Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Primo Decocco (Un livornese dalle molte sorprese)” di Paolo Tognetti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Tre galletti in un pollaio

La storia che sto per raccontarvi si svolge in un allevamento di polli e galline ovaiole veramente esclusivo. Questo allevamento, famoso in tutto il mondo per l’alta qualità della carne dei suoi polli e specialmente delle sue uova, aveva un nome molto esclusivo: Mastereggs! Il proprietario dell’allevamento, il sig. Durante del Pollaiolo, per gli amici Dante, aveva investito tutti i suoi averi e tutta l’esperienza di famiglia, per dare al suo allevamento un’immagine esclusiva. L’allevamento si estendeva per alcuni ettari tra le dolci colline del Centro Italia ed era costellato da filari di cipressi centenari, che incorniciavano sui due lati la strada che conduceva alla fattoria, un recinto di rete verde, accostato ad una siepe, lo proteggeva dalle intrusioni dei predatori. Era inoltre sorvegliato alla bisogna da una coppia di cani da guardia di razza maremmana, il cui nome era tutto un programma: Leone e Leonessa. L’ingente numero di galline, per lo più di razza livornese, era affidato alle cure e alle attenzioni di un vecchio, ma sempre maestoso, gallo nero, dal nome glorioso: Casanova Gallinari.

Il vecchio Casanova faceva fatica a tenere a bada le molte giovani gallinelle che, spesso impertinenti, se lo contendevano. Il signor Dante lo nutriva con cura e aggiungeva al cibo che trovava spontaneamente granturco di prima qualità, vitamine e sali minerali in abbondanza. Erano però giunti anche per lui i tempi della meritata pensione e, invece di essere destinato al consumo domestico, vista la gloria passata e anche il fatto che, col tempo, la sua carne si era parecchio indurita, fu mandato a una P.P.V.G, cioè “Pensione Pollaio per Vecchi Galli”. Prima del riposo si sarebbe dovuto trovare un sostituto all’altezza e, sinceramente non era facile rimediare sulla piazza un pezzo da novanta come lui. Come fare? Pensa che ti ripensa, il sig. Dante decise il da farsi: telefonò a tutte le agenzie “Gallistar” nazionali ed estere ma non sapeva decidersi, perché tutte gli assicuravano di avere il migliore. Alla fine arrivò alla conclusione che, a prescindere dalle agenzie, avrebbe dovuto scegliere personalmente il migliore sulla piazza. Facile a dirsi, ma a farsi? “Ingaggerò tre campioni assoluti e li metterò in competizione tra loro”. Questa fu la sua nobile intuizione. Tramite l’agenzia Contigallo ordinò i migliori tre presenti sulle piazze nazionali ed estere.

L’agenzia Contigallo era la più rinomata del momento. Anche il prezzo richiesto lo confermò, tanto da farlo tentennare non poco prima di decidersi. Il blasone del suo allevamento e la fama acquisita avevano un prezzo da pagare e lui lo pagò.

Nei giorni successivi all’ordine arrivarono sotto scorta tre corrieri specializzati in consegne urgenti di animali famosi. Il primo gabbione di acciaio inox, rivestito con paglia freschissima, arrivava dal Portogallo e sulla targhetta vi era inciso: “Ronnie o Primeiro”. Il secondo arrivò dalla Francia e portava inciso in corsivo: “Monsieur Le Coq Premieur”. Il terzo veniva dal territorio nazionale e recitava: “Primo Decocco”. Erano i vincitori dei rispettivi concorsi nazionali di categoria.

