Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “I fuochi d’artificio” di Nicolò Madia

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Mike arrivò davanti alla chiesa. Il suo vero nome era Michele, ma da quando si era trasferito a Londra per tutti quelli del suo paese natio era diventato Mike. Era tanto che non tornava li.

Vivendo in una metropoli, dal cielo grigio e dalle piogge frequenti, aveva quasi dimenticato come fosse la tranquillità e la spensieratezza di un paesino sul mare, col tepore del sole che ti scalda la pelle e l’azzurro rilassante del mare a perdita d’occhio.

In paese stavano allestendo le luminarie per la festa del patrono che si sarebbe svolta l’indomani sera e tutto il paese era in fermento. Alcuni cartelli sparsi per le strade annunciavano la processione in giro per il paese nel pomeriggio e uno spettacolo di fuochi d’artificio la sera al porto. Lui adorava quella festa, gli ricordava quando era piccolo e tutto il suo stupore nel guardare quelle luci colorate esplodere nel cielo con forme di tutti i tipi che non riusciva davvero a spiegarsi credendola quasi una magia.

Qualcuno riconoscendolo lo salutò con dei cenni del capo.

Aveva ricevuto la notizia della morte del padre del suo migliore amico pochi giorni prima ed aveva subito preso un aereo per essere lì in tempo per i funerali.

Anche se lui odiava i funerali. Li trovava tristi, in quelle chiese cupe, austere, a sentire tutte quelle belle parole che a suo parere non aiutavano un gran che a stare meglio.

Il suo amico era già nei primi posti insieme ai familiari. Non volle disturbarlo, così attese la fine della messa per avvicinarsi.

La madre di Antonio era in lacrime ma sembrava più arrabbiata che dispiaciuta. Lo aveva praticamente visto crescere eppure quando incrociò il suo sguardo fece finta di nulla e andò da altre persone. Il suo amico invece, appena lo vide lo ringraziò per essere lì e lo abbracciò con le lacrime agli occhi. Lo invitò a cena la sera dopo nella sua nuova casa sul mare per raccontarsi un po’ di cose e guardare i fuochi insieme e gli diede l’indirizzo.

Mike pensò che fosse una bella idea e nel frattempo avrebbe anche avuto modo di stare un po’ con i suoi familiari e salutare qualche altro amico in paese.

La sera successiva arrivò puntuale alle 20:00 come promesso. Si trovò davanti ad una specie di palafitta sul mare, evidentemente nuova e realizzata con materiali di prima scelta. Vi si accedeva tramite un ponticello. Antonio era lì ad attenderlo e tutto orgoglioso gli fece visitare la casa. Dall’ingresso si accedeva subito ad un ambiente rettangolare diviso in due. Da una parte vi era la cucina e dall’altra la camera da letto. Superato un archetto si raggiungeva un salotto con in fondo una porta che Mike suppose fosse il bagno. Il tutto era circondato da ampie vetrate dalle quali si usciva in un ampio terrazzo esattamente sopra il mare.

Non era una casa enorme, ma era arredata con mobili di lusso, alle pareti spiccavano stampe ricercate, una tv che sembrava un cinema, un impianto stereo costosissimo, tutte cose che non quadravano esattamente con la situazione economica del suo amico. Almeno quella che lui ricordava.

“Vedo che hai fatto fortuna” disse Mike guardando il suo amico con aria vagamente interrogativa.

“Si, gli affari vanno bene” disse Antonio accendendosi una sigaretta in modo un po’ agitato. Le sue mani tremavano un po’, ma Mike pensò fosse normale vista la giornata che aveva trascorso.

Qualcuno bussò alla porta. Antonio guardò l’orologio, spense la sigaretta rapidamente e disse a Mike “Aspettami qui, versati da bere intanto, non ci metterò molto” e andò ad aprire.

Tornò dopo pochi minuti e Mike lo vide chiaramente infilare frettolosamente un mazzetto di banconote dentro un cassetto.

Mike non riuscì a trattenersi “Anto’, mi vuoi dire che sta succedendo qui?”.

L’amico un po’ sorpreso fece per accendersi nervosamente un’altra sigaretta, ma bussarono di nuovo alla porta.

“Scusami, torno subito” disse di nuovo Antonio un po’ imbarazzato e andò di là come prima.

Mike udì un rumore, come di un impatto tra due cose e poi un tonfo. Fece per andare verso la cucina, quando vide irrompere nel salotto tre uomini dall’aspetto poco rassicurante. Uno più basso e tarchiato che camminava davanti e due energumeni che trascinavano il suo amico per le braccia. Antonio aveva del sangue che gli usciva dal naso.

“Che sta succedendo?” chiese Mike stupito e un po’ spaventato.

“E tu chi sei?” chiese il più basso dei tre, probabilmente il capo.

“Un amico…” rispose Mike un po’ incerto.

