Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Lezione di leggerezza” di Valeria Vecchiè

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Pochi giorni a Natale. Un camice bianco dietro una scrivania con il distintivo da primario genera sempre un effetto di serietà. Non è anziano, ma ha sul volto segni quanto basta che gli conferiscono un tono grave e fanno pensare ad una certa esperienza sul campo. Fra le mani un foglio di carta, che scarabocchia convinto. Scuote la testa poi la guarda con gli occhi grigi e freddi.

–  Tumore al seno, purtroppo la diagnosi è questa, signora, non ci sono dubbi!”

Mia madre ha ottant’anni e ne dimostra sessanta, porta un filo di perle e ha il sorriso radioso, lo stesso che sfoggiava alle sfilate da miss di provincia, nelle campagne emiliane, negli anni Cinquanta. Lo guarda negli occhi con tranquillità:

– Accetto quello che c’è da fare, dottore, non si preoccupi

Io che sono qui ad accompagnarla, provo una fitta allo stomaco e mi viene la nausea. Mi sembra che l’ambulatorio giri intorno a me ed il pensiero corre in stanze d’ospedale ed anche peggio. Tento una carta, per portare a casa un filo cui aggrapparsi:

– Dottore, ma possiamo ben sperare, vero? Cioè, forse non si tratta del tipo più grave?

-Un tumore è un tumore e va sempre trattato nella sua gravità, ora sua madre deve venire qui in reparto fra quindici giorni, dopo le vacanze di Natale per un ricovero urgente ed un’operazione immediata, poi programmeremo tutto il resto.

A me manca l’aria, lei invece si alza disinvolta e fa un mezzo sorriso. L’ottimismo è sempre nelle sue corde, ma questa volta di sicuro non ha capito: non c’è proprio niente di cui sorridere.

–  Certo dottore! Non mancherò! Intanto, scusi, posso farle una domanda? Dal cognome … ho una curiosità… suo nonno aveva per caso un podere dalle parti di C., nelle campagne verso Bologna, nella zona verso la ferrovia? Romolo, si chiamava così…oppure si chiama, se c’è ancora, mi perdoni sa, lo spero davvero…

–   Si a C. abbiamo la casa di famiglia, mio nonno Romolo ha più di novant’anni e abita lì, ma questo cosa ha a che fare con la sua diagnosi, signora?

Lui la guarda con distacco e la sua seria compostezza stride con la spontaneità di lei. Un uomo in camice bianco rivestito di freddezza perde molto del suo carisma e della sua affidabilità.

– Niente dottore, non si preoccupi. Chiedevo, perché ho origini da quelle parti. Ci vediamo fra quindici giorni. Buon Natale a lei e famiglia. E mi saluti il nonno, dica che è venuta in reparto Wilma, la “Mascotte dell’orchestra”, lui si ricorderà.

-La mascotte dell’orchestra?? Arrivederci, la contattiamo noi ai primi di Gennaio!

Non ci accompagna alla porta, resta seduto sul suo trono con aria di perplessa superiorità. Non ha gradito l’intrusione nel privato della sua famiglia che trae radici nell’estesa pianura che abbraccia Modena e Bologna insieme.

Usciamo, cerco di confortarla, ma non sembra averne bisogno. A casa sfoggia il migliore dei sorrisi e dice: – C’è un problemino, ma presto lo risolviamo!

Già, un problemino. E fra tre giorni è Natale. Lei sta in cucina e canticchia mentre tira la sfoglia dei tortellini con il mattarello. Prepara il ripieno, a dovere, con la sua ricetta per metà segreta.

– Perché sai, fra Modena e Bologna c’è un po’ di differenza nel ripieno e io conosco il segreto per il giusto mixs

E dice la x come una s, strascicata, quella della nostra terra. Come ogni anno prepara anche il tortellino speciale, quello ripieno solo di noce moscata, una tradizione dei suoi, che vuole portare avanti: a chi capita capita, e sarà fortunato per l’anno a venire. Passo uno fra i giorni di Natale peggiori della mia vita. Mi capita anche in bocca il tortellino pepato, della fortuna poi ne parliamo. La sua risata fresca è contagiosa. Sulla tavola lo zampone, le lenticchie che portano soldi, il panettone e il Sangiovese. Al pomeriggio la tombolata di rito fra i parenti. Zio Mario sorteggia i numeri in mezzo alla confusione. Lui tiene molto al loro significato:

-73: l’ospedale

-90: la paura

Lei fa uno sguardo strano, i numeri usciti sono poco simpatici. Viene un po’ di silenzio e cala il tono generale.