Ronnie o Primeiro era un maestoso esemplare di gallo con il piumaggio prevalentemente nero ed una coda superba. Alcune penne viravano sul nocciola intenso con inserti bianchi, mentre il collo, anch’esso superbo e maestoso, era tutto di un color oro lucido e terminava con cresta e bargigli di un rosso vivo. Tutte le galline, appena lo videro, si fecero uscire un “Oooohhhh…” e rimasero fisse a guardarlo incantate per alcuni minuti a becchi aperti. Monsieur Le Coq Premieur era invece un gallo di razza Bresse, completamente grigio e con il collo nero. Teneva un portamento da gran signore con due basette in piumino bianco a coprire le orecchie, che facevano da cornice a bargigli e cresta di color rosso scarlatto. Con andamento lento e compassato, guardando sempre fisso avanti, passò tra uno stuolo di galline curiose, che dopo che fu passato, si lasciarono uscire un:”FUFIUUUUuuu!!!“, rimanendo ferme immobili con i becchi chiusi per alcuni minuti. Primo Decocco, invece, era un bell’esemplare di gallo livornese di razza purissima: tutto bianco latte, con una coda enorme e alcune piume sulle ali che gli scendevano fin quasi a terra. La testa eretta, il tono scanzonato, aveva dei bargigli più lunghi rispetto agli altri, ed una cresta ancora più ampia e di un colore rosso bandiera. Anche lui aveva le basette bianche agli orecchi, ma essendo bianco su bianco non si notavano. Quando uscì dalla gabbia si guardò tutto intorno e, sentendosi osservato, disse in dialetto: “Dé, cocche! ‘Un l’avete mai visto un pollo bianco prima d’ora?” e se ne andò lasciando tutte quante senza parole. Il signor Dante era al settimo cielo. Quei galli erano ancora meglio di quanto potesse prevedere. Sai che salto di qualità avrebbe fatto il suo allevamento? E che uova avrebbero fatto le galline! Casanova Gallinari, dal canto suo… fece il suo ultimo canto! Emise un maestoso:“CHICCHIRICCHIII! “ di sollievo come a dire: Ecco il mio saluto, io il mio lavoro l’ho fatto con onore! Adesso pensateci voi, buona fortuna e… vinca il migliore!!!”.

Nell’allevamento le galline non parlavano d’altro. Assembramenti e chiacchiericci erano all’ordine del giorno. C’era chi diceva: “Hai visto il portoghese che cosce di pollo che ha?”, chi invece aveva già fatto la sua scelta: “Io ho sempre amato il grigio è un colore che mi dona, abbinato al nero poi è incantevole…!”. Qualcuna arrivò persino a dire: “No in bianco NO! E poi bianco ho già l’abito nuziale e non si capirebbe più la differenza tra sposo e sposa.. no, no, bianco proprio no !”, e ancora: “Ma vuoi mettere le erre moscia! Che musicalità e che portamento da signore… mica quel volgare dialetto!”.  Tutto questo fracasso mise in allarme il signor Dante, che temeva al contempo uno sciopero di massa da parte delle galline e forti combattimenti tra galli. D’altronde lo sanno tutti che tre galli nel solito pollaio non possono starci. Trovò quindi l’uovo di Colombo: divise lo spazio disponibile in tre parti uguali, confinanti tra loro, con una rete abbastanza bassa in modo che le galline che avrebbero voluto, sarebbero potute passare a volo da un recinto all’altro. Mise poi in ogni singolo recinto un gallo e 50 galline.

Il primo giorno, Ronnie o Primeiro incantò le sue galline magheggiando con una pallina da ping pong trovata nel prato. Colpi di tacco e punizioni facevano battere le ali alle sue ammiratrici che si spennavano dal’entusiasmo. Era un vero mago del pallone, un campione purissimo. Anche dal recinto di Monsieur Le Coq arrivavano gridolini di ammirazione. Infatti, da gran signore, faceva inchini e riverenze incantando specialmente le più giovani con strizzatine d’occhio e delicate poesie d’amore declamate in un francese perfetto. E Primo Decocco? Dalla sua parte un silenzio di tomba, nessuna fiatava, nessun gridolino, niente di niente, un mistero. Dopo tre giorni si contavano 40 galline da Ronnie, 45 da Le Coq e 65 da Decocco. Alla fine della settimana, erano rimaste 2 galline spelacchiate e con gli occhi torti da Ronnie o Primeiro e 5 gallinelle anoressiche da Monsieur Le Coq, mentre nel recinto di Primo Decocco se ne contavano ben 143! Cosa era successo? Il signor Dante non lo sapeva, ma sapeva esattamente chi era il vincitore, per cui rimise i due galli ancora in garanzia nelle proprie ceste e li rispedì al mittente. Bisogna dire, ad onor del vero, che ambedue erano degli splendidi esemplari. Infatti, tornati in patria, ebbero entrambi gli onori dalla storia, divenendo col tempo persino il simbolo dei rispettivi paesi. Ronnie o Primeiro, da calciatore, vinse anche diversi Rostri d’Oro per la sua innata bravura con il pallone, mentre Le Coq ebbe l’onore di comparire persino sulle maglie della nazionale di calcio. E qui finisce la storia…

