Premio Racconti nella Rete 2021 “L’ultima notte” di Mariateresa Rosa
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021“Si, certamente ormai è sera…lo deduco dal fatto che le luci sono accese e fuori è buio…
Da quanto tempo sono a letto disteso senza una ragione da ore, e tutto intorno c’è agitazione, con persone che vanno e vengono nella stanza, parlando sottovoce, come se io dormissi…?
Mi guardano quasi con curiosità, ma io sono sempre lo stesso, soltanto mi sento un po’ strano!
Di solito faccio le ore piccole leggendo o adocchiando la tv che spesso mi annoia, perchè il sonno tarda ad arrivare, come si intuisce, data la mia età. Si dice che da vecchi si dorme meno, ma questa sera succede qualcosa di diverso.
Non mi riesce ancora di capire perchè mi sento così leggéro, come se il mio corpo non avesse peso, e il mio respiro sia solo un soffio sottile.
E’ nera questa notte, scesa senza troppo preavviso, così come a volte si spegne una lampada e tutto si oscura: all’improvviso scompaiono i colori, i volti nell’ombra si delineano appena; sento strane voci che si mescolano in parole incomprensibili che vagano nell’aria, intorno a me.
Nella stanza le luci non sono accese come al solito, e mi disturba non riuscire a vedere bene quel che succede. Ma che cosa posso fare, se nessuno si cura di me? Non riesco a muovermi, è come se fossi di sasso, e neppure parlare per unirmi al chiacchiericcio. Eppure non mi pare di essere invisibile!
Mi sento un estraneo nella mia casa, ma questo è il mio letto, i soliti mobili, la finestra e la porta della mia stanza che si apre e si chiude in continuazione.
Chissà se tra poco arriverà anche lui, il mio amico e compagno di giochi con le carte; insieme passiamo ore tranquille, leggendo anche il giornale con commenti fioriti alle notizie, e qualche risata che ci porta un po’ di allegria. Oggi però non l’ho sentito al telefono…
Forse non sà che cosa mi è accaduto all’improvviso, e nessuno lo ha avvertito. Dove ci siamo incontrati l’ultima volta? E quando?
Non lo ricordo adesso, ho la mente distratta, anzi vuota!
Ma che cosa è successo realmente se anch’io non lo capisco ancora?
Guardo il cielo oltre il vetro della finestra; l’oscurità non è totale perchè è ancora estate.
E… il mio migliore amico? Mi meraviglio che oggi non abbia ancora telefonato: dovevamo sicuramente incontrarci per un caffè. Si fa insieme una camminata e poi, se il tempo è buono, ci sediamo nel cortile all’ombra dei platani ombrosi, senza annoiarsi mai, trovando sempre qualcosa di nuovo da raccontarci. Vecchi ricordi che tornano alla memoria, e uno tira l’altro, come se ci raccontassimo una vecchia filastrocca.
A qualcuno possiamo sembrare noiosi, ma a noi piace così.
Camminiamo adagio durante la passeggiata, così ci stanchiamo meno, sempre attenti a non inciampare per non cadere come bambolotti di pezza.
A pensarci bene, la nostra vita da anziani pensionati non ci permette di avanzare troppe pretese.
Ma, forse era ieri quando ci siamo parlati, o la settimana scorsa.
Me ne stò qui sdraiato e troppo fermo guardando in aria, tentando di comprendere ciò che accade intorno a me.
Ho perso il senso del tempo! Non sò che ore sono…ma non ci sono orologi intorno a me.
Fa ancora molto caldo, perchè l’estate non finita, e io sono insofferente; cerco sempre l’ombra di un albero, o di una tenda che mi ripari dal sole.
Mi sono sempre chiesto: come fa la gente a restare immobile sotto la sua calura tanto tempo per abbronzarsi? Sulle spiagge, sui prati…trovo che sia una sciocchezza! Il sole mi scalda comunque, e le mie vecchie ossa trovano ristoro anche all’ombra.
Ma stò divagando, e oggi succede in continuazione…
Se fuori è buio, e la notte incombe, è evidente che il mio amico non può arrivare ora; dovrò aspettare domani mattina.
Il mio migliore amico! Il suo volto è quì, stampato nella mente, eppure non ricordo neppure il suo nome: sono esterefatto! Ma che differenza fa per me ormai? Credo che neppure potrò più chiamarlo al telefono…però andrò a trovarlo presto.
E che faccia farà quando ci rivedremo!
Che idea balzana, andarlo a trovare…ma dove? Intanto aspetto, non sò neppure io cosa: lo capirò prima o poi!
