Premio Racconti nella Rete 2021 “In treno” di Nicolò Madia
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Erano le 19:00 in punto. Marc stava salendo sul treno che l’avrebbe riportato a casa. Era stata una lunga giornata di lavoro.
Dopo molti tentativi aveva finalmente trovato posto come stagista in una nota redazione giornalistica nel centro città, ma non potendosi ancora permettere di pagare un affitto da quelle parti era costretto a fare quasi un’ora di viaggio tutte le mattine e tutte le sere.
Sognava di diventare un grande giornalista e quel posto poteva essere una buona base di partenza quindi valeva il sacrificio.
Un’ondata di gelo dovuto all’aria condizionata lo colpì come sempre appena entrato così come l’odore di stantio dovuto al passaggio di centinaia di persone che erano salite su quel treno per tutto il giorno e i sedili trasmettevano una sensazione di sporco.
Prese posto come sempre sul lato destro vicino al finestrino. Guardare il paesaggio che cambiava alla luce color rossastra del tramonto gli dava un senso di pace, sentiva la testa e le gambe rilassarsi da tutta la tensione accumulata durante la giornata, sempre così attento a non sbagliare un colpo per non fare brutta figura.
E spesso gli succedeva che…
All’improvviso vide avvicinarsi dall’entrata del vagone una bellissima ragazza, che guardando a destra e sinistra cercava un posto per se stessa e per qualcosa di ingombrante che sembrava trascinare a terra. Quando fu quasi davanti a lui, capì che si trattava probabilmente di una turista, a giudicare dall’abbigliamento comodo, la grande valigia con le rotelle e quell’aria un po’ smarrita di chi non è nel suo habitat naturale.
Accortasi che lui la stava osservando la ragazza ricambiò con un timido sorriso e sedette sul sedile vicino al finestrino opposto al suo, mettendo la grande valigia di fianco come se fosse un essere umano.
Lui continuava ad osservarla. Doveva essere più giovane di lui di qualche anno, aveva un corpo snello e tonico, e si intuiva che era abituata a camminare molto o a correre. La vide allungare i piedi sul sedile di fronte, mettere delle cuffie alle orecchie e guardare fuori appoggiando la testa al vetro. Forse anche lei amava i paesaggi, ma prendendo quel treno probabilmente per la prima volta non sapeva che il lato migliore era l’altro, dove era seduto lui, che dopo settimane di tentativi aveva trovato la postazione perfetta.
Avrebbe voluto parlarle, chiederle qualcosa per rompere il ghiaccio, ma ogni domanda gli sembrava stupida o forse la verità era che non aveva la faccia tosta necessaria.
Pensò dentro di sé qualcosa di poco scontato da dirle, immaginando una eventuale sua reazione.
Perse tempo così per diversi minuti, finché il treno iniziò a rallentare sempre di più entrando nella prima stazione per poi arrestarsi del tutto.
Udì un po’ di fracasso provenire dall’entrata del vagone, movimenti concitati, come gente che saliva di fretta spingendo chi stava davanti, sentì alcuni lamenti che diventarono improvvisamente grida.
“Nessuno si muova!” sentì urlare da lontano, senza capire cosa stesse succedendo. La ragazza di fianco a lui non si accorse di nulla per via delle cuffiette e della musica alta.
Poi vide irrompere nel vagone un paio di uomini, con il volto coperto da anonime maschere bianche simili a quelle da teatro, anche se l’eventualità di una recita teatrale in corso era molto bassa a giudicare dalle armi che brandivano nell’aria.
Il primo aveva un coltello a scatto che puntava sui presenti come una pistola, il secondo una mazza da baseball con la quale dava colpi random a caso con l’intento di incutere terrore.
“Dateci tutto quello che avete o vi ammazziamo come cani” intimarono i due, riscuotendo un discreto successo, visto che i primi passeggeri iniziarono a mettere nei loro zaini portafogli e cellulari.
Qualcuno dietro Marc ebbe l’idea di fuggire prima che il treno ripartisse ma fu raggiunto in breve tempo e colpito ripetutamente, mostrato poi come monito per tutti gli altri.
Fu allora che anche la ragazza si accorse della situazione, si tolse le cuffiette e si guardò attorno terrorizzata. Poi in un momento di lucidità prese il cellulare e cercò di effettuare una chiamata, ma fu immediatamente bloccata dall’uomo con la mazza da baseball che diete un forte colpo a pochi centimetri da lei facendole cadere il cellulare dalle mani per lo spavento.
“Guarda un po’ chi abbiamo qui” disse rivolgendosi al suo compare, che si avvicinò curioso.
