Premio Racconti nella Rete 2021 “Quando arriva la notte” di Giovanni Lai
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Quando arriva la notte come fantasmi silenziosi corrono veloci i pensieri per farti compagnia, anche quelli che durante il giorno sembrano non esistere o che ti sfiorano solo per un istante e invece sono lì, pronti, che aspettano silenti e pazienti solo l’oscurità per manifestarsi. Sono subdoli perché si insinuano lesti e inaspettati nella tua mente, senza preavviso, senza che tu li cerchi e, come un virus, si moltiplicano rapidamente.
Quelli leggeri svolazzano leggiadri come farfalle e sono in genere instabili, durano un battito d’ali o poco più, quelli che ti angosciano, invece, ti inseguono senza sosta e non ti danno tregua, come avvoltoi che volteggiano a lungo in cerchio mentre attendono pazienti e affamati di avventarsi sulla preda. Cerchi di scacciarli ma non ci riesci, sono sempre lì, non ti abbandonano se non per qualche istante, per poi ritornare più nitidi e pressanti di prima. Quelli piacevoli vorresti invece non finissero mai ma, come lingue vivide e serpeggianti di un fuoco di legna appena acceso, spesso danzano allegri e scoppiettanti, mutano colore e posizione a ogni istante inseguendosi senza sosta per poi interrompersi di colpo, alcuni invece si frantumano, si sminuzzano e si mescolano ad altri come dentro un surreale frullatore, riprendono per un attimo la loro identità quando meno te lo aspetti e sovente ti abbandonano sul più bello.
Quando arriva la notte e non dormi e l’alba è ancora lontana, capita spesso che, all’improvviso, i pensieri che si rincorrono liberi nella tua mente vengano disturbati, in qualche caso quasi violentati dai rumori della vita che ti circonda tuo malgrado, ai quali di giorno normalmente non fai caso, ma che il silenzio della notte a volte amplifica, altre volte distorce rendendoli irriconoscibili: rumori che provengono dall’esterno, più raramente dall’interno della tua abitazione. I pensieri, allora, si interrompono di colpo, rimangono come sospesi, come se anche loro cercassero di capirne l’origine, nell’attesa che i tuoi sensi si rilassino e loro, i pensieri, ritornino a occuparsi di te. Ai rumori esterni sei abituato, ti sono più familiari: il latrare di un cane, il pianto di un neonato, un cancello che cigola, una musica in lontananza, un colpo di clacson improvviso. Quelli domestici sono in genere meno decifrabili, più misteriosi, quasi volessero non rivelare la loro vera natura. Sono inaspettati, improvvisi, rompono la quiete notturna come un fulmine a ciel sereno e per questo spesso ti creano angoscia. Quasi sempre provengono da qualcuno che rincasa di soppiatto o gironzola ancora per casa a notte fonda cercando il più possibile di non far sentire la sua presenza ma, a volte, sono prodotti non da qualcuno ma da qualcosa, come se anche la casa avesse un suo misterioso affanno o una voce roca che a volte si manifesta gridando inascoltata nel silenzio.
Quando arriva la notte adesso non riesco quasi più ad addormentarmi, i pensieri si impossessano famelici della mia mente e lì rimangono avvinghiati fino all’alba quando, ormai sfinito, cedo finalmente a un sonno leggero, spesso agitato e popolato di incubi, niente affatto ristoratore. Da troppo tempo quelli leggeri hanno lasciato il posto nella mia mente ad altri più cupi. La mia esistenza si è interrotta bruscamente quella sera e, da allora, non riesco più a trovare pace e darmi una ragione per andare avanti. Penso sempre, di giorno e ancor più di notte, a quel momento, a quel maledetto istante in cui la mia vita si è fermata. Non riesco più a sopportare l’idea che la serenità che avevo finalmente conquistato dopo aver incollato con lo sputo i cocci di una esistenza da dimenticare sia stata improvvisamente e brutalmente interrotta, che la ragione vera della mia nuova vita sia stata spazzata via come il classico fuscello nella tempesta mentre io sono ancora qua a maledire ogni momento quella sera d’inverno, e mi sento come se anch’io fossi in qualche modo colpevole perché non sono stato in grado di proteggerla o non sono volato insieme a lei.
