Premio Racconti per Corti 2021 “Chef vs salutista” di Roberto Contini
Categoria: Premio Racconti per Corti 2021Lucca, esterno, giorno.
Una coppia passeggia in centro. Affermare che si tratti di una coppia sarà anche corretto e coerente con le fedi agli anulari dei due, ma stride con le apparenze: non si tengono per mano né a braccetto, non camminano neanche vicini, non si guardano, non si sorridono, non conversano e neppure litigano, finché:
“Caro, andiamo in quel locale, mi è stato raccomandato; ecco la mia sorpresa per il tuo compleanno. Sembra che qui lo chef sappia conciliare gusto e salute. E’ poi un soggetto umile e sempre lieto di apprendere da chi ne sa più di lui, ti piacerà sia il posto, sia il cuoco, sia il cibo. Così mangerai sano e morirai vecchio”.
Bofonchiando “Come si dice, voglio invece morire ‘giovane’, ma in tarda età”, l’uomo insegue controvoglia la donna verso i tavolini all’aperto.
In un tavolo vicino a quello che stanno per occupare, la moglie incontra una conoscente che, presala in disparte, le sussurra in tono complice: “La notte scorsa, ti ho intravista mentre uscivi dalla casa di questo famoso chef, gran scapolo impenitente. E’ davvero così focoso anche a letto? Che burla portare in quest’orgia di strutto tuo marito, salutista com’è, magari prende il rivale a cornate!” “Quella che hai visto, purtroppo, non ero io, – ribatte la moglie, lasciando che un broncio certifichi l’autenticità del suo rammarico – peccato, mi sarebbe piaciuto venir cucinata da quel tipetto, ma forse sono un ingrediente troppo pungente perfino per il suo stile. Scusami ora, il mio grand’uomo si sta spazientendo”.
“Quali specialità ci propone?” mentre la moglie lo raggiunge, il marito interpella un cameriere con lo stesso tono che un inquisitore riserverebbe a un eretico irriducibile.
“Ubi maior…” cita l’inserviente, scansandosi di scatto, per aggiungere sottovoce “Il nostro chef in persona sta entrando qui nel dehors; è un personaggio, vedrete!”
“Sapremo sorprendervi – fuoriesce, con fastidiosa arroganza, da una bocca evidentemente avvezza più a pontificare che ad assaggiare – prima che alimenti, noi elargiamo esperienze e sono certo che riusciremo a esaudire ogni vostra aspettativa, lasciandovi un ricordo indelebile che vi condurrà ancora in questo nostro tempio del gusto. Buon appetito a tutti”.
Quando la donna gli strizza di nascosto l’occhio, il cuoco dismette per una frazione di secondo lo sguardo altero e deciso per concederle una scintilla di complicità, che non si degrada in un sorriso.
“Non voglio essere sorpreso, – replica l’avventore supponente – so perfettamente cosa desidero e pretendo cibi genuini. La soddisfazione del palato sia un beneficio accessorio, il primo obiettivo dell’alimentazione è favorire la salute del corpo”.
“Allontanati pure, raccolgo io le ordinazioni di questi signori”. Il messaggio dello chef è rivolto al cameriere, ma i suoi occhi, fissi e concentrati come quelli di un pistolero in un duello, rimangono puntati sul consumatore che reagisce con uno sguardo altrettanto intenso (sembra che il vento, filtrato dalle chiome dei platani, accenni qualche nota di Ennio Morricone).
“Oltre a erogare adeguati nutrimenti per la nostra struttura materiale – prosegue il cuoco nascondendo lo sdegno in una smorfia – noi sappiamo coccolare l’anima. Non crede che il benessere fisico germogli meglio nell’appagamento?”
La domanda retorica si perde nel ghigno scettico della controparte.
“Accetto la sfida – dichiara allora lo chef – e come entrée vi raccomando uno squisito tuorlo fritto in mousse di asparagi selvatici. Dovrete fare ricorso a tutta la vostra audacia per disfarne la pregevole coreografia, ma sarete subito ripagati da sublimi onde di sapore”.
