Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2021 “Il contratto” di Giovanni D’Errico

Categoria: Premio Racconti per Corti 2021

Si sente un cellulare squillare. Una voce maschile adulta, con tono sicuro e un eloquio zeppo di inutili inglesismi, comunica che la situazione è accomodata e ricorda all’interlocutore che, senza di loro, nel suo settore, nessuno può muovere un passo.

Giulio, ventiseienne, fresco dottore in filosofia con tesi sulla Moralità e religione nei cosiddetti “Scritti teologici giovanili” di Hegel, si trova in un ufficio non troppo elegante, dall’arredo dignitoso ma datato. E’ sera e il posto semivuoto ha un’atmosfera cupa. Il giovane attende il suo turno camminando nervosamente davanti a una porta chiusa. Ripete a voce alta la scusa che ha preparato per defilarsi da quella situazione poco chiara nella quale l’ha infilato quel tale appena conosciuto. E si maledice perché continua a dare sempre fiducia a tutti, indistintamente.
Qualcuno lo chiama a voce alta da dietro la porta:

“Giulio D’Errico!”

E’ il suo turno, per l’ultima volta ripete a memoria le frasi, senza però sentirsi del tutto pronto.
Apre la porta e vede in fondo alla stanza un uomo sulla settantina in una nuvola di fumo di sigaretta. Il suo aspetto è poco elegante e grigio, il linea col suo ufficio. L’uomo è dietro a una scrivania imponente che ospita pochissimi oggetti. Al suo arrivo, si alza, allunga la mano, si presenta e saluta cordialmente con un sorriso sicuro.

“Lei è qui per il contratto, o sbaglio?”

Giulio ricambia la stretta di mano e, con percepibile ansia, parte subito goffamente con la sua traballante difesa. L’uomo lo osserva senza cambiare espressione, attende che finisca e poi, con un tono cordiale e con poche e semplici parole, gli dice che ormai è troppo tardi per tirarsi indietro.
Giulio abbassa la testa e resta in silenzio. L’uomo gli porge dei fogli e una penna e mentre il ragazzo li sfoglia, gli dà alcune dovute spiegazioni. Affiliandosi non dovrà far altro che aspettare, stando al suo posto senza creare problemi, e rispettare le gerarchie che vedono i soci anziani essere più potenti e influenti. Un’attesa certamente lunga, che, però, gli garantirà il suo posto sicuro. Non si sa dove, la cosa dipende dalla velocità con la quale si libereranno i posti già presi. Le nuove generazioni non capiscono il valore dell’attesa, che la meritocrazia è un concetto superato, anzi non è mai stato di moda dalle nostre parti, e che l’appartenenza viene prima della competenza.
Giulio ascolta, alzando ogni tanto gli occhi, senza interromperlo.
L’uomo continua, mantenendo il suo sorriso da venditore. Parla dell’organizzazione che, con diverse denominazioni, esiste da sempre per generare benessere. Controlla trasversalmente numerosi settori economici, gestisce i posti dei concorsi pubblici e permette agli imprenditori affiliati di correre il minimo rischio nella loro attività. Un organismo collaudato che ha anche dalle finalità nobili e mutualistiche, come quella di sostenere i mediocri, altrimenti condannati a una vita poco dignitosa in una società complessa e ostile. L’uomo sente di averlo in pugno.
Squilla il telefono fisso che è sulla scrivania. L’uomo si scusa con Giulio e risponde dandogli le spalle. Qualcuno lo sta incalzando e forse gli sta urlando contro, l’uomo è in imbarazzo e parla a voce bassa. Poco prima che metta giù, Giulio riesce a sentire una sola frase (Può riferire che a stretto giro sarà fatto), poi l’uomo si gira verso di lui, sforzandosi di riavere il sorriso cordiale di qualche minuto prima.
Riprende il discorso, fino a quando una banale frase sulla “pessima situazione economica che si è costretti ad affrontare” fa trasalire Giulio che alza la testa, prende coraggio e lo interrompe. Gli chiede com’è possibile che chi si vanta di detenere il potere da sempre, non si senta responsabile della pessima situazione economica che si è costretti ad affrontare.
L’uomo è sorpreso dalla domanda, il suo sorriso da cordiale diventa teso.
Giulio si lancia in un frenetico monologo e, per non essere interrotto, parla sempre più velocemente. Si alza in piedi e con un tono sempre più duro, smonta diverse contraddizioni e assurdità che ha appena dovuto ascoltare. Cosa avrebbe prodotto la società costruita e gestita a misura delle generazioni precedenti, basata sullo spreco e sul debito? Assenza di mobilità sociale, disoccupazione, tagli ai servizi essenziali quali scuola, sanità e trasporti locali. Un completo disastro che si autoalimenta.
L’uomo lo ascolta in silenzio, cercando di mitigare la tensione.
Giulio chiede poi retoricamente se non sia meglio offrire ai giovani, invece del futuro posticino sicuro, la possibilità di avere una visione, una speranza e l’aspettativa di un benessere futuro. Se non sia più giusto cercare di riequilibrare la sproporzione tra le generazioni. E se non sia meglio farsi da parte e lasciare ai giovani condurre l’azione da subito.
Conclusa l’arringa, quasi senza fiato, Giulio posa la penna e dice, con fermezza, di non voler firmare. Ringrazia, saluta e si dirige velocemente verso la porta.
L’uomo, rimasto in silenzio, è riuscito a non scomporsi e, mentre Giulio esce, non si alza né lo saluta, osservando la porta chiudersi davanti a sè.
Giulio, con la porta chiusa alle spalle, finalmente tira un lungo respiro e sfoggia un volto fiero.