Mi torna in mente all’improvviso una vecchia canzone, molto romantica, e lascio che la sua melodia mi invada l’anima: che bello ascoltarla così, è come se la cantassi io, ma non riconosco la mia voce. E’ troppo intonata e calda! Però non ricordo più a chi la dedicavo; doveva essere una fanciulla molto particolare per riuscire a farmi cantare!
Già, che strano, anche adesso mi viene voglia di cantare…E anche di passeggiare!
Se uscissi un po’ da qui tanto per distrarmi? Nessuno parla con me, io non esisto! Così mi decido e vago per la città, mi sento libero e leggéro; le sue strade le ho già dimenticate, almeno…mi sembra sia così. Non sò bene dove mi trovo. Non importa, vado avanti. Voglio girovagare un po’. Quante volte ho camminato per le sue vie senza pensare che potesse succedermi qualcosa di cui avere paura, che mi impedisse di tornare a cada, di rivedere l’alba del giorno dopo. E la mia casa.
Un agguato, una rapina, quante volte ho letto di questi fatti terribili! Sono sempre stato fortunato.
Meglio rientrare e provare a concentrarmi: mi guardo intorno con attenzione. Certo questa è la mia casa.
Quante notti ho vissuto fra queste mura senza l’ansia dell’attesa di un nuovo mattino? Ti addormenti e non sai se poi ti risveglierai, oppure no. Eppure non ci pensi; sai solo che ti devi riposare, avvolto in una morbida coperta chiudendo gli occhi sopra gli ultimi pensieri che si accavallano nella mente, dimentico del mondo fuori, sperando di sognare come un bimbo felice. Non ricordo più la mia infanzia, solo il volto di mia madre: anche in questo momento mi pare di vederla, sorridente mentre mi esorta a tornare in casa.
Se torno col pensiero al mio passato, immagini e ricordi riaffiorano con nitidezza, dei momenti più bui e dei giorni gioiosi vissuti insieme a…oddio non ricordo i nomi! Ma ho anche perduto gesti e parole, silenzi e sogni di chi mi stava accanto. Anche i miei li ho smarriti lungo la strada. Ho vissuto da distratto? Credo che tutti lascino sul cammino qualche speranza che non si avvera, qualche sogno impossibile.
E l’amore? Perchè penso all’amore, proprio ora?
Ho creduto di amare senza limiti e pregiudizi la mia famiglia, gli amici, ma forse…non ho saputo ascoltare, e neppure comprendere. Ora però mi chiedo anche se qualcuno ha mai ascoltato me.
La mia voce ha chiamato invano, e l’anima ha supplicato inascoltata, quante volte? Il mio sguardo ha incontrato spesso sguardi ostili e cupi.
Anche in questo momento mi guardano in modo strano passandomi accanto; eppure mi sembra di sorridere, ma nessuno se ne accorge. E’ successo troppo spesso…ma cos’è il tempo? Luminose primavere beffarde, e interminabili inverni carichi di nebbie e neve, han segnato il mio cammino, per andare dove? In quali porti ho approdato?
Mi sono perduto spesso lungo la strada che pareva non finire mai, strappando lamenti inutili al mio animo angosciato; e quanti sogni vani sotto le stelle cadenti, dove troppe illusioni, per un soffio di luce hanno preso vita.
Come quelle stelle d’agosto, anche nel cielo appannato di questa città, apparse senza essere viste, i sogni se ne sono andati, perduti nel nulla.
E con amarezza mi dico: questa è la mia ultima estate, ormai giunta al termine. Lo sò per certo, e fa molto caldo, anche se io non stò sudando.
Che pensieri profondi arrivano adesso! Riflessioni che mi mettono un po’ di tristezza, e nello stesso tempo un senso di liberazione.
E’ sempre strato complicato trovare il tempo per fermarsi a riconsiderare le vicende della vita, quando si corre per mille faccende da sbrigare e il tempo vola. E il lavoro ti impegna senza sconti. Ma ora sembra che tutto sia immobile e perfetto per questo, emi sento tranquillo.
Però sono stanco.
Mi sfrego le mani per scaldarle, perchè nonostante sia una notte estiva, sono fredde come l’inverno. Ci vorrebbe vicino il mio Nerone, con tutto il suo pelo morbido e la voglia di coccole mi scalderebbe le mani e il petto. Dove sarà nascosto? Lui sì che mi accetta come sono, sempre felice di vedermi, elo dimostra con tante fusa. Mi sa che gli hanno proibito di venire qui, chissà perchè.
C’è troppo andirivieni intorno a me ora, e poca luce: ma forse sono i miei occhi.
Sono sempre tutti qui…lasciatemi in pace per favore! Perchè continuate a girarmi intorno con quelle facce stravolte, senza un sorriso, parlando sottovoce? Meglio se uscite tutti quanti da questa stanza, io stò bene: non ho alcun dolore, non ho fame ne sete. Stò riposando finalmente!