Quando arriva la notte ormai penso e ripenso sempre e solo a quella sera, e come se davanti ai miei occhi sbarrati scorressero lenti i fotogrammi di un film cerco invano per la millesima volta di fermare l’immagine prima dell’ultima scena, nel disperato tentativo di dare un diverso finale a quel tragico evento. Rivedo Alina mentre attraversa la strada precedendomi di qualche passo e quel maledetto SUV impazzito, nero come il lutto che forse non riuscirò mai elaborare. Da quella sera ho sempre nelle orecchie lo stridore dei suoi freni nel disperato tentativo di evitare l’urto, nella memoria l’impatto violento, il grido strozzato e il tonfo sordo sull’asfalto bagnato; negli occhi inorriditi il suo corpo riverso di lato sul ciglio della strada mentre l’auto sbanda ormai senza più controllo nella sera di pioggia e di morte e termina la sua folle corsa contro un platano. Ben ti sta se ci sei rimasto secco, lurido bastardo strafatto e ubriaco! Non potrò mai perdonarti, perché ora avrò per sempre davanti agli occhi anche la macchia rossastra sull’asfalto, bagnato anche dalle lacrime della mia disperazione, vicino a quelle labbra che mi davano la vita, che la pioggia battente continua a slavare rendendola sempre più frastagliata e sbiadita, come a voler cancellare in fretta non solo il segno ma anche il ricordo di quel tragico destino.
Ormai, quando arriva la notte, non riesco più a prendere sonno e sobbalzo a ogni minimo rumore che sento dentro casa e tendo le orecchie per capire da dove proviene, nella speranza di riconoscere in quel rumore una traccia della vita che prima c’era e adesso non più.
… La vibrazione del cellulare squarcia improvvisa quel silenzio irreale, soccorrendomi come un provvidenziale salvagente lanciato nel mare agitato dei miei pensieri. … “Chiamo dall’ospedale…. Volevamo comunicarle che stamattina sua moglie ha ripreso conoscenza e ha chiesto di lei. … È fuori pericolo, … ci vorrà del tempo … ma si riprenderà completamente.”. … “Pronto, … mi sente?”.…
Ora, quando arriva la notte, non dovrò più aver paura di rigirarmi insonne in continuazione dentro un letto vuoto e senza calore e aspettare che solo i fantasmi dei miei pensieri mi tengano compagnia fino all’alba.
Questo e’ un racconto davvero commovente. La profondità con cui e’ affrontato il tema e’ davvero toccante..
Complimenti! Mi piace soprattutto come ha dato voce in modo efficace a quel rincorrersi angosciante di pensieri propri delle notti insonni, ancor più nei momenti in cui si è afflitti da gravi preoccupazioni o da rimpianti.
Smarrimento di un uomo che teme di aver perso l’amore di una vita in un tragico incidente stradale. L’assenza fisica dell’amata porta il protagonista ad una sorta di corto circuito psichico in cui sensi e pensieri assumono valenze anomale, probabilmente per la difficoltà ad accettare una realtà tanto crudele. Interessante introspezione espressa con una scrittura efficace, intonata all’argomento trattato che mi auguro non autobiografico anche se la storia è a lieto fine. Racconto che sento particolarmente vicino in quanto otto anni fa ho subito un grave investimento stradale simile nella dinamica e nelle conseguenze a quello occorso alla Alina di questa storia,
La sorpresa è forte, il racconto è ben scritto ed emozionante.
Molto bello nella descrizione dei pensieri che prendono sopravvento la notte, anche contro le nostre intenzioni, quando le tensioni della giornata si allentano e si vorrebbe poter “spegnere” tutto, e invece…..
Racconto emotivamente efficace e scritto col ritmo che gli calza a dovere. Io, però, avrei omesso le ultime tre righe, era già a posto così!
Il racconto mi ha subito catapultato tra le lenzuola stropicciate e bagnate di sudore di certe angoscianti nottate. Quando viene svelato il pensiero principe che spezza le serenità del protagonista, una rabbiosa tristezza si è impossessata di me, ma lo spiazzante finale che ridà speranza al protagonista, e, di conseguenza, al lettore è uno splendido regalo che incoraggia a pensare positivamente.