Premio Racconti nella Rete 2021 “Il soldino” di Nicolò Madia
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Carlo adorava passeggiare sul lungomare dopo il lavoro, sia d’inverno che d’estate, perché in fondo a prescindere dal clima lui amava proprio il mare. Non importava che fosse calmo o mosso, in ogni caso riusciva a rilassarlo e a metterlo di buon umore, anche quando la giornata era stata un po’ pesante, come quel giorno.
Un gruppetto di persone attirò la sua attenzione. Erano radunate attorno a qualcuno, in un piccolo slargo che formava una terrazza sul mare. Incuriosito si avvicinò e vide un artista di strada, un pagliaccio per essere precisi, con tanto di parrucca verde, viso dipinto di bianco e il classico naso rosso. Gonfiava dei palloncini dalla forma allungata e intrecciandoli tra loro ne faceva dei simpatici oggetti colorati.
Un paio di bambini si aggiudicarono quelli che sembravano essere un cagnolino e una giraffa, i rispettivi genitori gettarono delle monete in un cappello a forma di cilindro che era posato a terra rovesciato in modo da poter accogliere qualche offerta, poi il gruppetto si dissolse.
Carlo rimase lì e pensò di approfittare per chiedere un palloncino per suo figlio che sicuramente ne sarebbe stato entusiasta.
Il pagliaccio fu ben felice di accontentarlo e questa volta, con abilità e fantasia, creò addirittura una bicicletta, curata nei dettagli, con le ruote di un colore e il telaio di un altro.
Quando ebbe finito, porse orgoglioso il palloncino a Carlo che soddisfatto dell’oggetto si congedò con un semplice grazie.
Aveva fatto pochi passi quando udì la voce del pagliaccio “Signore mi scusi? Non mi lascia nemmeno un soldino?”
“E per cosa? per questo?” rispose Carlo indicando il palloncino e continuò per la sua strada.
Raggiunse a piedi la sua villetta sulla spiaggia. Gli era costata un occhio della testa, però il lavoro andava bene e poi si vedeva il mare e questo per lui valeva tutto l’oro del mondo.
Alla vista del palloncino suo figlio gli corse incontro abbracciandolo e muovendo nell’aria quella bicicletta colorata come fosse un’astronave.
Dopo cena, come ogni sera, sedette sul divano con moglie e bambino a guardare la televisione.
Un picchiettio continuo sui vetri della porta finestra lo stava disturbando, ma non capiva cosa potesse essere, dato che fuori non pioveva nemmeno.
Si alzò per andare a controllare che non fosse qualche animale che si era perso.
Il picchiettio si faceva più forte e insistente. Con la luce dentro e il buio fuori Carlo non riusciva a vedere niente, tranne dei sassolini che sbattevano sul vetro. Spense la luce e guardò attentamente.
Il pagliaccio era lì, in piedi, con un ghigno stampato sul volto colorato e con lo slancio del pollice lanciava sassolini contro il vetro.
“E tu che diavolo vuoi?” chiese Carlo senza aprire la porta finestra.
Il pagliaccio non rispose, lasciò cadere i sassolini e da dietro la schiena tirò fuori un machete.
Carlo per lo spavento balzò all’indietro e istintivamente si girò verso i familiari per avvisarli del pericolo, ma non c’era più nessuno davanti alla tv.
Forse sono andati di sopra a dormire pensò, li chiamò a voce alta ma nessuno rispose. Si precipitò al telefono per chiamare la polizia ma non c’era linea, come se qualcuno avesse tagliato i fili.
Tornò alla finestra, il pagliaccio era sparito.
Cercò il cellulare senza trovarlo. Non poteva perdere altro tempo, fece di corsa le scale chiamando per nome moglie e figlio. Nessuno rispose.
Perlustrò ogni camera, il bagno, il ripostiglio, ma di loro non c’era traccia.
Improvvisamente andò via la luce.
“Lasciaci in pace” gridò Carlo con voce tremante, mentre scendeva le scale stavolta al rallentatore.
Quando arrivò nel soggiorno vide che la porta finestra era spalancata. Si guardò attorno, per quel che poteva grazie alla luce della luna.
“Cosa vuoi? Dove sono loro?” chiese ancora Carlo ormai in preda al panico.
Sentì un fruscio d’aria alle sue spalle e sentì una grossa lama spuntargli dallo stomaco.
“Solo un soldino. Volevo solo un soldino” disse una voce nasale vicino al suo orecchio.
La lama venne ritratta e il sangue incominciò a sgorgare dal suo stomaco. Carlo tenendosi la pancia con le mani si accasciò al suolo.
Il pagliaccio lo colpiva con il machete, ancora, ancora e ancora, mentre la sua faccia bianca si macchiava di schizzi di sangue.
Di lato comparve suo figlio che stringeva tra le mani la bicicletta colorata.
“Scappa” cercò di urlare Carlo ma il bimbo non si mosse.
“Dovevi dargli il soldino papà” disse il bambino.
Il pagliaccio si preparò per il colpo finale.
“Papà”
“Papà”
“Papà”
Sentiva chiamare di continuo… poi un sussulto.
Carlo tutto sudato si guardò intorno, era ancora seduto sul divano e la tv continuava a trasmettere i suoi programmi.
“Papà ti sei addormentato” disse il piccolo.
Si toccò all’altezza dell’addome per cercare le ferite, il suo corpo era intatto. Con il cuore a mille si stropicciò la faccia per svegliarsi dal senso di torpore.
“Papà, papà” incalzò ancora il bambino.
“Cosa vuoi?” rispose un po’ infastidito Carlo ancora spaventato.
“Fuori c’è un signore col naso rosso che lancia sassolini alla finestra”.
Bello il finale, fa salire immediatamente la tensione. Complimenti
Come regalino per il figlio, Carlo prende da un artista di strada vestito da pagliaccio una bicicletta fatta intrecciando palloncini colorati. A differenza degli altri genitori che danno una piccola offerta all’artista che crea simpatici oggetti per i bambini, Carlo non dà neanche un soldino al pagliaccio, anzi si dimostra sprezzante nei suoi confronti. La sera, però, dopo aver dato la bicicletta al figlio Carlo si addormenta davanti alla tivù e sprofonda in un terribile incubo. Sente un picchiettio al vetro della finestra, si affaccia e vede il pagliaccio che getta sassolini contro il vetro della finestra. “E tu che diavolo vuoi?” gli domanda senza aprire la finestra. Il pagliaccio allora lascia cadere i sassolini e tira fuori un machete. Carlo spaventato vuole avvisare moglie e figlio che stavano guardando con lui la tivù del pericolo, ma in casa non c’è più nessuno. Prova a telefonare ala polizia ma il telefono non funziona, poi va via anche la luce. Si affaccia nuovamente alla finestra, ma il pagliaccio è sparito. Sente un fruscio d’aria alle spalle, poi la lama del machete lo trapassa e gli spunta dallo stomaco. “Solo un soldino. Volevo solo un soldino” fa la voce nasale del pagliaccio. Carlo si sveglia, sconvolto per il terribile incubo. “Fuori c’è un signore col naso rosso che lancia sassolini alla finestra” dice infine il suo bimbo. Racconto ben strutturato, che tiene sempre alta la tensione. La figura del pagliaccio mi sembra simboleggi la cattiva coscienza di Carlo, che in un intreccio tra sogno e realtà si rivolta contro di lui.