-E ora estraiamo il…23: lo sciocco

-55: la musica

-78: la bella ragazza

Ora è tornata tranquilla: – ho fatto cinquina!!

– Non ti preoccupare per i numeri usciti, eh?

-Stai tranquilla i primi due non erano belli ma gli altri sono numeri che parlano da soli, e lo so io cosa dicono, sorbole!!

Dall’espressione e dall’intercalare bolognese, sembra confortata. I parenti presenti la guardano con un certo stupore.

-Siete preoccupati per me? …ma non preoccupatevi, andrà tutto bene!! E poi la vita va presa col sorriso sennò apriamo la porta alla Sfortuna e io invece la Sfortuna voglio lasciarla fuori di casa. Sono scampata alle bombe, quando ero nel rifugio pregavamo la Madonna ad alta voce, e ci ha sempre aiutato. Un giorno avevo per mano le mie sorelle piccole e siamo scampate ad un aereo, buttandoci dentro a un fosso, ve l’ho già raccontato. Cosa credete, nella vita bisogna non arrendersi e neanche perdere la fiducia, capito? E pensare che il domani ci porterà tante belle cose!

-Poi sei in mano a un dottore in gamba vedrai che con lui non ti sbagli! -Infatti non mi sbaglio!!

E sfodera ancora il sorriso da miss, che in questa giornata di Natale sul golfino rosso fiamma le dona particolarmente. Quel sorriso fresco che negli anni Cinquanta avevano le ragazze, fiduciose di un futuro migliore.

La sera di Capodanno coinvolge il nonno in un breve walzer

-Lo devo tenere su di morale io, lui si preoccupa sempre di tutto. L’ho salvato con la mia allegria, vero tesoro?

E stampa un bacio sulla guancia a lui che ha gli occhi lucidi per la preoccupazione. Mia figlia di quattro anni gira fra le luci dell’albero e la nonna la prende in braccio allegramente.

-La nonna ti insegna a ballare, piccolina, il walzer, il tango e anche il Fox trot, vai che ci divertiamo!!

Mia figlia ride a crepapelle, scuotendo i riccioli biondi, ed io ho un groppo alla gola, pensando che possa essere l’ultimo Natale. Penso che quella donna in fondo abbia come risorsa la pura incoscienza. Certo, ha tanta energia per essere malata grave!!

A mezzanotte alza il bicchiere – Auguri!! Sarà un anno bellissimo per tutti! Speriamo davvero, ne abbiamo bisogno.

Dopo la festa della Befana, lei ha già il suo appuntamento prenotato. Si veste con la solita eleganza innata, porterebbe con classe persino uno straccio, indossa il filo di perle, prepara una piccola borsa. La accompagno alla soglia del reparto e le faccio mille raccomandazioni, come ad una figlia.

-Bella questa macchinetta, mi prendo un bel caffè!! Guarda c’è anche la marca più di qualità!

-Nooo, che se poi ti fanno le analisi non va bene !!

– Che noia, ‘sta storia! Fammi vedere come si fa, mettiamo le monetine, prendimi quello macchiato con poco zucchero!

Mi preparo per andare via e mi saluta:

-Ci vediamo dopo!! Oggi magari facciamo un dolce con la piccola

-Mamma, in che senso? ti ricordo che devi essere ricoverata!

-Non si sa mai!… ci sentiamo al telefonino!

La lascio con il caffè in mano e vado a fare il mio mestiere di insegnante. Cosa racconterò ai ragazzi non lo so, provata come sono…Dopo un paio d’ore di lezione mi squilla il telefono:

-Ehi sono io! Finita la scuola viene a prendermi!