No, eh? Volete sapere perché le galline avevano scelto Primo Decocco? Allora… dovete sapere che le galline nel recinto di Ronnie, dopo un po’, si erano stufate del calcio, in quanto già lo dovevano ingoiare in abbondanza per fare dei gusci all’altezza… insomma, si erano proprio stufate! Anche quelle nel recinto di Le Coq, dopo un primo innamoramento, avevano capito che non si vive di solo amore, ma nella vita ci vuole anche qualcos’altro. Sì, perché Primo Decocco, fin da subito, si era messo il grembiule bianco (tanto non lo notava nessuno), un cappello da Chef così che la cresta non gli andasse negli occhi, e si era messo a cucinare manicaretti di ogni tipo per le sue amate galline che, zitte zitte, si ingozzavano a dismisura. La botta finale, poi, era stata la specialità della casa. Aveva preparato un pastone alla livornese da manuale. Come lo preparava lui nessuno, in tutta la provincia di Livorno, lo sapeva cucinare. Neppure i tre famosi chef di Gallerchef sarebbero arrivati a tanto. Il suo profumo, diffuso per tutto il pollaio, era talmente invitante che il sig. Dante aveva dovuto incaricare Leone e Leonessa di riportare la calma, visto che anche le oche e le anatre sarebbero volute volare nel recinto di Primo. Per Primo Decocco non ci fu onore, d’altronde si sa, nessuno è profeta in patria. Nel mondo, però, da quel momento la cucina italiana è stata resa ancor più famosa grazie alla maestria e alla ricetta segreta di Primo Decocco, gallo senza grosse pretese, ma maestro nel preparare l’ormai famoso pastone alla livornese!

Primo Decocco a Gallerchef

Nell’allevamento Mastereggs, da quando il vecchio gallo Casanova Gallinari aveva lasciato il posto a Primo Decocco, le cose erano cambiate da così a così! Intanto, Casanova era un gallo nero, mentre Primo era bianco e questa differenza si notava già da lontano. Poi le galline avevano ricominciato a fare uova di ottima qualità in quantità ingenti, ed è raro che queste due cose avvengano insieme, ma cosa volete… se è vero come è vero che “gallina vecchia fa buon brodo”, è altresì vero che “gallo giovane fa buon uovo!” O no?

Comunque sia, le uova andavano a ruba e tutti i migliori ristoranti d’Europa facevano a gara per accaparrarsele, tanto che la lista d’attesa sfiorava l’anno. Nessuno, al di fuori degli addetti ai lavori, sapeva dire quale fosse il segreto del signor Durante del Pollaiolo (per gli amici Dante), proprietario unico dell’allevamento. Alcuni allevamenti vicini si domandavano come mai, quando il vento proveniente da Mastereggs soffiava nella loro direzione, portasse con sé certi profumi che stregavano le galline al punto tale da spingerle a tentare la fuga per inseguirli.