La moglie approva con un prolungato suono onomatopeico dai vaghi richiami sessuali.
Il cliente contesta: “Cominciamo bene, con il fritto! Ignora che questo tipo di cottura genera sostanze cancerogene?”
“Il nostro fritto è sanissimo e sappia comunque che il veleno è nella dose, non certo in pochi grammi di estasi”.
“Per cortesia, – sbuffa il marito, per nulla convinto – passiamo direttamente ai primi”.
“Com’è signora – il cuoco cambia tattica e interlocutore – vivere insieme a un nutrizionista dilettante?”
“Un po’ noioso – riconosce lei – viene però facile immedesimarsi negli astronauti, nutriti a pillole”.
“Io mi godo ogni boccone e non ho mai preteso di uniformarti ai miei principi”, chiarisce lui.
“Forse non esplicitamente, ma quando devio dalla ‘Verità’ mi rivolgi il medesimo sguardo che Savonarola indirizzava ai peccatori più abietti; ormai mangio con un costante senso di colpa. Inoltre mi costringi a cucinare due menu: il tuo sano e il mio tossico”.
“Torniamo a questo pranzo, per favore, – ribatte il marito – prima che diventi una cena”.
Lo chef, non mascherando la propria irritazione, precisa: “Lei non ha capito con chi ha a che fare. Ho ricevuto tanti certificati, riconoscimenti e premi che potrei tappezzare l’intero locale, ma non voglio incensarmi e tantomeno polemizzare con un fanatico. Quando avrà assaggiato la specialità che sto per suggerirvi, si scuserà e mi ringrazierà: vi propongo degli sbalorditivi spaghettini ai profumi mediterranei”.
Il marito deflagra: “Mangiare un piatto di pasta equivale a inghiottire lo stesso volume in zucchero e lo zucchero è il nemico più pericoloso: fa schizzare il carico glicemico e provoca resistenza insulinica, favorendo il diabete, le malattie cardiovascolari e il cancro. Maledizione, come fate a non sapere certe cose?”
“Voialtri, – vomita lo chef, incapace di dominarsi – quante ne avete di fisime e pure incongruenti, se si dovesse dare retta a ogni scuola di pensiero nutrizionista, non si potrebbe ingerire alcunché. Per fortuna ho in serbo per voi un piatto unico capace di rovesciare il suo evidente malumore: vi invito a ordinare il nostro cosciotto di maialino al mirto con patate. Sappiate…”
“Porco! – lo interrompe il marito – La carne di porco è una delle più grasse fra i grassi animali e i grassi animali ci acidificano l’organismo, diffondendo infiammazioni. Le patate poi, già impoverite di vitamine dalla cottura, non sono verdure, ma tuberi, contengono amidi e compromettono pure la linea”.
“Caro, tu ti occupi di bilanci, non di bilance. In anatomia, non mi risulta poi che ti sia mai spinto oltre la pratica con l’Allegro Chirurgo”.
“La presunta carenza vitaminica – si intromette il cuoco – può sempre compensarla con gli integratori”.
“Come ho letto, attività che evidentemente lei non pratica, – lo schernisce il marito – le vitamine in pillole servono solo a fare una pipì più costosa, chissà la sua quanto vale!”
“Forse dovreste provare ad addolcirvi con qualcuno dei nostri rinomati dessert”. Azzarda lo chef, ma più che parole dalle labbra sembrano uscirgli lame, affilate come i suoi coltelli. “Perché non gustate una prelibata Bavarese al latte e pistacchi, portata energetica e sostanziosa come un pasto completo? I suoi deliri infatti potrebbero derivare da ipoglicemia”.
“Pazzesco! – strepita il marito – Lei alimenta senza nutrire. Inoltre il latte non è una sostanza adeguata alla dieta umana. Quali animali accedono in natura al latte di altre specie? Ma queste considerazioni per lei saranno quisquiglie. Voi, massaie in pantaloni, che veleggiate su una moda passeggera e vi pavoneggiate credendovi dei divi”.
