Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Fino alla morte questa terra è mia” di Benedetta Melappioni.

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Il fumo si disperde nel vento, aprendo lo scenario come un sipario il palcoscenico. C’è silenzio ora. Le incessanti esplosioni sono finite con la stessa velocità con cui sono iniziate; tutto tace, un immobile fotografia viva nella quale io sono unica protagonista. Il riverbero del sole fa tremare la realtà tutt’attorno, rischiando dove un tempo sorgeva una casa. Nessuno che grida, nessuno che corre. È stato rapido, come il battito d’ali di una farfalla che si posa su un fiore per coglierne l’essenza.  

Un orso di peluche mi scruta dalle macerie. Il pelo bruciato, i bottoni sugli occhi sciolti, il capo leggermente reclinato sulla destra, tenuto saldo da piccole dita del medesimo colore del manto. Un labirinto di carne nera e ruvida come cuoio. 

Mi avvicino. Tolgo pietre e calcinacci; l’odore acre della polvere si mescola a quello di morte. Non sembra umana la grottesca figura dura e priva di pelle rannicchiata in posizione fetale. Stropicciata, come un panno gettato malamente al suolo. Un mosaico di devastazioni. La prendo tra le braccia e mi siedo, sfiorandole il viso. Al tocco, torna ad essere la bambina che era nell’attimo prima dell’esplosione. I lineamenti delicati, i capelli color ebano lunghi e morbidi che scendono ad incorniciarle il volto. Perfetta.  

Non riesco a non guardarla e non riesco a trovare umani difetti nella sua bellezza. È questo il prezzo da pagare. Il senso di tutto si perde in queste palpebre chiuse come le ante di un portone. 

Poco prima che tutto smettesse di avere un senso, tu bambina, eri in braccio a tuo fratello maggiore appena rientrato da scuola. Gli eri corsa incontro, camminando incerta, mentre la mamma incinta dei gemelli stava finendo di preparare il pranzo. Papà non c’era.  Non sa ancora che la sua esistenza è finita. 

Ridevi, mentre tuo fratello faceva fare delle buffe voci all’orsetto. La tua risata era musica in quella casa. Tutti vivevano solo per sentirla.  

Qualcuno si chiederà se hai pianto o gridato. Se eri sola, qual era il tuo nome. Qualcuno penserà ai propri figli e avrà compassione di te. Poi tornerai nel silenzio di questo sepolcro di pietra e ci sarò solo io a tenerti, come tu tieni il peluche. Unico amico a non averti abbandonata. 

Troppo presto sei stata strappata alla vita. Ancora troppo piccola per avere certezze oltre che sogni; non potevi sapere chi saresti diventata, cosa avresti voluto essere. La tua vita era solo l’amore della tua famiglia e di quell’amore ti nutrivi come linfa vitale di un piccolo fiore che sboccia.  Un germoglio reciso, calpestato con inaudita violenza.  

E non ha un senso se non un retaggio di sangue che si porta dietro da secoli. Le colpe dei padri che ricadono sui figli senza che nessuno abbia il coraggio e la forza di interrompere questa giostra di orrore che gira senza freni, che porta via tutto il bello e il buono. Il Sole stesso prova vergogna a sorgere e illuminare questa valle di odio. La Luna prova pietà la notte, quando con l’oscurità che porta ricopre questa terra come una madre amorevole e sofferente copre con un telo il cadavere martoriato del figlio.  

Perché è per questa terra, sulla quale hai mosso i primi passi in primavera che sei morta. È solo per questa manciata di polvere che la tua luce è stata spenta come fosse la fiamma di una candela lasciata in balìa di una torrenziale pioggia. L’uomo è un animale strano. Darebbe fuoco al mondo, se questo lo elevasse signore della cenere. Ti stringo, bambina, ti tengo il capo sul mio silenzioso petto. Mio piccolo agnello, sacrificato sull’altare del niente. Tuo padre ne ucciderà cento, mille per vendicarti e dall’altra parte risponderanno uccidendone altrettanti. Sporcano di sangue e cadaveri ciò che dicono essere loro e non ne resterà niente.  

Un giorno forse capiranno. Quando sarà ormai troppo tardi arriveranno alla consapevolezza che tutto questo, che questa Terra, non è mai stata loro. Fin dagli di inizi di questo orrore, io sono stata l’unica padrona; quello che credono gli appartenga, lo hanno consegnato a me senza nemmeno accorgersene.  

In questa guerra, non ci saranno vincitori né vinti. Solo Morte.  

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5 commenti »

  1. Molto bello nella sua semplicità toccante. Un tema difficile purtroppo raramente affrontato nella narrativa. Brava Benedetta.

  2. Toccante, commovente, vero!!!!
    Parole nude e crude. Spettatori di uno scempio infinito.

  3. Grazie, siete molti gentili.

  4. Un tema importante. Perfino la Morte sa commuoversi di fronte alle vittime sacrificate sull’altare del niente, e depreca la vendetta che creerà altre vittime. Tutto il resto è miseria umana.

  5. Grazie Tullio.
    Siamo esseri così contraddittori: a volte capaci di raggiungere le stelle a volte di macchiare la terra di sangue. Il tema mi è molto a cuore.

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