Un uomo sulla quarantina è al cellulare. Elegante, dal bell’aspetto, è in un ufficio molto grande e luminoso con un arredo color crema. Parla con voce alta e sicura, sorride come se il suo interlocutore lo stesse vedendo. Gli ricorda che l’organizzazione esiste da decenni e, anche se si è rinnovata, non ha perso di vista l’obiettivo fondamentale, generare benessere. Rispondendo a una richiesta del suo interlocutore gli dice che anche per lui, che è alle loro dipendenze, è quasi impossibile incontrarli ma riferirà i cordiali saluti.
Finita la telefonata, abbandona il sorriso forzato e tira un lungo sospiro per allentare la tensione. Seduto a una scrivania imponente che ospita pochissimi oggetti, riaccende la sigaretta elettronica e chiama il prossimo.
Si apre la porta ed entra un ragazzo molto giovane che si siede di fronte a lui. Al suo arrivo l’uomo, si alza, allunga la mano, si presenta e saluta cordialmente con un sorriso sicuro:

“Sono il dottor Giulio D’Errico e lei è qui per il contratto, o sbaglio?”

FINE

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8 commenti »

  1. Che fine ha fatto ciò in cui credeva Giulio? Le sue speranze, i suoi ideali?
    E’ la società di oggi a costringere i giovani a fare un passo indietro o sono i giovani a non impegnarsi abbastanza?
    Un racconto che fa riflettere!

  2. Triste realtà ;))
    (pensavo che al telefono durante il colloquio fosse una messinscena per fregare il posto a Giulio ahah

  3. Deliziosamente cinico.
    Bravissimo Giovanni

  4. Grazie mille per i commenti e gli spunti di riflessione.

  5. Finale distopico per questa storia ricca di spunti di riflessione. “ l’appartenenza viene prima della competenza.” si vede che questo mantra è entrato nella testa di Giulio e ha ribaltato il suo j’accuse nei confronti della società malata che non tiene in alcun conto meritocrazia e qualità.
    Una storia che fa pensare. Complimenti!

  6. Grazie Monica.

  7. E’ nostro dovere denunciare queste cattive abitudini che ammanettano i sogni giovanili per farci piegare il capo a questa triste realtà che impera. Gridando al mondo che così non può andare avanti, prima o poi confido che un cambio di rotta avverrà. Grazie per avermi ricordato cosa combattere.

  8. Carlo, grazie a te per il bel commento.

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