L’uomo tarchiato lo guardò quasi sinceramente rammaricato “Beh mi dispiace che tu ti sia trovato in questa situazione, dico davvero. Ma il tuo amico qui ha combinato un sacco di guai ed è il momento che si prenda le sue responsabilità”.

“Che… che guai?” chiese Mike intuendo che il problema era più grave del previsto.

“Che guai? Diciamo che il signorino ci deve un bel po’ di quattrini, con i quali invece sta facendo questa bella vita, lo vedi?” disse indicando tutto intorno “Abbiamo provato più volte a chiedere in maniera gentile, ma fin ora ci ha sempre preso per i fondelli. Pensavamo che eliminare il padre fosse stato un segnale chiaro, ma a quanto pare non è servito a nulla, perché il tuo amico dice di non avere soldi”.

Mike terrorizzato da quelle parole pensò alla scena di poco prima e indicò il cassetto in cui aveva visto Antonio nascondere le banconote. “I soldi sono lì” disse.

Ci fu un attimo di silenzio, poi il presunto capo sorrise e si avvicinò ad Antonio “lo vedi che allora i soldi ci sono” e fece un cenno ad uno dei due energumeni che prontamente assestò un pugno in pieno stomaco ad Antonio che prese a tossire e quasi vomitò per il colpo.

Il boss raggiunse il mobile ed aprì il cassetto. Ne estrasse quattro mazzette di banconote.

Mike lo guardò sollevato, pensando dentro di sé che la cosa fosse conclusa.

“Ti ringrazio per il tentativo” disse l’uomo rivolto a Mike. “Ma questo non è nulla in confronto a quello che ci deve il tuo amico”.  Poi avvicinandosi ad Antonio chiese spazientito. “Dove sono tutti gli altri soldi?”

Antonio con le lacrime agli occhi, per la seconda volta in quella giornata, giurò di non averli poiché li aveva già spesi. Disse di aver capito lo sbaglio, si scusò e implorò perdono giurando che non sarebbe capitato mai più.

Quello fece di nuovo un cenno e Antonio fu colpito più e più volte allo stomaco e in viso. Il suo naso ormai aveva preso una forma stranissima, tutto piegato da una parte e gonfio.

“Basta vi prego” trovò il coraggio di dire Mike.

L’uomo sollevò la mano e i due si fermarono. “Puoi darci tu i soldi che ci deve lui?” chiese quasi gentilmente a Mike, il quale scosse la testa non potendo evidentemente sostenere quella spesa.

“E allora siamo costretti a continuare” disse l’uomo abbassando la mano.

I due giganti sollevarono Antonio come un pezzo di carne e lo legarono mani e piedi ad una sedia semincosciente.

“Il problema caro mio” continuò verso Mike. “è che tu ora hai visto tutto e sai tutto. Hai visto le nostre facce. Come faccio a farti andare via?”

Mike sgranò gli occhi e sentì le gambe tremare davvero per la paura.

“Io vivo a Londra. Non c’entro nulla con questo posto, domani riparto e non mi vedrete mai più, non dirò niente a nessuno lo giuro, ma lasciatemi andare vi prego” disse senza accorgersi di aver implorato e supplicato come il suo amico poco prima.

“Io ti credo” disse il boss riflettendo “ma non posso comunque rischiare. Prendete anche lui” ordinò.

Mike provò con poca convinzione a ribellarsi, ma quei due erano troppo forti per lui e così proprio come il suo amico fu colpito e legato. Le loro bocche furono tappate con del nastro adesivo.

“Signori, godetevi i fuochi” disse il capo e i tre se ne andarono.

Il porto era pieno di gente. Come ogni anno tutto il paese si era riversato li e qualcuno era venuto anche dai paesi vicini per godersi lo spettacolo. Famiglie con bambini che col naso all’insù si gustavano lo zucchero filato. Qualche giovane coppia in disparte aveva romanticamente preso posto sulle panchine scambiandosi baci e tenendosi per mano.

Poi una luce verdastra iniziò a salire nel cielo come un razzo in partenza per la luna. All’improvviso si divise in centinaia di altri frammenti luminosi e poi si udì il primo scoppio.

Era il segnale di inizio.

Si ammirarono ancora luci rosse, blu, viola, gialle, a forma di fiori, di fontane, di cuori, che sembravano cadere a pioggia sulle teste di tutti, seguite da altrettante esplosioni, una dopo l’altra. Tutti guardavano verso l’alto sorridendo e battendo le mani.

Nessuno si accorse di un’esplosione più grande pochi chilometri più in là. Quella che fece sparire una bella palafitta sul mare e l’amicizia di una vita.

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2 commenti »

  1. Bello questo racconto, hai saputo narrare una situazione “credibile” che si svolge in un breve lasso di tempo. Povero Mike!

  2. Mi è piaciuto (^_^)

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