“E’ proprio un gran bel bocconcino” affermò l’altro con aria viscida.
La ragazza terrorizzata si schiacciò quasi contro il finestrino, continuando a guardarsi intorno nella speranza di un intervento provvidenziale, ma il treno stava già ripartendo e nessuno sarebbe arrivato almeno fino alla prossima fermata.
“Lasciatela stare” disse Marc alle loro spalle.
I due si girarono contemporaneamente quasi al rallentatore, come per alla ricerca di una conferma di aver sentito quelle parole.
Quella nullità aveva davvero avuto il coraggio di mettersi in mezzo?
“Ehi amico” iniziò quello col coltello “Hai per caso voglia di suicidarti? In tal caso sei sulla strada buona”. L’altro ridacchiò.
“Davvero dico, lasciatela stare, prendete quello che volete e andatevene” insistette Marc.
“Sei anche cieco oltre che stupido? Non lo vedi che siamo armati?” disse il malvivente puntandogli contro il coltello.
“Forse dovremmo prima toglierti di mezzo e poi dedicarci allo splendore qui dietro” disse avvicinando un po’ di più la lama verso di lui.
A quel punto Marc afferrò la sua valigetta da lavoro e diede un colpo sulla mano dell’aggressore facendo carambolare la lama sul braccio dell’altro che ferito lasciò andare la mazza.
Il primo esitò un attimo incredulo per quello che era appena successo del tutto inaspettatamente. L’attimo di incertezza bastò a Marc per assestargli un pugno in pieno naso. L’uomo cadde all’indietro.
L’altro cercò di riprendere la mazza da terra ma proprio in quel momento Marc lo colpì con un calcio in testa che gli fece perdere i sensi.
Il compagno accecato dal dolore e dal sangue che usciva dal naso, cercò di rimettersi in piedi ma non si accorse che Marc stava caricando un altro calcio che lo colpì ai genitali, facendolo accasciare al suolo senza respiro.
I due erano fuori uso, e Marc stava per sincerarsi delle condizioni della ragazza, quando spuntò un terzo uomo in maschera dalla fine del vagone.
Dai due fori nella plastica si videro i suoi occhi roteare a destra e a sinistra, mentre guardava prima Marc in piedi e poi i due uomini a terra, poi di nuovo Marc, e cercava di capire cosa fosse successo li.
Poi si scagliò verso di lui sollevando una piccola ascia da taglialegna, pronto a colpirlo.
Con grande freddezza Marc raccolse da terra il coltello, lo prese per la punta e mirando velocemente lo lanciò facendolo roteare nell’aria, finché la lama andò a conficcarsi nella spalla dell’uomo mascherato che per il contraccolpo cadde all’indietro sbattendo la testa.
Adesso era veramente finita.
La ragazza incredula e spaventata si lanciò tra le braccia di Marc che la strinse forte. “Ma chi sei tu?” chiese sbalordita dalla scena alla quale aveva appena assistito.
“Sono un uomo con il senso del dovere e della giustizia” rispose Marc con aria di falsa modestia.
“No, tu sei il mio eroe” disse lei guardandolo con occhi di ammirazione. Lui sorrise compiaciuto.
“Biglietto prego”.
“Cosa?” domandò Marc senza capire.
“Il biglietto! Ce l’hai il biglietto?” sentì ripetere più forte Marc da quel viso angelico da cui proveniva ora una voce mascolina.
“Giovanotto il biglietto!” sentì forte e chiaro vicino a lui.
Era il controllore. Marc si guardò intorno ed estraendo dalla tasca il suo abbonamento chiese all’uomo “Dove siamo?”
“Stazione di Bellavia” disse l’uomo un po’ scocciato per la perdita di tempo.
“No! E’successo di nuovo!” esclamò Marc schizzando giù dal treno.
Spesso gli succedeva di incantarsi e fantasticare con pensieri e favole nella sua testa e si, anche di perdere la stazione giusta e dover tornare indietro.
Ciao Nicolò. Bel racconto e bel finale. Effettivamente è una cosa che capita a tutti quelli che fanno viaggi in treno. La mente va un po’ dove vuole e divora il tempo quando si finisce in una storia come la tua. Per un momento pensavo fosse un sogno. Ci sono andato vicino.
Bravo!
Dura la vita da stagista in redazione. Poi salgono sul treno e crollano dalla stanchezza, fra sogni e fantasticherie.
Simpatico, un Walter Mitty nostrano 😉
lSì, capita a molti di quelli che prendono frequentemente il treno o il pullman di fantasticare durante il viaggio… e sognare, liberare la mente, sin quasi ad addormentarsi.
Bel racconto, gradevole e scorrevole.