Premio Racconti nella Rete 2021 “La fuga” di Luigi Cuniglio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Il suo nome, Susana, già faceva intuire l’appartenenza ad una famiglia di nobili origini, dal cognome impegnativo. Il padre infatti era un proprietario terriero della Maremma toscana che divideva i propri interessi tra la coltivazione di rinomati vigneti, la produzione di grandi vini e la passione per i cavalli. La ragazza, 23 anni, aveva sempre vissuto in una sorta di gabbia dorata senza nemmeno avvertire la presenza esterna di una società che, nel 2009, stava vivendo la grande recessione esplosa negli Stati Uniti nel 2006 e manifestatasi in Europa l’anno successivo per l’effetto domino. Accadeva che Susana si era invaghita di Giacomo, rampollo di nobile famiglia austriaca; brillante ed ambizioso certamente, ma con pochi euro in tasca ed un conto corrente in rosso non avendo mai lavorato e considerando volgarissimo eseguire attività non in linea con il proprio lignaggio.
Il padre di Susana, nobile si ma lavoratore e lungimirante imprenditore disapprovava il fidanzamento con Giacomo che considerava solo uno sfaccendato, fino ad impedirle di frequentarlo. Ciò costrinse Susana a fuggire dalla tenuta maremmana per raggiungere il suo amato a Milano dove viveva. Per non farsi trovare dagli uomini che il padre avrebbe sguinzagliato alla sua ricerca la ragazza scelse di viaggiare in treno, un modo poco adatto alla sua vita privilegiata che prevedeva per gli spostamenti solo l’auto guidata dall’autista di famiglia. Prese il treno a Grosseto con destinazione Firenze, da dove avrebbe raggiunto la stazione di Milano Centrale. Già nella prima tratta iniziò a vedere da vicino gli effetti della crisi economica: viaggiavano con lei badanti, qualche operaio e molti extracomunitari, ognuno immerso nei suoi pensieri leggendo il giornale o consultando lo smartphone. L’odore della carrozza poi era ben diverso dal profumo di muschio bianco dell’auto di famiglia.
A Pisa salirono studenti universitari, impiegati, insegnanti di scuola. Apprese così, ascoltando i discorsi, che lo stipendio medio di un professore si aggirava sui 1.500,00 euro e si domandò come facessero a vivere con così poco. Ma il fattaccio capitò proprio di fronte a lei perché il capotreno chiese di controllare il biglietto ad uno straniero che, dopo aver tergiversato, dichiarò di non averlo e rifiutò di dare le proprie generalità. Gli animi si scaldarono e si arrivò agli spintoni; Susana ebbe paura e lasciò il compartimento di corsa, cambiò carrozza e col cuore in gola andò a sedersi vicino ad un giovane che le sembrava dall’aspetto rassicurante. “Di là stanno litigando, ho avuto paura e sono scappata, sono terrorizzata!” “Si calmi signorina, purtroppo episodi di questo tipo sono abbastanza frequenti. Vedrà che a Empoli lo faranno scendere e sarà preso in carico dalla Polfer.” “Sa, non sono abituata a veder litigare la gente, mi spaventa.” “Mi scusi, ma io credo di conoscerla.” “Non penso, non mi ricordo di lei!” “Ippodromo delle Capannelle, a Roma, il giorno del Derby. Lei indossava un cappellino blu con una rosa.” “Come fa a saperlo?” “Mi chiamo Gino, sono un giornalista sportivo ed ero là per un servizio. Lei non è la figlia di..” “Si, sono io, ma non lo dica ad alta voce!” Lo interruppe. “Che ci fa su questo treno di pendolari una giovane ereditiera?” “Ed un giornalista che cosa ci fa?” “Ero un giornalista, sono stato licenziato.
La recessione ha messo a casa molta gente, i giornali non si vendono più e mi hanno dato il benservito. Posso solo fare degli scoop che mi pagano di volta in volta.” “Mi chiamo Susana e sono in fuga da mio padre. Cerco di raggiungere il fidanzato a Milano e viaggio in incognito perché mi stanno cercando.” L’uomo fiutò la possibilità di un clamoroso scoop e si offrì di aiutarla. L’intimità a cui li costrinse lo scomodo viaggio portò Gino ad essere di fatto una guida per Susana; incarnava infatti agli occhi della giovane, tanto ricca e viziata quanto sprovveduta ed ignara del mondo reale, la figura del tuttologo, del sapiente conoscitore di ogni materia di discussione. Tutto questo sotto la veste dell’uomo gentile e disponibile. Giunsero a Milano in tarda serata e Susana non sapeva in realtà che cosa fare. Gino prese l’iniziativa e cercò una pensioncina per passare la notte ma la ragazza temeva, per la notorietà del suo cognome, di essere scoperta. L’uomo allora ebbe l’idea nel piccolo albergo di registrare se stesso e la sua compagna come moglie evitando di farle presentare i documenti. Ovviamente ottenne una camera matrimoniale nella quale avrebbero dovuto poi adattarsi per la notte.
