Premio Racconti nella Rete 2021 “Rio de Janeiro” di Paola Giusti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Dicembre 2017 : spiaggia di Rio de Janeiro, la famosa Copacabana, sole cocente, onde oceaniche adatte al surf, ma poco a nuotare, turisti bianchi mescolati a “indigeni color cioccolata”, snelle ragazze brasiliane con culetti sodi bene in vista grazie ai bikini modello perizoma o tanga, quelli che qualcuno definisce a “filo interdentale”; qua e là sporadici ombrelloni, venditori che si avvicinano e lì, sdraiata sull’asciugamano steso sulla sabbia c’è Jessica, una ragazza svizzera sola soletta che vuole abbronzarsi per sfruttare le 3 settimane di vacanza e poi fare invidia alle colleghe d’ufficio quando rientrerà a Lugano.
Bello godere a occhi chiusi quel calore mentre nella sua città probabilmente nevica o piove.
D’improvviso una voce maschile la toglie dal beato torpore : un bel giovanotto dal fisico asciutto, con gli occhi verdi e carnagione scura le dice di stare attenta alla borsa di fianco, perché ci sono ladri che transitano appositamente per approfittarsi dei vacanzieri poco prudenti.
Ohhh, che gentile!!… Jessica prende subito il borsone, se lo mette sotto la testa come un cuscino, ringrazia e ricambia il sorriso a quel bel ragazzo che dimostra poco più di 20 anni. Lui non se ne va, le chiede se è francese, tedesca o italiana e per quanto tempo si tratterrà in Rio. Un misto di lingue comincia a svilupparsi e l’attraente maschiotto si presenta, si siede vicino e inizia l’intervista- conoscenza.
Ma che piacevole sorpresa! Parla e parla lui propone di accompagnarla eventualmente al Pan di Zucchero, così come in altri punti strategici della metropoli che conosce bene, essendoci nato e residente, per di più è in ferie natalizie, quindi libero e non è conveniente per una ragazza girellare da sola. Ohhh, di bene in meglio! Jessica è contenta, allettata dall’idea di avere una guida locale, tanto amabile e bello come lui, Rafael, che fortuna! dopo pochi giorni dal suo arrivo ! E’ proprio vero, la sorte assiste gli audaci e lei non aveva trovato nessuno che volesse condividere tale viaggio, tale esperienza, perciò delusa, ma decisa e convinta, era partita da sola.
Desiderava conoscere tutto di quel posto assai decantato, figurarsi la gioia nell’ascoltare che lui accenna persino d’invitarla a pranzo in casa propria per farle conoscere mamma e sorella con le quali vive e per mangiare cibo brasiliano che in albergo lei non avrà, immaginando che servano cucina internazionale.
Jessica è al settimo cielo. Si scambiano i numeri dei cellulari.
Si rivedono pochi giorni dopo e realizzano l’escursione alla enorme statua del Cristo Redentore con le braccia aperte ed i suoi 38 metri di altezza che domina e sovrasta la città, di cui è universalmente il simbolo. Su, su, su col trenino pieno di gente, fino ai 700 e più metri della montagna detta Corcovado, mentre case, grattacieli, alberi, mare, spiagge rimpiccioliscono, lontano laggiù. …. All’arrivo … una visione panoramica mozzafiato, grandiosa, spettacolare a 360°, meravigliosa, inimmaginabile. Jessica respira quasi a fatica per l’emozione e dentro di sé pensa : “Forse è vero che questa è la più bella città dell’universo, come dice la popolazione. Non è esagerato che sia stata definita una delle 7 meraviglie del mondo moderno”.
Foto, sorrisi, scatti da ogni dove per immortalare quei momenti stupendi, vissuti con Rafael, la sua guida premurosa e disponibile.
In seguito giunge l’invito a pranzo per conoscere mamma e sorella.
Appartamento semplice, piccolo, pulito, in un modesto condominio con ascensore. Jessica è l’ospite d’onore, graditissima anche perché ha portato inaspettati splendidi regali alle due donne.
La trattano con riguardo, quasi con calore; la madre è di origine italiana per un nonno paterno del Veneto, però lei è nata a Rio e parla soltanto portoghese.
Jessica si congeda con un gradevole ricordo di loro e Rafael la riaccompagna in albergo, sempre educato e cavaliere.
Ma Jessica vuole anche sperimentare qualcosa liberamente in proprio.. Si organizza, fa gitarelle nei dintorni, si avventura sugli autobus fino al capolinea, passeggia nello spazioso lungomare al tramonto e al fresco della sera, fa conoscenze occasionali con donne brasiliane e bambini, che già si muovono a ritmo di samba, parla, interroga, conversa, scatta foto. Va a vedere una partita di calcio nel grandioso stadio Maracanà.
E’ curiosa, felice, soddisfatta, entusiasta.