Come tutti ormai sanno, mantenere un segreto all’interno di un pollaio strapieno di galline e gallinelle è praticamente impossibile. Fu così che, un giorno, arrivò all’allevamento una lettera raccomandata indirizzata a Primo Decocco e al signor Dante. I mittenti erano gli autori del programma televisivo più in voga del momento: Gallerchef! Questi ultimi erano venuti a conoscenza dell’allevamento tramite il racconto di una cameraman che aveva un’amica del Nord, che aveva un’amica del Sud, che a sua volta aveva un’amica del Centro che aveva conosciuto, in treno, una gallina in trasferimento ad una mostra di ovaiole.

Questa gallina piangeva disperata, perché avrebbe dovuto passare qualche giorno lontano dalla cucina del suo allevamento. Nonostante si fosse attrezzata per il viaggio con il tegamino e un po’ di scorta, non riusciva a trovare consolazione: il cuoco Primo Decocco preparava dei manicaretti così buoni da rischiare di lasciarci le penne ogni volta! Dicevamo… gli autori erano venuti a conoscenza, da fonti attendibilissime, che Primo Decocco era un cuoco sopraffino e fu così che lo convocarono per una supersfida televisiva contro il campione in carica. Naturalmente, in caso di vittoria, anche l’allevamento ne avrebbe beneficiato, grazie alla pubblicità che ne sarebbe derivata. Il signor Durante fu il primo a rallegrarsi della cosa, pensando alla mole di pubblicità gratuita. Far accettare la convocazione a Primo fu però compito arduo: il signor Dante si impegnò prima con le buone maniere, poi alzando il tono della voce, ma solo le minacce furono risolutive: un semplice gesto di uno che tira il collo a un pollo e Decocco, pietrificato, accettò. Restava solo da comunicarlo al resto del pollaio, e anche questo compito era decisamente ingrato: una singola forte emozione poteva portare le galline a mettere a riposo le ovaie. Era a rischio il quotidiano uovo bianchissimo, freschissimo, dal sapore di cappuccino che il signor Dante beveva a ogni colazione. Cosa fare per salvare capra e cavoli? Come al suo solito, il signor Dante si esprime al meglio nei momenti di difficoltà. Prese il computer e noleggiò seduta stante 5 maxischermi da posizionare in ogni angolo dell’allevamento. Piazzati che furono, trasmise alcune puntate registrate di Gallerchef e comunicò a tutto l’allevamento riunito la notizia della convocazione di Primo Decocco e la sua decisione di farlo partecipare dopo che lui stesso lo aveva pregato in ginocchio. Ci fu un’ovazione generale! Tutti i presenti cominciarono da subito a fare il tifo per lui, le galline urlavano cori del tipo: “Dai, dai, Primo che ce la fai ad arrivare primo! CO CO CO DE! CO CO CO DE!” . Una gallina però si era rattristita e non aveva partecipato insieme alle altre, ma era rimasta malinconica in un cantone. Primo, da parte sua prese la parola, ma siccome era un tipo di poche parole, riportò il silenzio con uno sventolio d’ala, proclamando:
A parte il fatto che io mi chiamo Decocco e non Coccodé! Ma vi sembra il caso di fa’ tanto baccano per una ‘osina da nulla ‘ome questa? Aspettatemi tutte ferme, come la chioccia sull’ovo, che vado, sbrigo la prati’a e torno”.

Poi girò la fluente coda e si allontanò lasciando tutte di stucco!

La cucina di Gallerchef era modernissima e disponeva di una dispensa piena e strapiena di ogni ben di Dio. Le uova, però, Primo se le era portate da casa, o meglio… si era portato direttamente la gallina, e che gallina! La sua eletta: Cirulla La Strulla. Certo anche lui aveva un cuore – anche se un cuore di gallo – e non avrebbe potuto fare altro che portarsi dietro lei, la sua preferita, la stessa che qualche giorno prima si era rattristita per lui.