Dopo andarono a cena. Fu durante la cena che si completò l’evoluzione psicologica dei due giovani. Gino raccontava delle difficoltà economiche sostenute dalla famiglia per farlo laureare, dell’arduo inserimento nel mondo del lavoro, di come il giornalismo tendesse a sfruttare i giovani, pagarli poco per svolgere i compiti più ingrati, della gioia per la stabilizzazione e la depressione per il successivo licenziamento; ora appariva meno sapientone e più spontaneo. Susana al contempo da bambina viziata evolveva diventando una semplice donna in un’Italia straziata dalla recessione, che si trovava a fare i conti con i problemi del quotidiano suo e del suo casuale compagno di viaggio. Tanto che il tentativo di inserirsi in una società di cui prima non avvertiva nemmeno la presenza la portò a definire quella che stava vivendo una fuga da una prigione. La confidenza a cui la situazione costringeva li fece progressivamente avvicinare e conoscere; Susana si rese conto di provare qualcosa per quell’uomo tanto da confessargli quel suo sentimento. Ma Gino, dai tratti signorili e corretti, sembrò non ricambiare. Per la notte, in quell’unica cameretta, separarono i lettini, continuarono a parlare del loro vissuto e quindi si addormentarono.
La mattina seguente, al risveglio, Susana si rese conto che Gino non era nella stanza. Provò a chiamare la reception ma le fu risposto che l’uomo era partito. Con il suo compagno di viaggio scomparso nel nulla, da sola in una grande città, provò a contattare il fidanzato Giacomo che tuttavia si trovava a Vienna per motivi familiari. Fu allora quasi costretta a chiamare il padre: “Papà, sono a Milano. Fa’ venire qualcuno a prendermi. Scusa per ciò che ho fatto.” “Non preoccuparti, mando l’autista. Forse sono io che ho sbagliato tutto; se pensi che Giacomo sia l’uomo giusto per te ho deciso di accettare le tue nozze, purché tu ritorni a casa!”
In realtà Gino non era scomparso nel nulla ma si era allontanato per procurarsi un po’ di soldi e prolungare quella sorta di viaggio casuale che gli era capitato e su cui pensava di scrivere un articolo esclusivo. Tornando da lei e non trovandola più dove l’aveva lasciata si sentì ingannato e non pensò ad uno sfortunato equivoco. Ricordò però le parole di Susana prima di addormentarsi: “E’ bello stare con te, mi sento a casa. Sei stato carino con me e non era scontato. Oddìo! Non mi starò mica innamorando?” Corse alla stazione di Milano Centrale e saltò sul primo treno in partenza per la Toscana, quindi in taxi dalla stazione di Grosseto raggiunse la residenza della nobile famiglia presentandosi al padre di Susana. Gli raccontò l’accaduto, di come si fosse preso cura della ragazza, del fatto che all’inizio pensasse solo ad uno scoop e dopo, avendo conosciuto il suo strazio interiore, avesse abbandonato quell’idea perché stava provando per Susana un affetto sincero e disinteressato; in una parola, di come se ne fosse innamorato. Quindi, lasciò i suoi recapiti, non accettò alcun compenso né rimborso spese per quel viaggio e rientrò a Milano.
Il giorno dopo Susana tornò alla tenuta di famiglia pensando di trovare il padre arrabbiato con lei per quella fuga ribelle ed improvvisa. Scoprì un uomo tranquillo e sereno, certo che quell’esperienza di vita sarebbe stata utile alla figlia per conoscere il mondo reale e chiarire con se stessa che cosa veramente desiderasse. “Susana, se nel tuo futuro ci sono le nozze con Giacomo, non mi opporrò. Ma sappi che quel giovane giornalista, Gino, è venuto da me ieri tutto trafelato. Mi ha raccontato la vostra avventura sul treno e poi a Milano; del suo allontanamento per procurarsi il contante, la disperazione per non averti ritrovato.
E’ un uomo semplice e sinceramente innamorato. Non sono qui per darti consigli ma ti esorto a non rovinarti la vita con un matrimonio sbagliato. Lascia prevalere i tuoi sentimenti, quali che siano.” Susana si sentì combattuta dopo quelle parole tra un possibile matrimonio con il nobile sfaccendato ed un amore bello perché semplice verso un giovane volonteroso che la recessione aveva messo a casa, ma pronto ad ingegnarsi per riprendere il suo posto nella società, quella reale e non quella edulcorata che lei frequentava. La mattina seguente, con il consenso del padre, prese di nuovo il treno per Milano Centrale, non prima di aver telefonato a Gino chiedendogli di prenotare una camera matrimoniale in quella stessa pensioncina dove avevano imparato a conoscersi.