Il bel Rafael ogni tanto si fa vivo, escono insieme, una volta vanno in un bar alla moda situato all’ultimo piano di un palazzo, che al fine settimana diventa discoteca. Lei paga sempre tutto, offrendo generosamente, lautamente grata.
Si approssima la data della partenza e lui un pomeriggio le rivela di avere la leucemia, recentemente scoperta. Lei stenta a crederci, perché è così in forma fisicamente che le sembra impossibile. Pare il ritratto della salute. Avranno sbagliato diagnosi. Gli suggerisce di fare accertamenti in un altro Centro, ma Rafael dice tristemente che non può permetterselo perché sarebbe caro ed ha già speso abbastanza. Un vigoroso giovane così non può avere la leucemia, quindi è doveroso aiutarlo e Jessica non esita: gli regala soldi affinché vada altrove a fare analisi e altre indagini e gli promette che continuerà a dargli assistenza economica in seguito, dalla Svizzera.
Pochi giorni dopo Jessica rimane però allibita, ma per tutt’altra ragione, ben diversa: scopre incredula che Rafael si prostituisce con gli uomini, prevalentemente turisti, specialmente turisti europei. D’improvviso si spiega alcune sue strane bugie, certi racconti che non l’avevano insospettita, ma le erano sembrati bizzarri.
Che rivelazione! Non è questione di essere o non essere omosessuali, è questione di mercinomio … vero è che la prostituzione è il mestiere più antico del mondo, ma non per questo è il più nobile. Con lei aveva usato un’altra tecnica al fine di spillare denaro, e lo scopo era quello di approfittare, non importa come.
L’onestà e la generosità tuttavia premiano, qualche volta, e Jessica infatti, aiutata dal caso, aveva involontariamente scovato una realtà nascosta, inimmaginabile. Macché libero per le ferie natalizie, Rafael era un disoccupato, un ingannevole opportunista, un falso bravo ragazzo, un abile mentitore. Chissà quanti soldi lei gli avrebbe spedito dalla Svizzera per la cura della leucemia. Mance, omaggi, ricompense, doni elargiti per i suoi servizi di guida nella città sarebbero risultati spicciolini, centesimi al confronto di ciò che Jessica avrebbe mandato per la terapia, per le medicine. Comprende che lui gliel’aveva detto intenzionalmente verso la fine del soggiorno, affinché non restasse tempo di verificare nuovi esami medici. E questo è ciò che a Jessica disgusta di più: la menzogna, la falsità, l’opportunismo.
Impostori che sfruttano benevolenza degli europei; storie di operazione al cuore, trapianto di fegato, zio innocente nel carcere perché non c’è denaro per l’avvocato, tutti raggiri per intenerire.
Fighetto Rafael – pensa Jessica – mi hai sottratto un po’ di franchi e dollari, impietosendomi con la balla della malattia, ma io resterò finanziariamente in piedi col mio impiego sicuro, mentre tu dovrai continuare a prostituirti o ad inventarti malanni per sopravvivere.
Che attività faticosa, per di più senza la prospettiva della pensione, che io avrò… Dovrai sempre cercare nuovi datori di lavoro … ops… dovrai sempre cercare nuovi clienti.
Osanna sul turismo a Rio de Janeiro, che c’è quasi tutto l’anno.
In questo vasto Paese sudamericano, con oltre 200 milioni di abitanti, miniere d’oro e pietre preziose nel sottosuolo, con gente che a Rio si muove in limousine guidate dall’autista in guanti, ma dove lassù in collina si vede l’enorme, estesa “favela” di poverissimi e la notte intere famiglie dormono sui marciapiedi della città stese su cartoni, dove gli asini sono magrissimi e le persone di tanti ceti disuguali stanno agli antipodi fra loro, Jessica riflette sulla diversità della sua piccola e ben organizzata Svizzera.
Il famoso carnevale con lustrini, piume, colori, sfarzo, costumi sgargianti, balli e musica, emblema del popolo brasiliano, è la faccia opposta del vero, l’altro lato della medaglia. Jessica non lo ha visto dal vivo, perché quello si svolge in febbraio. Ne ha osservato immagini e foto sulle riviste, però le basta per capirne lo stridente contrasto con la realtà sociale. D’altronde il Carnevale è dovunque inganno e maschere.
Seduta sull’aereo che la riporta in Patria assimila il bel Rafael alla sfilata carnevalesca : inebriante parentesi sotto cui c’è la fatica della sopravvivenza e lo squallore palpabile.. Sente amarezza e delusione per come si è conclusa quella parentesi, ma è grata alla vita per averle fatto fare quella esperienza. Una lezione dalla quale apprendere.
Forse tornerà a Rio de Janeiro, tuttavia con la corazza della diffidenza. Evviva!!..