Il regolamento della sfida prevedeva che i concorrenti avrebbero potuti portarsi due ingredienti a piacere da casa e così fu. Il campione in carica era un gallo cedrone della provincia di Udine, tale Daniele de Persut. Daniele De Persut non aveva la cresta come tutti i galli cedroni che si rispettino, ma un piumaggio nero brillante sul collo, con penne che andavano dal blu notte al marrone scuro sul corpo, e una maestosa coda che apriva a mo’ di ruota quando cantava vittoria. Inoltre, sopra il suo occhio nero spiccava un apostrofo di piume rosse che metteva in risalto il suo sguardo battagliero e mai domo, tipico dei montanari. I due entrarono insieme nell’ampia cucina dopo che i tre giudici esordirono a gran voce così:
Si inizi la gara ed entrino i contendenti al titolo di Super Campione di Gallerchef!”

I due galli presero posto alle rispettive postazioni, affiancati ma abbastanza distanti tra loro da non compromettere la rispettiva privacy culinaria. Di fronte a loro sedevano i tre giudici dell’ultima edizione. Il primo era il famoso chef campano Tacchinino Cavaturaccioli, un grosso tacchino impettito la cui famiglia proveniva appunto da Cava De’ Turaccioli, dove possedevano un’industria di imbottigliamento di vini. Il secondo era il famoso imprenditore gastronomico Johnny Bargiglianic, un maschio di faraona tutto spelacchiato in testa, con una livrea di penne sul corpo che ricordava a tutti la sua identità italoamericana anche senza che aprisse il becco. Il terzo, tale Bargiglio Parrucchieri, era invece un galletto romagnolo, più basso rispetto agli altri, ma con una livrea impeccabile di penne marrone chiaro, punteggiate di nero sul davanti a mo’ di panciotto, con il collo e il dorso di un color oro intenso che terminavano in una coda completamente nera. Parrucchieri proveniva da una famiglia romagnola proprietaria di una fabbrica specializzata in pettinatura delle bambole, ma lui aveva voluto perseguire la carriera culinaria vincendo diversi Girasoli d’oro, massima onorificenza del settore. Più lontano, su di trespolo foderato di velluto, era seduto l’invitato d’onore, lo strafamoso pasticcere Ingegno Massaia, un pollo bresciano tutto brizzolato. Era un discendente della famosa famiglia Massaia di Brescia e, da pulcino, aveva imparato tutti i trucchi del mestiere dalle massaie del luogo, tanto da vincere più volte il campionato mondiale di pasticceria.

La gara consisteva nel preparare a piacere un primo e un secondo piatto e il tempo a disposizione era scandito da una clessidra piena di miglio, incastrata in un elegante contenitore in legno intagliato sopra e sotto con il marchio di Gallerchef. L’ospite d’onore venne invitato a dare il segnale d’inizio e così, appena Ingegno Massaia capovolse la clessidra, i due sfidanti iniziarono la competizione.

Daniele De Persut, sapendo di avere a che fare con tipo tosto come Decocco, aveva deciso di preparare una zuppa di pasta, orzo e fagioli come primo e trippa con la polenta, la sua specialità, come secondo piatto. Il nostro Primo invece, come secondo, aveva in serbo delle uova strapazzate, mentre come primo piatto optò per dei vermicelli di pasta all’uovo. Dalla scelta dei piatti i tre giudici, allungando il collo per dare una sbirciatina, avevano già scommesso che Primo sarebbe sicuramente arrivato secondo. Però, siccome dovevano essere obiettivi ed imparziali, non vollero farsi condizionare troppo dalle apparenze e rimandarono la giusta decisione al momento degli assaggi.

Dopo che l’ultimo chicco di miglio si fu tuffato nella parte inferiore della clessidra, un famoso Gallo Tenore intonò un CHICCHIRICHIIII! che svegliò i giudici, intimando ai contendenti di alzare le ali. Dopo essersi rimesso a posto le penne, i tre giudici, impettiti e con un atteggiamento altamente professionale, invitarono Daniele De Persut a portare i suoi piatti al tavolo della giuria. Tacchinino Cavaturaccioli si avvicinò e chiese: ”Nome dei piatti?” rispose Persut: “Il primo piatto si chiama “La preziosa vivanda”, mentre il secondo “Mistero di sapore“.
Cavaturaccioli, prese con calma un cucchiaio d’argento e assaggiò con cura la zuppa, poi guardò negli occhi De Persut. Prese dunque una forchetta e, infilata un po’ di trippa, la mischiò con la polenta, guardò De Persut negli occhi e ritornò al suo posto. Gli altri due giudici fecero altrettanto e arrivò quindi il turno di Decocco.