Il cuoco, ormai esasperato, estrae dalla tasca una rivoltella, puntandola al torace dell’interlocutore e, dopo aver chiosato “Così muori sano, peccato per l’intossicazione da piombo”, esplode un colpo.
L’avventore cade a terra fulminato. Dal suo addome rivoli di sangue, nella costernazione generale.
“Non è possibile – balbetta lo chef incredulo, dietro a uno sguardo inespressivo, gettata l’arma per terra – lo sparo è a salve. Non carico mai la pistola, mai! La tengo solo come deterrente, rimpinzata di cartucce inoffensive. I proiettili veri stanno nel primo cassetto del comò in camera da letto, non li tocco da anni”.
Eppure il cadavere resta cadaverico, come accertato da un cliente accorso in qualità di medico.
La conoscente si avvicina e abbraccia la moglie: “Condoglianze mia cara, – sussurrando poi – anche se intuissero che sei stata tu a sostituire i proiettili la scorsa notte, non temere: le attenuanti per chi giustizia un salutista intransigente certo prevalgono sulla colpa”.
Il velo di tristezza, dipinto sul volto della neo vedova, s’illumina fugacemente di un sorriso maligno quando il suo sguardo incrocia, sul tavolo vicino, un profumatissimo risotto al tartufo, fumante come una pistola.
A cena con il nemico 😀 Malgrado l’epilogo, l’ho trovato a tratti divertente.
Grazie Barbara della visita (che mi appresto a ricambiare) e dell’apprezzamento.
Ma che finale a sorpresa! Una cenetta piuttosto movimentata… non è che hai numero dello chef?
Bella fantasia, Roberto!
Grazie Monica, mi ha fatto molto piacere leggere il tuo commento.
Mi dispiace non poter esaudire la tua richiesta, ma temo che il numero dello chef (il solo oggi disponibile) sia quello stampigliato sul suo pigiama a righe.
In effetti i bianchi “turioni” contenenti l’asparagina, sono un pregnante simbolo fallico…I nostri bassanesi sono da molti anni d.o.c. e d.o.p.!
Letto con gusto ;))
Grazie Gabriella per l’originale commento. Esplorerò le specialità di Bassano.
Complimenti Francesca! Con due sole parole hai saputo lusingare sia lo chef sia lo scribacchino.
Ciao Roberto! E chi se lo aspettava questo finale! Uno scontro descritto bene e ben scandito, come una partita di tennis. Non so se è una cosa voluta ma alcuni casi riporta alle battaglie verbali di antichi nobili. Ho letto alcuni passaggi con la voce narrante di un litigio a corte. Mi ha molto divertito.
Bravo
Ti ringrazio Fabio per il generoso commento.
Devo riconoscere che sovente i miei personaggi riescono a impormi la loro volontà: indiscrezioni circa lo stile che hanno adottato nei duelli verbali, dovresti dunque chiederli direttamente a loro. Credo comunque che tu abbia colto nel segno.
Roberto hai scritto un testo semplicemente grandioso, proprio di quelli che piacciono a me, proprio col linguaggio, l’umorismo e la vena sarcastica che io adoro. Andrei di corsa a vederlo rappresentato in teatro. Continua con testi più lunghi e più impegnativi perché, a mio avviso, hai un grande talento. Ad maiora semper!
Veramente piacevole e ben scritto. Una piece teatrale!
Caspita Leonardo, mi fai arrossire.
Che impetuosa raffica di complimenti! Grazie.
Hai tanto lusingato la mia autostima che, d’impulso, stavo per redigere una lettera di dimissioni, deciso a dedicare tutto il mio tempo alla scrittura.
Ti ringrazio Concetta per il tuo favorevole giudizio.
davvero simpatico! a un rompiballe del genere, penso avrei voluto sparare anche io 😛
Ti ringrazio Davide, per la visita e per il giudizio favorevole.
In considerazione del tuo dichiarato proposito, non ti svelerò l’origine autobiografica di un certo personaggio.
Pranzo con delitto… scena originale e ben scritta.
Ti ringrazio Sonia per la visita e per il commento. Mi fa molto piacere il tuo apprezzamento.