Questo viso chino su di me lo conosco, credo, da moltissimo tempo. E forse anche gli altri che appaiono un istante e poi se ne vanno, soddisfatti di quel che hanno visto.
Aprite la finestra prima di uscire: non importa se i mie i occhi son chiusi e il respiro finito. Chissà per quanto ancora potrò godere di quel verde albero che agita le fronde, fuori dalla finestra contro il blù del cielo…voi non lo sapete ma io lo vedo ancora: sedevo alla sua ombra a leggere, seduto sullo sdraio per passare il tempo.
Mi hai sentito? Perchè non mi accontenti? Dovrò credere che mi stai facendo dispetto.
Ora comunque guarderò sospirando dentro questo letto, la notte scesa apposta per me. Domani chissà, sarò altrove, forse in un posto migliore. Quando l’alba sorgerà, i passeri canteranno ancora fra i rami, e l’albero avrà fremiti i fronde nella brezza mattutina. Il sole ci sarà? Potrebbe anche piovere, oppure fra le nuvole biancastre, sprazzi di luce scenderanno sopra il mio letto, reminiscenze di un passato che non ricordo neppure. Sarà come un fllm già visto, un racconto fantastico di favole assurde, una sorta di canzone di cui non conosco le parole.
Accidenti, non sapevo di avere una vena poetica…
Verrà Nerone a svegliarmi, ne sono sicuro. Ma alla fine che mi importa di che sarò domani? Domani io sò che cadranno i muri, e voci e parole non avranno alcun significato, ombre e luci mescolate, e con un filo di voce, ancora leberò lamenti e canti inutili che nessuno udrà mai.
Oppure riderò e sarò allegro e spensierato! Uscirò davvero da questa stanza.
Intanto mi metto comodo se devo aspettare che la notte si dilegui nelle braccia del mattino. Le mi mani sono fredde, ma non inutili: certo potrò stringere ancora altre mani che la mia forza non sentiranno: e come potrebbero, se pensano soltanto alla mia immobilità, apparenza assurda e scontata.
Io immobile…sembra impossibile! Io che da bravo pensionato mi impegnavo e trovavo sempre qualcosa da fare per riempire ogni momento della giornata. Sei un rompiscatole mi dicevano, perchè mi ostinavo a rendermi utile, anche quando forse ero troppo invadente, sempre fra i piedi di tutti, e diventavo quasi noioso.
Sulle labbra non ho sorrisi per chi mi sta vicino. Non ci riesco. Quanti sorrisi ho consumato e quanti non ho regalato! A nessuno ormai importa più. Mi guardano con occhi straniti.
Neppure del mio dolore, il rimpianto…nessuno attenderà il mio ritorno. Saranno cancellate le ansie e le domande superflue, i gesti consueti e gli abbracci dovuti. Sono le ultime queste lacrime che sul volto bagnano guance ormai sfiorite, e i singhiozzi presto si tramuteranno in risate, perchè questa è la vita, anzi, è la morte. La Mia!
Ormai l’ho capito!
Dove io andrò voi ancora non potete arrivare, se non con un fiore e un sospiro che ormai sarà vano.
E’ così tranquillo laggiù, un giardino fiorito e silenzioso: credo già di vederlo, ma forse è ancora un sogno. Domani quando partirò per il mio viaggio, voglio godermi ogni passo, che sarà lento, senza premura.’ Così si accompagna choi parte per non tornare mai più.
La notte è ormai fonda, il suo buio mi opprime un po’, mentre si consuma nel sussurro del silenzio. Dormire non sarebbe una cattiva idea, finchè l’alba non torna, rosea e tepida.
Quanto è breve la notte, quando dormi tranquillo le ore volano via…ecco, è già mattina ed è arrivato anche il mio amico: sento la sua voce, e mi fa sorridere sentirlo così malinconico. Se sapesse che lo posso ancora ascoltare…forse mi farebbe una battutaccia.
Chi di voi mi accompagna? E’ il mio ultimo viaggio, ma forse, è una sensazione intima e strana, posso anche sbagliare. C’è un’altra strada laggiù, che io vedo in un sogno, ma forse non sogno. Devo ancora camminare? Ma quanto?
Ormai non ho più fiato, è greve e stanco il mio passo. Lasciatemi, voglio fermarmi e riposare. Ora lo sò: il conto dei miei giorni è finito. Domani è gia qui.
No, niente soste o ripensamenti: non è necessario e non c’è nulla da rimpiangere, o forse non voglio pensarci ora. Ho capito che io posso volare, dove nessuno di voi mi può raggiungere o fermare. E senza sentirmi stanco.