-In che senso?

-Si vieni a prendermi che andiamo a casa….

-Ma l’operazione, insomma il…il tumore?

-Dopo ti spiego, ma stai tranquilla, è tutto a posto.

Mi precipito al reparto, voglio capire. La trovo pronta e radiosa.

-Sei sicura che possiamo andare?

Entra in ascensore. Parla con una naturalezza disarmante:

-Il primario, mi ha visitato e mi ha detto: signora lei non ha niente, io non saprei dove operare, lei è sana come un pesce, può andare a casa, c’è stato un errore di lettura…e poi la teneva lunga…sai con quei paroloni, poi mi ha detto: mio nonno Romolo la saluta e chiede se può rivederla per finire quella famosa lezione di tango…E’ anche arrossito, dovevi vederlo…meno male che ha preso un po’ la via della gentilezza!

E ride, poi continua:

-Senti era il dopoguerra e io abitavo vicino a casa di suo nonno Romolo. Lui era un mio corteggiatore, un filarino come si dice, ma era un disastro a ballare e poi si dava un sacco di arie, uno che quando parla le spara grosse ( come suo nipote del resto). Un sera d’estate in un locale all’aperto c’era stato un concorso di bellezza, “Miss Mascotte dell’orchestra” e io lo avevo vinto, sai ero carina…. Iniziamo a ballare e lui, grande e grosso, in un passo maldestro di tango mi ha rotto il tacco di una scarpa. Per tutta la serata ho dovuto girare zoppicando fino a che non mi sono tolta le scarpe. La gente avrà pensato che non avevo soldi, mi ha fatto vergognare. Sono ancora arrabbiata. Era uno sbruffone come suo nipote, si credeva superiore perché loro avevano già la tv in bianco e nero 24 pollici e noi nulla.

Poi ride di gusto:

-Quando ho visto il nipote mi son detta: questo è uguale a suo nonno! Tante arie per poca sostanza. Non mi interessa se fa il primario. Io lo sapevo di stare benissimo, uno se lo sente dentro e i numeri della tombola a Natale hanno ricostruito tutta la storia: l’ospedale, la musica, che era poi quella da ballo, lo sciocco che era suo nonno e la bella ragazza, che ero io naturalmente! Ho detto ero, eh, tanto tempo fa! Alla fine gli volevo bene a suo nonno Romolo e alla sua famiglia, ma ora sono una donna sposata e non posso incontrarlo per finire il ballo, speriamo che non si offenda e poi in ogni caso mi deve ancora un paio di scarpe! Suo nipote migliorerà, col tempo, adesso è ancora un bamboccione superbo, ma imparerà a diventare un bravo dottore!

Sfoggia il migliore dei sorrisi. Saliamo in macchina. Al pomeriggio compro un grande vassoio di paste e facciamo una piccola festa in famiglia. I nonni ballano con la piccolina per festeggiare. Che lezione di leggerezza!!

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6 commenti »

  1. Amo questa signora nonna!! Me la presenti! ? è anche maga come me!Abbasso il trombone dottore! Viva la vita! Che dolce questo racconto!

  2. Racconto divertente, “leggero” come dice il titolo stesso. In un certo senso un inno alla vita, seppure francamente la disinvoltura con cui la protagonista reagisce alla notizia della diagnosi infausta mi sembra eccessiva e rischia di far apparire questo buono scritto un po’ irrealistico

  3. Grazie!!! la nonna in questione è mia mamma e la storia, di pochi anni fa, è del tutto tutta vera, salvo qualche sottigliezza!!

  4. Bello questo racconto: la storia a lieto fine lo mantiene divertente e leggero, nonostante il tema. Se questa nonna è tua mamma, congratulazioni per il suo ottimismo.

  5. Chissà perché dopo poche righe ho pensato che la mamma fosse la tua. Bel racconto, a volte i medici prendono delle cantonate da paura, e io ne so qualcosa.
    Scritto bene e molto coinvolgente, brava Valeria!

  6. Le storie vere hanno una marcia in più.
    W la leggerezza!

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