Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2021 “Fragilità” di Cyro Rossi, Andrea Cacciavillani, Alessandro Calò, Giusi Arimatea

Categoria: Premio Racconti per Corti 2021

Lucca ai giorni nostri, in bianco e nera e immersa in un’atmosfera onirica che faccia da contraltare alla realtà dentro cui ci si immerge attraverso il protagonista. Si sente l’aderenza di ruote di gomma sulla pavimentazione del centro storico popolato da gente che cammina o consuma seduta nei locali. Marco sfreccia tra statue, marmi, monumenti, percorsi pedonali. Si direbbe un fare provocatorio, ma è sol il respiro, a pieni polmoni, della libertà.

Marco (40) si ferma e si guarda attorno e dice: 

MARCOUna Mattina non mi sono svegliato, non riuscivo ad alzarmi dal letto, ripensavo che ho sempre accusato mio padre di non essere un uomo dai mille poteri un super eroe come nei fumetti

Poi si siede accanto ad un signore che sta bevendo un caffè. L’uomo lo guarda un po’ stupito. Marco continua a parlare 

MARCO Mi ricordo che mi mettevo  sempre dietro di lui in macchina.  Era alto, spalle larghe come un gigante…

C’è diffidenza verso l’estraneo, tanto più se costui tenta di intavolare una comunicazione. 

Le coordinate dentro cui prende forma il soggetto sono infatti quelle dell’incomunicabilità e della solitudine che essa genera. Ci si sente parecchio distanti dagli altri, si avverte l’urgenza di andare loro incontro, di stabilire un contatto, eppure si eludono gli individui. 

L’uomo ricaccia dentro le proprie fragilità, il bisogno di confronto, di relazione. Ci si crogiola dentro un egoismo che lentamente avvelena. 

Marco si muove esattamente in questi perimetri. In lui prevale tuttavia l’urgenza di approssimarsi all’altro, fosse solo per scambiare quattro chiacchiere. Peccato che i possibili dialoghi, vista la ritrosia degli interlocutori, diventino monologhi atti a effigiare tutta quanta la solitudine di cui è piena il mondo. 

Dopo il primo tentativo con l’uomo, Marco si alza e sale di nuovo sul suo monopattino. Si ferma accanto a una donna seduta da sola su una panchina mentre guarda il suo smartphone. Quindi inizia a parlare anche con lei. 

MARCO “credo che sono innamorato ormai da qualche mese e lei nn lo sa.La vedo quasi ogni giorno, con quei capelli lunghi lunghi come una fata leggera come una falena, un accenno di sorriso quando arriva saluta tutti o quasi a me non mi fila abbassa lo sguardo

La signora ascolta con un sorriso perché comprende che Marco non è pericoloso ma forse solo un po’ strano. 

Marco va in giro sul suo monopattino a parlare di fragilità. Può essere considerato un eroe per il solo fatto che ha deciso di non avere più paura delle sue umanità e dell’umanità di tutti gli altri. Oggi tutti ci mascheriamo l’anima, indossiamo una corazza sociale che ci rende uguali e senza espressione. Combattiamo ogni giorno contro l’unica cosa che ci potrebbe salvare la vita: la spontaneità. 

Cos’è l’essere umano se non qualcosa che vuole vivere e crescere interiormente. E invece usiamo il nostro corpo come uno scudo e la nostra espressione come difesa. L’essere non è più umano se non ritrova se stesso negli errori, nelle lacrime, nei sorrisi, nelle speranze. 

Marco va via dopo aver parlato di se stesso con gente sconosciuta. Qualcuno infastidito, qualcuno divertito, qualcuno forse è stato scalfito da questo coraggio. Perché ci vuole coraggio ad essere umani. 

MARCO Babbo ma mi dici una cosa,  oggi mi domandavo;  Cosa non si farebbe per un figlio?  Vederlo crescere è il meno,  tagliargli la frutta fino  a quando è alto come te,  oppure comprargli una casa. Voglio rileggermi la solitudine  di Pier Paolo Pasolini.

Appena prima dei titoli di coda: La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi. (Pier Paolo Pasolini)

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