendere un giorno, o meglio due, affinché si possa allontanare il più possibile la scalogna da quella che potrebbe ragionevolmente diventare la data a me dedicata in calendario. Così, giusto per sicurezza… Per quanto, è onesto precisarlo, Io possa vantarmi di non essermi mai accostato alla scaramanzia in vita mia, né mi sognerei di farlo in punto di morte. Tuttavia, sarebbe forse imprudente, da parte d’un suicida che mira all’immortalità, mostrarsi sprezzante sino al punto da sfidare le malefiche e misteriose leggi dell’occulto proprio nel giorno del suo addio.
Inoltre, quale osservatore attento delle vicende politiche che investono in questi anni il mio paese d’adozione, sapendo oramai alle nostre spalle le traversie che hanno gettato nel terrore la République, posso affermare con serenità che nessun nuovo sconvolgimento rischia di stravolgere, nell’immediato, l’equilibrio così raggiunto e minacciare l’attuale assetto politico. Insomma, nulla che possa derubricare a secondario fatto di cronaca nera la mia transizione al regno dei morti. Il dubbio in effetti è atroce, ma temo non vi siano altre soluzioni.
Benissimo, è deciso! Convertirò all’istante, e direi anche a ragion veduta, questo affrettato “addio” in un meglio calibrato “arrivederci”. Un paio di giorni, in fondo, non muteranno la sostanza del concetto. Per morire il tempo non manca, questo è sicuro: l’immortalità, dopotutto, può attendere.
Liberté, Égalité, Fraternité! Vive la révolution!
Saint-Cloud, venerdì 17 brumaio 1799
Fantastico.
Stupendo! Mi hai dato le stesse sensazioni provate leggendo i monologhi dei grandi classici come Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij o il De Profundis di Wilde, con in più un pizzico di ironia. Non cambiare il tuo stile! Oggi spesso manca la “lirica” nello scrivere in favore di un linguaggio gergale!
Un uomo sicuro di sè questo Napoleone!