Dalla giuria si avvicinò per primo Bargiglianic, chiedendo con accento americano: Nome dei Piatti?” Primo, sforzandosi di parlare un italiano corretto, proclamò a gran voce: “Vermicello Mare Bello” e “Strapazzo La Strulla!“. Johnny Bargiglianic gli riservò un’occhiataccia di fuoco, fissandolo per alcuni istanti, come a dire: “Mi stai prendendo in giro?”
ma Primo, non potendo più chiudere il becco, se ne uscì con la sua famosa frase:
Dé, cocco! Un l’hai mai visto un pollo bianco?” facendo precipitare dal trespolo Ingegno Massaia in preda a un riso isterico. “Adesso vediamo se rido io!” rispose Johnny nel prendere la forchetta per assaggiare i vermicelli.

Al primo assaggio ne seguì un secondo e poi un terzo; subito dopo passò alle uova strapazzate e anche qui ci furono tre assaggi, interrotti da Cavaturaccioli che disse:
Guaglio’, datti una regolata che i piatti finiscono!” seguito da un: “E mo’ noi due, siam qui mica a pettinar bambole!” da parte di Bargiglio Parrucchieri.

Anche Tacchinino fece il bis un paio di volte, mentre Parrucchieri si vergognò a chiedere il pane per fare la scarpetta, poiché anche Ingegno Massaia voleva assaggiare i piatti dopo il verdetto finale.

Il verdetto, ormai scontato, vide la vittoria di Primo Decocco con un secco tre a zero. I tre rinomati chef vollero conoscere in privato le ricette e gli ingredienti di Primo: il vermicello Mare Bello era infatti un impasto di grano duro e tenero al 50% e uova di Cirulla freschissime, servito con una salsa di favollo di Calafuria in crema di bigattini e accompagnato con una vellutata di vermi americani; le uova strapazzate erano servite semplicemente con una maionese di mais bianco, che ne esaltava il suo squisito sapore. Johnny Bargiglianic volle a tutti i costi sapere dove aveva trovato vermi americani così squisiti, mentre gli altri due non capivano il segreto delle uova. Al che Primo, con la Pannocchia d’Oro in mano, in qualità di Miglior Gallerchef in assoluto diede loro questa risposta: “Il segreto delle uova? Prima di fare la frittata, mi sono girato verso Cirulla e le dato un’occhiata delle mie, tanto che lei, con gli occhi a cuoricino, m’ha deposto du’ amori d’ova che erano uno spetta’olo! Mentre i vermi… ma dove voi che l’abbia trovati… al mercatino ameri’ano a Livorno!”

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3 commenti »

  1. Paolo Tognetti, complimenti per la fantasia e per il modo di scrivere.

  2. Grazie Licia sei troppo buona, vorrei avere la tua stessa padronanza di scrittura, la fantasia non mi manca, ma non è merito mio Sicuramente scrivere per i miei nipoti mi ha costretto a spremerla… :-)) Ad inizio anno per tenerli buoni la sera e farli addormentare tranquilli, in 20 giorni, ho scritto 10 racconti uno diverso dall’altro, tra cui questo che ho riunito in una cartella e che ho nominato appunto:Accendi la fantasia. Lo scopo era quello di farli sognare…

  3. Bravo Paolo! Com’è vero che i nipoti (piccoli o grandi che siano) ci tirano fuori capacità che non sapevamo di avere! Continua a scrivere e a leggere e tutto sarà più fluido… Auguri e in bocca al lupo!

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